C'è un gene coinvolto in tutti i tumori umani. Controlla il processo di differenziazione delle cellule e una sua mutazione, o mutazioni nei geni che interferiscono con la sua attività, è cruciale per l'innesco del processo di proliferazione cellulare. C'è poi una proteina, che ha la funzione opposta: inibire la differenziazione cellulare.
Sono l'Rb, il gene oncosoppressore del retinoblastoma, così chiamato perché individuato per la prima volta in una rara forma di tumore infantile, e l'Id2. L'interazione fra di loro è fondamentale sin dalle prime fasi dello sviluppo, quando le cellule embrionali non ancora differenziate, devono crescere, specializzarsi e diventare mature. Un'alterazione in questo delicato equilibrio genetico rappresenta l'anticamera del tumore. Due ricercatori italiani, Antonio Iavarone e Anna Lasorella, emigrati negli Stati Uniti per far ricerca e attualmente all'Institute for Cancer Genetics del Columbia University Medical Center, hanno fatto luce con uno studio pubblicato su Nature, sul complesso gioco di azione e reazione tra Rb e Id2, aprendo la strada a nuovi approcci per la cura del cancro.
Da anni era noto che lo sviluppo anormale delle cellule tumorali è associato all'inattività del gene Rb. Studi su topi, in cui il gene era stato silenziato in laboratorio, avevano mostrato che gli animali sviluppavano anemia allo stato embrionale e morivano in utero, ancor prima di nascere. Non era chiaro come e perché ciò avvenisse, ma già nel 2000 Iavarone e Lasorella avevano dimostrato che se nei topi si eliminavano contemporaneamente sia il gene Rb sia quelli della proteina Id2, allora gli embrioni riuscivano a sopravvivere fino alla nascita. La chiave era lì, nell'interazione diretta tra Rb e Id2 e, con l'ultimo lavoro, i due ricercatori italiani sono riusciti ad aggiungere un ulteriore tassello al puzzle.
"Senza il gene Rb i topi muoiono di anemia a causa di un'alterazione nei macrofagi, cellule del sangue che aiutano la maturazione dei globuli rossi. Se il gene non c'è, o non funziona, le proteine Id2 prendono il sopravvento e bloccano la normale differenziazione. Le cellule del sangue, ancora indifferenziate, non riescono a svilupparsi nei macrofagi, a loro volta i globuli rossi non riescono a sopravvivere e così l'embrione muore" spiega Iavarone. Il fatto che un oncosoppressore, quale è il gene Rb, si opponga alla funzione dell'Id2 chiarisce molte cose. Per esempio, perché nelle cellule tumorali, in cui il gene Rb è mutato, si riscontrano enormi quantità anomale di Id2.
"Più un tumore è aggressivo, più le cellule perdono le caratteristiche delle cellule sane da cui derivano" continua Iavarone. "Le proteine Id2, già dalla nascita dell'individuo, cessano di funzionare. In presenza di una condizione patologica i geni tornano a riesprimersi, producendone di nuovo grandi quantità, a causa della disfunzione nell'Rb".
Come un nastro che si riavvolge all'indietro, la cellula retrocede verso uno stadio embrionale indifferenziato. Per annullare gli effetti dovuti all'alterazione del gene Rb, bisognerebbe annullare l'azione dei geni dell'Id2. Le implicazioni cliniche della scoperta potrebbero essere rilevanti, come suggerisce Iavarone stesso: "Stiamo cercando di identificare delle molecole in grado di inibire l'Id2. Se riuscissimo a bloccare il processo innescato dalle proteine, potremmo far tornare la cellula tumorale a uno stato normale di differenziazione. Ma siamo ancora all'inizio, è un capitolo lungo, che si è appena aperto".
Sono l'Rb, il gene oncosoppressore del retinoblastoma, così chiamato perché individuato per la prima volta in una rara forma di tumore infantile, e l'Id2. L'interazione fra di loro è fondamentale sin dalle prime fasi dello sviluppo, quando le cellule embrionali non ancora differenziate, devono crescere, specializzarsi e diventare mature. Un'alterazione in questo delicato equilibrio genetico rappresenta l'anticamera del tumore. Due ricercatori italiani, Antonio Iavarone e Anna Lasorella, emigrati negli Stati Uniti per far ricerca e attualmente all'Institute for Cancer Genetics del Columbia University Medical Center, hanno fatto luce con uno studio pubblicato su Nature, sul complesso gioco di azione e reazione tra Rb e Id2, aprendo la strada a nuovi approcci per la cura del cancro.
Da anni era noto che lo sviluppo anormale delle cellule tumorali è associato all'inattività del gene Rb. Studi su topi, in cui il gene era stato silenziato in laboratorio, avevano mostrato che gli animali sviluppavano anemia allo stato embrionale e morivano in utero, ancor prima di nascere. Non era chiaro come e perché ciò avvenisse, ma già nel 2000 Iavarone e Lasorella avevano dimostrato che se nei topi si eliminavano contemporaneamente sia il gene Rb sia quelli della proteina Id2, allora gli embrioni riuscivano a sopravvivere fino alla nascita. La chiave era lì, nell'interazione diretta tra Rb e Id2 e, con l'ultimo lavoro, i due ricercatori italiani sono riusciti ad aggiungere un ulteriore tassello al puzzle.
"Senza il gene Rb i topi muoiono di anemia a causa di un'alterazione nei macrofagi, cellule del sangue che aiutano la maturazione dei globuli rossi. Se il gene non c'è, o non funziona, le proteine Id2 prendono il sopravvento e bloccano la normale differenziazione. Le cellule del sangue, ancora indifferenziate, non riescono a svilupparsi nei macrofagi, a loro volta i globuli rossi non riescono a sopravvivere e così l'embrione muore" spiega Iavarone. Il fatto che un oncosoppressore, quale è il gene Rb, si opponga alla funzione dell'Id2 chiarisce molte cose. Per esempio, perché nelle cellule tumorali, in cui il gene Rb è mutato, si riscontrano enormi quantità anomale di Id2.
"Più un tumore è aggressivo, più le cellule perdono le caratteristiche delle cellule sane da cui derivano" continua Iavarone. "Le proteine Id2, già dalla nascita dell'individuo, cessano di funzionare. In presenza di una condizione patologica i geni tornano a riesprimersi, producendone di nuovo grandi quantità, a causa della disfunzione nell'Rb".
Come un nastro che si riavvolge all'indietro, la cellula retrocede verso uno stadio embrionale indifferenziato. Per annullare gli effetti dovuti all'alterazione del gene Rb, bisognerebbe annullare l'azione dei geni dell'Id2. Le implicazioni cliniche della scoperta potrebbero essere rilevanti, come suggerisce Iavarone stesso: "Stiamo cercando di identificare delle molecole in grado di inibire l'Id2. Se riuscissimo a bloccare il processo innescato dalle proteine, potremmo far tornare la cellula tumorale a uno stato normale di differenziazione. Ma siamo ancora all'inizio, è un capitolo lungo, che si è appena aperto".
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