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Il sole era già fuggito oltre l'orizzonte quando le tenebre ormai conquistavano il cielo; la luna, quasi bastione di salvezza nella volta celeste, illuminava il nostro campo.
C'eravamo accampati in una radura nei pressi della palude vicino Papua, il fetido odore di melma, di animali decomposti e di malattia attraversava le improvvisate strade fra le nostre tende portandoci tutti in una dimensione surreale.
La nebbia cominciava ad alzarsi e tutto intorno a noi cominciava a svanire.
Io mi trovavo seduto su un tronco caduto essiccato dal tempo, trascinato da me e dai miei compagni vicino ai fuochi di campo, intento alla lucidatura e la pulitura delle mie armi.
Dopo ogni battaglia dedicavo diverso tempo alle mie armi, passavo ore a pulirle dai frammenti ossei che si incastravano sula mia mazza, per lo più pezzi di cranio, e dai brandelli di carne e interiora che spesso intaccavano acidamente la mia ascia.
Cominciai a riflettere su vari argomenti, alcuni banali, altri meno.
Pensai a quanto sarei ricco se risparmiassi sull'utilizzo smodato di olii e unguenti per la lucidatura e la pulitura delle armi; trattavo le mie armi meglio di me stesso.
Terminata la lucidatura rinfderai le armi, mi alzai e mi diressi verso il mio destriero appena fuori dal campo.
Portai con me il corpo tenero di una giovane donna uccisa nella battaglia di ieri; data la consistenza della carne pensai che sarebbe stata di gradimento per il mio dragone così dopo averla trascinata legata per i piedi, la gettai davanti il mio fedele destriero.
Mentre si nutriva lo accarezzai con la mano sinistra mentre con la destra estrassi dalla borsa una mela alla quale diedi un sonoro morso mentre guardavo in alto, nel cielo, la luna.
Dall'interno del campo udivo voci allegre e festose, erano i miei compagni che brindavano e cantavano davanti i loro boccali di birra; un modo per ringraziare gli dei della vittoriosa battaglia di ieri, e forse anche un modo per chiedere la loro protezione nella battaglia di domani.
C'era stato infatti riferito dai nostri scout che un gruppo di infedeli
erano sbarcati a Terra Sanctum per profanare il sacro altare.
Mi chiedevo spesso, nella eterna lotta fra bene e male, quale era la mia posizione.
Ci identificano come assassini e per questo dovremmo essere il male, eppure tutto ciò non mi convinceva: noi assassini siamo confinati in un mondo devastato dalla guerra, un mondo povero, privo di risorse.
Gli alberi sono secchi e la terra arida, l'unico modo per sopravvivere è acquistare i rifornimenti dagli altri mondi, dove ci sono ricchezze, terre verdi, pascoli, oro e soprattutto c'è la sicurezza.
Nella desolata Felucca ci si uccide per un topo arrosto, non passa giorno senza corpi esanimi per terra. Le guerre fra bande ci sfiniscono, molti muoiono, molti rischiano la povertà, molti sono senza dimora, e molti piangono disperati per un perdono che mai verrà...
C'è solo una ricchezza su Felucca, le Pergamene del Potere, questi strani manufatti che tanto portano gente a morire per averle, corrosi dall'avidità, dall'invidia e la sete di un potere che acceca le loro menti, un potere che tuttavia permette noi di sopravvivere, che ci permette di ricevere denaro, cibo, abiti e armi dai mercanti degli altri mondi, ma che spesso attira loro stessi presso i sacri altari con le dolci lusinghe che trasmettono a chi è facile preda della tentazione.
Poveri stolti! Ho pena per le loro anime, ma non possiamo permettere loro di derubarci di tutto ciò che ci permettere di vivere.
E' forse essere dalla parte del male difendere la propria terra?
E' forse essere dalla parte del male salvaguardare la propria casa?
E' cosi difficile identificare chi sono gli invasori??
Passai una notte tranquilla e il giorno dopo all'alba ci svegliammo tutti, il morale alto, pronti a difendere ancora una volta la nostra terra.
Le tende furono smontate velocemente e rimesse nei carri, e in poco tempo eravamo gia tutti sulle rive del lago.
lasciammo poche guardie a difesa dei carri e tutta la squadra d'assalto era già pronta a salpare sui nostri drakkar...
La traversata durò pochi minuti, trovammo facile approdo sulle coste di Terra Sanctum e subito notammo la imbarcazione degli invasori.
Davanti a noi la fitta foresta dell'isola, quante volte avevo difeso questa isola ormai non lo sapevo più.
Non appena la squadra fu schierata il nostro comandante diede ordine di avanzare sui nostri dragoni, e dopo pochi minuti in lontananza in una ampia radura dove era situato l'altare vedemmo una schiera di demoni che combattevano per difendere la potente Semidar.
Una sensazione di dolore mi prese al cuore, quante volte avevo visto quegli stolti avidi attaccare i campioni, quante volte erano stati puniti, quante volte sembravano non finire mai le battaglie, quante volte serviranno per avere la pace?
Il comandante alzò in alto la spada, mi guardò e sorrise, intuendo le mie sensazioni e cercando con quel sorriso di tirarmi su il morale
"sarà l'ultima vedrai.." forse è questo che voleva dirmi, e tutti noi alzando le nostre armi gridammo con tutto in fiato in corpo, un grido liberatorio, di speranza, di incoraggiamento, un grido....
Alzai la mia mazza al cielo, e con tutto il mio dolore e la mia speranza urlai dentro di me "l'ultima"....
C'eravamo accampati in una radura nei pressi della palude vicino Papua, il fetido odore di melma, di animali decomposti e di malattia attraversava le improvvisate strade fra le nostre tende portandoci tutti in una dimensione surreale.
La nebbia cominciava ad alzarsi e tutto intorno a noi cominciava a svanire.
Io mi trovavo seduto su un tronco caduto essiccato dal tempo, trascinato da me e dai miei compagni vicino ai fuochi di campo, intento alla lucidatura e la pulitura delle mie armi.
Dopo ogni battaglia dedicavo diverso tempo alle mie armi, passavo ore a pulirle dai frammenti ossei che si incastravano sula mia mazza, per lo più pezzi di cranio, e dai brandelli di carne e interiora che spesso intaccavano acidamente la mia ascia.
Cominciai a riflettere su vari argomenti, alcuni banali, altri meno.
Pensai a quanto sarei ricco se risparmiassi sull'utilizzo smodato di olii e unguenti per la lucidatura e la pulitura delle armi; trattavo le mie armi meglio di me stesso.
Terminata la lucidatura rinfderai le armi, mi alzai e mi diressi verso il mio destriero appena fuori dal campo.
Portai con me il corpo tenero di una giovane donna uccisa nella battaglia di ieri; data la consistenza della carne pensai che sarebbe stata di gradimento per il mio dragone così dopo averla trascinata legata per i piedi, la gettai davanti il mio fedele destriero.
Mentre si nutriva lo accarezzai con la mano sinistra mentre con la destra estrassi dalla borsa una mela alla quale diedi un sonoro morso mentre guardavo in alto, nel cielo, la luna.
Dall'interno del campo udivo voci allegre e festose, erano i miei compagni che brindavano e cantavano davanti i loro boccali di birra; un modo per ringraziare gli dei della vittoriosa battaglia di ieri, e forse anche un modo per chiedere la loro protezione nella battaglia di domani.
C'era stato infatti riferito dai nostri scout che un gruppo di infedeli
erano sbarcati a Terra Sanctum per profanare il sacro altare.
Mi chiedevo spesso, nella eterna lotta fra bene e male, quale era la mia posizione.
Ci identificano come assassini e per questo dovremmo essere il male, eppure tutto ciò non mi convinceva: noi assassini siamo confinati in un mondo devastato dalla guerra, un mondo povero, privo di risorse.
Gli alberi sono secchi e la terra arida, l'unico modo per sopravvivere è acquistare i rifornimenti dagli altri mondi, dove ci sono ricchezze, terre verdi, pascoli, oro e soprattutto c'è la sicurezza.
Nella desolata Felucca ci si uccide per un topo arrosto, non passa giorno senza corpi esanimi per terra. Le guerre fra bande ci sfiniscono, molti muoiono, molti rischiano la povertà, molti sono senza dimora, e molti piangono disperati per un perdono che mai verrà...
C'è solo una ricchezza su Felucca, le Pergamene del Potere, questi strani manufatti che tanto portano gente a morire per averle, corrosi dall'avidità, dall'invidia e la sete di un potere che acceca le loro menti, un potere che tuttavia permette noi di sopravvivere, che ci permette di ricevere denaro, cibo, abiti e armi dai mercanti degli altri mondi, ma che spesso attira loro stessi presso i sacri altari con le dolci lusinghe che trasmettono a chi è facile preda della tentazione.
Poveri stolti! Ho pena per le loro anime, ma non possiamo permettere loro di derubarci di tutto ciò che ci permettere di vivere.
E' forse essere dalla parte del male difendere la propria terra?
E' forse essere dalla parte del male salvaguardare la propria casa?
E' cosi difficile identificare chi sono gli invasori??
Passai una notte tranquilla e il giorno dopo all'alba ci svegliammo tutti, il morale alto, pronti a difendere ancora una volta la nostra terra.
Le tende furono smontate velocemente e rimesse nei carri, e in poco tempo eravamo gia tutti sulle rive del lago.
lasciammo poche guardie a difesa dei carri e tutta la squadra d'assalto era già pronta a salpare sui nostri drakkar...
La traversata durò pochi minuti, trovammo facile approdo sulle coste di Terra Sanctum e subito notammo la imbarcazione degli invasori.
Davanti a noi la fitta foresta dell'isola, quante volte avevo difeso questa isola ormai non lo sapevo più.
Non appena la squadra fu schierata il nostro comandante diede ordine di avanzare sui nostri dragoni, e dopo pochi minuti in lontananza in una ampia radura dove era situato l'altare vedemmo una schiera di demoni che combattevano per difendere la potente Semidar.
Una sensazione di dolore mi prese al cuore, quante volte avevo visto quegli stolti avidi attaccare i campioni, quante volte erano stati puniti, quante volte sembravano non finire mai le battaglie, quante volte serviranno per avere la pace?
Il comandante alzò in alto la spada, mi guardò e sorrise, intuendo le mie sensazioni e cercando con quel sorriso di tirarmi su il morale
"sarà l'ultima vedrai.." forse è questo che voleva dirmi, e tutti noi alzando le nostre armi gridammo con tutto in fiato in corpo, un grido liberatorio, di speranza, di incoraggiamento, un grido....
Alzai la mia mazza al cielo, e con tutto il mio dolore e la mia speranza urlai dentro di me "l'ultima"....
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