L'isola di Pasqua, scoperta il giorno di Pasqua del 1722 dall'Olandese Roggenveen, é la più orientale delle isole polinesiane dell'Oceano Pacifico; appartiene al Cile, ha una estensione di 118 kmq. e conta circa 1000 abitanti. L'isola é di origine vulcanica, é priva di alberi, si innalza fino a 615 m. di altezza e possiede due vulcani spenti. L'isola di Pasqua é una pietra angolare nel mosaico della concezione del mondo. Sono centinaia le statue disseminate lungo le coste dell'isola che fissano da secoli il visitatore che vi approda. L'isola è piena di gigantesche statue in pietra vulcanica, i Moai, considerati dagli indigeni con grande disprezzo. Attualmente ve ne sono circa 600. Più della metà, al momento della scoperta, erano stati rovesciati, altri giacevano incompiuti nelle cave. Si ritiene che un gran numero di Moai siano stati gettati in mare o distrutti dagli indigeni e in tempi recenti altri siano stati rubati. Quel che oggi rimane in piedi della schiera di Moai, nella loro posizione originaria, si erge con le spalle al mare e guarda verso l'interno dell'isola. Le sculture hanno una dimensione variabile e un'altezza da 90 cm fino ad 11 metri. Le più grandi, alte 20 metri, sono rimaste incompiute e giacciono nelle cave del vulcano Rano Kao, tuttora circondate dagli utensili necessari alla loro realizzazione. Riproducono quasi ossessivamente lo stesso modello e originariamente erano dotati di un copricapo rosso. Degli scultori che, a quanto pare, abbandonarono in gran fretta il loro lavoro, non rimane alcuna traccia. L'isola stessa è un mistero impenetrabile: come hanno fatto gli indigeni a raggiungere un luogo così lontano con strumenti di navigazione tanto primitivi? Nel cratere del Ranu Raraku giacciono statue appena iniziate o comunque non ancora terminate in tutte le posizioni: verticali, orizzontali, incrociate e obblique. E' impossibile che i giganteschi pezzi di lava siano stati liberati dalla roccia con piccole mazze di pietra primitive. Vero é che Heyerdhal ha trovato sul fondo del cratere alcune centinaia di amigdale di pietra. Sembrava la prova che si fosse lavorato sul luogo con questi utensili. Secondo gli isolani superstiti, nell'isola abitavano due differenti razze: le "Orecchie Lunghe", che provenivano dall'est, e le "Orecchie Corte", che venivano dall'ovest. Le Orecchie Corte erano sottoposte alle Orecchie Lunghe, finché, in una data situabile tra il 1680 e il 1774 le Orecchie Corte si ribellarono, massacrarono le Orecchie Lunghe e abbatterono gran parte dei Moai. Con ogni probabilità provenivano da aree diverse del Pacifico e appartenevano a ceppi etnici differenti; ma perché si erano rifugiati proprio in quella piccola isola, e come mai erano rimasti così in pochi? Chi aveva edificato i Moai, a che scopo e con che mezzi?
La scultura dell'isola di Pasqua può essere divisa in tre periodi di cui il primo, forse, inizia intorno al 300 d.C. Allora l'architettura assomigliava a quella di TIAHUANACO, ed era caratterizzata da statue di media grandezza e osservatori solari. I "testoni" (secondo periodo) cominciarono ad apparire intorno al 1100; erano e sono tuttora appoggiati su piattaforme chiamate ahus, spesso costruite con pietre ricavate abbattendo gli osservatori (il terzo periodo è associato con il culto di un dio-uccello, rappresentato in diverse piccole sculture di legno e di pietra). Il Moai più grande è alto venti metri e pesa circa 82 tonnellate. Come poteva un popolo assai poco sviluppato tecnologicamente costruire simili colossi? Per quanto riguarda la scrittura (chiamata Rongo-Rongo, costituita da simboli e mai decifrata), perché presenta sconcertanti analogie con i segni che compaiono su certi antichi sigilli ritrovati a MOHENJO DARO, in Pakistan? Ipotesi : "Cosmonauti extraterrestri fornirono ai primitivi abitanti dell'isola strumenti tecnici di precisione, di cui sacerdoti e maghi potevano servirsi e grazie a cui, liberarono i massi dalla lava e li lavorarono. Poi i visitatori sparirono. Gli utensili, con il tempo, divennero inservibili, ed é anche possibile che le persone che sapevano maneggiarli emigrarono o morirono. I primitivi non potevano, evidentemente, costruire di nuovo strumenti di quel livello. Sta di fatto che, il lavoro, fu abbandonato da un giorno all'altro. Oltre 200 statue rimanevano incollate alla roccia di lava. Ai nativi restava solo l'improbabile ambizione di portare a termine il lavoro. Naturalmente non ci riuscirono, le amigdale di pietra si consumarono senza che si riuscisse a strappare una sola statua alla parete di roccia. Si rassegnarono e centinaia di mazze di pietra furono abbandonate nel cratere."
Nell'ipotesi che fossero i Polinesiani i creatori delle statue, non si é ancora riusciti a chiarire da dove abbiano tratto i modelli per la forma e l'espressione delle statue, poiché non esiste nessun ceppo Polinesiano che abbia questi tratti: lungo naso diritto, bocca serrata dalle labbra sottili, occhi incassati, fronte bassa. Il colore bianco della pelle e la barba degli abitanti originari è ancora più sconcertante, perché implica origini etniche geografiche piuttosto distanti. Come hanno fatto a raggiungere via mare un luogo così lontano e ad acquisire l'abilità necessaria per fabbricare queste statue di pietra dura e di tale grandezza? Thor Heyerdahl, ritiene che gli isolani siano il risultato di una mescolanza di civiltà nordiche, peruviane e polinesiane che, in qualche modo, avvalendosi di zattere, sopravvissero al lungo viaggio e approdarono sull'isola. A questo punto, non riuscendo più a riparare le imbarcazioni a causa della mancanza di alberi sul luogo, vi si stabilirono. In una prima fase le conoscenze di cui erano portatori dai luoghi d'origine, consentirono la costruzione dei Moai, poi, debilitati dall'isolamento e dalla carenza di risorse sull'isola, regredirono, dimenticando anche il senso originario di quelle opere. Secondo un'altra teoria, l'isola fu disboscata successivamente proprio per la costruzione dei Moai e per il sostentamento della popolazione, con una sorta di ecodisastro che portò alla desertificazione e alla decadenza culturale degli abitanti. Secondo un'altra ipotesi, l'isola di Pasqua è un residuo emerso di Atlantide o di Mu o ancora di Lemuria (analoghi continenti che secondo le leggende antiche, si sono inabissati in tempi remoti) e i Moai sono la rappresentazione dei suoi originari abitanti o della classe al potere. Secondo una variante di questa teoria, i Moai rappresentano esseri di un altro mondo (extraterrestri) che portarono la civiltà al continente perduto prima del diluvio universale. Una civiltà ed un progresso tecnologico dei quali i pochi superstiti in tutto il mondo, fra cui gli isolani di Pasqua, hanno perduto quasi completamente la memoria, conservandone testimonianze sporadiche in manufatti ed edifici antichi di gran lunga più evoluti del livello di conoscenze attualmente in loro possesso. E' indubbio che i Moai ricordino molto l'arte Inca, sia nella struttura che nella lavorazione, è indubbio che gli isolani abbiano la pelle bianca e caratteristiche somatiche sia degli europei che dei polinesiani, sebbene siano sperduti nell'oceano Pacifico. E' certo che per la costruzione e la posa in opera di queste grandi statue sia stata necessaria una forte motivazione religiosa ed una struttura sociale organizzata in grado di porre al lavoro molte persone. E' altrettanto certo che occorreva possedere una buona perizia tecnica per tagliare la pietra nella cava, scol***** secondo un preciso progetto, trasportarla nel luogo di posa, quindi issarla e orientarla nella posizione voluta. Qualcosa deve necessariamente essere accaduto nel passato della storia dell'isola ed in seguito a tale evento, gli isolani debbono aver perduto la loro memoria storico-culturale.
La scultura dell'isola di Pasqua può essere divisa in tre periodi di cui il primo, forse, inizia intorno al 300 d.C. Allora l'architettura assomigliava a quella di TIAHUANACO, ed era caratterizzata da statue di media grandezza e osservatori solari. I "testoni" (secondo periodo) cominciarono ad apparire intorno al 1100; erano e sono tuttora appoggiati su piattaforme chiamate ahus, spesso costruite con pietre ricavate abbattendo gli osservatori (il terzo periodo è associato con il culto di un dio-uccello, rappresentato in diverse piccole sculture di legno e di pietra). Il Moai più grande è alto venti metri e pesa circa 82 tonnellate. Come poteva un popolo assai poco sviluppato tecnologicamente costruire simili colossi? Per quanto riguarda la scrittura (chiamata Rongo-Rongo, costituita da simboli e mai decifrata), perché presenta sconcertanti analogie con i segni che compaiono su certi antichi sigilli ritrovati a MOHENJO DARO, in Pakistan? Ipotesi : "Cosmonauti extraterrestri fornirono ai primitivi abitanti dell'isola strumenti tecnici di precisione, di cui sacerdoti e maghi potevano servirsi e grazie a cui, liberarono i massi dalla lava e li lavorarono. Poi i visitatori sparirono. Gli utensili, con il tempo, divennero inservibili, ed é anche possibile che le persone che sapevano maneggiarli emigrarono o morirono. I primitivi non potevano, evidentemente, costruire di nuovo strumenti di quel livello. Sta di fatto che, il lavoro, fu abbandonato da un giorno all'altro. Oltre 200 statue rimanevano incollate alla roccia di lava. Ai nativi restava solo l'improbabile ambizione di portare a termine il lavoro. Naturalmente non ci riuscirono, le amigdale di pietra si consumarono senza che si riuscisse a strappare una sola statua alla parete di roccia. Si rassegnarono e centinaia di mazze di pietra furono abbandonate nel cratere."
Nell'ipotesi che fossero i Polinesiani i creatori delle statue, non si é ancora riusciti a chiarire da dove abbiano tratto i modelli per la forma e l'espressione delle statue, poiché non esiste nessun ceppo Polinesiano che abbia questi tratti: lungo naso diritto, bocca serrata dalle labbra sottili, occhi incassati, fronte bassa. Il colore bianco della pelle e la barba degli abitanti originari è ancora più sconcertante, perché implica origini etniche geografiche piuttosto distanti. Come hanno fatto a raggiungere via mare un luogo così lontano e ad acquisire l'abilità necessaria per fabbricare queste statue di pietra dura e di tale grandezza? Thor Heyerdahl, ritiene che gli isolani siano il risultato di una mescolanza di civiltà nordiche, peruviane e polinesiane che, in qualche modo, avvalendosi di zattere, sopravvissero al lungo viaggio e approdarono sull'isola. A questo punto, non riuscendo più a riparare le imbarcazioni a causa della mancanza di alberi sul luogo, vi si stabilirono. In una prima fase le conoscenze di cui erano portatori dai luoghi d'origine, consentirono la costruzione dei Moai, poi, debilitati dall'isolamento e dalla carenza di risorse sull'isola, regredirono, dimenticando anche il senso originario di quelle opere. Secondo un'altra teoria, l'isola fu disboscata successivamente proprio per la costruzione dei Moai e per il sostentamento della popolazione, con una sorta di ecodisastro che portò alla desertificazione e alla decadenza culturale degli abitanti. Secondo un'altra ipotesi, l'isola di Pasqua è un residuo emerso di Atlantide o di Mu o ancora di Lemuria (analoghi continenti che secondo le leggende antiche, si sono inabissati in tempi remoti) e i Moai sono la rappresentazione dei suoi originari abitanti o della classe al potere. Secondo una variante di questa teoria, i Moai rappresentano esseri di un altro mondo (extraterrestri) che portarono la civiltà al continente perduto prima del diluvio universale. Una civiltà ed un progresso tecnologico dei quali i pochi superstiti in tutto il mondo, fra cui gli isolani di Pasqua, hanno perduto quasi completamente la memoria, conservandone testimonianze sporadiche in manufatti ed edifici antichi di gran lunga più evoluti del livello di conoscenze attualmente in loro possesso. E' indubbio che i Moai ricordino molto l'arte Inca, sia nella struttura che nella lavorazione, è indubbio che gli isolani abbiano la pelle bianca e caratteristiche somatiche sia degli europei che dei polinesiani, sebbene siano sperduti nell'oceano Pacifico. E' certo che per la costruzione e la posa in opera di queste grandi statue sia stata necessaria una forte motivazione religiosa ed una struttura sociale organizzata in grado di porre al lavoro molte persone. E' altrettanto certo che occorreva possedere una buona perizia tecnica per tagliare la pietra nella cava, scol***** secondo un preciso progetto, trasportarla nel luogo di posa, quindi issarla e orientarla nella posizione voluta. Qualcosa deve necessariamente essere accaduto nel passato della storia dell'isola ed in seguito a tale evento, gli isolani debbono aver perduto la loro memoria storico-culturale.
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