Diteci 2ndo voi qual e' il miglior g.d.r. al momento e xche'.
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Vito Corleone [Cosa Nostra] Il Don
Ex-moderatore (ma sempre definitivo )
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Originariamente inviato da Ligabue4 ho il potere linguistico per diventare un giorno il capo del forumTag: Nessuno
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X me rimane ancora l AD&D 2nda edizione.
Questo x
L'altissimo numero di manuali e di regole OPZIONALI.
Il buon bilanciamento fra le regole troppo semplicistiche di alcuni giochi e quelle troppo complicate di altri (rolemaster / warhammer)
Le bellissime campagne (dragonlance su tutte)
Vito Corleone [Cosa Nostra] Il Don
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Allora se volete più informazioni su Call of Cthulhu andate sul sito ufficiale che è http://www.wizards.com/default.asp?x=cthulhu
Si hai ragione è un gioco di ruolo ispirato dai Racconti di quel genio di H.P. Lovecraft.
Vi do un piccolo spunto di quello che potete trovare leggendo un qualsiasi romanzo o giocandoci...
Nyarlathotep, il caos strisciante....Io, che sono l'ultimo, parlerò al vuoto in ascolto...Non ricordo quando tutto ebbe inizio, forse mesi fa.La tensione era al massimo, spaventosa: a un periodo di sconvolgimenti politici e sociali si aggiungeva la strana, indefinibile sensazione d'un orrendo pericolo fisico. Un pericolo enorme, che gravava su tutto, come lo si può concepire negli incubi più angosciosi. Ricordo che la gente andava in giro con facce pallide e preoccupate, bisbigliando avvertimenti o profezie
che nessuno osava poi ripetere consapevolmente o soltanto ammettere di aver udito. La terra era oppressa da un mostruoso senza di colpa e dagli abissi tra le stelle soffivano gelide correnti che facevano rabbrividire gli uomini nei luoghi bui e solitari. Il
corso delle stagioni aveva subito un'alterazione catastrofica: il tepore dell'autunno indugiava ad andarsene e sentivamo che il mondo, forse l'universo, si era sottratto al controllo degli dei o delle forze conosciute ed era passato sotto il dominio di entità
inimmaginabili.
Fu in un simile momento che, in Egitto, fece la sua comparsa Nyarlathotep. Nessuno sapeva chi fosse, ma apparteneva all'antica stirpe e aveva i lineamenti di un faraone. I fellah s'inginocchiavano al suo passaggio senza sapere perchè; diceva di essere uscito dal buoi di ventisette secoli e di aver udito messaggi che non venivano dal nostro pianeta. Olivastro, snello
e sinistro, Nyarlathotep venne nei paesi sviluppati e si diede alla ricerca di strani oggetti di vetro e metallo, che poi combinava in strumenti fantastici. Parlava molto di scienza, di elettricità e psicologia e dava tali dimostrazioni di potenza da lasciare
ammutoliti quelli che vi assistevano. La sua fama dilagava: gli uomini consigliavano gli uni agli altri di vederlo, ma poi avevano paura. Dove arrivava Nyarlathotep era la fine della tranquillità e di notte risuonavano grida da incubo. Le urla generate dai sogni non erano mai state, prima d'allora, un problema pubblico, e gli uomini che avevano a cuore la sorte delle cose avrebbero voluto che si potesse proibire alla gente di dormire dopo la mezzanotte; era quella l'ora in cui le urla della città risuonavano più orribilmente sotto la luna pallida; e la luna splendeva sulle verdi acque che scorrevano sotto i ponti e sulle antiche guglie sbrecciate, nello sfondo d'un cielo malato.
Ricordo quando Nyarlathotep arrivò nella mia città, una grande, vecchia e terribile città di crimini infiniti. Un amico mi aveva parlato di lui - del fascino sottile e irresistibile delle sue rivelazioni
- e il desiderio di scoprire i suoi reconditi misteri m'ossessionava. Il mio amico sosteneva che fossero tremendi, ben al di là delle mie più fantastiche supposizioni, e aggiunse che le immagini proiettate sullo schermo, nella sala buia dove Nyarlatathotep
teneva le sue conferenze, corrispondevano a profezie che lui soltanto osava fare, e che nel balenare dei fotogrammi venisse rubato agli uomini ciò che mai prima era stato rubato loro: ciò che soltanto negli occhi è percepibile. Seppi che in altri paesi si
mormorava che chi avesse conosciuto Nyarlathotep fosse in grado di vedere cose che agli altri erano nascoste.
Nell'autunno sempre più caldo mi spinsi nella notte tra la folla che andava a vedere Nyarlathotep; mi spinsi nella notte soffocante e salii scalinate interminabili, entrando nella sala stipata di gente. Sullo schermo vidi esseri incappucciati che si
aggiravano tra cumuli di rovine, volti maligni e gialli che sbirciavano dietro monumenti caduti; vidi il mondo lottare contro la tenebra, contro il flagello della distruzione che si abbateva nello spazio esterno. Lo vidi girare sempre più veloce, impazzito,
sfrenato, intorno al sole che s'oscurava e raffredava, poi la luce che sfarfallava sullo schermo, e nella sala, si addensò follemente sugli spettatori e i capelli della gente si rizzarono, mentre ombre
grottesche e apparse all'improvviso si acquattavano sulle nostre teste.
Io, che mi credevo più freddo e meno emozionato degli altri, insinuai con un brivido che eravamo di fronte ad un'impostura e che il fenomeno era dovuto all' "elettricità statica"; Nyarlathotep ci condusse allora tutti fuori, giù per le scale vertiginose e nelle strade afose e deserte di mezzanotte. Urlai che non avevo paura, che mai avrei avuto paira, e gli altri gridarono con me per darsi coraggio. Giurammo che la città era sempre la stessa, che era ancora un posto per i vivi, e quando le luci cominciarono a
spegnersi maledicemmo la compagnia elettrica e ridemmo
delle maschere che erano diventate le nostre facce.
Poi ci accorgemmo che dalla luna verdastra scendeva qualcosa, e quando ogni luce si fu spenta e non rimase che il suo fioco chiarore, ci dividemmo incosciamente in tante curiose formazioni e ci avviammo verso una meta che avevamo l'impressione di conoscere, anche se non osavamo pensarci. Camminando notammo che la pavimentazione era sbeccata e solo una traccia di metallo arrugginito indicava il vecchio percorso del tram. Un poco più avanti un tram si era rovesciato su un fianco, malconcio e senza vetri. Guardando verso l'orizzonte non si scorgeva il terzo grattacielo vicino al fiume e notammo che la sagoma del secondo
era spezzata verso la cima.
Ci dividemmo in gruppi più piccoli, ognuno dei quali trascinato in una direzione diversa. Uno scomparve alla mia sinistra, in una via angusta, lasciandosi alle spalle l'eco di un gemito di terrore; un altro fu inghiottito da un'entrata della metropolitana sommersa
fra le erbacce e ci lasciò con una risata folle. Il mio gruppo, invece, fu attratto verso l'aperta campagna e nelle ossa ci si insinuò un gelo del tutto estraneo a quell'autunno torrido. Scivolando nella cupa brughiera vedemmo intorno a noi il biancore infernale della neve, da cui la luna traeva maligni
luccichii. Neve intatta, inspiegabile, spinta dal vento in un'unica direzione, verso un abisso reso ancora più nero, per contrasto, dalle sue pareti scintillanti. Ora il mio gruppo sembrava più sparuto e, come in un sogno, sprofondò nel baratro...Io ero l'ultimo. Indugiando, mi trattenni sull'orlo dell'abisso perchè
il riflesso verde sulla neve mi agghiacciava e man mano che i miei compagni scomparivano mi pareva di udire un lamento inquietante. Ma ormai non potevo indugiare oltre: come chiamato da quelli che m'avevano preceduto, spinto dalle tremende raffiche di neve, scorato e tremante per un attimo volteggiai sul cieco
vortice dell'imponderabile...poi precipitai. Solo gli dei che potrebbero stabilire se fossi ancora lucido o in preda a un muto delirio; io non sono che lo spettro di un'ombra che si contorce in mani che non sono mani e vortica ciecamente oltre le mezzanotti
popolate di fantasmi d'un creato putrescente, oltre i cadaveri di mondi morti solcati da piaghe che furono città, oltre i venti sepolcrali che spazzano le stelle evanescenti e ne attenuano il chiarore. Al di là dei mondi, vaghi fantasmi di cose mostruose, indistinte colonne di templi blasfemi che poggiano su massi senza nome al di sotto dello spazio e raggiungono vuoti
vertiginosi sopra le sfere della luce e della tenebra. E su tutto, in questo ripugnante cimitero dell'universo, si ode un sordo e pazzesco rullo di tamburi, un sottile e monotono lamento di flauti
blasfemi che giungono da stanze inconcepibili, senza
luce, di là del Tempo; la detestabile cacofonia al cui ritmo danzano lenti, goffi e assurdi i giganteschi, tenebrosi ultimi dei. Le cieche, mute, stolide abominazioni la cui anima è Nyarlathotep.
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Originally posted by Moderek
X me rimane ancora l AD&D 2nda edizione.
Ti posso dire che al momento il numero di regole opzionali per la terza edizione sta rapidamente raggiungendo quello per la seconda; l'unica vera differenza è nel poter avere a disposizione il materiale. La Wotc, dopo essere stata acquisita dalla Hasbro, ha chiuso molti progetti (dragonlance compresa, o il programma e-tools di cui vorrei parlare in un altro thread): la vera speranza sono i 3rd party publisher, come la mongoose o la creativemountain games, o -ovviamente- la Malhavoc press di Monte Cook.
Steven McRowntquote: Ora però andate via, e non andate a rompere le scatole a staff ed utenza non vostra...
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Anche se d20 l'ambientazione e' cio' che conta. (Ne ho sentito parlare davvero bene.....)
Son piu' che convinto che prima o poi la terza edizione soppiantera' la 2nda ma direi che non ci siamo ancora...
Vito Corleone [Cosa Nostra] Il Don
Ex-moderatore (ma sempre definitivo )
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Vampire per il basso numero di spese da fare per poter giocare anche a ottimi livelli.
Girsa per giocatori un pò più esperti che vogliono cercare il pelo nell'uovo
(tiroxcolpire se supera tot diventa critico -> altro tiro->tabella dei critici ->risultato= la tua lama taglia di netto la testa del nemico facendo uscire dalla base del collo un abbondante fiotto di sangue. Molto coreografico ma il malcapitato difficilmente riuscirà ad alzarsi)
=DNot Die wich eternal lie, but in strange eons death may die.
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Adoro i giochi WhiteWolf (Vampiri, Mage e il neonato Demon in particolare) perchè:
1. hanno un'ambientazione cupa, che si contrappone al solito fantasy;
2. Puoi impersonare sempre esseri sovrannaturali assai potenti, ma sempre fortemente limitati all'uso dei propri poteri;
3. Non esiste l'allineamento; la personalità dei pg è molto più complessa, travagliata, aperta, "umana";
4. Non c'è Elminster;
5. I combattimenti sono meno realistici ma molto più user/friendly;
6. Non devi per forza di cose menare i cattivi ogni volta che ti siedi per giocare; le trame molto spesso (almeno secondo la mia personale esperienza) si sviluppano in modo meno ovvio, più complesso.
Mi piace anche il gioco del Signore degli Anelli (GIRSA), poichè adoro il mondo creato da Tolkien, anche se il sistema di gioco è decisamente complesso.
C ya
-Set-
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l'ambientazione del WoD della WhiteWolf è veramente ben costruito e ben gestito e molto interessante
le regole precisissime di GIRSA sono molto "narrative" e realistiche
la varietà impressionante di scelte ruolistiche di D&D 3a edizione è davvero stimolante come la maggiore difficoltà della 2a edizione di passare di livelloViviamo liberi per morire in libertà
Laobaen,
degli umani
bardo vagabondo
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Cyberpunk mi piace molto, ma dipende dal master: l'ambientazione deve essere curata, il ritmo serrato, l'atmosfera gotica e senza scampo, meglio se ci sono le regole per i calibri al posto del danno tradizionale.
Poi a me piace sempre un casino giocare col sistema di regole che abbiamo messo a punto in diversi anni di gioco: continuo a preferirlo a quasi tutto quello che ho provatoRichiedetemi MSN via PM. On TC Nova: Kith Zaki
Staff member di ADELPHA, primo server italiano GDR e non ufficiale di Star Wars Galaxies.
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