Ero poco più che un bambino, gli anni scorrevano lenti, Passavo le mie giornate a combattere con una spada di legno con mio padre, perché diceva che la guerra stava arrivando e dovevo prepararmi alla morte, forse per questo la sua spada si abbatteva sul mio giovane corpo ogni anno più forte. Mia madre era contraria a questo trattamento ma cosa mai può saperne un bambino della vita? Della morte? “Quel che i nostri occhi non vedono non può essere concepito”diceva sempre mio padre e a distanza di anni posso aggiungere che “ciò che i nostri occhi vedono il nostro cuore non può occultare” Ricordo ancora i lividi e le contusioni causate da mio padre, c’era odio, vendetta nei miei occhi, sentivo mia madre piangere ogni notte , ribellarsi al mio trattamento ma mio padre era fermo nella sua scelta, né un rimpianto , né un urlo a mia madre ne lo stesso trattamento riservato per me, suo figlio, unico erede, ultimo discendente di una famiglia antica, un antico popolo di maghi in cui la magia era stata dimenticata. I nonni dei miei nonni in tempi bui decisero che era pericoloso continuare a praticare le arti magiche seppur bianche e non malvagie e si ritirarono in una piccola isola di nome Horse Island dove hanno occultato con le generazioni i loro poteri ed dove la mia famiglia ed io vivevamo e dove ora approdo in tempi di pace a meditare . Avevo 8 anni quando sentii parlare mio padre del sangue e dello spirito… un sangue nobile e uno spirito potente… allora non capii il significato di tutto questo. Gli anni passavano e mio padre si faceva sempre + duro, a 14 anni sostituimmo le armi di legno con quelle di ferro e fu come ricominciare tutto da capo, i lividi si tramutarono in tagli , alcuni profondi. Non conoscevo l’amore, non conoscevo la pietà e la giustizia. Non è stata facile la mia vita né lo sarà negli anni a seguire. Conobbi l’orgoglio solo a 16 anni ormai non piangevo più da anni e ogni volta che combattevo con mio padre il mio sguardo era fisso su di lui, le mie gambe e il mio corpo non tremavano più ma erano fermi e decisi a batterlo e a non inginocchiarsi per il dolore, quel giorno sentii che stava crescendo dentro di me qualcosa… pensai all’odio verso mio padre, un uomo così crudele che mi aveva reso la vita un inferno. Un giorno ormai lontano… mentre stavo sostenendo l’ennesima battaglia giornaliera con mio padre sentii qualcosa bruciare dentro di me… come un fuoco, quel giorno accadde una cosa strana… mio padre mi guardò con occhi di paura…. Una paura mai vista nel suo sguardo, poi si fermò ripose la spada e mi disse: “Figlio mio ora vai e riposa sereno perché domani sarai uomo”. Non capii le sue parole e ne rimasi al tempo stupito e impaurito perché mai in 17 anni mi aveva chiamato figlio e tanto meno considerato tale. Quella notte non dormii, un po’ per un bruciore in tutto il corpo ma soprattutto per le parole di mio padre… mai mi aveva chiamato figlio… forse , mi chiedevo, tutto questo dolore serviva a qualcosa?.. ma a cosa? Alla fine mi addormentai. IL giorno seguente con i primi raggi di sole mi addentrai nel solito spiazzo nella foresta e attesi mio padre. Tardò. Quando venne mi disse: posa le armi figlio mio è tempo per te di rivelarti. Io sconcertato vidi che mentre io riponevo le armi… lui le prendeva… ma non ebbi paura, una certezza nuova era nata in me , la certezza che potevo batterlo a mani nude. Cominciò un confronto impari, evitai i primi due colpi, il terzo affondò sulla mia spalla sentii un dolore ma dovevo resistere dovevo battere mio padre e non mi accorsi di cosa stava accadendo… Ricordo benissimo quel momento, ricordo il terrore di mio padre mentre dalle mie mani uscì una palla di fuoco e ricordo il mio terrore e la lucidità nel correre in suo soccorso prima che il fuoco lo consumasse. Riuscii a spegnere il fuoco e…. non capivo… vidi una luce sulle mie mani… e le sue ferite rimarginarsi e solo dopo mi accorsi che anche la mia di ferita era rimarginata. Caddi a terra esausto e confuso come mai ero stato in vita mia. Mio padre si chinò verso di me e disse: Figlio mio ora posso abbracciarti come un padre perché solo ora merito il tuo bene, perdonami per questi anni passati a torturarti l’ho fatto solo per il tuo bene”. Quel giorno capii che in me era rinato qualcosa… la forza dello spirito. Il resto del giorno lo passai con mio padre a parlare dell’antica famiglia degli Adepti Igniis (Guardiani del fuoco) e tutto mi fu chiaro. Poi mi disse…figlio mio ho un dono preziosissimo da farti resta qui e attendi il mio ritorno, se non dovessi tornare per la notte torna a casa e chiedi a tua madre, lei sa dove sono diretto e perché non sono tornato. Tornò la sera prima del tramonto con in mano un libro antico e logoro che disse aver recuperato lui stesso all’interno di un tempio ai confini del bosco. Quando si avvicinò a me non capii, sorrise felice e cadde a terra….vidi che era ferito… uno strano colorito era apparso sul suo volto Cercai di curarlo ma la magia sembrava oscurata non rispondeva ai miei richiami. Mio padre come leggendomi nella mente mi disse: “Figlio mio, la morte per me è vicina, i tuoi avi mi hanno punito e non è possibile curare il mio male perché prendendo questo libro ho reso vano i loro sacrifici. Qui troverai tutte le magie conosciute e le cure per veleni e maledizioni… altro non posso dirti perché non conosco il suo segreto, l’ho preso per te”. Padre ma perché sei andato solo avrei potuto aiutarti nell’impresa ? “Ho dovuto figlio mio, in questi anni ti ho inflitto + dolori di qualsiasi altro figlio di Trammel, proprio io , proprio tuo padre. Ho dovuto figlio mio… dovevo prepararti alla guerra imminente e la morte è l’unico modo per espiare le mie colpe….sono fiero di te… addio”. Sentii il suo corpo affievolirsi tra le mie braccia e solo allora capii tutto. Fui fiero di mio padre, del suo sacrificio a fin di bene. Gli anni passati a combattere erano solo ricordi felici e per la prima volta dopo circa 7 anni piansi. Raccolsi il libro che tre le mie mani tornò come nuovo, come se sentendo il mio potere tornò in vita anche lui. Tornai a casa da mia madre che subito capì cosa fosse successo. Non vidi lacrime nei suoi occhi , solo orgoglio. Mi guardò e disse: “il tuo nome d’ora in poi sarà nomak e sei un combattente mago l’unico in famiglia da generazioni. Ricorda gli insegnamenti di tuo padre e viaggia per le terre di questo mondo alla ricerca dei componenti dell’antico ordine dei maghi… unisciti a loro e rendi questo mondo un posto migliore per i tuoi figli….ora vai nomak mago supremo degli adepti igniis se non vuoi che questa vecchia donna ti cacci con la scopa”.Io tra un sorriso e una smorfia dissi: “Grazie madre, ora sono un uomo e sono pronto a partire, che la tua scopa insieme alla mia magia possa ripulire le impurità di questo mondo” mi avvicinai, l’abbracciai e partii per le terre a me sconosciute armato solo di coraggio, onore e orgoglio e di un libro.
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Nomak Adepti Igniis
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