Ed eccoci qui con il BG della mia amata gilda, ke non poteva assolutamente mancare! ^^
Premetto che questa storia non l'ho scritta io, ma un nostro gildato che attualmente non gioca più! E' passato tanto tempo e ho pensato di farvela leggere (sto anche scrivendo il continuo ^_-)
Grazie Neclord!
Molti anni fa, vicino alla capitale del regno degli uomini, si ergeva un piccolo villaggio di nome "Villa delle Rose". Questa località, accessibile solo percorrendo uno stretto sentiero di montagna, era un piccolo agglomerato di casupole immerse nel verde. Tutt'attorno al villaggio si ergevano maestose le montagne che separavano il regno di Britannia dal principato di Minoc.
Così come suggerisce il suo nome, Villa delle Rose era un giardino botanico in tutto e per tutto e faceva sfoggio dei suoi colori e dei suoi profumi a tutti i viaggiatori che la visitavano.
In questo piccolo paradiso viveva Lain, una giovane ragazza dai lunghi capelli castani. Una timida creatura figlia di un alchimista che svolgeva anche la funzione di Sindaco della cittadina.
Lain viveva nella più sfarzosa e colorata dimora di tutta la zona e spendeva le sue giornate principalmente passeggiando lungo i sentieri fioriti, studiando i comportamenti degli animali e litigando con il fratello. Quest'ultimo, irrequieto e coraggioso giovincello di provincia, aveva ben presto abbandonato il suo nome di battesimo per adottare quello che più gli si addiceva, Chaos.
Mentre Lain era ancora affascinata da libri e studiosi d'ogni sorta, Chaos aveva lasciato alle sue spalle il suo passato da scolaretto irrequieto per inseguire il suo sogno di ricevere l’investitura di cavaliere. Così facendo in pochi anni, con la supervisione del padre e il rigido addestramento dello zio, era diventato Guardia d'Elite del paese.
A molte leghe da quella regione, precisamente a Luna, la città dell'Ordine, un lesto comandante delle legioni magiche guidava i suoi uomini nel fragore di una battaglia. Il suo nome era Leaf, mago di corte e ministro della difesa.
Era in corso un assedio da parte dell'esercito degli orchi provenienti dal deserto meridionale. Il numero dei nemici era nettamente superiore a quello degli umani, ma la strategia militare messa in atto dalla città di Luna era decisamente meglio articolata.
Leaf ordinò ai suoi uomini di evocare elementali della terra, la cui resistenza fisica si dimostrò vincente contro le frecce nemiche che divennero del tutto inefficaci contro la dura corazza elementale.
L'orda del sud, così era chiamata l'armata degli orchi delle sabbie, decise allora di passare alla fase conclusiva del loro assedio. Si scagliarono tutti contro le porte della città, guidati in testa da due arieti infuocati. Ma la difesa di Luna era tutt'altro che una semplice accozzaglia di maghi da strapazzo. Nugoli di frecce magiche, fulmini, sfere infuocate e lance furono scagliate dalla sommità della torre più alta, quella che sovrasta tutta la città, la leggendaria "torre delle otto Virtù". Dai fianchi del nemico sbucarono all'improvviso due reparti di cavalleria dotati di lunghe lance color perla, le famose "Luna Lances", le quali decimarono i fianchi del nemico separando di fatto l'esercito in due parti. La parte anteriore, quella situata davanti alle mura della città fu investita da fiamme che sembravano provenire dall'inferno stesso, mentre la parte posteriore, approfittò della confusione per una ritirata massiccia verso il bianco ponte che conduce al deserto.
Mentre il campo di battaglia si stava svuotando, i primi avvoltoi e soccorritori facevano la loro comparsa nel paesaggio devastato dalla guerra.
Leaf uscì dalle mura per andare a salutare i compagni morti valorosamente per la difesa di Luna. Un paesaggio desolato, dove l'odore di morte era nauseante e dove perfino il cielo sembrava macchiato di sangue. Leaf fu incuriosito da un uomo a terra che sofferente sembrava contorcersi prima di esalare l'ultimo respiro. Gli si avvicinò, lo prese fra le braccia e cercò di confortarlo. Il poverino aveva ancora qualche minuto di vita, dilaniato dalle frecce e senza una gamba. Prima di morire però diede a Leaf uno strano oggetto che emanava un'insolita luce sussurrando solo tre parole: "Villa delle Rose...". L'oggetto era una collana, fatta d'argento e che terminava con una pietra a goccia che emanava un bagliore magico.
Leaf, molto provato da quest'esperienza e esausto dalla battaglia si ritirò nelle sue stanze e si distese sul candido letto. Sebbene la stanchezza non gli dava nemmeno la forza di reggersi in piedi, quella notte non riuscì a chiudere occhio.
L'indomani mattina, esausto e provato dalla notte insonne, si diresse nelle biblioteche reali e iniziò a consultare tutti i libri di magia che gli capitavano a tiro. L'oggetto che quell'uomo, del quale non sapeva nemmeno il nome, gli aveva affidato, aveva qualcosa che lo incuriosiva e lo turbava allo stesso tempo.
Passò due interi giorni dentro alla biblioteca, cercando affannosamente qualche indizio che collegasse quell'oggetto alle parole pronunciate da quell'uomo, "Villa delle Rose".
Dopo due giorni, senza mangiare e dormire, Leaf uscì distrutto dalla biblioteca e si diresse verso le sue stanze molto deluso. Mentre attraversava la via maestra della città ascoltava il fastidioso stillare dei mercanti che popolavano i sobborghi ogni mattina. Uno di loro stava vendendo dei fiori e Leaf fu attirato da un cartello che questo mercante aveva esposto. Il cartello, sebbene scritto in qualche dialetto regionale, diceva pressappoco così: "200 monete per 5 semi di ciliegio! Direttamente dalla Villa delle Rose".
Molto sorpreso Leaf si avvicinò al mercante e gli chiese il significato preciso di quel cartello. Grande fu lo stupore del mago quando apprese che Villa delle Rose era una località situata nel regno di Britannia.
La notte stessa, con indecifrabili ore di sonno arretrato, Leaf partì alla volta del piccolo villaggio sperduto insieme ai suoi fedelissimi soldati, Elparis, Elminster, Vincent e Gatsu.
Nel frattempo, nella regione settentrionale del regno di Britannia, precisamente nella città di Yew, si stava tenendo la festa elfica del solstizio di primavera. Un'incantevole cerimonia di danze e banchetti in onore di Elendhil, la sacra luce elfica. In questo tripudio di regalità e stile vi era anche un umana, una di quelli che si possono definire "amiche degli elfi". Il suo nome era Poison e la sua vera identità è ancora sconosciuta agli storici. Alla fine dell'evento la donna fu convocata nel tempio delle stelle, la sala del trono elfico.
Una lunga conversazione si dilungò lungo le ore che separavano la notte dall'alba. Alla fine di questo incontro fu affidato a Poison il compito di consegnare uno scrigno al tempio della Luna, un santuario mistico sperduto nei boschi di un villaggio umano del sud.
Il caso volle che quel villaggio si chiamasse "Villa delle Rose".
Una coincidenza che suona come un preludio di morte per chi è abituato a leggere leggende e racconti.
La mattina stessa Poison partì alla volta di quel villaggio che, pur essendo sconosciuto a molti, stava rapidamente diventando una meta turistica un pò troppo affollata.
Dopo cinque giorni di marcia frenetica, i cinque cavalieri di Luna giunsero alla volta di Villa delle Rose.
Avevano fatto affidamento a tutti i canali magici e sentieri rapidi che conoscevano per essere al più presto a destinazione. La sera era già calata e i cinque erano esausti.
Si accamparono nella locanda del paese, una confortevole taverna chiamata "La locanda dei Cinghiale Selvaggio". Seduti ad un tavolo a sorseggiare idromele, i cinque furono ben presto l'oggetto dell'attenzione dei paesani.
Ben presto il sindaco della città si fece avanti porgendo i suoi omaggi ai viaggiatori, ma essi furono più attratti dalla compagnia del gentiluomo. Lain aveva infatti accompagnato il padre nel dare il benvenuto agli stranieri, tradizione che sembrava non dispiacerle, non tanto quanto a Chaos che mal sopportava le smancerie e le formalità.
Lain e Leaf incrociarono lo sguardo, solo per un attimo, ma bastò per far imbarazzare i due che si voltarono entrambi dall'altra parte. Sbrigate le formalità il sindaco lasciò la locanda assieme alla figlia, mentre le frecciatine di Vincent e Gatsu prendevano posto nelle discussioni della tavolata. Dopo la cena gli ospiti della locanda si accomodarono nelle loro stanze, e giusto qualche istante prima di chiudere la sala da pranzo, sulla porta comparve una figura femminile avvolta in un mantello scuro, con tenui ricami elfici. Era Poison, che al galoppo di un destriero del nord era giunta a destinazione e si apprestava ad una notte di meritato riposo.
Un nuovo giorno stava sorgendo, vestito di un velo di rugiada e di un'alba quasi magica.
Poison non attese molto e si avviò verso il sentiero che conduce al tempio della Luna. Il suo incalzare non fu però solitario, infatti Leaf e i suoi uomini, insospettiti dalla presenza di un emissario elfico coincidente con la loro visita, si erano messi sulle sue tracce e ne studiavano ogni movimento. Giunta alla porta del tempio, Poison tolse il cappuccio che la copriva sfoggiando dei bellissimi capelli biondi. Neanche il tempo di fare un altro passo che una lama le si posò sul collo. Era la spada di Gatsu, braccio destro di Leaf.
Quest'ultimo intimò alla donna di dichiarare le sue intenzioni e i suoi affari in quella regione. La giovane non si fece di certo impressionare, con agilità disarmò Gatsu e fuggì all'interno del tempio. I cinque si buttarono all'inseguimento della donna e scomparvero nelle profondità del santuario.
Ad assistere alla scena, maldestramente nascosti su un ramo, c'erano Lain e Chaos. I due sbigottiti scesero dalle sommità dell'albero e iniziarono a discutere su quello che avevano visto.
Premetto che questa storia non l'ho scritta io, ma un nostro gildato che attualmente non gioca più! E' passato tanto tempo e ho pensato di farvela leggere (sto anche scrivendo il continuo ^_-)
Grazie Neclord!
GLI OCCHI DELL'ANIMA RISPLENDERANNO NELLE TENEBRE
Molti anni fa, vicino alla capitale del regno degli uomini, si ergeva un piccolo villaggio di nome "Villa delle Rose". Questa località, accessibile solo percorrendo uno stretto sentiero di montagna, era un piccolo agglomerato di casupole immerse nel verde. Tutt'attorno al villaggio si ergevano maestose le montagne che separavano il regno di Britannia dal principato di Minoc.
Così come suggerisce il suo nome, Villa delle Rose era un giardino botanico in tutto e per tutto e faceva sfoggio dei suoi colori e dei suoi profumi a tutti i viaggiatori che la visitavano.
In questo piccolo paradiso viveva Lain, una giovane ragazza dai lunghi capelli castani. Una timida creatura figlia di un alchimista che svolgeva anche la funzione di Sindaco della cittadina.
Lain viveva nella più sfarzosa e colorata dimora di tutta la zona e spendeva le sue giornate principalmente passeggiando lungo i sentieri fioriti, studiando i comportamenti degli animali e litigando con il fratello. Quest'ultimo, irrequieto e coraggioso giovincello di provincia, aveva ben presto abbandonato il suo nome di battesimo per adottare quello che più gli si addiceva, Chaos.
Mentre Lain era ancora affascinata da libri e studiosi d'ogni sorta, Chaos aveva lasciato alle sue spalle il suo passato da scolaretto irrequieto per inseguire il suo sogno di ricevere l’investitura di cavaliere. Così facendo in pochi anni, con la supervisione del padre e il rigido addestramento dello zio, era diventato Guardia d'Elite del paese.
A molte leghe da quella regione, precisamente a Luna, la città dell'Ordine, un lesto comandante delle legioni magiche guidava i suoi uomini nel fragore di una battaglia. Il suo nome era Leaf, mago di corte e ministro della difesa.
Era in corso un assedio da parte dell'esercito degli orchi provenienti dal deserto meridionale. Il numero dei nemici era nettamente superiore a quello degli umani, ma la strategia militare messa in atto dalla città di Luna era decisamente meglio articolata.
Leaf ordinò ai suoi uomini di evocare elementali della terra, la cui resistenza fisica si dimostrò vincente contro le frecce nemiche che divennero del tutto inefficaci contro la dura corazza elementale.
L'orda del sud, così era chiamata l'armata degli orchi delle sabbie, decise allora di passare alla fase conclusiva del loro assedio. Si scagliarono tutti contro le porte della città, guidati in testa da due arieti infuocati. Ma la difesa di Luna era tutt'altro che una semplice accozzaglia di maghi da strapazzo. Nugoli di frecce magiche, fulmini, sfere infuocate e lance furono scagliate dalla sommità della torre più alta, quella che sovrasta tutta la città, la leggendaria "torre delle otto Virtù". Dai fianchi del nemico sbucarono all'improvviso due reparti di cavalleria dotati di lunghe lance color perla, le famose "Luna Lances", le quali decimarono i fianchi del nemico separando di fatto l'esercito in due parti. La parte anteriore, quella situata davanti alle mura della città fu investita da fiamme che sembravano provenire dall'inferno stesso, mentre la parte posteriore, approfittò della confusione per una ritirata massiccia verso il bianco ponte che conduce al deserto.
Mentre il campo di battaglia si stava svuotando, i primi avvoltoi e soccorritori facevano la loro comparsa nel paesaggio devastato dalla guerra.
Leaf uscì dalle mura per andare a salutare i compagni morti valorosamente per la difesa di Luna. Un paesaggio desolato, dove l'odore di morte era nauseante e dove perfino il cielo sembrava macchiato di sangue. Leaf fu incuriosito da un uomo a terra che sofferente sembrava contorcersi prima di esalare l'ultimo respiro. Gli si avvicinò, lo prese fra le braccia e cercò di confortarlo. Il poverino aveva ancora qualche minuto di vita, dilaniato dalle frecce e senza una gamba. Prima di morire però diede a Leaf uno strano oggetto che emanava un'insolita luce sussurrando solo tre parole: "Villa delle Rose...". L'oggetto era una collana, fatta d'argento e che terminava con una pietra a goccia che emanava un bagliore magico.
Leaf, molto provato da quest'esperienza e esausto dalla battaglia si ritirò nelle sue stanze e si distese sul candido letto. Sebbene la stanchezza non gli dava nemmeno la forza di reggersi in piedi, quella notte non riuscì a chiudere occhio.
L'indomani mattina, esausto e provato dalla notte insonne, si diresse nelle biblioteche reali e iniziò a consultare tutti i libri di magia che gli capitavano a tiro. L'oggetto che quell'uomo, del quale non sapeva nemmeno il nome, gli aveva affidato, aveva qualcosa che lo incuriosiva e lo turbava allo stesso tempo.
Passò due interi giorni dentro alla biblioteca, cercando affannosamente qualche indizio che collegasse quell'oggetto alle parole pronunciate da quell'uomo, "Villa delle Rose".
Dopo due giorni, senza mangiare e dormire, Leaf uscì distrutto dalla biblioteca e si diresse verso le sue stanze molto deluso. Mentre attraversava la via maestra della città ascoltava il fastidioso stillare dei mercanti che popolavano i sobborghi ogni mattina. Uno di loro stava vendendo dei fiori e Leaf fu attirato da un cartello che questo mercante aveva esposto. Il cartello, sebbene scritto in qualche dialetto regionale, diceva pressappoco così: "200 monete per 5 semi di ciliegio! Direttamente dalla Villa delle Rose".
Molto sorpreso Leaf si avvicinò al mercante e gli chiese il significato preciso di quel cartello. Grande fu lo stupore del mago quando apprese che Villa delle Rose era una località situata nel regno di Britannia.
La notte stessa, con indecifrabili ore di sonno arretrato, Leaf partì alla volta del piccolo villaggio sperduto insieme ai suoi fedelissimi soldati, Elparis, Elminster, Vincent e Gatsu.
Nel frattempo, nella regione settentrionale del regno di Britannia, precisamente nella città di Yew, si stava tenendo la festa elfica del solstizio di primavera. Un'incantevole cerimonia di danze e banchetti in onore di Elendhil, la sacra luce elfica. In questo tripudio di regalità e stile vi era anche un umana, una di quelli che si possono definire "amiche degli elfi". Il suo nome era Poison e la sua vera identità è ancora sconosciuta agli storici. Alla fine dell'evento la donna fu convocata nel tempio delle stelle, la sala del trono elfico.
Una lunga conversazione si dilungò lungo le ore che separavano la notte dall'alba. Alla fine di questo incontro fu affidato a Poison il compito di consegnare uno scrigno al tempio della Luna, un santuario mistico sperduto nei boschi di un villaggio umano del sud.
Il caso volle che quel villaggio si chiamasse "Villa delle Rose".
Una coincidenza che suona come un preludio di morte per chi è abituato a leggere leggende e racconti.
La mattina stessa Poison partì alla volta di quel villaggio che, pur essendo sconosciuto a molti, stava rapidamente diventando una meta turistica un pò troppo affollata.
Dopo cinque giorni di marcia frenetica, i cinque cavalieri di Luna giunsero alla volta di Villa delle Rose.
Avevano fatto affidamento a tutti i canali magici e sentieri rapidi che conoscevano per essere al più presto a destinazione. La sera era già calata e i cinque erano esausti.
Si accamparono nella locanda del paese, una confortevole taverna chiamata "La locanda dei Cinghiale Selvaggio". Seduti ad un tavolo a sorseggiare idromele, i cinque furono ben presto l'oggetto dell'attenzione dei paesani.
Ben presto il sindaco della città si fece avanti porgendo i suoi omaggi ai viaggiatori, ma essi furono più attratti dalla compagnia del gentiluomo. Lain aveva infatti accompagnato il padre nel dare il benvenuto agli stranieri, tradizione che sembrava non dispiacerle, non tanto quanto a Chaos che mal sopportava le smancerie e le formalità.
Lain e Leaf incrociarono lo sguardo, solo per un attimo, ma bastò per far imbarazzare i due che si voltarono entrambi dall'altra parte. Sbrigate le formalità il sindaco lasciò la locanda assieme alla figlia, mentre le frecciatine di Vincent e Gatsu prendevano posto nelle discussioni della tavolata. Dopo la cena gli ospiti della locanda si accomodarono nelle loro stanze, e giusto qualche istante prima di chiudere la sala da pranzo, sulla porta comparve una figura femminile avvolta in un mantello scuro, con tenui ricami elfici. Era Poison, che al galoppo di un destriero del nord era giunta a destinazione e si apprestava ad una notte di meritato riposo.
Un nuovo giorno stava sorgendo, vestito di un velo di rugiada e di un'alba quasi magica.
Poison non attese molto e si avviò verso il sentiero che conduce al tempio della Luna. Il suo incalzare non fu però solitario, infatti Leaf e i suoi uomini, insospettiti dalla presenza di un emissario elfico coincidente con la loro visita, si erano messi sulle sue tracce e ne studiavano ogni movimento. Giunta alla porta del tempio, Poison tolse il cappuccio che la copriva sfoggiando dei bellissimi capelli biondi. Neanche il tempo di fare un altro passo che una lama le si posò sul collo. Era la spada di Gatsu, braccio destro di Leaf.
Quest'ultimo intimò alla donna di dichiarare le sue intenzioni e i suoi affari in quella regione. La giovane non si fece di certo impressionare, con agilità disarmò Gatsu e fuggì all'interno del tempio. I cinque si buttarono all'inseguimento della donna e scomparvero nelle profondità del santuario.
Ad assistere alla scena, maldestramente nascosti su un ramo, c'erano Lain e Chaos. I due sbigottiti scesero dalle sommità dell'albero e iniziarono a discutere su quello che avevano visto.
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