La mia signora, Yule, stava male. Erano ormai mesi che il suo dolore andava avanti sempre più, scavando il suo viso e il suo corpo. Lei era bellissima, nessuno poteva definirla in altro modo. Gioviale, serena, calda e compassionevole, tutti le volevano bene. Nacque il primo giorno di primavera, quando il freddo inverno passava quella fase della vita che separa il fatto dal ricordo. I suoi bei capelli color oro e i dolci occhi verdi accompagnavano la snella figura della mia signora. Ella nacque in un verde campo di rose, per questo i suoi abiti ne erano sempre cinti. Ma, come le rose, anche la sua vita non fu più lunga. Quando ella camminava sopra i prati ghiacciati e gelidi, i timidi germogli sepolti sotto al gelo invernale cominciavano ad uscire timidi dai loro nascondigli, per cercare quel tenue raggio di sole di inizio stagione. Al suo canto rispondevano cantando gli uccelli, che tornando dalla migrazione invernale le porgevano saluto.
Questa era la vita della mia signora, il cui caldo sorriso riscaldava con un dolce tepore i viandanti, che costretti dal gelo dovevano riscaldarsi sotto strati e strati di coperte, se non volevano morire. Quando la mia signora parlava, la sua dolcezza era tale da risvegliare dal letargo i brontolosi orsi in cerca del miele a loro tanto ghiotto.
La mia signora era amata da tutti, e le giornate la salutavano cercando di rubare anche il più umile secondo di luce alle tenebre.
Ma come tutte le belle cose, anche la mia signora ebbe termine.
Cominciò tutto dopo l'estate, quando la trovai all'ombra del gazebo, mentre lei amava stare sotto al sole, ma non ne feci parola con nessuno.
Giunse poi la stagione delle foglie cadenti, e la mia signora cominciò a chiudersi in se stessa, non uscendo quasi mai di casa. E, per la tristezza, i fiori cominciarono a morire, gli orsi a rientrare nelle loro grotte e la luce a lasciar spazio alle tenebre della notte.
Alla fine fu l'inverno a stroncarla. La notte del 22 dicembre, ella giaceva ormai immobile nel suo letto, e anche gli uccelli, che stettero sino alla fine, andarono via.
Io mi avvicinai timidamente a lei, terrorizzato da quel che mi aspettava.
Mi sporsi oltre il baldacchino e incontrai subito il suo sguardo. Ancora mi sorrise, l'ultimo raggio di sole di quell'anno, e mi disse: << non temere la mia dipartita, o amico Vento, perché noi ci incontreremo ancora, alle porte della prossima stagione, lo sai >>. Con queste parole ancora mi sorrise, ed io piansi nel vederla dissolversi nel suo ultimo e caldo sorriso.
Rimasi a fissare ancora un poco il suo vuoto giaciglio, quando un bussare severo e gelido colpì la porta, quanto congelò il mio cuore...
Teso e freddo come non mai, mi trascinai sino alla soglia della dimora della mia compianta signora Primavera, e feci entrare Albatan Arthan, Dio dell'inverno. << Salve, padrone >>, scandii impassibile, senza mostrare un solo segno del mio dolore. E lui, senza degnarmi di uno solo dei suoi sguardi dai freddi occhi azzurri, mi oltrepassò e portò con se la sua gelida scia di morte. E ricordo bene quel giorno che fu solo notte, fredda e gelida, la notte più buia e scura dell'anno, la prima notte dell'inverno.
Fonti d'ispirazione:
Saturnalia(Nome antico: Festa dei Lumi, Yuletide, Alban Arthan):[Dicembre 22]Detta YULE dai celti, e' la notte piu' lunga dell'anno. Esso rappresenta la rinascita della Dea sotto forma di un Dio che dà inizio ad un periodo di buio, freddo, quale l'inverno.Poiche' nelle popolazioni europee non si riusciva a stroncare questa festa, i cristiani vi posero in prossimita' il Natale, in modo da sviare la gente dal vero significato: la rinascita della Dea, normalmente fertile e donna, sotto forma di un Dio, mortale , freddo e maschio, che purifica il mondo nella morte e nel gelo preparandolo alla rinascita della primavera.L'usanza di celebrare la festa di notte, per le strade, con bancarelle che brillavano di luci delle candele da' il nome alla ricorrenza.
Questa era la vita della mia signora, il cui caldo sorriso riscaldava con un dolce tepore i viandanti, che costretti dal gelo dovevano riscaldarsi sotto strati e strati di coperte, se non volevano morire. Quando la mia signora parlava, la sua dolcezza era tale da risvegliare dal letargo i brontolosi orsi in cerca del miele a loro tanto ghiotto.
La mia signora era amata da tutti, e le giornate la salutavano cercando di rubare anche il più umile secondo di luce alle tenebre.
Ma come tutte le belle cose, anche la mia signora ebbe termine.
Cominciò tutto dopo l'estate, quando la trovai all'ombra del gazebo, mentre lei amava stare sotto al sole, ma non ne feci parola con nessuno.
Giunse poi la stagione delle foglie cadenti, e la mia signora cominciò a chiudersi in se stessa, non uscendo quasi mai di casa. E, per la tristezza, i fiori cominciarono a morire, gli orsi a rientrare nelle loro grotte e la luce a lasciar spazio alle tenebre della notte.
Alla fine fu l'inverno a stroncarla. La notte del 22 dicembre, ella giaceva ormai immobile nel suo letto, e anche gli uccelli, che stettero sino alla fine, andarono via.
Io mi avvicinai timidamente a lei, terrorizzato da quel che mi aspettava.
Mi sporsi oltre il baldacchino e incontrai subito il suo sguardo. Ancora mi sorrise, l'ultimo raggio di sole di quell'anno, e mi disse: << non temere la mia dipartita, o amico Vento, perché noi ci incontreremo ancora, alle porte della prossima stagione, lo sai >>. Con queste parole ancora mi sorrise, ed io piansi nel vederla dissolversi nel suo ultimo e caldo sorriso.
Rimasi a fissare ancora un poco il suo vuoto giaciglio, quando un bussare severo e gelido colpì la porta, quanto congelò il mio cuore...
Teso e freddo come non mai, mi trascinai sino alla soglia della dimora della mia compianta signora Primavera, e feci entrare Albatan Arthan, Dio dell'inverno. << Salve, padrone >>, scandii impassibile, senza mostrare un solo segno del mio dolore. E lui, senza degnarmi di uno solo dei suoi sguardi dai freddi occhi azzurri, mi oltrepassò e portò con se la sua gelida scia di morte. E ricordo bene quel giorno che fu solo notte, fredda e gelida, la notte più buia e scura dell'anno, la prima notte dell'inverno.
Fonti d'ispirazione:
Saturnalia(Nome antico: Festa dei Lumi, Yuletide, Alban Arthan):[Dicembre 22]Detta YULE dai celti, e' la notte piu' lunga dell'anno. Esso rappresenta la rinascita della Dea sotto forma di un Dio che dà inizio ad un periodo di buio, freddo, quale l'inverno.Poiche' nelle popolazioni europee non si riusciva a stroncare questa festa, i cristiani vi posero in prossimita' il Natale, in modo da sviare la gente dal vero significato: la rinascita della Dea, normalmente fertile e donna, sotto forma di un Dio, mortale , freddo e maschio, che purifica il mondo nella morte e nel gelo preparandolo alla rinascita della primavera.L'usanza di celebrare la festa di notte, per le strade, con bancarelle che brillavano di luci delle candele da' il nome alla ricorrenza.
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