Spesso in game ho incontrato pg con nomi palesemente ispirati al genio della letteratura horror H.P. Lovecraft ...in più tante volte ho abbattuto demoni di nome Yog-sothot o Nyarlatotep (99,9% li ho scritti male lol) che, per chi non lo sapesse, sono alcuni dei "Grandi Antichi" de "I miti di Cthulhu" (questo l'ho scritto bene) ...e allora ecco un piccolo omaggio ad Howard Phillips Lovecraft... e questo è quanto.
Quando vidi la Città senza Nome, capii che era maledetta. Viaggiavo in una vallata riarsa e terribile sotto la luna e, da lontano, la vidi sporgere stranamente al di sopra della sabbia così come parti di un cadavere sporgono da una tomba mal ricoperta. La paura parlava dalle pietre consunte di quell'antica sopravvivenza del diluvio, di quell'antenata della piramide più antica; e un'aura invisibile mi respinse e mi ordinò di allontanarmi da quei segreti antichi e sinistri che nessun uomo dovrebbe mai vedere, e che nessun altro uomo aveva mai osato vedere.
Remota, nel deserto dell'Arabia, si stende la Città senza Nome, sgretolata e diruta, le basse mura seminascoste dalla sabbia di innumerevoli ere. Doveva essere così prima che fossero gettate le fondamenta di Memphis, e quando i mattoni di Babilonia ancora non erano cotti. Non esiste nessuna leggenda tanto antica da darle un nome, o da ricordarla viva. Ma se ne sussurra intorno ai fuochi degli accampamenti, e le vecchie ne mormorano nelle tende degli scieicchi, cosicchè tutte le tribù la evitano senza sapere assolutamente perchè. Fu di quella città che Abdul Alhazred, il poeta pazzo, sognò la notte prima di creare il suo inspiegabile distico:
Non è morto ciò che può vivere in eterno,
E in strani eoni anche la morte può morire.
Avrei dovuto sapere che gli arabi avevano buone ragioni per evitare la Città senza Nome, la città di cui si parla in strani racconti ma che non era stata mai vista da nessun uomo vivente: eppure li sfidai e mi addentrai nella landa desolata e inesplorata con il mio cammello.
Io solo l'ho vista, ed è per questo che nessun altro volto ha un'espressione di paura così orrenda come il mio; per questo nessun altro uomo trema in maniera tanto orribile quando il vento della notte sbatte le finestre.
Quando me la trovai davanti nella quiete spettrale di un sonno infinito, lei mi guardò, gelida nella luce di una luna fredda, al centro del calore del deserto. E, quando le restituii lo sguardo, dimenticai il mio trionfo nell'averla trovata, e mi fermai con il mio cammello ad aspettare l'alba...
Quando vidi la Città senza Nome, capii che era maledetta. Viaggiavo in una vallata riarsa e terribile sotto la luna e, da lontano, la vidi sporgere stranamente al di sopra della sabbia così come parti di un cadavere sporgono da una tomba mal ricoperta. La paura parlava dalle pietre consunte di quell'antica sopravvivenza del diluvio, di quell'antenata della piramide più antica; e un'aura invisibile mi respinse e mi ordinò di allontanarmi da quei segreti antichi e sinistri che nessun uomo dovrebbe mai vedere, e che nessun altro uomo aveva mai osato vedere.
Remota, nel deserto dell'Arabia, si stende la Città senza Nome, sgretolata e diruta, le basse mura seminascoste dalla sabbia di innumerevoli ere. Doveva essere così prima che fossero gettate le fondamenta di Memphis, e quando i mattoni di Babilonia ancora non erano cotti. Non esiste nessuna leggenda tanto antica da darle un nome, o da ricordarla viva. Ma se ne sussurra intorno ai fuochi degli accampamenti, e le vecchie ne mormorano nelle tende degli scieicchi, cosicchè tutte le tribù la evitano senza sapere assolutamente perchè. Fu di quella città che Abdul Alhazred, il poeta pazzo, sognò la notte prima di creare il suo inspiegabile distico:
Non è morto ciò che può vivere in eterno,
E in strani eoni anche la morte può morire.
Avrei dovuto sapere che gli arabi avevano buone ragioni per evitare la Città senza Nome, la città di cui si parla in strani racconti ma che non era stata mai vista da nessun uomo vivente: eppure li sfidai e mi addentrai nella landa desolata e inesplorata con il mio cammello.
Io solo l'ho vista, ed è per questo che nessun altro volto ha un'espressione di paura così orrenda come il mio; per questo nessun altro uomo trema in maniera tanto orribile quando il vento della notte sbatte le finestre.
Quando me la trovai davanti nella quiete spettrale di un sonno infinito, lei mi guardò, gelida nella luce di una luna fredda, al centro del calore del deserto. E, quando le restituii lo sguardo, dimenticai il mio trionfo nell'averla trovata, e mi fermai con il mio cammello ad aspettare l'alba...
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