Il Cavaliere Irlandese - Romanzo di J.Osborne-McKnight
Il Cavaliere Irlandese – Juliene Osborne – McKnight Romanzo Ed. Piemme - Titolo originale: I am of Irelaunde
Il romanzo reinterpreta l’incontro tra San Patrizio e Ossian (o Oisin). L’autrice conferisce però alla narrazione un taglio completamente diverso da quello proposto dai Poemi Ossianici di James McPherson, caratterizzati da un’atmosfera lirica e tragica.
Intanto la narrazione viene fatta in prima persona da San Patrizio stesso, ed i personaggi acquisiscono ruoli e personalità ben diverse da quelle descritte dall’autore inglese del ‘700. Ossian perde la sua caratteristica amara ed ostile e, se pur conserva un’aura tragica e nostalgica, ciò è dovuto solo al fatto che egli soffre per la perdita dei suoi congiunti (il padre Finn, il figlio Oscar e tutti i Fianna che aveva conosciuto in gioventù) e per il vigore fisico che lo abbandona, in conseguenza dell’improvvisa vecchiezza che lo opprime, dopo l’incantesimo che lo ha caricato in un solo momento di tutti gli anni trascorsi nella Terra della Giovinezza. Il suo ruolo qui è quello di guida di Patrizio, nella comprensione della terra e del popolo irlandese, necessaria per completarne l’opera di conversione al cristianesimo, vista dall’autrice – e quindi dai protagonisti del romanzo – come destino ineluttabile per l’Irlanda stessa.
E’ invece Patrizio a coltivare inizialmente sentimenti d’amarezza e di risentimento verso questa terra in cui ha dovuto, in passato, trascorrere molti anni di schiavitù. E’ proprio Ossian a far sì che quei sentimenti si trasformino pian piano in apprezzamento, e quindi in amore verso l’Irlanda e la sua gente, druidi compresi. Per giungere all’epilogo in cui pare che Patrizio venga gradatamente “convertito” all’Irlanda tanto quanto egli converte quella terra alla nuova religione. Anche il destino finale del Bardo Ossian non prevede la desolata fine descritta dal McPherson nei suoi scritti, ma è permeato da un’aura di gloriosa eternità.
Un testo piacevole, che a tratti rivela forse alcune ingenuità, ma che comunque offre un punto di vista alternativo, ed interessanti spunti di riflessione su questa famosa saga della tradizione irlandese. [tratto da: http://www.celticworld.it/sh_wiki.ph...h_art&iart=200]
Un libro davvero davvero emozionante.
Mi ha ricordato "L'apprendista stregone" e "la via del wyrm".
Consiglio a tutti di leggerlo
Il Cavaliere Irlandese – Juliene Osborne – McKnight Romanzo Ed. Piemme - Titolo originale: I am of Irelaunde
Il romanzo reinterpreta l’incontro tra San Patrizio e Ossian (o Oisin). L’autrice conferisce però alla narrazione un taglio completamente diverso da quello proposto dai Poemi Ossianici di James McPherson, caratterizzati da un’atmosfera lirica e tragica.
Intanto la narrazione viene fatta in prima persona da San Patrizio stesso, ed i personaggi acquisiscono ruoli e personalità ben diverse da quelle descritte dall’autore inglese del ‘700. Ossian perde la sua caratteristica amara ed ostile e, se pur conserva un’aura tragica e nostalgica, ciò è dovuto solo al fatto che egli soffre per la perdita dei suoi congiunti (il padre Finn, il figlio Oscar e tutti i Fianna che aveva conosciuto in gioventù) e per il vigore fisico che lo abbandona, in conseguenza dell’improvvisa vecchiezza che lo opprime, dopo l’incantesimo che lo ha caricato in un solo momento di tutti gli anni trascorsi nella Terra della Giovinezza. Il suo ruolo qui è quello di guida di Patrizio, nella comprensione della terra e del popolo irlandese, necessaria per completarne l’opera di conversione al cristianesimo, vista dall’autrice – e quindi dai protagonisti del romanzo – come destino ineluttabile per l’Irlanda stessa.
E’ invece Patrizio a coltivare inizialmente sentimenti d’amarezza e di risentimento verso questa terra in cui ha dovuto, in passato, trascorrere molti anni di schiavitù. E’ proprio Ossian a far sì che quei sentimenti si trasformino pian piano in apprezzamento, e quindi in amore verso l’Irlanda e la sua gente, druidi compresi. Per giungere all’epilogo in cui pare che Patrizio venga gradatamente “convertito” all’Irlanda tanto quanto egli converte quella terra alla nuova religione. Anche il destino finale del Bardo Ossian non prevede la desolata fine descritta dal McPherson nei suoi scritti, ma è permeato da un’aura di gloriosa eternità.
Un testo piacevole, che a tratti rivela forse alcune ingenuità, ma che comunque offre un punto di vista alternativo, ed interessanti spunti di riflessione su questa famosa saga della tradizione irlandese. [tratto da: http://www.celticworld.it/sh_wiki.ph...h_art&iart=200]
Un libro davvero davvero emozionante.
Mi ha ricordato "L'apprendista stregone" e "la via del wyrm".
Consiglio a tutti di leggerlo