******* eva, è di nuovo natale.
E' già passato un ***** di anno, ed io non ho ancòra smaltito il polpettone che mia suocera mi ha fatto ingollare l'anno scorso: quest'anno -ho pensato- magari mi fa' trovare mezza mozzarella, tre olive ed un quattro/cinque chicchi di mais al vapore, e magari allo scoccare della mezzanotte, mi dice "con te ho sbagliato tutto: ti consegno il libretto della pensione e, ti prego, non sentirti obbligato ad essere fedele a mia figlia per il resto dei tuoi giorni..."
Un *****.
Ieri sera, verso le 21:30, mi presento bello come il sole a casa della vecchia megera: avevo imparato la parte a memoria (accidenti! ma per te gli anni non passano mai? ma sembri ringiovanire giorno dopo giorno! come? ah... questo è l'interno 8.. secondo piano.. certo.. no, scusi, è che stasera sono un po' nervoso... mi scusi ancòra, e complimenti per lo splendido odorino di cucina trad... come..? ah... è morta la nonna... la cremazione... ah... capisco... scusi ancòra eh... e Buon Natale anche a lei...), e dopo aver fatto una figuraccia che non vi dico con la vicina di casa, busso alla porta giusta e mi apre -come sempre- mio cognato che -come sempre- finge di acchiapparmi l'uccello, abbinando a questo simpaticissimo gesto da caserma friulana, la frase "a banana! a banana! acchiappala!"
Un irresistibile simpaticone, a cui trancerei volentieri una gamba all'altezza della tibia.
Superato -ma non del tutto- l'impatto col buzzuro parente acquisito, mi si para davanti la suocera, in tutto il suo abbacinante splendore: vestito di tre misure più piccolo, bigiotteria da bancarella albanese clandestina e ciabattacce del Milan (NON STO SCHERZANDO), e mi dice: "mi sono messa comoda... tu non ti offendi, vero...? D'altronde, se una non può stare comoda manco il giorno di natale a casa sua..."
E con questa frase mi mette sùbito a mio agio, tanto che mi immagino la scena di me che la sgozzo su un altare di pietra, su una collina battuta dalla tempesta, mentre alcuni dei nordici mi guardano e sorridono compiaciuti.
Ma andiamo avanti.
Per posare il cappotto, passo davanti alla porta della cucina, e vengo investito da un odore nauseabondo: mi concentro per identificare la natura dell'olezzo, ma non vi riesco. Con fare distratto, allungo il collo in direzione dei fornelli, ma sùbito la Erinni mi urla "NO! NON SI GUARDA! SORPRESA! POI VEDRAI!"
Più che una promessa, mi pare una minaccia.
Ora, io non ne sono proprio certissimo, ma in quella frazione di secondo in cui ho guardato in cucina, mi pare di avere intravisto tre vecchie che rimestavano un calderone ribollente di non so quale sostanza, e credo pure di avere sentito la frase "ci vogliono altri occhi di rospo e lingue di ramarro!".
E se mi concentro, mi pare pure di ricordare una mano che esce dal calderone e che si aggrappa al bordo, e poi mezzo volto agonizzante uscire dalla melma, ed una voce soffocata sibilare "pietà! io l'amavo..." e le vecchie "zitto Paolo!"
Il primo fidanzato di mia moglie si chiamava Paolo, ed era un tipo sovrappeso.
Andiamo bene.
In salotto mi aspetta quel simpaticone di mio suocero: un tipo loquacissimo, un sensibilone, che ha commentato la morte del suo cane con un "ma vaffanculo", ed ha sùbito elencato tutti i prezzi dei farmaci che il povero animale aveva assunto prima di morire, e che, a suo dire, non erano serviti a un *****, visto che poi sto bastardo sarebbe comunque morto.
Un gentleman d'altri tempi.
Mi infogno davanti alla tele, e mi perdo nel sublime canto da usignolo di Noah, ma la cosa dura poco, perchè il buzzurrone di mio cognato mi si pianta di fianco e mi asfissia col suo alito e con i suoi provocatorii discorsi di calcio: è uno juventino, e pure se fosse diretto discendente di Ghandi, per me sarebbe uno ******* uguale. Attacca con la storia "non vincete un *****! Moratti butta i soldi! Adriano è un pacco! noi rubiamo perchè comunque siamo più furbi di voi che non sapete fare manco questo!"
Insomma, mi fa' strusciare la palle una contro l'altra così forte, che dopo circa 10 minuti un odorino di brasato si spande per la casa, tanto che il suocero se ne esce con un "pronto. mangiamo".
Aveva detto due parole consecutive. Pure il papa in tv si era girato a guardare.
In effetti, dopo un attimo si apre veramente la porta della cucina, e ne esce mia suocera tutta contenta... no, contenta no... mmm... diciamo perfidamente compiaciuta, ed ha in mano una zuppiera fumante: "tortellini!"
Un *****.
Io, nel frattempo, mi ero già fatto fuori un vassoio di bruschetta (volevo assorbire i succhi gastrici in eccesso), e già ero sazio come l'agnello pronto per il sacrificio; in effetti, tra la mia figura e quella dell'agnello sacrificale, in quel momento, non c'erano grandi differenze.
"*******... e ora chi ***** se li mangia sti scoppoli bolliti...?"
Oso un "per me non moltissimi, grazie, che ultimamente sono stato un po' male con lo stom..."
Un *****.
Perfidia, mi versa non so quante mestolate di brodaglia infame dentro il piatto, e lo fa' con modo imperioso; ho già visto questa scena, ed è stato quando, prigioniero dei vietcong, Rambo chiede un sorso d'acqua, ed il carceriere gliela versa per terra davanti alla cella, e lo lascia morire di sete.
La scena è praticamente uguale, solo che il vietnamita era più bello di mia suocera.
Gli eventi mi sovrastano: in un batter di ciglia, pollo, asparagi, cotolette e fagiolini mi aggrediscono, ed io non riesco ad oppormi in nessuna maniera... mi versano tre bicchieri di vino -sicuramente drogato- e poi mi ingozzano di purè, e sento qualcuno che sibila "mangia, Paolo, mangia..."
Se continua così, non arrivo a capodanno.
Devo fare qualcosa.
Il mio istinto di sopravvivenza si risveglia, e mi sento esclamare "ma quest'anno non si gioca a carte?"
Il mondo si ferma, roba che la pubblicità della Vodafone in confronto pare Luna alle nove di sera.
"LE CARTEEEEEEE!!! MA TU LI PURTASTI LI CARTEEEEE???"
Ora, un uomo, a volte, compie gesti di cui non conosce il significato, ma che poi si rivelano giusti, azzeccati, esatti al punto di potergli salvare la vita.
Io, avevo portato le carte.
"Sì, certo, le portai: nella tasca del cappotto, sono..."
La arpia, si lancia verso il mio soprabito, e la vedo affannarsi alla ricerca delle quaranta malcapitate figurine: esala un rantolo di trionfo, e capisco che il predatore ha raggiunto la sua preda.
Si catapulta verso il tavolo, e, sgombratolo, alla meno peggio, si affretta a chiamare a raccolta tutti i presenti, pazzamente farneticando di una memorabile serata in cui le di sicuro ci priverà di tutti i nostri averi.
Io, dal canto mio, sarei ben lieto di donarle tutti ciò che possiedo, a patto però che lei, poi, come segno di riconoscenza, si impegnasse a spendere l'intera somma in cure al reparto oncologia dell'ospedale cittadino.
Cominciamo a giocare -tutti meno mio suocero, che preferisce restare in un angolo, su una poltrona, a guardare la tv con lo stesso sguardo che hanno le mucche che vedono il treno passare- e sùbito quall'essere demoniaco che si è impadronito di mia suocera reclama una presunta scorrettezza da lei subita: a suo dire, io non ho tagliato il mazzo prima di passarle le carte per il 7 1/2 alla francese, e perciò lei ha perso contro il banco, che ero io.
E' già passato un ***** di anno, ed io non ho ancòra smaltito il polpettone che mia suocera mi ha fatto ingollare l'anno scorso: quest'anno -ho pensato- magari mi fa' trovare mezza mozzarella, tre olive ed un quattro/cinque chicchi di mais al vapore, e magari allo scoccare della mezzanotte, mi dice "con te ho sbagliato tutto: ti consegno il libretto della pensione e, ti prego, non sentirti obbligato ad essere fedele a mia figlia per il resto dei tuoi giorni..."
Un *****.
Ieri sera, verso le 21:30, mi presento bello come il sole a casa della vecchia megera: avevo imparato la parte a memoria (accidenti! ma per te gli anni non passano mai? ma sembri ringiovanire giorno dopo giorno! come? ah... questo è l'interno 8.. secondo piano.. certo.. no, scusi, è che stasera sono un po' nervoso... mi scusi ancòra, e complimenti per lo splendido odorino di cucina trad... come..? ah... è morta la nonna... la cremazione... ah... capisco... scusi ancòra eh... e Buon Natale anche a lei...), e dopo aver fatto una figuraccia che non vi dico con la vicina di casa, busso alla porta giusta e mi apre -come sempre- mio cognato che -come sempre- finge di acchiapparmi l'uccello, abbinando a questo simpaticissimo gesto da caserma friulana, la frase "a banana! a banana! acchiappala!"
Un irresistibile simpaticone, a cui trancerei volentieri una gamba all'altezza della tibia.
Superato -ma non del tutto- l'impatto col buzzuro parente acquisito, mi si para davanti la suocera, in tutto il suo abbacinante splendore: vestito di tre misure più piccolo, bigiotteria da bancarella albanese clandestina e ciabattacce del Milan (NON STO SCHERZANDO), e mi dice: "mi sono messa comoda... tu non ti offendi, vero...? D'altronde, se una non può stare comoda manco il giorno di natale a casa sua..."
E con questa frase mi mette sùbito a mio agio, tanto che mi immagino la scena di me che la sgozzo su un altare di pietra, su una collina battuta dalla tempesta, mentre alcuni dei nordici mi guardano e sorridono compiaciuti.
Ma andiamo avanti.
Per posare il cappotto, passo davanti alla porta della cucina, e vengo investito da un odore nauseabondo: mi concentro per identificare la natura dell'olezzo, ma non vi riesco. Con fare distratto, allungo il collo in direzione dei fornelli, ma sùbito la Erinni mi urla "NO! NON SI GUARDA! SORPRESA! POI VEDRAI!"
Più che una promessa, mi pare una minaccia.
Ora, io non ne sono proprio certissimo, ma in quella frazione di secondo in cui ho guardato in cucina, mi pare di avere intravisto tre vecchie che rimestavano un calderone ribollente di non so quale sostanza, e credo pure di avere sentito la frase "ci vogliono altri occhi di rospo e lingue di ramarro!".
E se mi concentro, mi pare pure di ricordare una mano che esce dal calderone e che si aggrappa al bordo, e poi mezzo volto agonizzante uscire dalla melma, ed una voce soffocata sibilare "pietà! io l'amavo..." e le vecchie "zitto Paolo!"
Il primo fidanzato di mia moglie si chiamava Paolo, ed era un tipo sovrappeso.
Andiamo bene.
In salotto mi aspetta quel simpaticone di mio suocero: un tipo loquacissimo, un sensibilone, che ha commentato la morte del suo cane con un "ma vaffanculo", ed ha sùbito elencato tutti i prezzi dei farmaci che il povero animale aveva assunto prima di morire, e che, a suo dire, non erano serviti a un *****, visto che poi sto bastardo sarebbe comunque morto.
Un gentleman d'altri tempi.
Mi infogno davanti alla tele, e mi perdo nel sublime canto da usignolo di Noah, ma la cosa dura poco, perchè il buzzurrone di mio cognato mi si pianta di fianco e mi asfissia col suo alito e con i suoi provocatorii discorsi di calcio: è uno juventino, e pure se fosse diretto discendente di Ghandi, per me sarebbe uno ******* uguale. Attacca con la storia "non vincete un *****! Moratti butta i soldi! Adriano è un pacco! noi rubiamo perchè comunque siamo più furbi di voi che non sapete fare manco questo!"
Insomma, mi fa' strusciare la palle una contro l'altra così forte, che dopo circa 10 minuti un odorino di brasato si spande per la casa, tanto che il suocero se ne esce con un "pronto. mangiamo".
Aveva detto due parole consecutive. Pure il papa in tv si era girato a guardare.
In effetti, dopo un attimo si apre veramente la porta della cucina, e ne esce mia suocera tutta contenta... no, contenta no... mmm... diciamo perfidamente compiaciuta, ed ha in mano una zuppiera fumante: "tortellini!"
Un *****.
Io, nel frattempo, mi ero già fatto fuori un vassoio di bruschetta (volevo assorbire i succhi gastrici in eccesso), e già ero sazio come l'agnello pronto per il sacrificio; in effetti, tra la mia figura e quella dell'agnello sacrificale, in quel momento, non c'erano grandi differenze.
"*******... e ora chi ***** se li mangia sti scoppoli bolliti...?"
Oso un "per me non moltissimi, grazie, che ultimamente sono stato un po' male con lo stom..."
Un *****.
Perfidia, mi versa non so quante mestolate di brodaglia infame dentro il piatto, e lo fa' con modo imperioso; ho già visto questa scena, ed è stato quando, prigioniero dei vietcong, Rambo chiede un sorso d'acqua, ed il carceriere gliela versa per terra davanti alla cella, e lo lascia morire di sete.
La scena è praticamente uguale, solo che il vietnamita era più bello di mia suocera.
Gli eventi mi sovrastano: in un batter di ciglia, pollo, asparagi, cotolette e fagiolini mi aggrediscono, ed io non riesco ad oppormi in nessuna maniera... mi versano tre bicchieri di vino -sicuramente drogato- e poi mi ingozzano di purè, e sento qualcuno che sibila "mangia, Paolo, mangia..."
Se continua così, non arrivo a capodanno.
Devo fare qualcosa.
Il mio istinto di sopravvivenza si risveglia, e mi sento esclamare "ma quest'anno non si gioca a carte?"
Il mondo si ferma, roba che la pubblicità della Vodafone in confronto pare Luna alle nove di sera.
"LE CARTEEEEEEE!!! MA TU LI PURTASTI LI CARTEEEEE???"
Ora, un uomo, a volte, compie gesti di cui non conosce il significato, ma che poi si rivelano giusti, azzeccati, esatti al punto di potergli salvare la vita.
Io, avevo portato le carte.
"Sì, certo, le portai: nella tasca del cappotto, sono..."
La arpia, si lancia verso il mio soprabito, e la vedo affannarsi alla ricerca delle quaranta malcapitate figurine: esala un rantolo di trionfo, e capisco che il predatore ha raggiunto la sua preda.
Si catapulta verso il tavolo, e, sgombratolo, alla meno peggio, si affretta a chiamare a raccolta tutti i presenti, pazzamente farneticando di una memorabile serata in cui le di sicuro ci priverà di tutti i nostri averi.
Io, dal canto mio, sarei ben lieto di donarle tutti ciò che possiedo, a patto però che lei, poi, come segno di riconoscenza, si impegnasse a spendere l'intera somma in cure al reparto oncologia dell'ospedale cittadino.
Cominciamo a giocare -tutti meno mio suocero, che preferisce restare in un angolo, su una poltrona, a guardare la tv con lo stesso sguardo che hanno le mucche che vedono il treno passare- e sùbito quall'essere demoniaco che si è impadronito di mia suocera reclama una presunta scorrettezza da lei subita: a suo dire, io non ho tagliato il mazzo prima di passarle le carte per il 7 1/2 alla francese, e perciò lei ha perso contro il banco, che ero io.
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