Erano Mesi ormai che non ritornavo più verso l’antico castello, luogo di ritrovo di noi cavalieri, di discussione e svago, Aldebaran adagiava il suo passo appesantito dal lungo viaggio, e dalla collina dove il vento emanava una brezza più gelida del solito scorsi l’immenso bastione che di innumerevoli vicende era stato testimone.
Mi avvicinai verso le mura, il cielo scuro, l’atmosfera tetra, qualcosa era cambiato, e me ne avvidi quando entrai nel vecchio torrione…entrai, il puzzo di morte s’inalava anche nella mia mente facendo presagire e immaginare le cose peggiori, salii le scale con passo lento e guardingo…e rimasi raggelato nel vedere la tavola rotonda abbandonata, quasi il suo stato potesse esprimere un pianto che riempiva ogni stanza del castello, mi sedetti al mio posto con un amaro pianto e dopo avere rimembrato le nostre vecchie battaglie, dopo l’ultima lacrima notai qualcosa al centro della tavola che prima non vidi, una tunica bianco perlato delle più splendenti ed un mantello rosso, sorrisi, forse le anime degli antichi cavalieri sentirono il mio pianto, e confortato da quella visione mi alzai, ed in quel momento mi accorsi che non ero solo…
Dall’altra parte della tavola tre figure ammantate e nere mi stavano osservando, capii che la fonte del puzzo di morte erano loro, e nei loro occhi ogni tanto brillava una fiammella rossa, che bruciava ogni speranza a chi mai avesse osato incrociare loro lo sguardo…e per l’appunto io non ebbi più speranza poiché riconobbi i miei vecchi compagni in quelle vesti oscure e malefiche, incredulo balbettai cose insensate mentre la mia anima cadeva sotto i loro occhi…guardai la tavola un ultima volta, e vidi ora le vesti ed il mantello stracciati e sporche, consapevole dell’amaro destino m’inginocchiai, mentre i passi pesanti avanzavano verso di me, era la fine, degna o no, la fine , li intorno alla tavola, dove ormai i cavalieri erano perduti…
Ma poi sentii una mano poggiare sul mio capo, mi carezzo , il suo tocco era caldo e confortante, alzai gli occhi, e vidi il mio maestro Sir Inga in tutto il suo splendore, ora vi era la luce, la tavola splendeva ed emanava armonia, un armonia che percuoteva il mio cuore, Maestro Inga non parlò, il suo sguardo tuttavia era assente e perso, mi alzai e guardai un ultima volta ciò che aveva segnato il mio retaggio, guardai Inga e la tavola e con il cuore a pezzi me ne andai. Non osai più girarmi una volta fuori l’antico castello e me ne andai con la consapevolezza che un pezzo di me , della mia anima e del mio cuore se ne erano andati, ripresi a cavalcare inneggiando un canto che accompagnò la mia marcia verso le sorridenti terre di Luna.
Iracle [KrT].
Mi avvicinai verso le mura, il cielo scuro, l’atmosfera tetra, qualcosa era cambiato, e me ne avvidi quando entrai nel vecchio torrione…entrai, il puzzo di morte s’inalava anche nella mia mente facendo presagire e immaginare le cose peggiori, salii le scale con passo lento e guardingo…e rimasi raggelato nel vedere la tavola rotonda abbandonata, quasi il suo stato potesse esprimere un pianto che riempiva ogni stanza del castello, mi sedetti al mio posto con un amaro pianto e dopo avere rimembrato le nostre vecchie battaglie, dopo l’ultima lacrima notai qualcosa al centro della tavola che prima non vidi, una tunica bianco perlato delle più splendenti ed un mantello rosso, sorrisi, forse le anime degli antichi cavalieri sentirono il mio pianto, e confortato da quella visione mi alzai, ed in quel momento mi accorsi che non ero solo…
Dall’altra parte della tavola tre figure ammantate e nere mi stavano osservando, capii che la fonte del puzzo di morte erano loro, e nei loro occhi ogni tanto brillava una fiammella rossa, che bruciava ogni speranza a chi mai avesse osato incrociare loro lo sguardo…e per l’appunto io non ebbi più speranza poiché riconobbi i miei vecchi compagni in quelle vesti oscure e malefiche, incredulo balbettai cose insensate mentre la mia anima cadeva sotto i loro occhi…guardai la tavola un ultima volta, e vidi ora le vesti ed il mantello stracciati e sporche, consapevole dell’amaro destino m’inginocchiai, mentre i passi pesanti avanzavano verso di me, era la fine, degna o no, la fine , li intorno alla tavola, dove ormai i cavalieri erano perduti…
Ma poi sentii una mano poggiare sul mio capo, mi carezzo , il suo tocco era caldo e confortante, alzai gli occhi, e vidi il mio maestro Sir Inga in tutto il suo splendore, ora vi era la luce, la tavola splendeva ed emanava armonia, un armonia che percuoteva il mio cuore, Maestro Inga non parlò, il suo sguardo tuttavia era assente e perso, mi alzai e guardai un ultima volta ciò che aveva segnato il mio retaggio, guardai Inga e la tavola e con il cuore a pezzi me ne andai. Non osai più girarmi una volta fuori l’antico castello e me ne andai con la consapevolezza che un pezzo di me , della mia anima e del mio cuore se ne erano andati, ripresi a cavalcare inneggiando un canto che accompagnò la mia marcia verso le sorridenti terre di Luna.
Iracle [KrT].
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