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Uno scienziato australiano ha scoperto come quantificare matematicamente l'effetto che un determinato brano musicale produce sull'ascoltatore. Tonalità, ritmo e volume di un brano sono associati alle emozioni che suscita.
La capacità della musica di renderci allegri, tristi, eccitati o annoiati può essere predetta con precisione basandosi su pochissimi elementi. Lo ha scoperto uno scienziato australiano, il cui studio è il primo a quantificare matematicamente l'impatto della musica sulle emozioni.
"Il volume, il tempo e la tonalità, fra le altre cose - spiega Emery Schubert, psicologo musicale dell'Università del Nuovo Galles del Sud di Sydney - hanno un impatto misurabile sulla risposta emotiva delle persone alla musica". Schubert ha chiesto a numerosi volontari di ascoltare quattro brani di musica classica e di muovere col mouse un puntatore su uno schermo di computer indicando l'emozione che ritenevano essere espressa musicalmente.
I movimenti del mouse su quello che Schubert chiama "spazio emotivo bidimensionale" mostravano se i soggetti consideravano la musica allegra, triste, eccitante o noiosa. Questi movimenti venivano registrati automaticamente dal computer in ogni istante dell'esecuzione del brano.
"I risultati - dichiara Schubert - ci dicono che l'eccitazione è associata con il volume e, in misura minore, con il tempo. Inoltre è stata confermata la relazione, ben nota, fra allegria e tonalità in maggiore e fra tristezza e tonalità in minore. Il mio studio però suggerisce che la percezione di felicità nella musica è associata anche con il numero di strumenti". I brani utilizzati nello studio erano le Danze Slave op. 46 di Dvorak, il Concerto de Aranjuez di Rodrigo, la Pizzicato Polka di Strauss e il "mattino" di Grieg.