La notte era scesa e aveva avvolto la piccola casa di campagna, faceva caldo e il grano ormai maturo nei campi rilasciava nell’aria un profumo di fieno che una leggera brezza spandeva tutto intorno.
La siccità quell’anno non aveva bussato alla porta della fattoria e tutti erano relativamente felici.
Ma quella notte il silenzio, lasciò spazio a una nuova vita che era nata, la piccola Elewyn era venuta al mondo nello stesso istante che la madre, stremata dallo sforzo, esalò l’ultimo respiro.
Vi era gioia e dolore nei cuori delle persone che accudirono la partoriente fino ai suoi ultimi attimi di vita. La piccola Elewyn era la figlia della vergogna, la figlia illegittima di un gran signore dell’aristocrazia mentre la madre una serva che per salvare la propria figlia era scappata da palazzo non lasciando tracce e rifugiandosi da parenti in campagna per impedire che la piccola fosse uccisa appena nata in quanto non voluta dal potente padre.
Da quella notte Elewyn fu cresciuta e allevata dalla povera famiglia di contadini che se ne presero cura come fosse la loro figlia. Le giornate passavano lentamente nei campi e la giovane Elewyn pur non sapendo del suo passato, sapeva dentro di se che quello non era il suo destino.
La sua unica passione era suonare una lira che portava sempre con se, dono di un artigiano che la giovane aveva conosciuto un giorno che si era recata con il suo padre adottivo in città per vendere al mercato i prodotti della terra.
La sua voglia di sapere, cresceva di giorno in giorno, anche spinta dal fatto che il suo aspetto era completamente differente da quello dei suoi genitori adottivi, infatti aveva preso molto dalla madre ma aveva anche dei lineamenti nobili del padre naturale. Capitò che origliando sull’uscio della porta sentì discutere vicino al fuoco i suoi genitori sul fatto se era giusto dirglielo oppure tacere visto che mancavano poche lune al raggiungimento della sua maturità. Un grande senso di sconforto la pervase, solo adesso capiva il motivo di quei lunghi silenzi quando spinta dalla curiosità faceva domande.
In preda a rabbia e odio racimolò le poche cose che aveva e scappò di casa lasciandosi dietro il suo passato e in cerca del suo destino. Furono anni travagliati quelli che seguirono, pieni di ricordi che tornavano alla mente e l’unica cosa che donava tranquillità al suo animo era la musica, la sua lira non la tradiva mai, era sempre con se e col tempo la sua bravura nel maneggiarla crebbe molto.
Ormai era una vagabonda e con abiti stracciati e malamente rattoppati, girava di città in città, suonando il suo strumento e cantando storie inventate, questo era l’unico modo di fare qualche soldo, oppure agli angoli delle strade chiedendo elemosina per vivere.
Era uno spirito libero che nessuna gabbia avrebbe mai intrappolato…
Un giorno mentre era in viaggio, col suo strumento a tracolla e una fiaschetta d'acqua in mano che aveva rubato il giorno prima in una taverna, se ne andava tranquilla per la sua strada spensierata, quando improvvisamente fece un incontro che gli cambiò la vita. Veloce come un fulmine, in groppa al suo destriero, dalla boscaglia uscì un artigiano in armatura pesante che le si avvicinava, mezzo brillo. La barda non ci fece caso fino a quando dall’elmo una voce metallica gli intimò di fermasi. L'artigiano si rivolse verso la giovane chiedendo di suonare per lui una canzone che gli risollevasse il morale e si presentò con il nome di Elmer.
La barda con sorriso in volto rispose che il suo strumento suonava solo quando veniva pagata a dovere, a quel punto l'artigiano con una risata grassa, lanciò una moneta d’oro verso la giovane ragazza che cominciò a pizzicare le corde come non aveva mai fatto prima d’allora. La musica lasciò di stucco l’uomo in armatura tanto che incantato dalla melodia, prese delle stoffe e le preparò un abito decente per poter vivere nella città, portandola poi a fare un giro esplorativo. Mille occhi osservavano i suoi movimenti e col tempo, grazie agli insegnamenti dell'artigiano e convivendo spesso con il popolo barbarico, imparò a convivere tra la gente e soprattutto facendo capire a tutti che era una giovane di talento.
La sua corporatura gracile e poco propensa a sopportare il peso di armature pesanti la portò all’uso dell’arco, ella così divenne una buon tiratrice, silenziosa nei movimenti e letale nella mira.
Ancor più inseparabile amico si rivelò la sua lira, quando in battaglia il suo suono infondeva coraggio e maggior furore nei cuori dei compagni che l'accompagnavano nelle lunghe cacce, e nel frattempo con grande ardore, scagliava una pioggia di frecce su i suoi nemici. Trovato il suo destino, ripresi i modi aggraziati, comprò una piccola casa, intenta a ritrovare il suo vero padre di origine nobile.
La siccità quell’anno non aveva bussato alla porta della fattoria e tutti erano relativamente felici.
Ma quella notte il silenzio, lasciò spazio a una nuova vita che era nata, la piccola Elewyn era venuta al mondo nello stesso istante che la madre, stremata dallo sforzo, esalò l’ultimo respiro.
Vi era gioia e dolore nei cuori delle persone che accudirono la partoriente fino ai suoi ultimi attimi di vita. La piccola Elewyn era la figlia della vergogna, la figlia illegittima di un gran signore dell’aristocrazia mentre la madre una serva che per salvare la propria figlia era scappata da palazzo non lasciando tracce e rifugiandosi da parenti in campagna per impedire che la piccola fosse uccisa appena nata in quanto non voluta dal potente padre.
Da quella notte Elewyn fu cresciuta e allevata dalla povera famiglia di contadini che se ne presero cura come fosse la loro figlia. Le giornate passavano lentamente nei campi e la giovane Elewyn pur non sapendo del suo passato, sapeva dentro di se che quello non era il suo destino.
La sua unica passione era suonare una lira che portava sempre con se, dono di un artigiano che la giovane aveva conosciuto un giorno che si era recata con il suo padre adottivo in città per vendere al mercato i prodotti della terra.
La sua voglia di sapere, cresceva di giorno in giorno, anche spinta dal fatto che il suo aspetto era completamente differente da quello dei suoi genitori adottivi, infatti aveva preso molto dalla madre ma aveva anche dei lineamenti nobili del padre naturale. Capitò che origliando sull’uscio della porta sentì discutere vicino al fuoco i suoi genitori sul fatto se era giusto dirglielo oppure tacere visto che mancavano poche lune al raggiungimento della sua maturità. Un grande senso di sconforto la pervase, solo adesso capiva il motivo di quei lunghi silenzi quando spinta dalla curiosità faceva domande.
In preda a rabbia e odio racimolò le poche cose che aveva e scappò di casa lasciandosi dietro il suo passato e in cerca del suo destino. Furono anni travagliati quelli che seguirono, pieni di ricordi che tornavano alla mente e l’unica cosa che donava tranquillità al suo animo era la musica, la sua lira non la tradiva mai, era sempre con se e col tempo la sua bravura nel maneggiarla crebbe molto.
Ormai era una vagabonda e con abiti stracciati e malamente rattoppati, girava di città in città, suonando il suo strumento e cantando storie inventate, questo era l’unico modo di fare qualche soldo, oppure agli angoli delle strade chiedendo elemosina per vivere.
Era uno spirito libero che nessuna gabbia avrebbe mai intrappolato…
Un giorno mentre era in viaggio, col suo strumento a tracolla e una fiaschetta d'acqua in mano che aveva rubato il giorno prima in una taverna, se ne andava tranquilla per la sua strada spensierata, quando improvvisamente fece un incontro che gli cambiò la vita. Veloce come un fulmine, in groppa al suo destriero, dalla boscaglia uscì un artigiano in armatura pesante che le si avvicinava, mezzo brillo. La barda non ci fece caso fino a quando dall’elmo una voce metallica gli intimò di fermasi. L'artigiano si rivolse verso la giovane chiedendo di suonare per lui una canzone che gli risollevasse il morale e si presentò con il nome di Elmer.
La barda con sorriso in volto rispose che il suo strumento suonava solo quando veniva pagata a dovere, a quel punto l'artigiano con una risata grassa, lanciò una moneta d’oro verso la giovane ragazza che cominciò a pizzicare le corde come non aveva mai fatto prima d’allora. La musica lasciò di stucco l’uomo in armatura tanto che incantato dalla melodia, prese delle stoffe e le preparò un abito decente per poter vivere nella città, portandola poi a fare un giro esplorativo. Mille occhi osservavano i suoi movimenti e col tempo, grazie agli insegnamenti dell'artigiano e convivendo spesso con il popolo barbarico, imparò a convivere tra la gente e soprattutto facendo capire a tutti che era una giovane di talento.
La sua corporatura gracile e poco propensa a sopportare il peso di armature pesanti la portò all’uso dell’arco, ella così divenne una buon tiratrice, silenziosa nei movimenti e letale nella mira.
Ancor più inseparabile amico si rivelò la sua lira, quando in battaglia il suo suono infondeva coraggio e maggior furore nei cuori dei compagni che l'accompagnavano nelle lunghe cacce, e nel frattempo con grande ardore, scagliava una pioggia di frecce su i suoi nemici. Trovato il suo destino, ripresi i modi aggraziati, comprò una piccola casa, intenta a ritrovare il suo vero padre di origine nobile.
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