Le due lune di Thadrack erano appena tramontate, quando un’esile fanciulla, coperta da un modesto mantello di tela, varcò il cancello delle mura della contea.Camminava furtivamente guardandosi spesso indietro e coprendosi il volto dagli sguardi curiosi dei contadini che a quell'ora, pigramente. si accingevano ad andar per campi. Il medaglione di pallido argento bruciava a contatto con la pelle, ad ogni passo sempre più caldo, ogni secondo sempre più insopportabile, ricordando a Yledeldh il compito per cui era stata tenuta in vita, nonostante l'onta che portava addosso. Era febbricitante, il medaglione assorbiva le sue energie, e le ali cercavano di farsi strada in un corpo non progettato per loro.
- La settima alba, del mese del lupo, aprirà una nuova era - mormoravano gli scriba del palazzo - il giorno conoscerà la notte e la notte conoscerà il giorno, in un’unione in cui da un uovo millenario si sentirà il gemito del Drago ... e a lui tutti si prostreranno, affinché porti ricchezza e gloria perpetui -. I passi sempre più incerti, rendevano difficile il realizzarsi del suo compito. Doveva arrivare alla montagna di ghiaccio prima che il sole fosse arrivato al culmine della sua orbita...per poi precipitare nelle nere acqua del mare di Matydol. Doveva correre, ma a stento riusciva a stare in piedi. Eccolo il nero sentiero nella montagna, ecco la caverna che avrebbe presto portato sollievo al corpo infranto ... Un uomo guardava la scena dall'alto, sentiva il lamento del Drago, orribile suono alle sue orecchie sensibili, sentiva la sofferenza dell'anima, che faticosamente arrancava su per il pendio; sentiva la fine imminente del mondo così com’era stato concepito per centinaia di generazioni di uomini.Piegato in due da tutte queste emozioni osservava la giovane, e con la mente riandò alla nascita di essa, vent'anni prima.
Non era stata una nascita felice. Un demone che si unisce ad un umana raramente è in grado di concepire qualcosa di vitale da essa. Ma il demone sapeva e osservava. Aveva atteso trecento interminabili anni affinché si realizzasse la giusta unione degli eventi. Le due lune dovevano allinearsi, e la stella del sud fare la sua comparsa nel cielo assolato. Aveva spiato tra le nascite della contea, affinché la giusta donna potesse concepire il frutto del suo etereo seme. Si era dovuto abbassare a livello mortale con mille schermaglie amorose, convincendo, seducendo e ingannando la donna, per sottometterla ad una lussuriosa notte...perché la bimba non doveva nascere da una violenza, ma da un dono umano. Quello che non aveva previsto era che anche lui potesse essere coinvolto nel gioco, innamorandosi della donna. Troppo tardi se ne accorse, mentre la donna si concedeva a lui, ed entrambi si perdevano nell'oblio dei sensi. Capì di amarla quando con un ultima spinta sancì la sua morte. Avrebbe dovuto ucciderla all'istante, prelevare dall'esanime corpo l'embrione e crescerlo avvolto nel suo pugno, affinché pochi influssi umani lo contaminassero. Non ne ebbe l'animo. La pietà si fece strada nel suo cuore, polverizzando il corpo, corrotto da ere di malvagità. La donna, di cui nessuno ricorda il nome, fu additata come peccatrice, trattata come la peggior specie di meretrice, usata e violentata da uomini che sotto false spoglie di salvatori della morale, sfogavano le proprie voglie sul corpo violato. In una spoglia stanza di un monastero, tra le urla della madre nacque Yledeldh. Aveva gli occhi viola, sembrava ti guardasse con sfida mentre col labbro imbronciato rifiutava di prendere il primo respiro che le avrebbe aperto i polmoni. Non so se fu il sonoro schiaffo della levatrice, o l'ultimo sospiro della madre morente a convincerla. Respirò! Un soffio gelido invase la sua gabbia toracica. Fu l'inizio e la fine.
- La settima alba, del mese del lupo, aprirà una nuova era - mormoravano gli scriba del palazzo - il giorno conoscerà la notte e la notte conoscerà il giorno, in un’unione in cui da un uovo millenario si sentirà il gemito del Drago ... e a lui tutti si prostreranno, affinché porti ricchezza e gloria perpetui -. I passi sempre più incerti, rendevano difficile il realizzarsi del suo compito. Doveva arrivare alla montagna di ghiaccio prima che il sole fosse arrivato al culmine della sua orbita...per poi precipitare nelle nere acqua del mare di Matydol. Doveva correre, ma a stento riusciva a stare in piedi. Eccolo il nero sentiero nella montagna, ecco la caverna che avrebbe presto portato sollievo al corpo infranto ... Un uomo guardava la scena dall'alto, sentiva il lamento del Drago, orribile suono alle sue orecchie sensibili, sentiva la sofferenza dell'anima, che faticosamente arrancava su per il pendio; sentiva la fine imminente del mondo così com’era stato concepito per centinaia di generazioni di uomini.Piegato in due da tutte queste emozioni osservava la giovane, e con la mente riandò alla nascita di essa, vent'anni prima.
Non era stata una nascita felice. Un demone che si unisce ad un umana raramente è in grado di concepire qualcosa di vitale da essa. Ma il demone sapeva e osservava. Aveva atteso trecento interminabili anni affinché si realizzasse la giusta unione degli eventi. Le due lune dovevano allinearsi, e la stella del sud fare la sua comparsa nel cielo assolato. Aveva spiato tra le nascite della contea, affinché la giusta donna potesse concepire il frutto del suo etereo seme. Si era dovuto abbassare a livello mortale con mille schermaglie amorose, convincendo, seducendo e ingannando la donna, per sottometterla ad una lussuriosa notte...perché la bimba non doveva nascere da una violenza, ma da un dono umano. Quello che non aveva previsto era che anche lui potesse essere coinvolto nel gioco, innamorandosi della donna. Troppo tardi se ne accorse, mentre la donna si concedeva a lui, ed entrambi si perdevano nell'oblio dei sensi. Capì di amarla quando con un ultima spinta sancì la sua morte. Avrebbe dovuto ucciderla all'istante, prelevare dall'esanime corpo l'embrione e crescerlo avvolto nel suo pugno, affinché pochi influssi umani lo contaminassero. Non ne ebbe l'animo. La pietà si fece strada nel suo cuore, polverizzando il corpo, corrotto da ere di malvagità. La donna, di cui nessuno ricorda il nome, fu additata come peccatrice, trattata come la peggior specie di meretrice, usata e violentata da uomini che sotto false spoglie di salvatori della morale, sfogavano le proprie voglie sul corpo violato. In una spoglia stanza di un monastero, tra le urla della madre nacque Yledeldh. Aveva gli occhi viola, sembrava ti guardasse con sfida mentre col labbro imbronciato rifiutava di prendere il primo respiro che le avrebbe aperto i polmoni. Non so se fu il sonoro schiaffo della levatrice, o l'ultimo sospiro della madre morente a convincerla. Respirò! Un soffio gelido invase la sua gabbia toracica. Fu l'inizio e la fine.
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