Premessa: Questa storia narra della nascita della Gilda Saurax's Tamers
LA RINASCITA DI UN GRANDE POPOLO
Prima della scoperta delle isole di Tokuno, nelle terre selvagge situate tra le miniere di Minoc e le campagne della potente Britain, si erigeva un villaggio, il quale era abitato da un popolo con inusuali capacità; ogni persona aveva l’abilità di interagire con animali, riuscendo a gestirli e sottometterli al proprio volere. Erano numerose le famiglie che vivevano in quel villaggio; il potere di governare le bestie variava da individuo ad individuo, ognuno di questi aveva le proprie tradizioni e i propri segreti nell'addestrare le creature selvagge.
Il popolo era composto in gran numero da pastori esperti ed era proprio per questo che tutti i villaggi limitrofi si rivolgevano ad essi per richiedere i migliori animali sia domestici che da allevamento; si riusciva sempre a colmare la grande quantità di domanda delle città circostanti mantenendo un livello di ricchezza alto.
Un popolo pacifico e legato a rispettabili principi di vita, infatti non riportava nessun nemico che avrebbe potuto turbare la quiete, almeno non ancora.
A quei tempi ero ancora un bambino, ero figlio di una delle famiglie agiate che faceva parte di quel popolo fin dalla nascita del villaggio. Amavo le foreste circostanti, gli animali che le abitavano e, anche se molte volte apparivano creature brutali come Orchi e Troll, potevamo contare sull'aiuto di possenti animali di indole benefica quali Ki-rin o Unicorni che subito venivano in nostro soccorso. Erano creature stupende trasferitesi dal mondo scoperto pochi anni prima, sembravano mandate dal divino per difenderci, ci avevano aiutato a costruire il villaggio e ci hanno sempre protetto.
Cambiò tutto con la scoperta di Tokuno, i popoli di quelle isole erano sempre pronti ad invadere ed occupare le città di Trammel e non passò molto tempo da quando toccò anche a noi subire un attacco dei migliori samurai; rimembro ancora ogni dettaglio della prima battaglia all’interno dei nostri confini; essendosi informati sulle capacità dei nostri protettori e avendoci spiato a lungo, credettero che, vedendo dei semplici pastori, essi erano la nostra unica arma di difesa, e quindi, si prepararono e ci attaccarono in pochi. Ma di un segreto non erano a conoscenza, dovettero misurarsi con qualcosa che li sorprese e sconvolse…
Una bella mattina un paesano ci avvertì dell'arrivo di questo pugno di samurai che si avvicinava al villaggio; i nostri genitori non sembravano affatto preoccupati del pericolo incombente e svolgevano il proprio lavoro normalmente anche se i guerrieri erano distanti poche ore.
Si diressero subito sicuri nelle foreste con un obbiettivo ben preciso: rendere inermi i suoi abitanti di modo che noi non avremmo potuto contare sul loro aiuto. Sentimmo in lontananza rumori di spade e versi di animali e poi, il silenzio. Da dietro gli alberi spuntarono tutti i dodici samurai ancora nel pieno delle loro forze e pronti all’invasione.
Quando questi arrivarono col sorriso sul volto come ad indicare la loro superiorità a confronto dei loro avversari, il generale scese da cavallo estraendo la spada, si diresse verso il capo del villaggio, gli si fermò dinanzi e si preparò a sferrare il primo attacco. Il capo del villaggio pronunciò un’ignota formula e il samurai sembrò paralizzato, urlò due semplici ma efficaci parole, accorse un dragone di un colore argenteo, si appostò dinanzi al nemico ed emise un forte lamento accompagnato da una potente fiamma del colore del sole, carbonizzando il samurai che si confuse col vento, lasciando cadere a terra l’inerme lama affilata. I samurai alla vista dell’accaduto si gettarono irosi all’attacco e a quel punto mia madre mi coprì gli occhi e disse “non sei ancora pronto ad assistere a ciò che accadrà”, nel frattempo sentii delle urla strazianti, ero quasi disgustato solo ad immaginare il brutale spettacolo; quando mia madre tolse le mani, vidi sei giganteschi dragoni, tre marroni, due rossi e quello argentato con ai loro piedi i corpi dilaniati senza vita dei samurai. Compresi allora il potere devastante del nostro popolo.
Si dedicò questa vittoria a Ki-rin e Unicorni che non si sono arresi e hanno dato la vita per noi. Non si seppe più nulla di quelle buone creature della foresta.
Negli anni a seguire non subimmo altri attacchi, ma la guerra continuò e molti di noi bambini e ragazzi, tra cui io, fummo mandati a Britain per essere più al sicuro, ognuno ebbe degli insegnamenti diversi: chi divenne mago, arciere, necromante, spadaccino. Io fui cresciuto da un mago, insieme a me c’erano anche Saurax, il nipote del capo villaggio, Alex, Milena e Kaede. Il nostro maestro era un anziano saggio con una folta barba perlacea, gobbuto e dall'aria innocua, lento nei movimenti e sempre accompagnato dal suo tomo. Liberava una strana aura che metteva tutti a disagio, aveva la facoltà di padroneggiare le così dette “parole del potere”. Era molto severo ed una delle sue frasi che non dimenticherò mai fu “un mago deve essere preciso oltre che potente, cauto oltre che scaltro”.
Gli anni passarono e alle persone che conobbi si aggiunsero Beskina, Svampy e Spartaco che ebbero insegnamenti differenti, ma tutti discendenti delle famiglie di quel villaggio. All'età di 26 anni, io e gli altri fummo portati in posti diversi per adempiere varie missioni. Passarono 4 anni prima che la guerra giunse al termine, il mio desiderio era quello di tornare al villaggio e portare con me la notizia che la guerra era finita, anche se non con poche perdite da parte della razza umana. Dopo una settimana di galoppo arrivai, ma dopo quasi quindici anni lontano dalla mia terra, le mie notizie avevano perso il loro contesto, ma non la loro attualità.
Scesi dal mio destriero, anch’esso sembrò turbato alla vista di quelle rovine, da quel fetore che si levava assieme alle ceneri e alle polveri di quelli che erano i miei compagni oscurando la luce del sole. Il villaggio era del tutto distrutto. La guerra per me non era finita veramente.
Raggiunsi la mia vecchi casa. A terra ancora i corpi ardenti di quelli che posso presumere fossero dei miei cari. Ancora non riesco a descrivere ciò che provai in quell’istante, un miscuglio di sensazioni tristi e cattive. Mi coricai dove prima c’era il mio letto e guardando il cielo pensai agli insegnamenti del capo villaggio “rendi onore al tuo destriero ed esso ti porterà verso grandi imprese. Poi ti riporterà a casa per raccontarle”. Era tutto finito, quel grande popolo scomparso, la mia famiglia distrutta e tutti i miei sogni svaniti, pensai di dover partire e lasciarmi tutto alle spalle con un senso di sconfitta e impotenza.
All'improvviso sentii dei rumori provenire alle mie spalle e nel girarmi rimasi abbagliato da una forte luce; alzandomi mi trovai dinanzi ad un uomo in sella ad un cavallo di fuoco e mi disse accennando un sorriso e con tono amichevole “non sai che l'eremita muore, il reietto muore, il lupo solitario muore. Solo quanti rimangono uniti sopravvivono questo mondo”. Mi avvicinai per scorgere uno squarcio del suo viso, era Saurax, da molti anni non lo vedevo e doveva essere un mago molto abile se nel frattempo è riuscito a scampare l’orrenda sorte che sorprese gli altri miei compagni; gli chiesi “compagno! Dimmi, cos’è accaduto?” Levò il suo ormai severo sguardo sulle rovine e disse “sono stati i Samurai, si sono uniti ai Demoni, e come vedi, hanno avuto la meglio”. Risposi avvilito e un po’ in collera da quelle parole: “Ciò significa che ci siamo arresi? Spero di errare in questo… Dimmi che non è così!!”
“Non essere in collera, non agitarti, abbiamo ancora una speranza” Mi indicò una collina che si intravedeva appena a causa del fumo denso che si muoveva insidioso nell’aria e ci incamminammo per un sentiero irto tra quelle foreste che tanto ho amato.
Durante il lungo cammino, Saurax vedendo il mio sguardo perso nel vuoto mi rivolse la parola come a voler cominciare un discorso, ma notando il mio stato d’animo riprese a parlare da solo e mi raccontò cosa gli accadde negli anni dopo aver ricevuto gli insegnamenti. Mi narrò delle varie missioni affidategli, delle sue grandi vittorie e battaglie, di quella piccola parte conquistata di Tokuno abitata dalle ormai ammaestrate bestie un tempo sconosciute e temute, dell’incontro con l’audace Svampy, delle guerre combattute al suo fianco in modo complementare e dell’amore che in seguito nacque tra loro, del matrimonio che li unì nella famiglia De Dieu e della loro sconvolgente scoperta del villaggio distrutto. Lo interruppi per porgergli una domanda che mi incuriosiva sin dal momento in cui lo incontrai: “Amico, vorrei sapere come hai fatto a conquistare le grazie di una creatura cosi rara… In tutta la mia vita ne ho vedute di poche. E la maggior parte di esse non aveva un padrone” rispose “Mi stavo recando in un villaggio lontano con Svampy per svolgere una delle mie più ardue missioni, tra lava e vulcani, demoni e guerrieri, ci imbattemmo in una lotta tra un Fire Steed in netta difficoltà contro tre Balron; con l’aiuto di Svampy e del mio amato Nightmare, riuscimmo a salvarlo a discapito della vita della mia cavalcatura. Il Fire Steed per riconoscimento si unì a noi, mettendo al mio servizio la sua forza”.
Giungemmo ad un nascondiglio messo a disposizione per noi dagli Unicorni riusciti a sopravvivere che da sempre ci hanno protetto e difeso per come potevano. Saurax mi fece cenno di entrare, varcata la soglia ritrovai molti dei miei compagni, partiti anch’essi anni fa com’io stesso feci.
Lo guardai sorpreso e pieno di gioia, disse “ecco il tuo nuovo popolo”.
Storia di Saurax e Svampy De Dieu
LA RINASCITA DI UN GRANDE POPOLO
Prima della scoperta delle isole di Tokuno, nelle terre selvagge situate tra le miniere di Minoc e le campagne della potente Britain, si erigeva un villaggio, il quale era abitato da un popolo con inusuali capacità; ogni persona aveva l’abilità di interagire con animali, riuscendo a gestirli e sottometterli al proprio volere. Erano numerose le famiglie che vivevano in quel villaggio; il potere di governare le bestie variava da individuo ad individuo, ognuno di questi aveva le proprie tradizioni e i propri segreti nell'addestrare le creature selvagge.
Il popolo era composto in gran numero da pastori esperti ed era proprio per questo che tutti i villaggi limitrofi si rivolgevano ad essi per richiedere i migliori animali sia domestici che da allevamento; si riusciva sempre a colmare la grande quantità di domanda delle città circostanti mantenendo un livello di ricchezza alto.
Un popolo pacifico e legato a rispettabili principi di vita, infatti non riportava nessun nemico che avrebbe potuto turbare la quiete, almeno non ancora.
A quei tempi ero ancora un bambino, ero figlio di una delle famiglie agiate che faceva parte di quel popolo fin dalla nascita del villaggio. Amavo le foreste circostanti, gli animali che le abitavano e, anche se molte volte apparivano creature brutali come Orchi e Troll, potevamo contare sull'aiuto di possenti animali di indole benefica quali Ki-rin o Unicorni che subito venivano in nostro soccorso. Erano creature stupende trasferitesi dal mondo scoperto pochi anni prima, sembravano mandate dal divino per difenderci, ci avevano aiutato a costruire il villaggio e ci hanno sempre protetto.
Cambiò tutto con la scoperta di Tokuno, i popoli di quelle isole erano sempre pronti ad invadere ed occupare le città di Trammel e non passò molto tempo da quando toccò anche a noi subire un attacco dei migliori samurai; rimembro ancora ogni dettaglio della prima battaglia all’interno dei nostri confini; essendosi informati sulle capacità dei nostri protettori e avendoci spiato a lungo, credettero che, vedendo dei semplici pastori, essi erano la nostra unica arma di difesa, e quindi, si prepararono e ci attaccarono in pochi. Ma di un segreto non erano a conoscenza, dovettero misurarsi con qualcosa che li sorprese e sconvolse…
Una bella mattina un paesano ci avvertì dell'arrivo di questo pugno di samurai che si avvicinava al villaggio; i nostri genitori non sembravano affatto preoccupati del pericolo incombente e svolgevano il proprio lavoro normalmente anche se i guerrieri erano distanti poche ore.
Si diressero subito sicuri nelle foreste con un obbiettivo ben preciso: rendere inermi i suoi abitanti di modo che noi non avremmo potuto contare sul loro aiuto. Sentimmo in lontananza rumori di spade e versi di animali e poi, il silenzio. Da dietro gli alberi spuntarono tutti i dodici samurai ancora nel pieno delle loro forze e pronti all’invasione.
Quando questi arrivarono col sorriso sul volto come ad indicare la loro superiorità a confronto dei loro avversari, il generale scese da cavallo estraendo la spada, si diresse verso il capo del villaggio, gli si fermò dinanzi e si preparò a sferrare il primo attacco. Il capo del villaggio pronunciò un’ignota formula e il samurai sembrò paralizzato, urlò due semplici ma efficaci parole, accorse un dragone di un colore argenteo, si appostò dinanzi al nemico ed emise un forte lamento accompagnato da una potente fiamma del colore del sole, carbonizzando il samurai che si confuse col vento, lasciando cadere a terra l’inerme lama affilata. I samurai alla vista dell’accaduto si gettarono irosi all’attacco e a quel punto mia madre mi coprì gli occhi e disse “non sei ancora pronto ad assistere a ciò che accadrà”, nel frattempo sentii delle urla strazianti, ero quasi disgustato solo ad immaginare il brutale spettacolo; quando mia madre tolse le mani, vidi sei giganteschi dragoni, tre marroni, due rossi e quello argentato con ai loro piedi i corpi dilaniati senza vita dei samurai. Compresi allora il potere devastante del nostro popolo.
Si dedicò questa vittoria a Ki-rin e Unicorni che non si sono arresi e hanno dato la vita per noi. Non si seppe più nulla di quelle buone creature della foresta.
Negli anni a seguire non subimmo altri attacchi, ma la guerra continuò e molti di noi bambini e ragazzi, tra cui io, fummo mandati a Britain per essere più al sicuro, ognuno ebbe degli insegnamenti diversi: chi divenne mago, arciere, necromante, spadaccino. Io fui cresciuto da un mago, insieme a me c’erano anche Saurax, il nipote del capo villaggio, Alex, Milena e Kaede. Il nostro maestro era un anziano saggio con una folta barba perlacea, gobbuto e dall'aria innocua, lento nei movimenti e sempre accompagnato dal suo tomo. Liberava una strana aura che metteva tutti a disagio, aveva la facoltà di padroneggiare le così dette “parole del potere”. Era molto severo ed una delle sue frasi che non dimenticherò mai fu “un mago deve essere preciso oltre che potente, cauto oltre che scaltro”.
Gli anni passarono e alle persone che conobbi si aggiunsero Beskina, Svampy e Spartaco che ebbero insegnamenti differenti, ma tutti discendenti delle famiglie di quel villaggio. All'età di 26 anni, io e gli altri fummo portati in posti diversi per adempiere varie missioni. Passarono 4 anni prima che la guerra giunse al termine, il mio desiderio era quello di tornare al villaggio e portare con me la notizia che la guerra era finita, anche se non con poche perdite da parte della razza umana. Dopo una settimana di galoppo arrivai, ma dopo quasi quindici anni lontano dalla mia terra, le mie notizie avevano perso il loro contesto, ma non la loro attualità.
Scesi dal mio destriero, anch’esso sembrò turbato alla vista di quelle rovine, da quel fetore che si levava assieme alle ceneri e alle polveri di quelli che erano i miei compagni oscurando la luce del sole. Il villaggio era del tutto distrutto. La guerra per me non era finita veramente.
Raggiunsi la mia vecchi casa. A terra ancora i corpi ardenti di quelli che posso presumere fossero dei miei cari. Ancora non riesco a descrivere ciò che provai in quell’istante, un miscuglio di sensazioni tristi e cattive. Mi coricai dove prima c’era il mio letto e guardando il cielo pensai agli insegnamenti del capo villaggio “rendi onore al tuo destriero ed esso ti porterà verso grandi imprese. Poi ti riporterà a casa per raccontarle”. Era tutto finito, quel grande popolo scomparso, la mia famiglia distrutta e tutti i miei sogni svaniti, pensai di dover partire e lasciarmi tutto alle spalle con un senso di sconfitta e impotenza.
All'improvviso sentii dei rumori provenire alle mie spalle e nel girarmi rimasi abbagliato da una forte luce; alzandomi mi trovai dinanzi ad un uomo in sella ad un cavallo di fuoco e mi disse accennando un sorriso e con tono amichevole “non sai che l'eremita muore, il reietto muore, il lupo solitario muore. Solo quanti rimangono uniti sopravvivono questo mondo”. Mi avvicinai per scorgere uno squarcio del suo viso, era Saurax, da molti anni non lo vedevo e doveva essere un mago molto abile se nel frattempo è riuscito a scampare l’orrenda sorte che sorprese gli altri miei compagni; gli chiesi “compagno! Dimmi, cos’è accaduto?” Levò il suo ormai severo sguardo sulle rovine e disse “sono stati i Samurai, si sono uniti ai Demoni, e come vedi, hanno avuto la meglio”. Risposi avvilito e un po’ in collera da quelle parole: “Ciò significa che ci siamo arresi? Spero di errare in questo… Dimmi che non è così!!”
“Non essere in collera, non agitarti, abbiamo ancora una speranza” Mi indicò una collina che si intravedeva appena a causa del fumo denso che si muoveva insidioso nell’aria e ci incamminammo per un sentiero irto tra quelle foreste che tanto ho amato.
Durante il lungo cammino, Saurax vedendo il mio sguardo perso nel vuoto mi rivolse la parola come a voler cominciare un discorso, ma notando il mio stato d’animo riprese a parlare da solo e mi raccontò cosa gli accadde negli anni dopo aver ricevuto gli insegnamenti. Mi narrò delle varie missioni affidategli, delle sue grandi vittorie e battaglie, di quella piccola parte conquistata di Tokuno abitata dalle ormai ammaestrate bestie un tempo sconosciute e temute, dell’incontro con l’audace Svampy, delle guerre combattute al suo fianco in modo complementare e dell’amore che in seguito nacque tra loro, del matrimonio che li unì nella famiglia De Dieu e della loro sconvolgente scoperta del villaggio distrutto. Lo interruppi per porgergli una domanda che mi incuriosiva sin dal momento in cui lo incontrai: “Amico, vorrei sapere come hai fatto a conquistare le grazie di una creatura cosi rara… In tutta la mia vita ne ho vedute di poche. E la maggior parte di esse non aveva un padrone” rispose “Mi stavo recando in un villaggio lontano con Svampy per svolgere una delle mie più ardue missioni, tra lava e vulcani, demoni e guerrieri, ci imbattemmo in una lotta tra un Fire Steed in netta difficoltà contro tre Balron; con l’aiuto di Svampy e del mio amato Nightmare, riuscimmo a salvarlo a discapito della vita della mia cavalcatura. Il Fire Steed per riconoscimento si unì a noi, mettendo al mio servizio la sua forza”.
Giungemmo ad un nascondiglio messo a disposizione per noi dagli Unicorni riusciti a sopravvivere che da sempre ci hanno protetto e difeso per come potevano. Saurax mi fece cenno di entrare, varcata la soglia ritrovai molti dei miei compagni, partiti anch’essi anni fa com’io stesso feci.
Lo guardai sorpreso e pieno di gioia, disse “ecco il tuo nuovo popolo”.
Storia di Saurax e Svampy De Dieu
Commenta