Il mio nome è Hammer, e sono giunto pochi giorni orsono da una terra lontana macchiata dagli orrori della guerra. Vengo qui in cerca di pace e di fortuna, ma soprattutto cerco il modo di apprendere l’arte dei metalli e divenire un grande maniscalco. Non mi importa certo la gloria, e il “saper fare” mi soddisfa più del denaro e degli averi. Niente vestiti raffinati e profumi, ma solo il mio grembiule di cuoio bruciacchiato e sporco, comprato all’emporio per qualche moneta d’oro. Il poter creare fogge perfette su materiali flessibili ma indistruttibili mi riempie di gioia ed eccitazione, eppure sono ancora lontano dal raggiungimento di questi traguardi, che per ora potremmo chiamare solo “sogni”. Passo le mie giornate alla miniera di Minoc, scavando con caparbietà fino a rompermi la schiena, in cerca di qualcosa che sia più del nudo minerale di ferro. Eppure mi debbo accontentare di questo, per ora, e mi dirigo sovente alla forgia per creare armi ed armature di medio pregio che poi rivendo per la mia sussistenza. L’altra notte avevo acquistato un cavallo da soma spendendo quasi tutti i miei averi, ma quando andai a dormire mi accorsi al risveglio che il cavallo era sparito, assieme al minerale frutto di un’intera giornata di lavoro. Ma nemmeno questo mi ha abbattuto, e ho ricominciato a scavare con più tenacia e vigore, sentendo che la mia perizia col piccone andava via via aumentando.
L’ebbrezza del metallo che colpisce la pietra, l’acro odore umano in quei luoghi angusti, il mio occhio brillava di bramosia ed ogni colpo di piccone, con i muscoli protesi per colpire, sembrava sferrato al più acerrimo nemico: la pietra che nasconde entro sé cotali tesori e ricchezze, metalli e gemme.
Il piccone colpiva, colpiva sempre più, ed io persi la cognizione del tempo finché mi fermai esausto accasciandomi al suolo. Il piccone distrutto per l’usura, mi ero reso conto che avevo schiaffeggiato la pietra con le mie mani nude fino a tumefarle. Il sudore gocciolava per terra dalla fronte, le mani insanguinate, gli altri minatori assistevano impotenti ed impauriti a quella scena grottesca. Qualcosa di oscuro si era impossessato di me, attraverso il piccone era risalito fino al mio più profondo recondito e mi imponeva di scavare, scavare, scavare… Chissà cos’è celato sotto quella pietra, sotto quelle miniere. Oppure è solo la bramosia di un cercatore di metalli che ne vuole dominare la natura? I miei quesiti rimangono senza risposta, spero solo che qualche saggio mi possa aiutare a comprendere.
Ora è tardi, torno al lavoro.
A presto amici, se qualche maniscalco più esperto ha bisogno di un garzone mi rendo fin da ora disponibile a prestare i miei servigi.
L’ebbrezza del metallo che colpisce la pietra, l’acro odore umano in quei luoghi angusti, il mio occhio brillava di bramosia ed ogni colpo di piccone, con i muscoli protesi per colpire, sembrava sferrato al più acerrimo nemico: la pietra che nasconde entro sé cotali tesori e ricchezze, metalli e gemme.
Il piccone colpiva, colpiva sempre più, ed io persi la cognizione del tempo finché mi fermai esausto accasciandomi al suolo. Il piccone distrutto per l’usura, mi ero reso conto che avevo schiaffeggiato la pietra con le mie mani nude fino a tumefarle. Il sudore gocciolava per terra dalla fronte, le mani insanguinate, gli altri minatori assistevano impotenti ed impauriti a quella scena grottesca. Qualcosa di oscuro si era impossessato di me, attraverso il piccone era risalito fino al mio più profondo recondito e mi imponeva di scavare, scavare, scavare… Chissà cos’è celato sotto quella pietra, sotto quelle miniere. Oppure è solo la bramosia di un cercatore di metalli che ne vuole dominare la natura? I miei quesiti rimangono senza risposta, spero solo che qualche saggio mi possa aiutare a comprendere.
Ora è tardi, torno al lavoro.
A presto amici, se qualche maniscalco più esperto ha bisogno di un garzone mi rendo fin da ora disponibile a prestare i miei servigi.
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