Da La Stampa di due giorni fa
Banche, politica, tv e sui debiti Florentino costruisce il suo potere
GIAN ANTONIO ORIGHI
Un giocatore non è né caro né a buon mercato, bensí redditizio o no». Così riassume la sua filosofia Florentino Pérez Rodríguez, classe ’47, dal 1º giugno di nuovo presidente del Real Madrid. Peccato però che il Paperone (patrimonio stimato da Forbes in 1,8 miliardi di dollari), al contempo presidente della Acs, 1ª costruttrice spagnola e 2ª nel mondo, si dimentichi di aggiungere «soprattutto per me e non per le merengues». Già, perché chi ha firmato i più cari ingaggi della storia (ieri Cristiano Ronaldo, prima Kakà, Zidane e Figo), nella sua precedente presidenza 2001-2006, ha quintuplicato il valore di Borsa della Acs (e la sua fortuna personale) lasciando un buco al Real di 173 milioni di euro, nonostante abbia incassato 480 milioni vendendo la Ciudad Deportiva.
Don Florentino, Tinín per gli amici, arriva quando le casse del Bernabéu segnano il rosso vivo: -199 milioni di euro. Come sempre, il padre di tutti i galacticos annuncia una campagna acquisti nientemeno che da 300 milioni. Dove li trova? Sbloccata la settimana scorsa la guerra del football tra le due tv, La Sexta (in chiaro) e Digital Puls (pay tv), con la sicurezza di incassare quindi 120 milioni annuali, Pérez può sempre contare, stando alle indiscrezioni che girano per la Villa Y Corte, su altri 80 milioni vendendo almeno 8 giocatori. Ed il resto, per permettergli di giocare in casa la finale della Champions League del 2010? Arriva dalle banche.
Quali? Una in particolare, Caja Madrid, la Cassa di risparmio della capitale che è il 4º istituto di credito della nazione. Si vocifera già l’ammontare del prestito: 100 milioni. Infine c’è il ritorno degli ingaggi: la Casa Blanca calcola che solo Kakà frutterà, per i 6 anni di contratto, 270 milioni di euro, anche perché il 50% della pubblicità futura che fattura per il mondo andrà nei vuotissimi forzieri del Real.
Ma perché Caja Madrid dovrebbe prestare i soldi a Tinín, ingegnere figlio di un profumiere che è stato responsabile della nettezza urbana della Villa Y Corte ed ex direttore generale alle Infrastrutture e Trasporti? Per capirlo, bisogna ritornare alla clamorosa operazione edilizia della Ciudad Deportiva, 15 ettari verdi al Nord della metropoli, protetta da vincoli urbanistici (ed il cui 26% era proprietà del Comune e della Regione di Madrid, governate entrambe con maggioranza assoluta dai popolari di centro-destra, che controllano, quando si dice il caso, anche Caja Madrid).
Nel 2001, Pérez riesce a far dichiarare urbanizzabile quell’immenso polmone verde. Il Comune gli cede anche, urbanizzabili, 120 ettari a Valdebebas (hinterland della capitale) ma in cambio riceve la proprietà dei grattacieli che sono stati edificati nella Ciudad Deportiva, che poi ha venduto. E chi costruisce 3 delle 4 torri? Che domande: la Acs. «Florentino ha conseguito un’arricchimento spettacolare facendo convergere gli interessi del Real e quelli della costruttrice (di cui è il 3º azionista con il 12%, ndr)», assicura Juan Carlos Escudier nella biografia «Florentino Pérez. Retrato en blanco y negro».
«La vendita della Ciudad Deportiva ci permetterà di ripianare i debiti (227 milioni, ndr) di vincere più scudetti e Champions, di non aver più bilanci in rosso», annunciava 8 anni fa Tinín. Promesse da marinaio. «Il passivo e gli ingaggi saranno coperti costruendo altri grattacieli dove si trova il Bernabeu», vaticina El Confidencial. Ci vuole però il permesso dell’indebitatissimo Comune. No problem, visti i ritorni finanziari. Acs non vede l’ora di innalzarli. Ed il nuovo Bernabeu da 140 mila posti? Il terreno c’è già e gratis, a Valdebebas.
Ha quasi più conflitto di interessi di Berlusconi...
Banche, politica, tv e sui debiti Florentino costruisce il suo potere
GIAN ANTONIO ORIGHI
Un giocatore non è né caro né a buon mercato, bensí redditizio o no». Così riassume la sua filosofia Florentino Pérez Rodríguez, classe ’47, dal 1º giugno di nuovo presidente del Real Madrid. Peccato però che il Paperone (patrimonio stimato da Forbes in 1,8 miliardi di dollari), al contempo presidente della Acs, 1ª costruttrice spagnola e 2ª nel mondo, si dimentichi di aggiungere «soprattutto per me e non per le merengues». Già, perché chi ha firmato i più cari ingaggi della storia (ieri Cristiano Ronaldo, prima Kakà, Zidane e Figo), nella sua precedente presidenza 2001-2006, ha quintuplicato il valore di Borsa della Acs (e la sua fortuna personale) lasciando un buco al Real di 173 milioni di euro, nonostante abbia incassato 480 milioni vendendo la Ciudad Deportiva.
Don Florentino, Tinín per gli amici, arriva quando le casse del Bernabéu segnano il rosso vivo: -199 milioni di euro. Come sempre, il padre di tutti i galacticos annuncia una campagna acquisti nientemeno che da 300 milioni. Dove li trova? Sbloccata la settimana scorsa la guerra del football tra le due tv, La Sexta (in chiaro) e Digital Puls (pay tv), con la sicurezza di incassare quindi 120 milioni annuali, Pérez può sempre contare, stando alle indiscrezioni che girano per la Villa Y Corte, su altri 80 milioni vendendo almeno 8 giocatori. Ed il resto, per permettergli di giocare in casa la finale della Champions League del 2010? Arriva dalle banche.
Quali? Una in particolare, Caja Madrid, la Cassa di risparmio della capitale che è il 4º istituto di credito della nazione. Si vocifera già l’ammontare del prestito: 100 milioni. Infine c’è il ritorno degli ingaggi: la Casa Blanca calcola che solo Kakà frutterà, per i 6 anni di contratto, 270 milioni di euro, anche perché il 50% della pubblicità futura che fattura per il mondo andrà nei vuotissimi forzieri del Real.
Ma perché Caja Madrid dovrebbe prestare i soldi a Tinín, ingegnere figlio di un profumiere che è stato responsabile della nettezza urbana della Villa Y Corte ed ex direttore generale alle Infrastrutture e Trasporti? Per capirlo, bisogna ritornare alla clamorosa operazione edilizia della Ciudad Deportiva, 15 ettari verdi al Nord della metropoli, protetta da vincoli urbanistici (ed il cui 26% era proprietà del Comune e della Regione di Madrid, governate entrambe con maggioranza assoluta dai popolari di centro-destra, che controllano, quando si dice il caso, anche Caja Madrid).
Nel 2001, Pérez riesce a far dichiarare urbanizzabile quell’immenso polmone verde. Il Comune gli cede anche, urbanizzabili, 120 ettari a Valdebebas (hinterland della capitale) ma in cambio riceve la proprietà dei grattacieli che sono stati edificati nella Ciudad Deportiva, che poi ha venduto. E chi costruisce 3 delle 4 torri? Che domande: la Acs. «Florentino ha conseguito un’arricchimento spettacolare facendo convergere gli interessi del Real e quelli della costruttrice (di cui è il 3º azionista con il 12%, ndr)», assicura Juan Carlos Escudier nella biografia «Florentino Pérez. Retrato en blanco y negro».
«La vendita della Ciudad Deportiva ci permetterà di ripianare i debiti (227 milioni, ndr) di vincere più scudetti e Champions, di non aver più bilanci in rosso», annunciava 8 anni fa Tinín. Promesse da marinaio. «Il passivo e gli ingaggi saranno coperti costruendo altri grattacieli dove si trova il Bernabeu», vaticina El Confidencial. Ci vuole però il permesso dell’indebitatissimo Comune. No problem, visti i ritorni finanziari. Acs non vede l’ora di innalzarli. Ed il nuovo Bernabeu da 140 mila posti? Il terreno c’è già e gratis, a Valdebebas.
Ha quasi più conflitto di interessi di Berlusconi...
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