l intervista rilasciata oggi su LA STAMPA dall avvocato difensore d moggi
TORINO.
Moggi come Craxi?
«Noo», e la smorfia che accompagna la lapidaria risposta sembra significare un «non scherziamo» che chiarisce l’orientamento professionale dell’avvocato Fulvio Gianaria, difensore di Luciano Moggi con il socio di studio Alberto Mittone e il collega campano Paolo Trofino sui vari fronti delle procure italiane.
Piedi per terra e rimettere le cose a posto. Ciò non toglie che Moggi sia un vicecapostazione che ha acquistato una posizione di grande potere nel calcio: le telefonate indicano la sua influenza.
«Una riflessione su come è stato costruito il mostro Moggi si impone: le conversazioni intercettate, almeno rispetto al sistema calcio, sono essenzialmente di 6-7 persone, le stesse cui grosso modo la Procura di Napoli contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. I carabinieri che conducono le indagini selezionano giustamente 2500 telefonate (delle 100 mila e forse oltre di cui si parla) e di quelle sono state scelte una quarantina per definire il teorema di una cupola del calcio dominata da Moggi. Basta per soddisfare la fame e l’emotività dei tifosi di mezz’Italia che si sentono confermati nei loro sospetti e risarciti».
Dove vuole arrivare?
«Noi vorremmo ascoltare, mettere insieme tutte quelle telefonate e calarle nella realtà dei veri centri di potere del calcio: diritti televisivi, forza dei soci di riferimento, forza delle corporazioni interne al sistema calcio».
Chi siano i soci di riferimento è intuibile, può essere più chiaro sul resto?
«Gli arbitri, la Federcalcio, La Lega Calcio: pensare che tutte queste realtà si muovano agli ordini di Moggi, Bergamo, Fazi è fuorviante. Può servire a liquidare in sede sportiva una domanda popolare che si faccia piazza pulita, ma in sede penale è un’altra cosa».
Par di cogliere un certo ottimismo sull’esito dell’inchieste penali.
«Mi limito ad osservare che le accuse dovranno essere dimostrate in tribunale. Se non c’è di più, i teoremi crollano. La Procura di Torino ha cercato riscontri alle telefonate intercettate per valutarle ed è pervenuta alla conclusione che una ricaduta sul reato penale di frode sportiva non c’era. L’ipotesi della cupola con al vertice Moggi funziona per costruire un mostro che controlla tutti, dentro e fuori il calcio».
Lei ha sulla scrivania il «Libro nero del calcio» dell’Espresso: la lettura di quelle pagine consegna una certa immagine (e ruolo) del suo cliente.
«Intanto, vorrei ascoltarle per intero, quelle 2500 telefonate, e non essere costretto dalle circostanze a limitarmi a leggere i frammenti pubblicati. Lo dico con tutto il rispetto per il lavoro dei carabinieri che hanno selezionato le conversazioni ritenute rilevanti».
Nel frattempo?
«Se non possiamo documentarci, non possiamo difenderci, e per il momento non andiamo da nessun pm. Nemmeno da Borelli. Ripeto: con tutto il rispetto per i ruoli e le persone. L’ho già chiarito a un magistrato torinese».
Ma una linea di difesa l’avete già.
«Moggi si è sempre mosso per preservare la forza propria della Juventus dai centri di potere importanti».
Può essere più esplicito?
«Mi riferisco a chi ha la possibilità di trattare e acquistare i diritti tv dei club, a chi ha le televisioni. Vero è che Moggi interviene sul moviolista di Biscardi: le sue attivazioni, concorrenti e parallele, fanno notizia perché escono da conversazioni intercettate, e sono di un certo tenore, appartengono al personaggio, sicuramente esuberante».
Moggi non ha un conflitto di interessi con la Gea?
«E’ talmente evidente che il vero conflitto di interessi non l’ha Moggi: il Milan vende e, in un certo senso, compra i diritti televisivi; la Juve li vende al meglio, com’è comprensibile. I tre grandi vettori del denaro nel calcio sono: diritti tv, televisioni, soci che ricapitalizzano i club. Pensare che Moggi non solo li reiquilibrasse, ma fosse diventato il vertice del potere nel calcio è... una barzelletta».
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezi...1670girata.asp
e la risposta della societa' rossonera
A.C. MILAN COMUNICATO STAMPA
31/05/2006 13.50.44
In relazione alle dichiarazioni rilasciate dall'avv. Gianaria, difensore del Signor Luciano Moggi, al giornale "La Stampa" e oggi pubblicate, l'A.C. Milan deplora che, sia pure per ragioni che appartengono alla categoria degli espedienti difensivi, si affermi, manifestamente contro il vero, che "il vero potere sarebbe quello del Milan, che compra e vende i diritti televisivi".
L'addebito è affetto da assurdità manifesta perchè l'A.C. Milan non ha mai "comprato diritti televisivi", ma si è limitato, come la Juventus e tutte le altre società, a licenziare al meglio i propri diritti televisivi a Sky, R.T.I. e La 3.
www.acmilan.com
la tesi difensiva era chiara da tempo ke sarebbe stata questa ma nn credo gli portera' molto beneficio xke' x quanto puo far sorridere qualcuno A.C. Milan nn e' mediaset
sposta il tiro sui diritti televisivi....peccato ke moggi e la juve sono indagati x arbitri corrotti
TORINO.
Moggi come Craxi?
«Noo», e la smorfia che accompagna la lapidaria risposta sembra significare un «non scherziamo» che chiarisce l’orientamento professionale dell’avvocato Fulvio Gianaria, difensore di Luciano Moggi con il socio di studio Alberto Mittone e il collega campano Paolo Trofino sui vari fronti delle procure italiane.
Piedi per terra e rimettere le cose a posto. Ciò non toglie che Moggi sia un vicecapostazione che ha acquistato una posizione di grande potere nel calcio: le telefonate indicano la sua influenza.
«Una riflessione su come è stato costruito il mostro Moggi si impone: le conversazioni intercettate, almeno rispetto al sistema calcio, sono essenzialmente di 6-7 persone, le stesse cui grosso modo la Procura di Napoli contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. I carabinieri che conducono le indagini selezionano giustamente 2500 telefonate (delle 100 mila e forse oltre di cui si parla) e di quelle sono state scelte una quarantina per definire il teorema di una cupola del calcio dominata da Moggi. Basta per soddisfare la fame e l’emotività dei tifosi di mezz’Italia che si sentono confermati nei loro sospetti e risarciti».
Dove vuole arrivare?
«Noi vorremmo ascoltare, mettere insieme tutte quelle telefonate e calarle nella realtà dei veri centri di potere del calcio: diritti televisivi, forza dei soci di riferimento, forza delle corporazioni interne al sistema calcio».
Chi siano i soci di riferimento è intuibile, può essere più chiaro sul resto?
«Gli arbitri, la Federcalcio, La Lega Calcio: pensare che tutte queste realtà si muovano agli ordini di Moggi, Bergamo, Fazi è fuorviante. Può servire a liquidare in sede sportiva una domanda popolare che si faccia piazza pulita, ma in sede penale è un’altra cosa».
Par di cogliere un certo ottimismo sull’esito dell’inchieste penali.
«Mi limito ad osservare che le accuse dovranno essere dimostrate in tribunale. Se non c’è di più, i teoremi crollano. La Procura di Torino ha cercato riscontri alle telefonate intercettate per valutarle ed è pervenuta alla conclusione che una ricaduta sul reato penale di frode sportiva non c’era. L’ipotesi della cupola con al vertice Moggi funziona per costruire un mostro che controlla tutti, dentro e fuori il calcio».
Lei ha sulla scrivania il «Libro nero del calcio» dell’Espresso: la lettura di quelle pagine consegna una certa immagine (e ruolo) del suo cliente.
«Intanto, vorrei ascoltarle per intero, quelle 2500 telefonate, e non essere costretto dalle circostanze a limitarmi a leggere i frammenti pubblicati. Lo dico con tutto il rispetto per il lavoro dei carabinieri che hanno selezionato le conversazioni ritenute rilevanti».
Nel frattempo?
«Se non possiamo documentarci, non possiamo difenderci, e per il momento non andiamo da nessun pm. Nemmeno da Borelli. Ripeto: con tutto il rispetto per i ruoli e le persone. L’ho già chiarito a un magistrato torinese».
Ma una linea di difesa l’avete già.
«Moggi si è sempre mosso per preservare la forza propria della Juventus dai centri di potere importanti».
Può essere più esplicito?
«Mi riferisco a chi ha la possibilità di trattare e acquistare i diritti tv dei club, a chi ha le televisioni. Vero è che Moggi interviene sul moviolista di Biscardi: le sue attivazioni, concorrenti e parallele, fanno notizia perché escono da conversazioni intercettate, e sono di un certo tenore, appartengono al personaggio, sicuramente esuberante».
Moggi non ha un conflitto di interessi con la Gea?
«E’ talmente evidente che il vero conflitto di interessi non l’ha Moggi: il Milan vende e, in un certo senso, compra i diritti televisivi; la Juve li vende al meglio, com’è comprensibile. I tre grandi vettori del denaro nel calcio sono: diritti tv, televisioni, soci che ricapitalizzano i club. Pensare che Moggi non solo li reiquilibrasse, ma fosse diventato il vertice del potere nel calcio è... una barzelletta».
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezi...1670girata.asp
e la risposta della societa' rossonera
A.C. MILAN COMUNICATO STAMPA
31/05/2006 13.50.44
In relazione alle dichiarazioni rilasciate dall'avv. Gianaria, difensore del Signor Luciano Moggi, al giornale "La Stampa" e oggi pubblicate, l'A.C. Milan deplora che, sia pure per ragioni che appartengono alla categoria degli espedienti difensivi, si affermi, manifestamente contro il vero, che "il vero potere sarebbe quello del Milan, che compra e vende i diritti televisivi".
L'addebito è affetto da assurdità manifesta perchè l'A.C. Milan non ha mai "comprato diritti televisivi", ma si è limitato, come la Juventus e tutte le altre società, a licenziare al meglio i propri diritti televisivi a Sky, R.T.I. e La 3.
www.acmilan.com
la tesi difensiva era chiara da tempo ke sarebbe stata questa ma nn credo gli portera' molto beneficio xke' x quanto puo far sorridere qualcuno A.C. Milan nn e' mediaset

sposta il tiro sui diritti televisivi....peccato ke moggi e la juve sono indagati x arbitri corrotti
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