E se gli americani non fossero mai sbarcati sulla Luna? Secondo un tecnico NASA: «Fu una finzione cinematografica».
Luglio 1969. Le televisioni di tutto il mondo stanno trasmettendo le prime fasi di un momento cruciale per il genere umano, lo sbarco sulla Luna. Un piccolo passo per un solo uomo, un grande balzo per l'umanità, si dirà. Siamo in piena telecronaca diretta. Tito Stagno in Italia e Ruggero orlando in America stanno commentando attimo dopo attimo tutti i momenti dello sbarco. É l'ora X. Gli schermi mostrano il modulo lunare che si posa sul terreno. Si apre uno sportello, viene calata una scaletta e l'astronauta Neil Armstrong comincia a scendere. Una voce fuori campo commenta: «Evviva! Stiamo vedendo le prime immagini dell'uomo sulla Luna». Perfetto. Ma se questo è il primo uomo che scende sulla Luna, chi lo sta riprendendo con la cinepresa?
MAI NESSUNO SULLA LUNA
Londra, 1994, nella redazione del Sunday Telegraph. «Macché conquista della Luna: nessun essere umano ci é mai andato, sino ad ora. Gli americani si inventarono gli sbarchi da capo a piedi per impressionare i russi e batterli sul tempo nella ricerca spaziale, marcando un grosso punto a proprio favore nel clima teso della guerra fredda». A parlare così è l'ingegnere californiano Bill Kaysing, un settantaduenne con un background tecnico più che rispettabile, dal 1956 al 1963 direttore delle pubblicazioni tecniche del gruppo Rocketdyne, che sviluppò i motori per il progetto Apollo. «Quando Armstrong scese la celebre scaletta - continua Keysing - non era affatto sulla Luna, ma in uno studio televisivo segreto nel deserto del Nevada. La NASA non era affatto sicura che un'impresa spaziale di questo tipo, complicatissima da un punto di vista tecnico, costosissima e pericolosa, sarebbe riuscita. E per non fare una figuraccia a livello mondiale, decise di girare un finto allunaggio da dare in pasto al pubblico. Sia la missione Apollo 11 che i successivi cinque sbarchi lunari vennero sceneggiati con maestria. Ma in definitiva l'uomo non è mai andato sulla Luna. Fantasie? Niente affatto. Se osservate attentamente e con spirito critico i filmati diffusi all'epoca vedrete una serie di anomalie che fanno riflettere non poco. Per esempio, nelle foto scattate sulla superficie del satellite, malgrado l'assenza di atmosfera non si vedono assolutamente le stelle. Dove sono andate a finire? In alcune sequenze, poi, gli astronauti proiettano delle strane ombre molto nitide e sono illuminati in un modo non riconducibile ai soli raggi del sole. Addirittura si vedono perfettamente le ombre dei sassi al suolo...E infine, se analizziamo il filmato dell'allunaggio, si nota che i motori propulsori del modulo non formano crateri al momento della discesa. Come lo spiegate tutto questo?».
UNA FINZIONE TELEVISIVA
L'uomo dunque non ha mai messo piede sulla Luna? «Esattamente. - ha dichiarato l'esoterista Claudio Naso durante una trasmissione televisiva su un'emittente privata milanese, nel 1989 - Guardate la scena in cui Aldrin cammina sulla Luna. La linea dell'orizzonte, alle sue spalle, è troppo bassa e troppo netta. Ed è di un nero totale che sa più di tendone televisivo che non di cielo privo di atmosfera. E poi, come mai le prime sequenze della discesa di Armstrong sono così sfuocate, addirittura rovesciate, ad un certo momento, per un guasto della cinepresa e poi, poco dopo, diventano perfette? Addirittura vediamo un'inquadratura della celebre impronta di scarpa lasciata sulla Luna che è così nitida e precisa che si scorgono persino i rilievi della suola...E ancora, visto che sulla Luna non c'è atmosfera, come mai la bandiera americana continua a sventolare?». Queste credenze circolano in America dalla metà degli anni Settanta e, periodicamente, rimbalzano nel resto del mondo. Accettate acriticamente o rifiutate in toto, queste obiezioni, a detta dei loro sostenitori, mettono in crisi la scienza ufficiale che, ufficialmente, non si è mai accorta di queste anomalie.
«C'è una foto della missione Apollo 12 - ha scritto nel 1994 la rivista americana Nexus - che mostra l'astronauta Charles Conrad mentre riprende il collega Bean con una cinepresa. Sul casco di Conrad si vede chiaramente riflessa l'immagine di Bean, e si vede ancor più chiaramente che il secondo astronauta non ha alcuna macchina fotografica in mano. Dunque, chi ha scattato la foto a Conrad?». Non per questo Nexus ritiene fasullo l' allunaggio, ma la redazione della rivista si dice convinta che diverse sequenze fotografiche siano state preparate a parte, simulando in maniera molto cinematografica lo sbarco, per fornire al mondo un'immagine più esaltante della conquista americana dello spazio, tipica della filmografia hollywoodiana.
E le anomalie non si esauriscono così. Secondo i sostenitori della messinscena spaziale in diverse sequenze fotografiche delle misisoni Apollo si vedono delle strane luci non meglio identificate. Una di queste si riflette sul vetro di una macchina fotografica ed è apparentemente uno dei faretti piantati al suolo dagli astronauti. Ma, se osserviamo bene, vediamo che questa luce è sprovvista di qualsiasi sostegno. «Per forza, è appeso con un gancio al soffitto. - sostengono gli increduli - Quale soffitto? Ma non sapete che queste immagini sono state girate nella base Northon di S.Bernardino in California?».
VENTI MILIONI DI CREDULONI?
In realtà, per ognuna di queste anomalie esistono delle spiegazioni scientifiche ben precise. La bandiera americana che apparentemente sventola e non cade al suolo «come dovrebbe essere, per la minore gravità», è sostenuta da un'anima metallica e, checchè se ne dica, non si muove (si tratta di un'illusione ottica causata dalla pessima qualità delle riprese). Quanto alle stelle che non sono visibili, avete mai provato a riprendere il cielo stellato con una moderna telecamera a otto ingrandimenti? Con tutta la buona volontà offerta dalla moderna tecnologia, non ci riuscirete. Quanto alla discesa del primo astronauta lunare, venne filmata da una cinepresa esterna. Il successivo sbarco di Aldrin, molto più nitido, venne fotografato direttamente da Armstrong. Le ombre nitide degli astronauti sono dovute proprio alla presenza di quei faretti che i negatori dell'allunaggio vogliono appesi al soffitto, mentre la mancanza del cratere lunare è dovuta alla planata dolce del modulo (il cratere, semmai, doveva formarsi durante il decollo).
Come mai, allora, sono nate tante leggende? La spiegazione, oltrecchè alla fantasia sbrigliata di alcuni scrittori, la si può attribuire alla diffusione incontrollata del materiale documentaristico da parte della NASA. In qualsiasi testo troviamo difatti, mescolate senza molto criterio, foto di prima mano (scattate cioè direttamente dagli astronauti) e sequenze di seconda mano, riprese dai filmati. Queste ultime sono molto sfuocate e indefinite. E questo spiega l'arcano della diversità di immagini! Queste considerazioni, evidentemente, non hanno convinto quei venti milioni di americani che, secondo un sondaggio del Washington Post effettuato nel luglio del '94 in occasione del venticinquesimo anniversario dell'avventura spaziale, hanno dichiarato di non credere nell'allunaggio. Di questi, il 5% nutre forti dubbi ed il 9% é addirittura assolutamente convinto dell' inganno. Una statistica che non stupisce più di tanto, se consideriamo che leggende di questo tipo vengono alimentate persino da un ex tecnico della NASA.
QUALCUN ALTRO É SULLA LUNA
Era il titolo di un libro pubblicato nel 1976 dall'americano George Leonard. Costui era convinto che, osservando le fotografie lunari prese durante le missioni Apollo, era possibile scorgere (invero con molta fantasia) la presenza di strutture artificiali sul suolo del nostro satellite. «Ci sono tracce di cingoli all'esterno di un cratere - scriveva Leonard - e ed una strana macchina ferma nell'Oceano delle Tempeste, geroglifici nel cratere Tycho e mosaici e ragnatele nell'Humboldt. Ho trovato dei ponti fra il Mare delle Crisi e quello della Tranquillità ed un cannone nel cratere King». Abbiamo esaminato attentamente quelle foto, che non stiamo a riproporvi, e vi assicuriamo che non c'è nulla di quanto Leonard crede di vedere, salvo ombre e chiazze confuse. Lo stesso Leonard, senza tenere in alcun conto le leggi della prospettiva, interpreta come piccoli manufatti formazioni rocciose lunghe in realtà centinaia di chilometri...
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