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Infiammazione e attacchi cardiaci

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  • Infiammazione e attacchi cardiaci

    17.05.2004



    La produzione di prostaglandine rende più facile la rottura delle placche aterosclerotiche
    Una differenza di una sola lettera nella sequenza di DNA che codifica per una molecola coinvolta nell'infiammazione potrebbe essere fondamentale per la salute del cuore. Secondo uno studio di ricercatori italiani, infatti, una particolare versione del gene potrebbe proteggere dagli attacchi cardiaci.
    Quando l'organismo invecchia, le cellule grasse e quelle del sangue formano placche sulle pareti delle arterie. Se queste placche scoppiano, il grasso invade il flusso sanguigno e può ostruire le arterie, innescando così un attacco cardiaco o un colpo apoplettico. Recentemente, alcuni scienziati avevano suggerito che l'infiammazione svolge un ruolo importante nel processo. Per esempio, le cellule immunitarie che vivono nelle placche producono prostaglandine che rendono le placche più vulnerabili alla rottura.
    Francesco Cipollone e colleghi dell'Università "G. D'Annunzio" di Chieti e Pescara si sono chiesti se variazioni genetiche nel gene per COX-2, un enzima che stimola la produzione di prostaglandine, potessero influenzare il rischio di attacco cardiaco. I ricercatori hanno pertanto esaminato il gene COX-2 in 1700 pazienti, metà dei quali aveva sofferto di un attacco cardiaco o di un colpo apoplettico.
    Un studio precedente aveva mostrato che due variazioni del gene, con una molecola di guanina (G) o di citosina (C) in un particolare punto della sequenza di DNA, portavano a differenti livelli della proteina COX-2. Cipollone e colleghi hanno scoperto che i pazienti con due copie della versione C hanno una probabilità inferiore del 67 per cento di subire un attacco cardiaco o un colpo apoplettico rispetto a coloro con due copie della versione G. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul numero del 12 maggio della rivista "Journal of the American Medical Association".

    Raffaele Lepore
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