Theod Blackrose, quel giorno era inquieto. Oscuri presagi portava il vento delle Northenlands.
La pioggia batteva forte, e il parto di sua moglie sembrava assai difficile, data la sua
gracilità. Una segreta forza brillava negli occhi di lei, ma non sembrava quella luce potesse salvarla. Il bambino che aveva dato alla luce, già la rispecchiava con tutta la sua forza.
Era un freddo inverno in quella magione nelle foreste di Minoc.
Un inverno fatale per Mirìel.
L'unico figlio di Theod, battezzato Raynor, crebbe forte, nei gelidi anni. Lo spirito dei suoi antenati brillava nei suoi occhi, una grande forza scorreva in lui. Suo padre, notabile di Minoc, decise quindi che la sua educazione sarebbe dovuta essere delle migliori, vedeva in lui un potente guerriero, così decise alla vigilia dei suoi 12 anni, che sarebbe stato affidato per la sua formazione al corpo delle guardie di Lord British, nella capitale.
Qui imparò il Valore e l'Onore virtù fondamentali per un guerriero dell'ordine.
In quegli anni, durante i quali egli imparò l'arte del combattimento colla spada, pochi erano gli allievi che riuscivano a tenergli testa. Un incredibile furia muoveva ogni suo colpo, ed era praticamente impossibile indovinare quale attacco avrebbe rivolto ogni volta. Ma non amava egli infierire sull'avversario sconfitto, ma anzi era il primo a complimentarsi, dando grande dimostrazione di Compassione.
Ed egli aveva da pochi mesi compiuto i suoi 20 anni, e il suo addestramento volgeva ora al termine.
Ma non gradite nuove lo attendevano nell'agognato giorno del ritorno a casa... suo padre, pur egli era defunto, scomparso anni addietro mentre viaggiava attraverso le selve, e solo il suo destriero era tornato alla magione.
Sgomento, il figlio pareva fulminto dalla nuova. La sua rabbia contro Dio fu grande e ingiusta.
Non più torno tra le guardie, ma sperperò i soldi della sua eredità in alcool, trovandosi ben presto a chiedere l'elemosina per le strade di Minoc. Grande fu per lui la tristezza nel porgere la mano, e duro era per lui guardare negli occhi colui che noncurante lasciava cadere in essa una moneta, per lui che era abituato a vivere negli agi, la lezione sull'Umiltà resto nel cuore.
Triste e tarda sembrava l'ora per il giovane e valoroso guerriero, quando, uno dei tanti guaritori erranti che vagavano per Sosaria, gli si avvicinò, e s'assise al suo fianco, sulle fredde e dure pietre della strada.
Egli tirò fuori dalla sua bisaccia un pezzo di pane, che null'altro aveva con sè, lo divise in due parti e lo porse al giovane.
Mai più egli dimenticò quel gesto di Sacrificio, e sempre nella vita quando potè lo imitò.
"Alzati, vagabondo, chè il tempo della tua miseria si è esaurito. Seguimi, e ti renderò un uomo nuovo".
Ed egli si alzò, e lo seguì. Dal guaritore, imparò la nobile arte del guarire gli ammalati, e di riportare i morti in vita, pur a prezzo di un briciolo della propria anima.
Ma grande era lo spirito di Raynor, grande quanto le immense e gelide distese ghiacciate delle Northenland.
E grande era pure il suo altruismo, il suo prodigarsi per soccorrere i bisognosi. E il suo animo sempre più sembrava elevarsi attraverso l'atto del bene, sì chè grande divenne la sua Spiritualità e si rinforzò il suo turbato legame con Dio.
Ora accade, che durante le sue peregrinazioni col suo maestro, una banda di Ogre li assalì e fece prigionieri. Erano ormai anni che egli non cingeva una spada, ma portava un piccolo coltellino, che usava per tagliare le bende e sradicare le erbe guaritrici.
La visione del capo degli Ogre, che teneva penzolante al petto la collana del patriarcato dei Blackrose, una rosa d'argento con una perla nera al centro, fece ad egli ritrovare molto di ciò che aveva perso.
I suoi occhi divennero pure fiamme, e iniziarono a brillare sì forte, che i bruti indietreggiarono atterriti. E Raynor estrasse la corta daga dallo stivale, ed uno a uno li uccise, portando per le vittime di quelle creature Giustizia
Ma non s'avvide che nella furia della battaglia, uno spuntone di una clava aveva trafitto il suo maestro, che giacente moriva in una pozza di sangue.
Le sue ultime parole, queste furono:
"Mio caro allievo, tutto ciò che potevo insegnarti ora sai. Cerca la tua spada, e non smettere mai di combattere contro le creature malefiche, combatti con onore, nè mai dimenticare il rispetto per le virtù che muovono il mondo. Muori se necessario per esse, poichè, io ora lascio questo mondo per migrare verso un altro, senza rimpianti alcuni".
Poi spirò.
E da quel giorno, Raynor combattè sempre per ciò che è giusto, senza tema alcuna di morte o di sofferenza.
La pioggia batteva forte, e il parto di sua moglie sembrava assai difficile, data la sua
gracilità. Una segreta forza brillava negli occhi di lei, ma non sembrava quella luce potesse salvarla. Il bambino che aveva dato alla luce, già la rispecchiava con tutta la sua forza.
Era un freddo inverno in quella magione nelle foreste di Minoc.
Un inverno fatale per Mirìel.
L'unico figlio di Theod, battezzato Raynor, crebbe forte, nei gelidi anni. Lo spirito dei suoi antenati brillava nei suoi occhi, una grande forza scorreva in lui. Suo padre, notabile di Minoc, decise quindi che la sua educazione sarebbe dovuta essere delle migliori, vedeva in lui un potente guerriero, così decise alla vigilia dei suoi 12 anni, che sarebbe stato affidato per la sua formazione al corpo delle guardie di Lord British, nella capitale.
Qui imparò il Valore e l'Onore virtù fondamentali per un guerriero dell'ordine.
In quegli anni, durante i quali egli imparò l'arte del combattimento colla spada, pochi erano gli allievi che riuscivano a tenergli testa. Un incredibile furia muoveva ogni suo colpo, ed era praticamente impossibile indovinare quale attacco avrebbe rivolto ogni volta. Ma non amava egli infierire sull'avversario sconfitto, ma anzi era il primo a complimentarsi, dando grande dimostrazione di Compassione.
Ed egli aveva da pochi mesi compiuto i suoi 20 anni, e il suo addestramento volgeva ora al termine.
Ma non gradite nuove lo attendevano nell'agognato giorno del ritorno a casa... suo padre, pur egli era defunto, scomparso anni addietro mentre viaggiava attraverso le selve, e solo il suo destriero era tornato alla magione.
Sgomento, il figlio pareva fulminto dalla nuova. La sua rabbia contro Dio fu grande e ingiusta.
Non più torno tra le guardie, ma sperperò i soldi della sua eredità in alcool, trovandosi ben presto a chiedere l'elemosina per le strade di Minoc. Grande fu per lui la tristezza nel porgere la mano, e duro era per lui guardare negli occhi colui che noncurante lasciava cadere in essa una moneta, per lui che era abituato a vivere negli agi, la lezione sull'Umiltà resto nel cuore.
Triste e tarda sembrava l'ora per il giovane e valoroso guerriero, quando, uno dei tanti guaritori erranti che vagavano per Sosaria, gli si avvicinò, e s'assise al suo fianco, sulle fredde e dure pietre della strada.
Egli tirò fuori dalla sua bisaccia un pezzo di pane, che null'altro aveva con sè, lo divise in due parti e lo porse al giovane.
Mai più egli dimenticò quel gesto di Sacrificio, e sempre nella vita quando potè lo imitò.
"Alzati, vagabondo, chè il tempo della tua miseria si è esaurito. Seguimi, e ti renderò un uomo nuovo".
Ed egli si alzò, e lo seguì. Dal guaritore, imparò la nobile arte del guarire gli ammalati, e di riportare i morti in vita, pur a prezzo di un briciolo della propria anima.
Ma grande era lo spirito di Raynor, grande quanto le immense e gelide distese ghiacciate delle Northenland.
E grande era pure il suo altruismo, il suo prodigarsi per soccorrere i bisognosi. E il suo animo sempre più sembrava elevarsi attraverso l'atto del bene, sì chè grande divenne la sua Spiritualità e si rinforzò il suo turbato legame con Dio.
Ora accade, che durante le sue peregrinazioni col suo maestro, una banda di Ogre li assalì e fece prigionieri. Erano ormai anni che egli non cingeva una spada, ma portava un piccolo coltellino, che usava per tagliare le bende e sradicare le erbe guaritrici.
La visione del capo degli Ogre, che teneva penzolante al petto la collana del patriarcato dei Blackrose, una rosa d'argento con una perla nera al centro, fece ad egli ritrovare molto di ciò che aveva perso.
I suoi occhi divennero pure fiamme, e iniziarono a brillare sì forte, che i bruti indietreggiarono atterriti. E Raynor estrasse la corta daga dallo stivale, ed uno a uno li uccise, portando per le vittime di quelle creature Giustizia
Ma non s'avvide che nella furia della battaglia, uno spuntone di una clava aveva trafitto il suo maestro, che giacente moriva in una pozza di sangue.
Le sue ultime parole, queste furono:
"Mio caro allievo, tutto ciò che potevo insegnarti ora sai. Cerca la tua spada, e non smettere mai di combattere contro le creature malefiche, combatti con onore, nè mai dimenticare il rispetto per le virtù che muovono il mondo. Muori se necessario per esse, poichè, io ora lascio questo mondo per migrare verso un altro, senza rimpianti alcuni".
Poi spirò.
E da quel giorno, Raynor combattè sempre per ciò che è giusto, senza tema alcuna di morte o di sofferenza.
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