Stravolta da una giornata in mezzo alla vita, tornavo a casa. Lì mi attendeva la pura morte, la mia vera felicità... non capivo molto bene quale concetto fosse veramente e sopratutto quale significato gli attribuiva la gente.
Era distante da tutto, era isolata dal centro, dal divertimento, da chiunque.. forse era anche per questo che l'amavo tanto. Quella mia Tana. Era costruita in pietra, inespugnabile, una fortezza, sembrava un Castello, beh! In realtà lo era stato in antiche ere, adesso cadeva un pò in rovina, ma era veramente tutto il mio mondo, tutto ciò di cui avevo bisogno.
Spinsi con forza l'alto cancell che rendeva la mia dimora ancora più tetra e inattacabile, il cigolio mi accompagnò fino al grande portone. Finalmente varcata la soglia, le tenebre più totali mi avvolsero, un leggero brivido percorse la mia schiena, non potevo certo pretendere una temperatura più calda, viste le spesse mura i raggi non avrebbero mai influito.
Buffo, mi chiamo Vivian... ma non è tanto il mio nome che mi fa sorridere, quanto il fatto che mi sia attribuito un nomignolo, in quel piccolo circolo di persone che sono obbligata a frequentare, per poter tenere nascota la mi vera identità... Mi conoscono ormai come Vivi. Nonostante io disprezzi totalmente tutto ciò che è inerente alla vita e quindi anche un soprannome che è la sua assonanza mi disturba un pò. Ma cosa ci potevo fare? Dovevo continuare a fingere il mio essere "normale" ormai i temi sono cambiati, non si può modificare le cose a propio genio...
Non mi faceva molta differenza la temperatura che respiravo... mi tolsi la maschea di dosso, mi spogliai lentamente e gustai la mia vera essenza che sprigionava il mio odore. Sentivo la stipidità umana e la sua inutilità, scivolarmi via insieme ai miei abiti, camminavo e dietro di me come una scia, segnavo il mio passaggio.
Salii le scale con fare lento e silenzioso, sentivo sotto i miei piedi la carezza del tappeto che che le ricopriva, il passamano mi scivolavasenza opporre resistenza, quasi mi avesse riconosciuto. Percorsi il lungo corridoio con l'agitazione che saliva in me.
Stavo per raggiungere l'unico filo che mi teneva legata al presente.
Era tutto avvolto nell'oscuritò totale, ormai i miei occhi si erano abituati e percorrevo sicura quesgli angoli da me respirati da molti anni. La maglia mi strinse quasi la mano, entrai, finalmente...
Mi avvicinai al suo essere guardavo dall'alto quel giaciglio che mi rendeva fiera per il solo fatto di essere al suo cospetto. mi abbassai, aprii il coperchio ed entrai, mi misi sopra di lui ancora assopito.
Il suo odore mi strinse più di una catena avvolta al collo, sentivo come una sorta di calore, o più probabilmente era solo un ricordo evocato. Sentivo il sangue che ancora gli circolava nelle vene, chissà da quale vergine lo aveva rapito quella notte.ne respiravo l'odore impresso nelle labbra, quella punta di stridulità che ne avvolgeva le vesti.
L'eternità trovavo in quei momenti, la completezza nel solo tatto, il totale abbandono. Baciai il suo collo con infinita dolcezza, era strano, quella stessa bocca che con tanta ferocia e brutalità aveva mietuto migliai di vite, potesse compiere gesti di tanta armonia e quiete.
Ormai era notte fonda e il nostro essere chiamava l'amara verità, la nostra era natura...i suoi occhi si apirono lentamente, sentii il suo cuore battere più forte, il desiderio di uccidere saliva in lui... e in me. Il sangue ci urlava di andarlo a prendere.
Mi avvolsi nel mio amntello nero e vestita solo di quello , abbracciai la notte e le sue sorelle. Fresca l'aria sul mio corpo nudo, mentre balsavo da un tetto all'altro cercando la mia preda.
Chissà lui dov'era... Non andavamo mai insieme a dare tributo alla nostra essenza. Lui non voleva. Diceva che non ci saremmo più guardati allo stesso modo. Sapevamo esattamente cosa vremmo fatto.. forse era un lembo di umanità che ci legava al passato.
Mi fermai sul tetto più alto, il vento mi accarezzava il volto e scopriva la mia pelle bianca come porcellana, chiuque mi avesse visto, si sarebbe stroppiciato gli occhi e sarebbe tornato a dormire.
Ecco... la mia preda. Non provavo nè rimpiati nè sentimenti, o lui o me...Questo mi riptevo sofrozandomi di non lasciarmi travolgere da quell'animale che si svegliava in me...
La finestra della mia vittima era aperta, fin troppo facile entrare, fin troppo facile essergli sopra e attendere di servirsi di lui.
S svegliò di soprassalto, allibito guardo il mio corpo nudo sopra di lui, ero in ginocchio vicino alle sue gambe, mi abbassai lentamente, annusai il suo odore e lo spogliai della sua veste da notte. Il suo collo mi attirava più di ogni altra cosa, però volevo farlo lentamente...
il giovane che avevo scelto era di una bellezza attraente, lineamenti fancilleschi e il suo stupore mi incuriosivano. Come un'antilope incuriosisce una leonessa.
Lui era pietrificato, non del tutto, il suo essere uomo da poco lo tradiva. Lo provocai, divertendomi con i suoi boccoli d'angelo, gli ricadeva sulle spalle, sul collo... il suo collo, soffice pelle come seta.
Ad un tratto qualcosa mi distolse dal mio pasto, una presenza alle mie spalle. Era Lui. Era Kaine... cosa ci faceva? Aveva visto il mio gioco? Perchè era lì? migliaia di domande mi tormentarono. Non mi voltai neanche, il suo potere mi opprimeva il corpo. Colsi la vita del giovane sotto di me, lo prosciugai della vita e volai via dalla finestra senza guardare indietro.
Io signora della notte, che mai nessuno aveva fatto vacillare, me ne correvo a casa con la coda fra le gambe.
Mi diressi alla mansarda, il piano più per un demone dei bassi inferi come me. Una picola stanza, con enormi finestre, entravano le stelle a guardarla.. Lui era lì, sapeva che mi sarei diretta in quel luogo... Era il luogo dove avevo deciso di farmi raggiungere dall'alba per mettere fine alle mie follie. Seduto sulla poltrona davanti al camino, con in mano un calice con del liquidi cremisi.
Sorseggiava lentamente.
Ormai lo avevo perduto... ne ero sicura, vederlo lì, meraviglioso nella sua pelle di marmo e i lineamenti di seta.
Avvertì la mia angoscia e incominciò lui:
<Ti diverti sempre così tanto con le tue vittime?>
Ero atterrita da quella domanda, mi vergognai... e poi riprese...
<Il mostro che è in noi, ha contminato quel poco di umanità che era in te...>
Non credevo a quello che sentivo, lascrime di sangue mi scesero copiose sulle guancie, credevo che ormai dopo secoli si fossero prosciugate, ma non era così...
Mi misi davanti a lui e dissi
<Chidi la mia Vita è Tua>
Mi avvolse in un abbraccio forte, da togliere il fiato e più non capivo e più mi trasmetteva tutto il suo amore per me. Mi fece sedere accanto a lui e continuò.
<Credevo che almeno la tua purezza fosse rimasta...> Capii che anche lui era rimasto orripilato dalla sua malvagità, entrambi eravamo schiavi della nostra natura.
< Il nostro amore è sporcato da così tanta violenza...> e capii.
Il mio Amato Kaine sperava che almeno io rispettasi le forme di vita di cui ci nutrivamo, ma purtroppo non era così, ormai da secoli si illudeva di poter salvare la mia anima... che aveva strappato secoli prima.
Ci stringemmo e entrambi decretammo quel che presto si sarebbe compiuto...l'arrvo dell'alba.
L'etenrnità ci aspettava, ma a noi non interessava...
Fine
Oddio è smielato lo so... va beh, dopo Justicer ci provo anche io a farmi giustiziare dai commenti, per chi è riuscito a leggerla tutta.
p.s. voglio bene a chi legge anche solo un pezzettino
p.p.s.s. recensite pls.
Era distante da tutto, era isolata dal centro, dal divertimento, da chiunque.. forse era anche per questo che l'amavo tanto. Quella mia Tana. Era costruita in pietra, inespugnabile, una fortezza, sembrava un Castello, beh! In realtà lo era stato in antiche ere, adesso cadeva un pò in rovina, ma era veramente tutto il mio mondo, tutto ciò di cui avevo bisogno.
Spinsi con forza l'alto cancell che rendeva la mia dimora ancora più tetra e inattacabile, il cigolio mi accompagnò fino al grande portone. Finalmente varcata la soglia, le tenebre più totali mi avvolsero, un leggero brivido percorse la mia schiena, non potevo certo pretendere una temperatura più calda, viste le spesse mura i raggi non avrebbero mai influito.
Buffo, mi chiamo Vivian... ma non è tanto il mio nome che mi fa sorridere, quanto il fatto che mi sia attribuito un nomignolo, in quel piccolo circolo di persone che sono obbligata a frequentare, per poter tenere nascota la mi vera identità... Mi conoscono ormai come Vivi. Nonostante io disprezzi totalmente tutto ciò che è inerente alla vita e quindi anche un soprannome che è la sua assonanza mi disturba un pò. Ma cosa ci potevo fare? Dovevo continuare a fingere il mio essere "normale" ormai i temi sono cambiati, non si può modificare le cose a propio genio...
Non mi faceva molta differenza la temperatura che respiravo... mi tolsi la maschea di dosso, mi spogliai lentamente e gustai la mia vera essenza che sprigionava il mio odore. Sentivo la stipidità umana e la sua inutilità, scivolarmi via insieme ai miei abiti, camminavo e dietro di me come una scia, segnavo il mio passaggio.
Salii le scale con fare lento e silenzioso, sentivo sotto i miei piedi la carezza del tappeto che che le ricopriva, il passamano mi scivolavasenza opporre resistenza, quasi mi avesse riconosciuto. Percorsi il lungo corridoio con l'agitazione che saliva in me.
Stavo per raggiungere l'unico filo che mi teneva legata al presente.
Era tutto avvolto nell'oscuritò totale, ormai i miei occhi si erano abituati e percorrevo sicura quesgli angoli da me respirati da molti anni. La maglia mi strinse quasi la mano, entrai, finalmente...
Mi avvicinai al suo essere guardavo dall'alto quel giaciglio che mi rendeva fiera per il solo fatto di essere al suo cospetto. mi abbassai, aprii il coperchio ed entrai, mi misi sopra di lui ancora assopito.
Il suo odore mi strinse più di una catena avvolta al collo, sentivo come una sorta di calore, o più probabilmente era solo un ricordo evocato. Sentivo il sangue che ancora gli circolava nelle vene, chissà da quale vergine lo aveva rapito quella notte.ne respiravo l'odore impresso nelle labbra, quella punta di stridulità che ne avvolgeva le vesti.
L'eternità trovavo in quei momenti, la completezza nel solo tatto, il totale abbandono. Baciai il suo collo con infinita dolcezza, era strano, quella stessa bocca che con tanta ferocia e brutalità aveva mietuto migliai di vite, potesse compiere gesti di tanta armonia e quiete.
Ormai era notte fonda e il nostro essere chiamava l'amara verità, la nostra era natura...i suoi occhi si apirono lentamente, sentii il suo cuore battere più forte, il desiderio di uccidere saliva in lui... e in me. Il sangue ci urlava di andarlo a prendere.
Mi avvolsi nel mio amntello nero e vestita solo di quello , abbracciai la notte e le sue sorelle. Fresca l'aria sul mio corpo nudo, mentre balsavo da un tetto all'altro cercando la mia preda.
Chissà lui dov'era... Non andavamo mai insieme a dare tributo alla nostra essenza. Lui non voleva. Diceva che non ci saremmo più guardati allo stesso modo. Sapevamo esattamente cosa vremmo fatto.. forse era un lembo di umanità che ci legava al passato.
Mi fermai sul tetto più alto, il vento mi accarezzava il volto e scopriva la mia pelle bianca come porcellana, chiuque mi avesse visto, si sarebbe stroppiciato gli occhi e sarebbe tornato a dormire.
Ecco... la mia preda. Non provavo nè rimpiati nè sentimenti, o lui o me...Questo mi riptevo sofrozandomi di non lasciarmi travolgere da quell'animale che si svegliava in me...
La finestra della mia vittima era aperta, fin troppo facile entrare, fin troppo facile essergli sopra e attendere di servirsi di lui.
S svegliò di soprassalto, allibito guardo il mio corpo nudo sopra di lui, ero in ginocchio vicino alle sue gambe, mi abbassai lentamente, annusai il suo odore e lo spogliai della sua veste da notte. Il suo collo mi attirava più di ogni altra cosa, però volevo farlo lentamente...
il giovane che avevo scelto era di una bellezza attraente, lineamenti fancilleschi e il suo stupore mi incuriosivano. Come un'antilope incuriosisce una leonessa.
Lui era pietrificato, non del tutto, il suo essere uomo da poco lo tradiva. Lo provocai, divertendomi con i suoi boccoli d'angelo, gli ricadeva sulle spalle, sul collo... il suo collo, soffice pelle come seta.
Ad un tratto qualcosa mi distolse dal mio pasto, una presenza alle mie spalle. Era Lui. Era Kaine... cosa ci faceva? Aveva visto il mio gioco? Perchè era lì? migliaia di domande mi tormentarono. Non mi voltai neanche, il suo potere mi opprimeva il corpo. Colsi la vita del giovane sotto di me, lo prosciugai della vita e volai via dalla finestra senza guardare indietro.
Io signora della notte, che mai nessuno aveva fatto vacillare, me ne correvo a casa con la coda fra le gambe.
Mi diressi alla mansarda, il piano più per un demone dei bassi inferi come me. Una picola stanza, con enormi finestre, entravano le stelle a guardarla.. Lui era lì, sapeva che mi sarei diretta in quel luogo... Era il luogo dove avevo deciso di farmi raggiungere dall'alba per mettere fine alle mie follie. Seduto sulla poltrona davanti al camino, con in mano un calice con del liquidi cremisi.
Sorseggiava lentamente.
Ormai lo avevo perduto... ne ero sicura, vederlo lì, meraviglioso nella sua pelle di marmo e i lineamenti di seta.
Avvertì la mia angoscia e incominciò lui:
<Ti diverti sempre così tanto con le tue vittime?>
Ero atterrita da quella domanda, mi vergognai... e poi riprese...
<Il mostro che è in noi, ha contminato quel poco di umanità che era in te...>
Non credevo a quello che sentivo, lascrime di sangue mi scesero copiose sulle guancie, credevo che ormai dopo secoli si fossero prosciugate, ma non era così...
Mi misi davanti a lui e dissi
<Chidi la mia Vita è Tua>
Mi avvolse in un abbraccio forte, da togliere il fiato e più non capivo e più mi trasmetteva tutto il suo amore per me. Mi fece sedere accanto a lui e continuò.
<Credevo che almeno la tua purezza fosse rimasta...> Capii che anche lui era rimasto orripilato dalla sua malvagità, entrambi eravamo schiavi della nostra natura.
< Il nostro amore è sporcato da così tanta violenza...> e capii.
Il mio Amato Kaine sperava che almeno io rispettasi le forme di vita di cui ci nutrivamo, ma purtroppo non era così, ormai da secoli si illudeva di poter salvare la mia anima... che aveva strappato secoli prima.
Ci stringemmo e entrambi decretammo quel che presto si sarebbe compiuto...l'arrvo dell'alba.
L'etenrnità ci aspettava, ma a noi non interessava...
Fine
Oddio è smielato lo so... va beh, dopo Justicer ci provo anche io a farmi giustiziare dai commenti, per chi è riuscito a leggerla tutta.
p.s. voglio bene a chi legge anche solo un pezzettino
p.p.s.s. recensite pls.
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