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Concorso narrativa Lucis 2012 - Iscrizioni

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  • Concorso narrativa Lucis 2012 - Iscrizioni



    Tema:

    Il tema del concorso è legato alle terre di Malas, alla sua varietà di animali e creature che le popolano. La grande storia delle due città, Luna e Umbra, assieme ai tanti luoghi pieni di fascino e mistero offrono lo spunto per un viaggio nel mondo della fantasia.

    -------------------------



    Usate questo thread solo per i vostri testi.

    Per commenti, domande o qualsiasi altra cosa usate l'altro -> QUI

    Avete tempo fino al 5 Aprile!


    Grazie


  • #2
    Trilogia del Risveglio
    Parte uno: La risalita degli Oscuri

    Prologo

    L'oscuro negromante in quel solstizio invernale, aveva posto la lama al centro dell'ultimo cimitero, quello di Trinsic.
    “ Ah mhi sa ko” cominciò cosi la cantilena di morte che destava dalla pace eterna le anime.
    Fu lì che dove le mura della città esaltavano il loro colore dorato anche in assenza di sole, ora sembravano grigie spettatrici di quel grave misfatto che il vecchio stava portando a termine. E quando
    l'ultima anima pura, quella del nobile paladino Sudja, fu risucchiata in quel maledetto filatterio, lama dalle fatture elfiche, merce pregiata e ambita anche dai migliori guerrieri, un fulmine nero ivi cadde a suggellare e sigillare le povere anime catturate.

    O Vecchia Luna...

    Si narra di un antica e splendente armatura, retaggio dell'antico potere celeste di Luna, perduta nei meandri di un abisso nero e sconosciuto, quando all'alba dei tempi bene e male scontrarono il loro potere.
    Si narra che un tempo questa terra era unita sotto lo stesso regno, ma lo sconvolgimento di quella guerra portò addirittura a separare le lande di Malas.
    Molte cose andarono perdute e dimenticate da allora, perfino l'antico astio tra i due continenti di Malas sembrava ormai assopito nel vortice dei moderni affari.
    I mercanti odierni non sembrano aver timore di varcare il nero cancello di Umbra per vendere la propria merce, e viceversa i praticanti dell'oscura arte, spesso e volentieri vengono nella raggiante Luna a investire il loro oro...
    Ma fidati ragazzo mio, i poteri antichi non dimenticano come possono fare i mortali, questa terra è nata divisa e questa pace, cesserà...


    Erano le solite parole del vecchio Gorion rivolte al nipote Elessar, che di tanto in tanto svolgeva mansioni per un ricco mercante di Luna, portando della merce ad Umbra.
    “Devi stare attento al nero cancello, potresti trovare un orribile incubo che brama la tua carne...” si affrettava ad aggiungere Gorion mentre il suo giovane nipote usciva, strappandogli un sorriso di bocca.
    “ Nonno, non si vedono incubi neri ad Umbra dai tempi dell'ultima guerra di Trammel” rispose uscendo di fretta il giovane, nella iridescente città che pullulava di persone, le quali venivano lì da ogni parte di Sosaria.
    Dalla sua torretta situata ad ovest della dorata Luna, osservava la città Gorion, piena di vita, di gente di qualunque etnia, mercanti che proponevano qualsiasi tipo di vettovaglia e merce...lontani erano i tempi in cui l'ordine dei cavalieri era forte, ora si e no si poteva vedere qualche rara sentinella, dallo sguardo annoiato, che pattugliava lentamente le strade.
    Posò l'ultimo sguardo alla sua vecchia spada, a rimembrare le sue imprese. Splendente era ancora la lama, fulgida, quasi come ad urlare al padrone di alzarsi, e sterminare qualsiasi forma di male esistente, il cuore del vecchio quasi tornò giovane, quando un riflesso sulla spada lo distolse dai suoi pensieri, qualcuno era giunto a trovarlo...

    Fratelli

    Nel buio di quel luogo sconsacrato avanzavano i due fratelli, l'uno al fianco dell'altro, spalla a spalla.
    “Non dovevi venire” disse Kira al fratello maggiore che con disciplina impassibile, scrutava il buio.
    “ Non so quale assurdo motivo ti abbia spinto a cercare quella megera, so solo che dovevo salvarti da questa oscurità “ rispose Shira al fratello minore dopo attimi di silenzio.
    Doom, un luogo che faceva persino tremare i cantastorie, poiché quando si narrava di quel luogo non si narrava di leggenda, ma di un' oscura realtà di male e terrore, che persino i più antichi negromanti di Malas preferivano evitare.
    Avanzavano i due passando sotto un immensa arcata, le grigie mura rispecchiavano il loro umore, che diventava sempre più scuro, ora che entravano in un immensa sala, quel tanto illuminata da far scorgere ai due fratelli un mare di ossa che giacevano intorno ad una sorta di pentagramma sacrificale.
    Non fecero in tempo a contemplare il terrore di quella visione che qualcosa si mosse, ed alcuni cadaveri si alzarono per bramare la vita e il sangue che era giunta vicino loro.
    “Mio dio” urlò Kira, “il vecchio non mi aveva parlato di questo” esclamò il giovane, che si ammutolì nel vedere il fratello concentrato.
    “ DESPIRO MALAS” esclamò allora Shira, e la potenza di quella parola fu come un tuono in quella stanza, tanto da far allontanare tutte le creature nefaste che si stavano avvicinando...
    Fu allora che una tagliente risata distolse i due, che videro avvicinarsi una figura, che nonostante risultasse spaventosa alla vista, era ..qualcosa di vivo....
    “ La strega” sussurrò Kira al fratello frettolosamente trasudando impazienza...
    “ Non vedevo stranieri da queste parti dai tempi di Moundain” disse la vecchia avvicinandosi con passo zoppo ai due.
    Il puzzo che emanava fece fare una smorfia a Shira che si affrettò ad ordinarle “ Non avvicinarti, e non provare a sussurrare qualunque tipo di maledizione, se non vuoi che la mia spada cada sulle tue ormai scarne membra”
    La vecchia si fermò, abbozzando un ghigno...
    “ Hai le ossa?” chiese rivolgendosi ora al più giovane dei fratelli.
    “ Si “ affermò Kira, felice di quella richiesta.
    Era giunto lì solo per consegnare quelle putride ossa, e ricevere qualcosa, tutto quì, non voleva cacciarsi nei guai.
    Kira aveva accettato quell'incarico da un potente mago di Luna, dal quale aveva ricevuto la promessa di sonanti monete d'oro in cambio, e sebbene non si era fatto mai intimorire dalle dicerie di quel luogo, ora era ben lungi da voler restare un altro minuto lì.
    “ Bene consegnale e andiamo via “ si affrettò ad aggiungere Shira, che non smetteva di distogliere lo sguardo dal centro della stanza, poiché qualcosa d'inquietante v'era lì, in attesa, e il cuore del paladino lo sapeva...
    Prese il sacco contenente i vari pezzetti di ossa e lo consegnò alla megera, che dando un attenta occhiata si allontanò sghignazzando.
    “ Non devi darmi niente?” urlò Kira verso la vecchia,
    “ Io no, ma forse lui si” scoppiò a ridere la megera facendo segno verso il centro della stanza e scomparendo in seguito in una sonora risata, mentre delle lugubri vibrazioni risuonavano dal centro.
    Fu da lì che tutte le ossa si animarono e si unirono a formare un gigantesco e mostruoso essere, dallo sguardo infiammato dalla pura essenza del male.
    Il demone guardò verso Kira, sussurrando qualcosa in una lingua incomprensibile. Fu allora che Shira si riprese dalla sorpresa e si rese conto dell'imminente pericolo:
    “ Allontanati” urlò al fratello “ESTERNO VOMICA” disse poi facendo avvolgere il giovane da una scintillante luce purpurea, da lì, l'impavido Shira impugnò la sua arma, “ FORUM SOLUM” e dopo gridò “ Male ! Vieni ecco la spada! Spada eccoti il malee!”

    L'anziano Mago

    “E' un ragazzo sveglio” aggiunse Gorion versando del caldo thè all'ospite che era appena giunto.
    “ Si, svolge il suo lavoro egregiamente, e apprende in fretta “ disse l'anziana figura che era lì seduta sorseggiando di gusto la calda bevanda. Le sue vesti immacolate e pure, dal colore del fulgido bianco di Luna, sinuosamente accarezzavano, il ruvido pavimento di legno, della modesta dimora di Gorion.
    “ E' sempre buono “ aggiunse poi dopo attimi di gustoso silenzio il vecchio dal bianco manto.
    “ Credi sia giunta l'ora? “ domandò Gorion con un filo di preoccupazione
    “ Chi può dirlo, il ragazzo, è forte, sveglio, la sua arte con la spada è eccelsa, ma la prova più dura dovrà affrontarla il suo animo, lo sai Gorion” Disse l'anziano mago, aggiungendo poi “ unire il sacro ed il profano è impresa riuscita a pochi, ma le mie ricerche esigono che il ragazzo nel momento in cui saremo lì, sappia usare le due arti, altrimenti non ce la faremo ”.
    Fu di nuovo il silenzio tra i due, che pensierosi sorseggiavano l'ormai tiepido thè.
    “ Non vorrai finire la tua vita a mirare Luna invasa sempre da più mercanti “ disse poi l'anziano mago alzandosi “ ce la faremo, anche con l'aiuto dei nostri amici...a presto... “ disse verso Gorion che senza molta sorpresa sentì dire come ultime parole “ kal ort por”.
    Era speranzoso Largitor, il suo ultimo incontro con Gorion era andato come previsto, lui che bramava conoscenza e avventura, dalla vita ora voleva solo una cosa, scendere “lì” e poter mettere le mani su chissà quali antichi manufatti e tesori da poter sfoggiare nel suo immenso castello.
    Quasi impaziente era l'antico mago, ora che l'addestramento di Elessar stava per terminare.
    Ultima modifica di Shun; 03-04-2012, 20:01.


    Originariamente inviato da effe15
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    • #3
      La Partenza

      Il freddo tepore invernale, oramai aveva perso il suo vigore, ed il cantico delle rondini dava il benvenuto alla bella stagione di Malas.
      Splendente il sole torreggiava nel cielo, tant'è che le mura del sacro torrione dei guardiani del passaggio, sembravano pulsare di una linfa dorata.
      Fù lì che Gorion, Largitor ed il giovane Elessar s'incontrarono.
      I due vecchi avevano rispolverato le vecchie armi, l'anziano paladino ora sembrava ringiovanito, vestito di tutto punto con la sua splendente armatura di pura valorite, e la sua sacra arma posta nel fodero.
      L'anziano mago, più pratico, indossava i suoi talismani e anelli sopra una modesta tunica che ricopriva parti della sua pregiata e finissima armatura di pelle, che d'incanti e poteri era impregnata.
      Al loro seguito il giovane Elessar, a torso nudo, sembrava indossare un armatura ibrida di pelle e metallo, con molte sacchette sulla cintola, cui di lato pendeva, per via del pensate fodero in verite , una potente spada incantata.
      “ Benvenuti “ disse una calda voce femminile, provenire dall'alto di una scalinata, in cui un'anziana signora dall'aspetto regale e dallo sguardo severo si apprestava a scendere.
      “ Visara, signora dei guardiani “ sussurrò Largitor ai due, che in segno di rispetto s'inginocchiarono seguendo l'esempio del mago.
      “ Difficile è l'impresa che vi apprestate a svolgere” disse la signora dei guardiani.
      “ Questo è il nostro dono e la nostra benedizione per te giovane: Il cuore del Leone, possa darti coraggio e proteggerti dagli artigli più infidi e malvagi” disse Visara porgendo la preziosa armatura, al giovane, cui gli occhi palpitavano di gioia.
      “ Non ringraziarmi, ma pensa a terminare il tuo compito, sarà questo il ringraziamento ai guardiani per questo dono” disse risoluta la signora, cogliendo l'apprezzamento nei volti di Gorion e Largitor.
      I tre si alzarono, quand'è che alle spalle sentirono aprire un portale magico, da cui uscì una figura ammantata di nero che cavalcava un mostruoso lupo nero, dagli occhi famelici e zanne spaventose.
      Del timore avanzò nei cuori di Gorion ed Elessar fin quando Largitor non gli sussurrò
      “ Shun Teziir, antico signore dei Cavalieri Infernali, domatore di bestie...”
      “ La sacra alleanza ha udito i propositi dell' impresa che vi state accingendo a intraprendere “ disse la figura ammantata in tono severo.
      “ Questo è il dono che la nostra confraternita ha scelto, per le anime che rimanderete al mio signore “ disse Shun, strappando una smorfia dal volto di Visara, che sopportava poco i discorsi settari e guerrafondai dell'alleato.
      Porse quindi al giovane una strana lama, dal filo corto e affusolato.
      “ E' una lama elfica potente, incantata dal nostro migliore fabbro, Rash Teziir. Ti proteggerà e allo stesso tempo ti aiuterà a penetrare le difese del tuo nemico” aggiunse il signore dei Cavalieri Infernali, che si portò al fianco di Visara.
      “ Vi ringrazio della vostra benedizione “ disse Largitor, rivolto ai due.
      “ Erano anni che progettavamo questa impresa, possa il fato essere dalla nostra parte” terminò quindi il mago, guardando ora negli occhi i suoi compagni di avventura.
      “ Questa rara runa, che mi è stata donata dall'antico maestro dei maghi di luna, Mephisto, ci porterà direttamente vicino la campana sconsacrata di Doom” disse tutto d'un fiato Largitor, pronunciando ad alta voce “ Vas rel por!”.

      Destino e Rovina

      La grigia nave, che quasi sembrava affondare nel nero fiume, si apprestava ad arrivare sull'altra sponda dell'abisso, mentre il suo traghettatore osservava ancora la sua ricompensa estasiato, un pregiato teschio dorato, dalle finiture maledettamente perfette.
      “ Siamo quasi giunti “ disse con voce infida, aggiungendo poi “ Non siete i primi a solcare queste acque maledette“ sogghignando, lasciando perplessi i tre, che con passo riluttante lasciavano la nave, scendendo su una spiaggetta che inghiottiva qua e là pezzi e resti di ossa, umane e non...
      “ Dove...” non riuscì a terminare la frase Elessar, che vide scomparire l'infido traghettatore con la sua nave.
      Ed ecco che l'abisso più nero di Doom si presentava ai tre con un terrificante ululato, che di sicuro apparteneva a qualche bestia immonda.
      Da lontano i tre videro due pupille rosse, che quasi alla ricerca di qualcosa, si soffermarono ad osservarli, poi un guaito famelico, e i pesanti passi fecero definire finalmente alla vista il mostruoso essere che dall'ombra usciva per assaltarli: un demone dalla dimensioni spropositate, una bestia che l'anziano Largitor mai aveva visto o letto in nessun tomo, il male puro fatto materia che cominciava ad imprecare le sue maledizioni e avventarsi sui tre...
      “ Trasformati ora “ urlò Largitor quasi ad ordinare ad Elessar cosa doveva fare...
      Il ragazzo provò quindi a concentrarsi e a pronunciare quella maledetta formula, mentre nelle sue mani sudate prendeva delle ali di pipistrello tagliuzzate e qualche altro componente, ma fu tutto inutile, dato che la bestia con un sol manrovescio dell'enorme avambraccio artigliato, scaraventò i tre lontano...
      “ Noo” urlò Gorion, “ DIVINUM FURIUS”, immediatamente il paladino in preda all'ira divina, ritrovando quasi la giovinezza di un tempo , si avventò su uno degli arti della bestia: “ CONSACRA ARMA” e fu così che il suo enorme spadone fendette colpi contro le carni del mostro, penetrandole più e più volte.
      La belva si voltò verso Gorion, per nulla infastidita, cominciando a percuotere il vecchio paladino, che tra un colpo e l'altro cercava di medicare le sue ingenti ferite col miracoloso OBSU VULNI, il sacro potere dei paladini di Luna, capace di curare ferite anche mortali.
      Irritata la bestia ora balzò sul paladino travolgendolo, non si accorse però che alle sue spalle, si materializzarono due grossi Elementali della terra che presero a colpire la sua schiena uncinata.
      Con una smorfia l'immane belva si concentrò, e un vortice di gelo glaciale avvolse lui e chi gli stava intorno, congelando letteralmente i due grossi mostri e portando allo stremo delle forze Gorion, che ormai giaceva sotto il suo immane peso.
      Des sanct, Vas ort flam, kal vas flam, fu la cantilena veloce di Largitor che emanò tutta la sua forza magica dalle mani, investendo il mostro con un' ondata esplosiva dirompente.
      Fu così che ora l'attenzione dell'enorme demone andò sul mago, al quale ricambiò la cortesia maledicendo le carni stesse, rendendole quasi come carta pesta.
      Largitor sapeva cosa stava per accadere, se la belva avesse concentrato su di lui ora un incantamento di fuoco, sarebbe stata la fine, quindi velocemente pronunciò “rel port” portandosi alle spalle della bestia, che ancora fissava il punto nel quale il mago era scomparso, poiché stava giungendo Elessar.
      Il giovane ora aveva la carnagione pallida, zigomi pronunciati, e uno sguardo terribilmente infuocato, ”FORUM SOLUM” urlò, gettandosi a capofitto sulla bestia, che rimaneva lì quasi ad attendere il suo prossimo pasto.
      Il giovane arrivò e con la sua lama elfica cominciò a perpetuare ferite su ferite, ma la belva contraccambiò: gli enormi artigli penetrarono nelle carni del giovane, che stoico continuò con i suoi colpi, ed ecco, che come il suo maestro aveva detto, il potere malefico della forma vampirica entrò in azione, ad ogni colpo inferto, linfa vitale scorreva dalla lama fino alle ferite di Elessar, che in parte venivano rimarginate.
      Il giovane Elessar stava riuscendo finalmente ad unire il potere della negromanzia con l'antico codice dei cavalieri di luna, ed anche se la battaglia infuriava, poteva sentire chiaramente che il suo animo era quasi consumato da una lotta interna, che aveva radici ben più profonde e antiche.
      Sorpresa da tutto ciò la bestia divenne furiosa più che mai, anche i suoi potenti colpi in parte venivano intercettati magicamente dalla lama elfica, che con velocità innaturale deviava e colpiva.
      Così, Il signore dell'abisso, cominciò a sputare maledizioni e incantesimi su Elessar che iniziò ad arrancare vedendosi arrivare potenti ondate magiche unite ad assalti fisici incredibili.
      “ In vas mani” ed ecco che Largiotr irruppe di nuovo nella scena curando il suo giovane amico e padroneggiando l'antica arte di Magincia. Intanto, dalle spalle del mostro, si sentì di nuovo un richiamo di guerra conosciuto. Era Gorion, che rinvigorito forse dalle cure dell'anziano mago, tornava alla carica.
      La danza di morte che i tre si accingevano a stringere contro la belva era perfetta e quando le ferite furono profonde, e il sangue nero sgorgava a fiotti si sentiìpronunciare dal potente mago “ Nyrlaxe” un incantesimo dall'immane potenza che quasi stordì la bestia, facendo aprire le difese ai micidiali attacchi dei guerrieri.
      Inorridito da ciò che stava per accadere, il demone con un ululato atroce, fece emergere dalla sabbia un numero consistente di bestie non morte, fameliche e affamate di vita, che prontamente fuggirono al dirompente urlo di Gorion: “ DESPIRO MALAS”.
      Vedendosi alle strette, la belva, si lanciava quindi in un folle attacco di magie e artigliate percuotendo i tre, che all'unisono, in uno sforzo comune, cercavano di porre fine a quella maledetta questione, che senz'altro avrebbe avuto ritorsioni ben peggiori della semplice morte .
      Larigitor, Gorion ed Elessar lo sapevano, c'era in ballo la loro anima, la loro essenza, era quella la posta in gioco per aver osato tanto, per aver sfidato l'oscuro padre del male.


      Originariamente inviato da effe15
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      • #4
        Vecchi rancori, Perdute certezze

        Dall'oscurità totale del corridoio, adornato da perfetto marmo nero, emerse una figura, un uomo, dalla lunga chioma bianca, il viso rugato, e dalle vesti lerce e lacerate, che tuttavia davano ancora un po' di regalità a quella figura, seppur in quello stato.
        Il vecchio puntò con gli occhi a spillo Gorion, che in tutto ciò non si era accorto di nulla, tant'è che era preso a parare uno dei potenti colpi della bestia, ansimante ora dalle tante ferite ricevute.
        Largitor non fu meno attento, con la coda dell'occhio il mago teneva sotto controllo lo sconosciuto, mentre fingeva di non aver visto nulla, restando concentrato e rivolto sul combattimento.
        “ Aspettavo da anni questo momento” fu il sussurro velenoso dell'anziano uomo.
        “ FRATELLO, che tu mi lasciasti in quest'incubo nero “ urlò.
        I tre rimasero interdetti, mentre quell'attimo di confusione fece si che la bestia ne approfittò per allontanarsi con un balzo.
        “ Sarà questa la tua punizione, servire in eterno quest'essere di male puro....SHIRA!”
        Fu lì che Gorion spalancò gli occhi dalla sorpresa, sentendosi chiamare con il suo vero nome, riconoscendo suo fratello, consumato nell'aspetto e corrotto forse da troppi anni, di rancore e vendetta.
        “ KIRA!” esclamò Gorion incredulo “ se-sei vivo??” chiese
        “ Vivo si, se questa si può definire vita “ rispose in tono tagliente Kira.
        “ Andasti via lasciandomi SOLO “ aggiunse poi
        “ non credevo fossi ancora vivo, fratello, ti avrei protetto, ovunque e per sempre” rispose Gorion quasi lacrimante e distrutto..
        In tutto ciò Elessar e Largitor capendo ben poco, allarmati, si guardavano intorno, tant'è che la belva ora era sparita.
        “ Gorion dobbiamo andare via di qua “ si affrettò a dire Largitor interropendo i due, e sorprendendosi di se stesso per i modi. La sua saggezza infine, in quel momento, stava avendo la meglio sulla sua fame di avventura , di scoperta e di ricchezza.
        “ Voi non uscirete di qui! “ disse Kira “ AN EX POR” pronunciò poi verso suo fratello, che rimase immobile a quelle parole.
        “ Almeno tu non uscirai fratello “ disse sogghignando.
        “ IN NOX” pronunciò Largitor, verso Kira, che contrariato portò l'attenzione verso l'altro mago.
        “Stupido non vedi che il mio potere è al di sopra del vostro?” disse il mago che vide Elessar ora scaraventarsi su di lui.
        Ingenuo il giovane provò un colpo diretto al cuore, schivato con maestria dall'anziano, che dimostrava ora una forma atletica non indifferente, che con un preciso colpo sulla mano del giovane, fece si che la lama elfica cadde a terra.
        “ Questa lama resta qua dato che è mia “ precisò sogghignando di gusto Kira, leggendo la confusione negli occhi del giovane.
        Intanto Largitor ricorse ai rimedi: “ In por Ytem” disse, scagliando una freccia infuocata verso il suo amico Gorion, dato che solo quello era il modo per liberare un uomo dalla maledizione della paralisi, ferendolo.
        Un gemito uscì dalle labbra del vecchio, che velocemente urlò “ Andiamo via, è una trappola!” indicando poi verso il corridoio nero: da lì stavano giungendo in carica una decina di demoni simili al loro primo avversario...
        Lo sguardo di terrore di Largitor fu esauriente.
        “ AUGUS LUMINUS “ urlò Elessar.
        Il giovane senti il suo corpo quasi bruciare, dato che le sue carni vampiriche rigettavano quella divina forza del bene.
        Poi una luce abbagliante investì in pieno Kira, intento a castare un' altra delle sue maledizioni...
        “ Nooo” imprecò poi il mago, che vide sgattaiolare lontano il giovane che urlò: “ Largi, il cancello nero lì “ indicando la nera porta posta qualche metro sopra dove la sconsacrata riva baciava il nero fiume, che ora pian piano sembrava sempre più agitato.
        I due si girarono, e in quel momento, che sembrò durare una vita, forse pochi millesimi di secondo, si tuffarono all'unisono dentro.

        Epilogo: l'alba di una nuova rovina
        Era una grigia giornata a Luna, Visara ascoltava il resoconto dei tre...se quella notizia era vera, tutti quegli esseri lì riuniti...
        Stava per accadere qualcosa...
        “ Shun Teziir vi ha donato la lama elfica” osservò l'anziana signora dei guardiani “i vostri interrogativi iniziano dall'antica piramide dei Cavalieri infernali. Io mi occuperò di allertare le autorità di Umbra e Luna, se ciò che avete visto è vero, siamo alla soglia di un cataclisma che vedrà coinvolti bene e male nella loro eterna lotta...
        “ La vostra missione ora va al di là dei confini di Malas, e come credo che sia, questa guerra arriverà ad invadere tutta Trammel ed Ilshear” osservò cupa l'antica Visara che congedò i tre pensierosa più che mai.


        “ L'oggetto posseduto non è di per se la ricchezza, ma è quello che hai vissuto per conquistarlo, la sua vera ricchezza. E' il ricordo del brivido che hai provato quando lo hai trovato....tutto il resto è pura materia.”
        Largitor Lucis.

        “ Bene e male sono due facce distinte di una stessa medaglia, un animo nobile non potrà mai avere la faccia della nera medaglia, ma può oscurarsi e sporcarsi se del grigio sapore della morte si nutre”
        Elessar Il Guerriero Grigio.

        “ Una vita di certezze può essere annullata da un solo battito di ciglia, ed è pur vero che ogni battito di ciglia ed ogni respiro sono in sè una vita degna di essere vissuta."
        Gorion o Shira Di Luna.



        Fonti:
        Antica Biblioteca di Luna
        Libreria dei Cavalieri Infernali: Libro Guerre e Rovine.
        Ultima modifica di Shun; 03-04-2012, 20:22.


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        • #5


          La città nel cielo

          Vi fu un tempo in cui le terre di Malas erano molto diverse da come le conosciamo ora.
          Anche se molti la definiscono una leggenda, la Magnifica Isola volante di Malas è esistita veramente.
          Dal basso appariva come un gigantesco diamante di roccia e terra che fluttuava in aria, con le sue scale di marmo che ne scendevano i fianchi. La parte superiore era una incantevole distesa erbosa e fiorita, macchiata da verdi boschi e solcata da fiumi di cristallo verde che scintillavano alla luce del sole. Era possibile scorgervi creature fantastiche come il pegaso argenteo: un grande cavallo dal manto di finissimi fili di argento, con un corno dorato e ali che sembravano di cotone.
          Al centro dell'sola sorgeva maestosa su di un altipiano la città dei minotauri: "Minostad". Un'incantevole città costituita da edifici eleganti in marmo rosso e bianco, giardini dipinti, fontane spettacolari. Enormi bastioni fortificati ornati da sculture e colonne la contornavano e proteggevano.
          I Minotauri che la abitavano erano esseri dalle fattezze taurine dediti alla pace, un popolo di artisti, pensatori, maghi che utilizzavano e condividevano le loro arti per il beneficio comune. Erano alleati di Lord British con il quale avevano scambi socio-culturali e commerciali. Amava chiamarli "i geni volanti" e non di rado veniva ospitato dalla famiglia reale che aveva fatto costruire un palazzo "degli ospiti" solo per lui.
          Il grande tesoro di Minostad era il wirl-Tao: l'oggetto più curioso mai apparso su tutta Sosaria. Era una sfera di cristallo unica nel suo genere, trasparente, dove all'interno si potevano vedere due fluidi distinti ruotare vorticosamente e continuamente senza mai mescolarsi, uno era luce bianca abbagliante, l'altro era ombra nera, scuro come la notte.
          L'oggetto era per definizione "l'artefatto del moto perpetuo", l'oggetto dell'eterno equilibrio delle forze. Con il suo continuo movimento generava costantemente l'energia che permetteva all'isola di flutturare in aria, ne illuminava le lampade e i lampioni delle strette vie, manteneva vivi i fuochi dove scaldarsi e cucinare. Riscaldava gli specchi d'acqua dolce, e raffreddava il grande ghiacciaio, fonte inesauribile di acqua per gli abitanti di Minostad.
          Il wirl-Tao era il tesoro dal quale dipendeva questo incantevole microcosmo. Era custodito gelosamente dalle guardie della famiglia reale dei Minotauri, nel bastione centrale che aveva mura spesse quattro tile.
          L' enorme isola volante di Malas quindi aveva un potenziale bellico inimmaginabile: anche se non raggiungeva grandi velocità poteva sorvolare interi eserciti, lontano dalla gittata delle armi e attaccare il nemico dall'alto. Praticamente irraggiungibile da assalti. I Minotauri erano consapevoli che, se fosse caduta nelle mani sbagliate, sarebbe potuta diventare l'arma risolutrice di qualsiasi guerra.


          Un giorno arrivò un messaggiero alla corte di Lord British con un'impotante notizia dalle truppe di avanposto di Compassion: Blackthorn stava costruendo uno strano edifico non lontano dal suo castello. Sembrava emanare elettricità da una grande colonna posta al centro. Da anni, segretamente, gli ingegneri di Blackthorn stavano studiando un enorme magnete a carica negativa con lo scopo attirare a se la città nel celo di Malas sfruttando la carica positiva del wirl-Tao.
          Troppo lenta fù la reazione di British, quando tutto parve chiaro, armò e fece partire il suo esercito alla volta di Compassion, ma il grande magnete aveva già attirato l'isola che ora era posata immobile sopra il power core. L'ersecito di Blackthorn iniziò l'assedio, risalendo le scalinate e si accamparono in varie zone sulle distese erbose.
          Ma vi fu l'imprevisto. Quello che gli ingegneri di Blackthorn non avevano calcolato. Dopo qualche ora dall'assedio vi fù la grande esplosione: il twirl-tao, attirato dal magnete, era penetrato all'interno dell'isola e schiacciato dalla pressione esplose.
          I fluidi fuoriuscirono violentemente con una enorme onda d'urto che distrusse gran parte di Minostad e spezzò l'isola in due parti, sparpagliando le macerie attorno. L'enorme energia scaturita si propagò in due direzioni opposte : La luce invase la metà a nord dell'isola dove trovò una parte dell'esercito assalitore. Uomini e luce si fusero, nacque così Luna e i suoi paladini, in grado di affiancare all'arte della spada l'enorme potere della sacra luce.
          L'energia negativa si abbattè sulla metà meridionale dell'isola soggiogando le menti di un altro drappello di soldati che fonderanno Umbra. Con il potere acquisito diventeranno maestri della magia nera, in costante contatto con il mondo dei morti e delle tenebre.
          Ma non è tutto, questa parte negativa del wirl-Tao si insidiò nei cunicoli di antiche catacombe fuori le mura di Minostad, strisciando per secoli, nutrendosi di anime dannate fino ad evolversi in quello che oggi conosciamo come il Dark Father.

          L'energia scaturita dall' esplosione ebbe effetti anche sulle creature che ne popolavano le distese erbose e i verdi boschi: scisse in due animali distinti il sacro Pegaso, nacquero così il nero e malvagio Nightmare di Umbra e il bianco e mite Unicorn di Luna. Oggi possiamo ammirare come appariva il sacro Pegaso grazie a le statuette che lo ritraggono, sparse per Sosaria, nelle botteghe degli scultori o nelle case dei collezionisti, preziosi reperti superstiti del disastroso evento.
          Qualche traccia è rimasta anche dei favolosi fiumi di cristallo verde sull'isola, ormai dei deserti luccicanti.

          Della favolosa città di Minostad e dei suoi palazzi ne resta solo un piccola parte, smembrata e spenta: un intrigo di rovine conosciuto come Labirinth, diventato rifugio degli ultimi Soldati reali superstiti che ancora difendono streguamente questo posto continuando a chiamarlo "casa".

          Perdendo il suo cuore Malas non riuscì più a mantenersi in volo stabile, uscendo dall' atmosfera e ora inerme, vaga nello spazio destinata a essere eternamente divisa, eternamente contesa tra bene e male.
          Ultima modifica di nikorobin80; 11-04-2012, 11:52.

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          • #6
            bell'iniziativa! avrei voluto dedicare più tempo alla mia creazione ma me ne sono accorto tardi ahimè... beh spero vi piaccia, si intitola "ricordi di un bardo eremita". buona lettura!



            Ricordi di un bardo eremita

            Lasciando Umbra
            Era passato solo qualche secondo, pochi passi di distanza dal ponte di Umbra, ma l’aria già sembrava più sana. Non mi era mai piaciuta quella città e avrei fatto volentieri a meno di passarci, ma era una meta fondamentale del mio viaggio. Fortunatamente la prossima città da visitare sarebbe stata tutta un'altra cosa. Ricordo ancora le mura dorate di Luna, la gente che chiacchierava, vecchi amici che si ritrovano e nuove compagnie pronte per partire all’avventura. Ormai erano passati più di dieci anni da quella volta… chissà se il tempo aveva cambiato quell’atmosfera.
            Qualche altro passo e prese a nevicare. La neve ormai era parte integrante della vita su Sosaria. Dall’arrivo degli elfi sulle nostre terre pareva che la natura si fosse ribellata coprendo tutto il continente con uno strato di gelo perenne. Si è persino arrivati al punto di ridisegnare le mappe, per evidenziare quali dei vecchi percorsi erano ancora agibili e quali invece erano diventati troppo pericolosi. Nel continente di Malas tuttavia una cosa restava fissa, il caldo torrido del deserto di umbra, e questo viaggio mi ci porterà molto vicino. Lungo la strada, le case cominciarono a diradarsi, gli alberi morti della foresta corrotta fecero spazio a pianure assolate e distese d’erba. Sì, l’aria ora era sicuramente più sana.
            Il sentiero proseguì a lungo i bordi del deserto. Per proseguire verso Luna avrei attraversato le Montagne Spezzate, l’ingresso della grotta che portava oltre l’abisso già si vedeva in lontananza ma mi dovetti fermare per la notte. Questo punto della terra è infestato dagli orchi, e generalmente questi ultimi non tollerano menestrelli che passeggiano per le loro foreste, magari la mia musica sarebbe servita a tenerli calmi. Trovai un posto tranquillo dove stendere il mio sacco a pelo, sotto ad un albero in una piccola radura. Avevo del cibo con me ma mi sentivo ancora abbastanza nauseato dalle pozioni che ribollivano nei calderoni dei negromanti di Umbra. Ho sempre odiato quella città. Speravo che la sosta durasse molto meno, ma chi poteva aspettarsi che il moongate si fosse danneggiato? Cosi dovetti fermarmi a dormire per una notte all’ostello locale… se fosse possibile dormire in mezzo a urla e versi minacciosi, ma l’idea di dormire nella foresta li intorno mi allettava ancora meno.
            Per togliermi il pensiero degli ultimi giorni dalla testa, presi la mia arpa e suonai, accompagnato dai suoni della natura attorno a me finché il fuoco si spense e finché con calma, il sonno prese il sopravvento.

            I monti spezzati
            L’indomani partii alle prime luci dell’alba. Prima di lasciare definitivamente la foresta per incontrare le rocce, mi fermai a raccogliere un po’ di legna per fabbricare una torcia rudimentale. Se la fortuna era dalla mia parte, sarei riuscito a evitarmi di attraversare il passaggio oltre l’abisso nel buio più completo. Lungo la strada iniziai a suonare una melodia pacifica, non la solita per tenere a bada gli animali, ma una canzone più antica che ero a usare molto tempo prima. All’inizio ebbi qualche problema a ricordare le parole ma alla lunga riuscii a ricomporla tutta. Gli orchi dal loro accampamento sul primo sembrarono non accorgersi della mia presenza, poi un piccolo gruppetto si avvicinò come per bloccarmi la strada ma a una ventina di metri dal sentiero si fermarono, come incantati dal suono dell’arpa e stettero lì in attesa che io passassi, seguendomi con gli occhi, ma senza dare segni di aggressività. Quella era la mia arte. Quella era la mia abilità. Cosa può un uomo che non eccelle in forza fisica o destrezza, incapace di usare la magia, e con scarse doti di mercato in questo mondo cosi rude? Tutto ciò che possedevo era la mia musica, e con quella vincevo le mie battaglie.
            Il passaggio attraverso i Monti Spezzati era vuoto. Un tempo era stato un punto di ritrovo per i minatori data la posizione tra le due principali città di Malas, e spesso capitavano scontri con il vicino accampamento degli orchi. Accesi la torcia per controllare meglio. La visibilità non era delle migliori, ma almeno sembrava non ci fossero creature pericolose in vista, non sarebbe stato necessario suonare durante l’attraversata.
            Dopo un paio d’ore di camminata nelle ombre della miniera, la luce del sole all’esterno sembrava più luminosa di quanto in realtà non fosse. L’attraversata era durata più del previsto, avevo sì e no un paio d’ore prima che calasse la notte, dovevo trovare un posto in cui accamparmi. Stavo quasi per fermarmi a preparare il campo per la notte quando una sagoma familiare apparve lungo la strada. Mi avvicinai per vedere meglio. Era un edificio su due piani in mattoni grigi, circondato da una staccionata, nel cortile si poteva notare un pozzo e il necessario per accogliere una mezza dozzina di cavalli. Sarebbe potuta passare come una villa che si rispetti se non fosse stata coperta dai rampicanti, parte del tetto era crollata e si notavano dei rami di qualche pianta uscire dalle finestre dei piani superiori. Anche il giardino all’esterno era trascurato, erbacce e piante infestanti avevano ormai coperto quasi tutta la stalla. Quello doveva essere l’ostello di Mezza Via, il punto di ritrovo tra le due città in cui i mercanti facevano gli scambi, i viaggiatori riposavano ed i guerrieri prendevano una pausa dalle loro avventure. Almeno lo era stato una decina di anni fa, prima che partissi, adesso il posto sembrava disabitato da un secolo. Vedere quel posto di cui avevo tanti bei ricordi in quelle condizioni mi metteva tristezza, alla fine non ebbi il coraggio di entrare e mi accampai di nuovo all’aperto.

            Un compagno di viaggio
            La mattinata successiva mi rimisi in viaggio ma nulla successe fino all’ora di pranzo. Mi ero fermato nei pressi del ponte di marmo bianco che mi avrebbe condotto in prossimità di Luna a consumare un pasto a base di pane, formaggio e quel che restava della mia scorta d’acqua. Restare senz’acqua sarebbe stato di certo un problema ma la città non era poi così tanto lontana, mi sarei rifatto alla taverna la serata stessa. Stavo giusto raccogliendo le mie cose quando mi accorsi di non essere da solo, qualcuno si stava avvicinando dalla foresta. Era un uomo, di mezza età a giudicare dalla barba che cominciava a schiarirsi, portava una tunica da monaco azzurra piuttosto logora con il cappuccio calato sulla testa, un mantello in tinta e teneva uno scudo in spalla. Nell’altra mano stringeva un libro da mago. Dopo giorni di silenzio, non potevo trattenermi dallo scambiare qualche parola con un altro essere umano quindi raccolte le mie cose gli andai incontro.
            -Salve messere, sa dirmi se la città di Luna è da queste parti? – conoscevo già la risposta, ma era un buon pretesto per cominciare la conversazione. Lo sconosciuto all’udire della mia voce alzò la testa e si tolse il cappuccio. Mi squadrò da testa a piedi prima di rispondere.
            -è insolito trovare qualcuno in queste terre ormai sperdute, si, Luna è avanti in quella direzione, proprio oltre al ponte. Se mi è permesso chiedere, come mai viaggiate a piedi? – sembrava seriamente incuriosito.
            - la stessa domanda potrebbe valere per voi. –ribattei.
            - ha ha ha! Giusta osservazione! Purtroppo il mio cavallo non è sopravvissuto alla battaglia, e non ho abbastanza energie per spostarmi usando la magia quindi… beh camminare è meglio che stare li ad aspettare che passi il tempo non trovate? Voi dunque come mai siete a piedi?
            - sono un cantastorie, il mio viaggio mi ha portato nella città di Umbra e purtroppo ho scoperto tardi che il moongate li è stato danneggiato quindi non sono più stato in grado di tornare indietro.
            - un cantastorie? Sul serio? Sono anni che non ne passano per di qui… La gente di Luna è cambiata, ma lo vedrete voi stesso, la città non è lontana.
            Ci rimettemmo in viaggio attraversando il bianco ponte di marmo. Oltre il ponte si cominciavano già ad intravvedere le prime case, una volta la città era così popolare che tutti volevano abitarci vicino e quei pochi che avevano la fortuna di possedere una casa all’interno delle mura di recinzione affittavano stanze per cifre da capogiro. Ora le case erano diminuite, molte erano state abbandonate e lasciate cadere in rovina, diventando parte della natura stessa e ora ospitavano la flora e la fauna locali, altre erano state rase al suolo, probabilmente per riutilizzarne i materiali altrove. Era pomeriggio inoltrato quando mi accorsi che all’orizzonte già si potevano vedere le mura dorate della città e lo stadio di bagball sulla sinistra del sentiero, ormai anche esso abbandonato. All’epoca era uno sport molto seguito, i giorni delle partite la gente arrivava da città lontane per scommettere sui risultati o per seguire la propria squadra. Ma eccoci finalmente giunti alla porta sud della città.
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            • #7
              Luna
              Gli edifici nella fascia interna delle mura erano sfarzosi come al solito, a quanto pare vivere all’interno delle mura era ancora un privilegio. Alcuni degli edifici erano molto familiari, non proprio identici a come li ricordavo, ma era bello sapere che qualcosa di quei tempi era ancora in piedi. Davanti alle varie case i mercanti esponevano la propria merce, peccato che ci fosse poca gente in giro per far compere. Un altro dettaglio che mi saltò agli occhi erano le tuniche. Quasi tutti giravano con queste tuniche da monaco col cappuccio calato sulla testa, doveva essere la moda del momento…
              All’entrata del centro cittadino la città si presentò come me la aspettavo, gli ammaestratori di animali sostavano in stalla con le loro creature, era stato aggiunto li vicino un banco in cui un uomo, anch’esso incappucciato, batteva degli oggetti ad asta. Subito a sinistra dell’ingresso era stato aperto un moongate.
              -Il moongate è stato spostato all’interno delle mura per comodità.- disse il mio silente compagno di viaggio, non aveva aperto bocca per tutto il tragitto dal ponte fino a qui, tanto che mi ero quasi dimenticato della sua presenza.
              - noterete che ora come non mai, le tradizioni sono andate perse e tutto è visto solo per la sua utilità. La gente di Luna è concentrata solo sul mercato per portare avanti i propri affari, i guerrieri per soddisfare le richieste di qualcun altro e non più per la gloria e l’onore.
              Mentre parlavamo eravamo ormai giunti alla banca, si udivano i fabbri battere sulle loro incudini mentre nella stanza accanto i sarti erano indaffarati nel solito taglia e cuci. Mancava qualcosa però, non si sentivano voci, nonostante fosse piena di rumori la città suonava insolitamente vuota.
              -Non sono effettivamente qui- continuò il viaggiatore, come per rispondere ad una mia domanda silenziosa –il loro corpo va avanti a lavorare ormai per abitudine, ma le loro menti sono altrove, per chi ancora ne ha una. La città va avanti come una fabbrica, gli artigiani di una volta che mettevano l’anima nel proprio lavoro non si vedono più in giro. Le cose sono fatte perché vanno fatte e non perché si vogliono fare, con il tempo anche le chiacchiere e il buon umore hanno lasciato questa città.
              -Una storia triste, e io che speravo che la città che ho tanto amato in passato potesse farmi rivivere qualcuna delle vecchie emozioni… -
              Come per un riflesso incondizionato, le mie mani cercarono l’arpa che avevo riposto nella sacca. La musica mi portava sempre conforto quando ero triste. Mi sedetti sul lato della gradinata come per abitudine, da giovane avevo passato tante ore in quel posto a suonare. La musica venne da sé, come spesso mi succedeva le dita pizzicavano le corde in un modo quasi automatico, ma la melodia non era la stessa di sempre ne qualcosa di nostalgico. Era una canzone triste, il suono stesso dell’arpa sembrava diverso, come se anche essa sentisse le mura della città piangere e volesse compatirle. Quando ebbi finito di suonare mi accorsi che nulla intorno a me era cambiato, nessuno si era fermato ad ascoltare, nessuno si era girato a guardare. Tutti continuavano a fare le loro cose come se nulla importasse. Tutti tranne il viaggiatore sconosciuto che aspettava, appoggiato alla colonna in parte a me.
              -se posso, gradirei ascoltare un'altra canzone menestrello- chiese gentilmente, senza distogliere lo sguardo dal moongate.
              -cosa volete ascoltare?-chiesi.
              -qualcosa che ricordi i vecchi tempi, quando la città aveva ancora un anima-
              Sapevo cosa suonare, era una canzone allegra e spensierata, all’epoca era quasi una moda per i bardi di luna suonarla, tanto che tutti quelli che passavano di qui potevano dire di averla sentita almeno una volta. L’esecuzione del pezzo prese tutta la mia attenzione tanto che alla fine quasi mi stupii di non vedere più lo sconosciuto appoggiato alla colonna al mio fianco. Si era spostato più avanti verso al gate, il cappuccio della tunica azzurra calato sugli occhi, in parte a lui vi era un guerriero con una tunica color sangue ed un altro mago in viola. Sembravano essere gli unici ad aver ascoltato la mia esibizione. Quando mi avvicinai il guerriero mi rivolse la parola.
              -grazie menestrello per la canzone, è bello sapere che c’è ancora qualcuno che dà un valore all’arte.-
              -andiamo abbiamo già perso troppo tempo qui, non possiamo permetterci di fare tardi, abbiamo una missione da compiere - commentò il mago con la tunica viola, nel mentre agitò le mani ed un gate rosso apparve a pochi metri da lui. I tre si avviarono per il gate quando ad un certo punto lo sconosciuto dalla tunica azzurra si voltò come sul punto di salutare ma non disse niente, come se stesse valutando qualcosa. dopo qualche secondo l’ombra di un sorriso apparve sul suo volto.
              -credo che anche tu voglia venire con noi, forse vedrai qualcosa di cui potrai narrare nelle tue canzoni, e con un po’ di musica il viaggio potrebbe sembrare meno noioso- disse, poi si voltò e raggiunse gli altri davanti al gate. A quel punto mi accorsi che anche gli altri due si erano voltati a guardarmi. Mi stavano aspettando. Il mio corpo si mosse. Seguire un gruppo di sconosciuti nelle terre di Fellucca sarebbe stato pericoloso, potevano essere briganti o persino assassini, avrebbero potuto condurmi in una trappola o tra le fauci dei draghi ma qualcosa nel loro atteggiamento mi convinse a seguirli. Sembrava che avessero qualcosa per cui lottare
              -forse si, potrebbe esserci qualcosa di interessante nel vostro futuro, verrò con voi – e seguii i 3 attraverso il portale rosso, l’arpa ancora stretta nelle mie mani. Qualunque cosa ci fosse stato dall’altra parte, lo avrei combattuto come sapevo fare, non con spada e scudo, non con la magia. Con una musica forgiata dai ricordi di un mondo passato, e dalle speranze per un futuro migliore.
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              • #8
                Non so se sia ancora aperto, volevo postare ma il forum era andato down.
                Io lo metto al massimo vi leggete un racconto anche se non sono bravo a scrivere ^^


                Metamorfosi di un worker


                Tanto tempo fa prima della colonizzazione di Umbra, quella terra era conosciuta come il paradiso stellato poiche era una terra ricca di risorse e piena di giovani avventurieri in cerca di ricchezze. La storia narra di un giovane worker di nome Nick che, spinto dall’ avidità, parti alla ricerca di fortuna lasciando l’ appena fondata Luna per andare a stabilirsi nel deserto di Umbra e mettere su un impresa di minerali. Il giovane lavorava senza sosta ma purtroppo non riusiva ad arricchirsi come desiderava e questo lo faceva arrabbiare e, iniziava, sempre di più a disprezzare quei giovani paladini che nel frattempo avevan eretto una maestosa città con un economia sempre piu ricca e stabile, facendo invidia a quei poveri esploratori partiti per cercare fortuna e tornati in città poveri, la cui unica fonte di rendita era fare i mendicanti in modo tale da ricevere un po di soldi per comprare qualche pezzo di pane. Nick oramai aveva finito i soldi e non poteva permettersi neanche gli strumenti che gli servivano per andare a scavare nelle miniere cosi, spinto dalla fame inizio un pelegrinaggio in cerca di qualcosa che lo potesse aiutare. Dopo giorni di cammino si imbattè in un giovane mago venuto da una città chiamata Magincia che gli insegno qualche magia di base della loro scuola. La prima magia che imparò fu Create food e, grazie a questa,. Nick potè mangiare e capì pure che,aumentando i suoi poteri, sarebbe potuto diventare fortissimo riuscendo cosi a uccidere le creature e procurarsi oro e potenziamenti. Quando diventò più pratico con la magia capi di poter dventare ricco pian piano uccidendo i mostri che popolavano quelle lande e, nel frattempo, avrebbe potuto mettersi alla prova e aumentare il suo potere magico.
                Ma la sua sete di potere non aveva limiti e per diventare piu forte, decise di mettersi in viaggio per cercare di trovare un libro di magia nera, da cui aveva sentito parlare dal giovane mago e che, secondo le leggende, i paladini avevan nascosto in una piramide dimenticata per paura che qualcuno potesse trovarlo e usarlo per dominare l’ intero continente. Il giovane si mise alla ricerca e dopo anni passati nel deserto risucì a trovare la piramide e, soggiogando il protettore del libro (la sfinge), riusci a impossessarsi del libro. All’ inizio il giovane mise alla prova i suoi nuovi poteri creando un esercito di non morti che lavorassero nelle miniere e nei boschi, in modo da poter aver i materiali per riuscire a far ereggere una città in sua memoria, che manifestasse la sua grandezza e la sua potenza e, in pochi mesi, fondò Umbra . Quella città veniva guardata male dai paladini che, eran sempre più preoccupati dal potere di Nick e dalla diffusione della necromanzia.
                Il capo dei paladini di allora, decise che era ora di eliminare quella città stregata di notte con un attacco a sorpresa. Quella notte tutte i paladini della città partirono e si radunarono sul lungo ponte bianco che unisce la zona di Luna con la zona di Umbra, in breve tempo raggiunsero la città di Umbra dove Nick fu sorpreso di vedere tutti quei paladini radunati.
                Il giovane,pur avendo grandi possibilità di vittoria contro i paladini, decise di lanciare un potente incantesimo a costo della sua vita, in modo da creare una barriera sulla città per proteggerla in eterno e che tutti potessero ammirare la magnificenza di quella città e, attraverso essa, ricordare Nick.
                Quello stesso giorno il giovane allievo di Nick, turbato dalla perdita del maestro, decise di fare un patto con i paladini. Il trattato stipulato contemplava due punti fondamentali che tutt’ ora sono rispettati: il primo prevedeva che i necromanti potessero rimanere a Umbra e far loro la città; il secondo che le loro magie più potenti venissero sigillate assieme al cadavere del loro scopritore.
                I paladini chiamarono quell’ accordo il trattato di Doom e, in onore di questo, fu eretto un dungeon fuori Umbra, dove si dice, vi sia anche sepolta la tompa di Nick assieme a quelle magie, protette dai mostri più potenti conosciuti allora.

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                • #9
                  *** termine iscrizioni aggiornato al 12 aprile ***

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