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Non c'è che dire, le esperienze paranormali sono sempre state guardate dal mondo scientifico con imperante scetticismo. E quando tali esperienze non venivano liquidate come pura fantasia, subentravano dubbi di altra natura. Ora un altro muro è stato abbattuto; Peter Brugger, neuroscienziato all'Università di Zurigo, ha scoperto dopo una serie di studi, che non è necessario essere pazzi o visionari per percepire una strana presenza o vedere un fantasma.
Secondo lo scienziato, queste particolari "relazioni" sono il risultato di lesioni cerebrali, anche leggere. Nel nostro cervello infatti, esiste una zona, quella dei lobi parietali, atta a percepire il corpo nello spazio circostante. Se si ledono tali zone, si attua una così detta "confusione spaziale" che può dare la sensazione di vedere sè stessi, come riflessi in uno specchio.
Brugger ammette peraltro che sussistono dei casi in cui le persone soggette a "visioni", non hanno subito nessun tipo di lesione; in questi casi lo scienziato parla di "traumi emotivi molto forti" presumibilmente subiti dalle persone in questione. In questi casi tali emozioni potrebbero derivare da stati di paura o euforia o anche da particolari condizioni che causano "un' iperattività cerebrale" in contrasto con l'attività dei lobi parietali.
Gli studi si sono concentrati su scalatori che hanno raggiunto altitudini di circa 8000 metri che, a tali altitudini, senza bombole d'ossigeno, sono soggetti a momentanee sospensioni dell'attività dei lobi parietali causata dalla bassa concentrazione di ossigeno dell'alta montagna.
Molti di questi sportivi dichiarano infatti di percepire delle particolari presenze, e molti ammettono addirittura di aver interloquito con il proprio alter ego. Esperienze peraltro definite entusiasmanti.
Secondo lo scienziato, queste particolari "relazioni" sono il risultato di lesioni cerebrali, anche leggere. Nel nostro cervello infatti, esiste una zona, quella dei lobi parietali, atta a percepire il corpo nello spazio circostante. Se si ledono tali zone, si attua una così detta "confusione spaziale" che può dare la sensazione di vedere sè stessi, come riflessi in uno specchio.
Brugger ammette peraltro che sussistono dei casi in cui le persone soggette a "visioni", non hanno subito nessun tipo di lesione; in questi casi lo scienziato parla di "traumi emotivi molto forti" presumibilmente subiti dalle persone in questione. In questi casi tali emozioni potrebbero derivare da stati di paura o euforia o anche da particolari condizioni che causano "un' iperattività cerebrale" in contrasto con l'attività dei lobi parietali.
Gli studi si sono concentrati su scalatori che hanno raggiunto altitudini di circa 8000 metri che, a tali altitudini, senza bombole d'ossigeno, sono soggetti a momentanee sospensioni dell'attività dei lobi parietali causata dalla bassa concentrazione di ossigeno dell'alta montagna.
Molti di questi sportivi dichiarano infatti di percepire delle particolari presenze, e molti ammettono addirittura di aver interloquito con il proprio alter ego. Esperienze peraltro definite entusiasmanti.
