Mi Sembrava Strano ke la storia finiva in Tragedia... bella continua..
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Il sangue della strega
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Una piacevole sensazione rapiva il mio corpo. Mi sentivo sospesa tra le nuvole. Sebbene non sentissi più alcun male, i miei muscoli rimasero inermi in tale stato di grazia.
Lentamente i miei occhi si aprirono e... oh mio dio... stavo dormendo in un letto ! Ah quale piacevole sensazione. Era la prima volta che riposavo in una coltrice così soffice...hmmm e le coperte di lino... più soffice dei petali di rose...
Ehi un momento... ero nuda !
- Non temete. E' stata la vecchia Gertrude a spogliarvi, lavarvi e curarvi
In un istante, balzai fuori dal letto avvolta nelle lenzuola. Ahimè, il lungo torpore aveva indolenzito le mie gambe e in men che non si dica mi ritrovai distesa per terra con il viso contro il muro
- Calmatevi. Gertrude vi ha guarita ma siete ancora molto debole. Era una brutta ferita.
- Se pensate di aver conquistato la mia gratitudine avete sbagliato di grosso !
- Lo so lo so. Ma adesso tornate a letto.
Quelle stesse braccia che in spiaggia mi strapparono da morte sicura adesso mi tenevano stretta. Timidamente alzai lo sguardo per guardare in viso l'uomo.
Era un giovane, di qualche inverno più vecchio di me. Il suo viso, di carnagione chiara, era circondato da lunghi capelli neri ed una barbetta un pò incolta coprivano i segni di una profonda cicatrice.
- Riposate Lady Mairin . Posso chiamarvi con il vostro nome ? Gertrude vi porterà qualcosa da mangiare.
- Come conoscete il mio nome ?
- Sapevamo del vostro arrivo da molte lune. Un dispaccio di Minax con informazioni dettagliate dell'attacco è stato intercettato presso Britain. Non è stato difficile intuire il vero piano di Minax. Soltanto cinque guarnigioni hanno lasciato Britain in difesa di Maginicia.
Non riuscii a trattenere le lacrime.
- Perchè mi avete salvata ?
- Non so. Forse perchè siete soltanto una vittima di qualcosa più grande di noi.
- Mi consegnerete al Gran Consiglio ?
- Ancora una volta non posso dirvi nulla . Non ho ancora riferito del vostro ritrovamento; d'altra parte, non ho ricevuto alcun ordine di fare prigionieri.
- Madre, ma quell'uomo era ... ?
- Si, era tuo padre. Ti raccontai di aver conosciuto tuo padre in spiaggia dopo un violento naufragio. In un certo qual modo era vero. Il resto della storia la conosci già.
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Una nuova alba sorgeva sulla città di Magincia, mentre la rugiada baciava i nostri volti.
Trascorremmo la notte in giardino. La vicinanza di mia madre mi infondeva sicurezza. Sebbene la sua vita passata fosse stata segnata dal sangue, era e restava sempre la mia amata madre e io la sua figliola.
Il resto non aveva importanza.
Di buona lena mi dedicai alle faccende domestiche apprestandomi ad aprire il negozio.
- Oggi ci aspetta ben altro - rispose mia madre.
Incuriosita, deposi secchio e canovacci e seguii mia madre nei suoi alloggi come un pulcino fa con la chioccia .
Sia per timidezza che per pudore, avevo avuto poche occasioni nella mia vita di ammirare mia madre senza le lunghe vesti.
Vedendola nuovamente indossare l'armatura, rimasi colpita dalla sua prestanza fisica.
- Anche oggi ti allenerai ? - le chiesi
- No. Non mi allenerò. Ci alleneremo
Ero esterefatta. La guardai boccheggiando come un pesce, incredula e al col tempo timorosa. Il suo sorriso ridiede un'espressione sensata al mio viso e sospirando decisi di fidarmi.
In pochi istanti, le sue labbra pronunciarono qualcosa di inconprensibile e un varco di luce si aprì dinnanzi a lei.
Tenendoci per mano lo oltrepassammo.
Ci ritrovammo vicino alla spiaggia dinnanzi ad un' ampia struttura, costruita in mattoni gialli, semplice quanto elegante.
Una anziana donna sedeva all'uscio, intenta nel ricamo
- Gertrude !
- Mairin ! Piccola piccola mia
Come una bimba, mia madre corse incontro alla donna abbracciandola e baciandola. Mi avvicinai a loro silenziosamente.
- E questa graziosa ragazza deve essere Morgana ? Come si è fatta grande !
In men che non si dica, mi ritrovai anch'io in quel turbinio di abbracci e di baci. Finiti i convenevoli, mia madre narrò gli ultimi eventi che avevano stravolto Magincia. Il viso accigliato di Gertrude denotava interesse e preoccupazione.
- Hai conservato tutto vero ?
- E come avrai potuto non farlo. Sei stata per me come una figlia
Appoggiandosi alla mia spalla, l'anziana signora ci accompagnò in una stanza attigua all'ingresso. Rossi tendaggi adornavano le finestre e un soffice letto con una trapunta di lino, invitava al riposo.
- Quanti ricordi - sospirò mia madre.
- Eccola - esclamò Gertrude, aprendo un vecchio baule ai piedi del letto.
Un'armatura finemente decorata fu posta sul letto. Ogni singolo pezzo, in pelle damascata era adornato con fili d'oro e d'argento.
Un pesante scudo, recante i segni di numerosi colpi, portava inciso in argento una M almanaccata.
Acconto a questi, una spada azzurra come il cielo con l'elsa finemente incisa.
Con la mano sfiorai la lama, sentendo l'affilato filo sotto le mie dita.
- Dovrebbe essere della tua misura. Indossala Morgana
Guardai mia madre sbigottita.
- Madre io non posso
- Si che puoi. E' tua. Io e tuo padre avevamo chiesto a Gertrude di conservarla per te. Se con me questa armatura ha conosciuto il sangue e la disperazione, con mia figlia conoscerà la giustizia e l'onore.
Aspettavamo il tuo venticinquesimo inverno per consegnartela ed iniziare il tuo addestramento.
Purtroppo i tempi sono già maturi.
- Armatura ? Addestramento ? Madre ma io non so niente di combattimento ne di mag...
- Morgana, non temere. Non devi imparare nulla. Devi ascoltare il tuo cuore e scoprire la tua essenza. Non sono le parole o le formule a fare di una donna una strega. E' il suo sangue. Il sangue della strega. Soltanto nel momento in cui sarai consapevole ed accetterai la tua natura, la magia vivrà in te e le parole che avrai imparato diverranno il portale tra il tuo cuore e la realtà che ti circonda.
Questa è l'armatura che indossai la notte della battaglia. La cara Gertrude l'ha rammendata. Adesso devi indossarla. La battaglia è vicina. E abbiamo bisogno del tuo aiuto. Inoltre...
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Un scrigno d'argento
finemente decorato giaceva in fondo al baule. Un cencio di raso nero lo proteggeva dalla polvere.
Deferente, mia madre allungò le mani verso il prezioso oggetto.
Un mesto singhiozzo la tradì. Le lacrime solcarono repentine il suo viso.
Con fare protettivo, mia madre abbracciò lo scrigno e iniziò il suo straziante lamento.
Se in quell'istante una lancia avesse trafitto il mio cuore, avrai provato meno dolore di quanto quella pietosa scena suscitava in me.
Le mani di Gertrude sfiorarono le mie spalle.
- Lasciamola sola
Silenziose, lasciammo mia madre sul pavimento abbarbicata al suo grave tesoro.
Dopo qualche minuto, il suo sorridente viso fece capolino dalla porta, lasciandomi dolcemente sorpresa.
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Come la tempesta cede il passo alla quiete e il cielo azzurro rinfranca gli animi dei marinai così i cerulei occhi di mia madre rincorarono il mio triste cuore.
- Entra Morgana
Varcai la soglia. Istintivamente abbracciai mia madre lasciandomi andare ad un pianto liberatorio.
- Uccellino mio, non devi piangere per me. Sto bene... Che sciocca la mia quagliettina...
Le sue leggiadre mani asciugarono dolcemente le mie lacrime, mentre i suoi baci fecero riemergere la bambina che ero un tempo, desiderosa di amorevoli attenzioni.
Senza conferire parola, mia madre mi fece sedere sul letto porgendomi il meraviglioso scrigno.
Il cuore tornò a battere freneticamente. Un inspiegabile senso di responsabilità mi opprimeva, temendo le fatidiche parole che di lì a poco mia madre avrebbe pronunciato...
- Morgana apri lo scrigno
Ossequiosa aprii lentamente l'argenteo forziere. Le infinite stranezze che la mia mente aveva concepito in quei pochi istanti sul contenuto del cofanetto erano ben lontane dalla realtà...
Ancora una volta rimasi stupita...
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Due sacche di lino grezzo,
una in posizione verticale, l'altra orizzontale, colmavano lo scrigno. Lacci in raso nero ne chiudevano le estramità. Seppure ignara del contenuto, le uscii delicatamente e con quella attenzione che solo una madre ha verso il proprio pargoletto le accostai sul letto.
La polvere depositata dal tempo si librò lieve nell'aria.
Con evidente emozione aprii il primo sacchetto. La trama del lino si sgretolò sotto la leggera pressione delle mie dita. Lentamente la mia mano sinistra si insinuò dentro l'involucro.
Qualcosa di soffice e al contempo di familiare solleticava le mie dita. Con fare deciso estrassi l'oggetto.
Una treccia di capelli rossi, stretta al centro da un curioso bracciale e recante alla sommità un grazioso anellino.
Riconobbi subito in quella coda i capelli di mia madre.
Sebbene più di mille quesiti affollassero la mia mente, non professai alcun dubbio.
La mia attenzione era rivolta alla seconda sacca. Avrei rimandato a dopo le domande.
Con una certa sicurezza la sottrassi al suo prezioso guardiano. Fui colpita dalla consistenza dell'oggetto in essa contenuta e dal peso non indifferente.
Come una bimba scarta il suo primo regalo, con ingenua ingordigia mi affrettai a scioglire il semplice sigillo. Un nuovo tesoro stava per presentarsi ai miei occhi : un libro.
Una pelle squamosa, rossa, finemente decorata con filamenti d'argento ricopriva il tomo. La trama dello scrigno veniva replicata su entrambi i lati.
Un diario. Doveva essere sicuramente un diario. Forse il diario di Minax in persona ! L'emozione mi rendeva euforica. Subito aprii il prezioso volume assetata di conoscere fatti e misteri.
Mai delusione fu più grande.
Pagine vuote. Decine e decine di pagine ingiallite dal tempo.
Ne una scritta. Ne un segno. Ne una sigla.
Sbalordita, mi voltai lentamente verso mia madre.
All'inizio seria, notai un sorriso nascere tra le sue labbra e di li a poco trasformarsi in una fragorosa risata.
Gertrude, forse per rispetto nei miei confronti, cercò di coprire le sane risate con qualche colpo di tosse, causando però una maggiore ilarità in mia madre.
Dopo pochi istante ci ritrovammo tutte e tre a ridere a crepapelle.
Le lacrime scendevano repentine. La stessa Gertrude uscii dalla stanza, quasi a non voler infrangere quella sacralità che il momento richiedeva.
- Ti chiedo scusa Morgana, ma il tuo stupore mi ha riportato alla mente la prima volta che ho aperto quel libro. Avevo la tua stessa espressione.
- Madre ma non c'è scritto nulla !
La mia ingenuità suscitò ancora briosità in mia madre. Tuttavia, il suo viso tornò ben presto ad essere serio.
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- Morgana, poni le tue mani sopra le pagine del libro e non temere, io sarò accanto a te.
Senza capire il senso di tali parole, appoggiai i palmi delle mani sopra le ruvide pagine. Non capivo. Guardai mia madre in cerca di spiegazione, ma il suo silenzio mi lasciava interdetta.
Un calore tenue iniziò a nascere sotto le mie mani, mentre un leggero brivido attraversava le mie membra.
Improvvisamente, qualcosa dentro di me iniziava a defluire verso il libro. Paralizzata, sentivo la vita scorrere nelle mie vene in direzione di quel libro maledetto. Ben presto dventai schiava del terrore.
Inutilmente tentai di gridare e di divincolarmi. Era troppo tardi.
I miei occhi supplichevoli fissavano la figura di mia madre che ritta di innanzi a me assisteva inerme alla mia prossima fine.
Le uniche lacrime versate furono quelle del mio animo.
L'oscurità mi avvolse.
La disperazione e la solitudine mi avrebbero accompagnato per l'eternità.
Ma era solo il principio.
Un'alba lontana sorse donandomi la speranza.
I caldi raggi iniziarono a trapassarmi. Improvvisamente fui tutta luce. Le sembianze corporee di ciò che era il mio animo iniziarono a irradiarsi.
Splendente mi libravo radiosa nello spazio infinito. Sotto di me l'universo.
Lentamente il mio animo si spense e la luce lontana scomparve nell'oscurità.
Come una pietra scagliata nel mare, iniziai repentina a precipatare.
Veloce, come il primo raggio del mattino, mi avviavo in un baratro senza fine. Un'azzurea luce però attendeva sotto di me.
Non so per quanto tempo precipitai. Forse un istante, forse un'eternità.
Quella che appariva essere in principio una luce cerulea, iniziò ad acquisire consistenza nella sua grandiosità : la terra.
In pochi attimi il mio animo iniziò ad attraversare le nuvole mentre il paesaggio sottostante iniziava a distinguersi.
Il mare, gli alberi e la costa.
Una macchia gialla si distingueva tra l'azzurro del mare e il verde degli alberi. Ben presto lo schizzo si rivelò essere una costruzione a me nota : la casa di Gertrude.
A pochi metri dal suolo, il mio animo iniziò a discendere lento come una piuma. Dolcemente oltrepassai le mura superiori della casa, ritornando nella stanza da cui tutto ebbe inizio.
Vidi me stessa seduta sul letto con le mani sul libro. Mia madre mi abbracciava silenziosa baciandomi il viso.
Desiderosa di tornare alla vita allungai il braccio sinistro sfiorando i miei capelli.
Una forza misteriosa mi scagliò lontana dal mio corpo, proiettandomi fuori dalla casa. Qualcosa mi stava attirando. Sebbene cercassi di oppormi ad essa, ogni mio sforzo risultò vano.Decisi di abbandonarmi nuovamente al destino.
Iniziai a solcare gli oceani, le città, le terre brune, fino all'ecumeno nord, nelle terre glaciali.
I secolari ghiacciai si ergevano imponenti e maestosi, formando una bianca catena montuosa.
Un piccolo tempio costruito in pietra lavica rompeva la candida monotonia di quei monti.
Era quello il centro di attrazione.
Giunsi all'interno del sacro luogo. Scoprii di non esser sola.
Una figura con una bianco saio e con il viso coperto mi attendeva.
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Sicura, con passo fermo mi avvicinai alla figura incappucciata. Come rami di alberi, le sue braccia protese mi invitavano ad unire i palmi delle mie mani alle sue.
Lo feci. Tenendo salde le nostre mani, ci avvicinammo l'un altro, finchè i nostri respiri, o forse soltanto il mio, iniziarono a diventare percettibili.
Un vento gelido rabbrividì il mio spirito, trapassandomi incurante e svelando il capo della misteriosa presenza.
Ero io.
Sebbene fossi immateriali, sentì il mio cuore sussultare freneticamente. Cercai di trattenere il respiro, timorosa quasi di turbare la mia copia.
C'era qualcosa di diverso. Gli occhi di quella Morgana erano tristi. In lei c'era una tristezza antica e la malinconia di chi ha perso ogni illusione.
La fissai a lungo. Poi un sorriso scosse le mie membra più di ogni soffio di vento.
Era un sorriso caldo, amoroso. Rimasi esterefatta.
Le sue braccia mi strinsero teneramente. Come un pargolo al seno materno, mi feci piccola tra le sue braccia, appoggiando la mia testa al suo petto.
Un sentimento mai provato pervase il mio animo. Ma forse era qualcosa che avevo dimenticato parecchi inverni fa.
Mi sciolsi a quell'abbroccio.
Nuovamente, quel senso di calore che avevo provato sfiorando il le bianche pagine, riempì tutta me stessa.
In un attimo rivissi l'intera mia vita, dall'istante in cui per la priva volta vidì il viso di mio madre fino al momento in cui toccai quello strano arcano.
Improvvisamente mi destai. Ero nuovamente a casa. Sentivo le carezze e gli abbracci di mia madre e di Gertrude.
Non riuscivo a capire. Alzai le mani dal libro. Le fissai quasi non fossero parte di me.
Guardai il libro con le sue ruvide e opache pagine.
Aguzzai la vista. Minuscole macchie rossicce iniziarono ad apparire sui fogli del tomo, uno dopo l'altra.
In pochi attimi quelle che erano macchie si trasformarono in parole e in immagini.
Non avevo mai visto caratteri simili. Una linguaggio sconosciuto al genere umano . Con mio enorme stupore iniziai a leggere. Riuscivo a capire quell'oscuri segni.
- Madre come è possibile tutto ciò ? Non c'era scritto nulla e adesso tutto questo e... riesco a capirlo.....
- Piccola mia, quel libro non è mai stato vuoto. E non potrà mai esserlo. E' l' interezza adesso a vivere in te. Ciò che era assopito si è destato.
Colei che conoscevamo come la giovane Morgana non è più tra noi. La Morgana terrena si è congiunta con la Morgana astrale.
La fanciulla ha ceduto il passo alla donna e la donna alla strega.
Lunga vita a Lady Morgana, la maga
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