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Addio al Barone Liedholm
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MILANO - Il Milan è a Roma, una città che lui conosce bene. E' gennaio, è il 1985. Strano, la neve nella Capitale. La città non è del tutto preparata, l'organizzazione dello stadio idem. E' per questo che poco prima di scendere in campo, con le distinte ufficiali delle formazioni già pronte, Lazio e Milan vengono invitate a soprassedere: campo impraticabile, si gioca domani. E' lunedì e tutta la squadra rossonera è convinta che l'allenatore finisca per fotocopiare la formazione del giorno prima. Ed è quello che sostanzialmente accade. Sostanzialmente però, perchè c'è una novità: Virdis al posto di Incoccciati. Il buon Peppiniello si azzarda a chiedere spiegazioni, "Mister ma perchè ieri ero in formazione e oggi no?!". "Ecco appunto - la risposta - tu già iocato ieri, oggi ioca Pietro che è più riposato...".
Una risposta così strepitosa alle fondamenta, ha una sola spiegazione. Uno così, uno come il Barone, l'avevano già inventato, senza possibilità di replica, senza tentativi di imitazione che potessero essere minimamente credibili. E ce l'hanno tenuto vicino per tanti anni. Nonostante la malattia e nonostante la mitica tenuta di Cuccaro fosse diventata una fortezza inespugnabile, Liddas si è battuto prima di cedere. Eccome se ha resistito, tanto e a lungo. Ma alla notizia della sua scomparsa, tutti, ma proprio tutti, gli appassionati di calcio italiano applaudono. Applaudono di cuore, senza smettere, senza stancarsi. Come quel pomeriggio a San Siro, quando dopo una catena infinita di passaggi azzeccati, ne sbagliò uno.
il barone amava raccontare che erano anni che nn sbagliava un passaggio e quando capito' venne giu lo stadio per gli applausi
Nils Liedholm è passato a miglior vita, ma la sua traccia nell'esistenza di tutti noi resta. Indelebile. Inconfondibile. Incancellabile. Non ha solo vinto cinque dei diciassette scudetti del Milan, quattro da giocatore e uno (quello della Stella) da allenatore, ma ha fatto epoca. E' stato il perno del Gre-No-Li, un terzetto che l'intera storia del calcio italiano ancora oggi invidia ai colori rossoneri. Il Barone era il perno, l'asse d'equilibrio dell'enclave svedese nel cuore del Milan. E' stato il primo della meravigliosa stirpe di capitani che il Milan ha saputo prima forgiare e poi regalare ai propri tifosi e a tutto il mondo del pallone: Nils Liedholm, Cesare Maldini, Gianni Rivera, Franco Baresi e Paolo Maldini. Cinque monumenti, lui il primo. Ha vinto, il signor Liedholm, lo scudetto a cui il Paròn teneva di più. Nereo Rocco ci aveva salutati nel febbraio del 1979, da collaboratore tecnico del Grande Svedese, a metà di quella che aveva tutta l'aria di essere la stagione della volta buona per il decimo sigillo, con il Milan primo in classifica. Quella Stella che aveva vanamente inseguito per dieci anni rimaneva però un'incompiuta nella vita terrena. Nils Liedholm mantiene ugualmente la promessa e da quaggiù, nel maggio 1979, alza lo sguardo verso il cielo dedicando lo scudetto all'amico scomparso, "Caro Paròn, te l'avevo detto che ci avremmo pensato noi...".
Nils Liedholm, l'allenatore del Milan che ha lanciato Franco Baresi e Paolo Maldini, che ha sostenuto impagabili e frizzanti dialoghi tecnici con Silvio Berlusconi: è e resterà per sempre il primo tecnico del presidente più vincente della storia del Milan. Il club rossonero lo ha sempre rispettato, tutelato, benvoluto, anche quando le strade si sono separate. Ma tra il Milan e Liedholm c'è sempre stato qualcosa di unico, di speciale. Non si spiega perchè, altrimenti, proprio il Grande Svedese si ritrovava sulla panchina del Verona avversario dei rossoneri, proprio nel giorno in cui, era il 17 maggio 1992, Carlo, il suo amato Carlo Ancelotti, dava l'addio al calcio segnando l'unica doppietta della sua carriera. E sempre Liddas, pochi mesi dopo, veniva invitato a San Siro ad allenare una selezione mondiale che affrontava il Milan in una amichevole natalizia a sfondo benefico. Presente allo stadio imbandierato di rossonero per la Festa estiva del sedicesimo scudetto, presente nell'elenco dei Rossoneri del Secolo alla Festa del Centenario del 16 dicembre 1999, presente a San Siro al pranzo di gala voluto dal Milan per il 50esimo anniversario del quarto scudetto della stagione 1950-51. Sempre presente questo simbolo del calcio e della sua poesia. Oggi che siamo certi che non sarà più fra noi con le sue spoglie mortali, l'orgoglio prevale sulle lacrime, la forza dell'esempio ha la meglio sull'amarezza. C'è stato, l'abbiamo avuto, è stato dei nostri: un pensiero solo al comando, sul podio delle emozioni.
Aveva compiuto 85 anni da poche settimane, il Barone rossonero. L'8 ottobre 2007 il Milan, con Adriano Galliani, gli aveva indirizzato un sentito e affettuoso biglietto d'auguri. Il groppo in gola c'è, i ricordi sono tanti, gli occhi comunque e inevitabilmente umidi. E' troppo grande il pezzo di Milan rappresentato da Nils Liedholm, per non suscitare il brivido dello scoramento in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo, di godere delle sue battute e delle sue imprese. La grandezza del Barone è tale che qualsiasi saluto è piccolo piccolo. E allora, pur con questa consapevolezza, sommesso ma sentito, un grazie. Buon viaggio Barone e grazie ancora.
addio barone,rossonero per sempre
+ un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
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