Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà (1911)
«Io sono molto leggero, sì, sì, leg-ge-ro, leggerissimo»
Così l'autore definisce il testo "Perelà è la mia favola più aerea, il punto più elevato della mia fantasia".
Composto tra il 1908 e i primi mesi del 1911, narra le vicende di Perelà, un uomo fatto "d'una materia diversa da quella di tutti gli altri uomini", venuto fuori dal fuoco di un camino dopo che è stato costantemente sorvegliato dalle tre madri dalle quali prenderà il suo nome. Uscito dal camino all’età di trentatrè anni, l’omino s’incammina per il mondo e giunge al regno di Torlindao, dove viene esaltato ed ammirato come un essere eccezionale, purificato dal fuoco da qualsiasi interesse ed egoismo, incaricato dal Re in persona di redigere un nuovo Codice che risolva i problemi lasciati insoluti dalle leggi 'decrepite e grinzose' in vigore fino a quel momento.
Il codice di Perelà è dominato da una dichiarata ricerca di leggerezza verbale e strutturale, che porta al sovvertimento dei canoni tradizionali del romanzo. Il procedere narrativo è affidato ad una successione di scene o quadri dialogici, in cui i fatti sono presentati attraverso i molteplici punti di vista dei personaggi. L'effetto comico e parodistico deriva soprattutto dal linguaggio: l'autore insiste sui giochi lessicali e adotta registri diversi a seconda dei personaggi, ridotti a pure voci, semplici discorsi diretti, disposti in un dialogo corale fittissimo ed incessante.
E' un’opera estrema ed eccentrica, in equilibrio tra libera creazione e allegoria, tra favola e realtà.
Per saperne di più sull'autore: Aldo Palazzeschi su Wikipedia
Per saperne di più sull'opera: Il codice di Perelà su Wikipedia
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