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Corse nell’oscurità, con portamento regale eppure agile, in braccio reggeva un piccolo fardello e da esso improvvisamente un pianto delicato spezzò il silenzio immobile di quella notte senza luna, in lontananza un rumore di acque fluenti si avvicinava. La donna si diresse verso il dolce sciabordio, una lacrima d’argento le rigava il triste viso.
Una leggera brezza si alzò e lembi di fitta nebbia le passarono accanto, il suono cristallino del fiume si fece più nitido ed ella era ormai vicina al corso d’acqua.
Ad un tratto comparve alla sua vista, si fermò e camminando piano si inginocchiò sulla sponda guardando l’acqua scorrere sotto di lei, gli occhi persi nel turbinio, lo sguardo smarrito fra speranza e follia, ad un tratto la notte parve meno scura, “Perdonami , figlio mio” disse, pose il piccolo in un delicato abbraccio e lasciò che la corrente lo portasse via , trasportato via dolcemente scomparve alla vista, un bagliore lontano apparve appena visibile nell’oscurità nera, luce stellare riflessa da un piccolo monile, ultimo dono di madre.
Rimase china immobile sulle acque scure, una lacrima cadde e in un tempo infinito si immerse, ma non si mescolò, rimase immutata come fatta di materia sacra. Era la sua ultima lacrima, l’ultimo pianto dell’ultima superstite della sua razza, ma vi era ancora un frammento di speranza nei suoi occhi.Un dardo trapassò l’oscurità dietro di lei.
Cadde tacitamente in avanti e i suoi capelli corvini si spansero nell’acqua fluente.
Una leggera brezza si alzò e lembi di fitta nebbia le passarono accanto, il suono cristallino del fiume si fece più nitido ed ella era ormai vicina al corso d’acqua.
Ad un tratto comparve alla sua vista, si fermò e camminando piano si inginocchiò sulla sponda guardando l’acqua scorrere sotto di lei, gli occhi persi nel turbinio, lo sguardo smarrito fra speranza e follia, ad un tratto la notte parve meno scura, “Perdonami , figlio mio” disse, pose il piccolo in un delicato abbraccio e lasciò che la corrente lo portasse via , trasportato via dolcemente scomparve alla vista, un bagliore lontano apparve appena visibile nell’oscurità nera, luce stellare riflessa da un piccolo monile, ultimo dono di madre.
Rimase china immobile sulle acque scure, una lacrima cadde e in un tempo infinito si immerse, ma non si mescolò, rimase immutata come fatta di materia sacra. Era la sua ultima lacrima, l’ultimo pianto dell’ultima superstite della sua razza, ma vi era ancora un frammento di speranza nei suoi occhi.Un dardo trapassò l’oscurità dietro di lei.
Cadde tacitamente in avanti e i suoi capelli corvini si spansero nell’acqua fluente.
?
Ora il resto, vero? Altrimenti io ke leggo? La guida TV?
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