Un continente scomparso, posto tra l'Africa all'India, su cui nacque e prosperò una civiltà potentissima e straordinaria. Una civiltà antichissima, precedente alla stessa comparsa dell'uomo sulla terra. Il mito di Mu appare irresistibile. Difficile credere che sia solo una leggenda!
“Il Giardino dell’Eden non era in Asia, ma in un continente ora sommerso nell’Oceano Pacifico.
La storia biblica della creazione, l’epica narrazione
dei sette giorni e delle sette notti, non nacquero tra
le genti del Nilo e della valle dell’Eufrate, ma a Mu,
la Madreterra dell’Uomo.
Queste mie affermazioni trovano riscontro nelle complesse testimonianze che scopersi sia sulle dimenticate tavole sacre in India, sia su documenti di altri paesi”.
Così parlava nel 1920 James Churchward, ex-colonnello inglese in pensione, nel suo best-seller
“Mu, il continente perduto”.
L’autore racconta di essere stato iniziato al segreto di Mu da un sacerdote di un tempio indiano, che gli avrebbe insegnato a decifrare delle scritture
incise su tavolette segrete.
Le tavolette erano custodite nella Biblioteca Segreta dei Nacaal, “una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze”. Purtroppo Churchward non dice dove si trovasse esattamente la biblioteca.
Della misteriosa civiltà di Mu si era cominciati a parlare con la scoperta di Khara Kota, città emersa dalle sabbie del Deserto di Gobi grazie all’avventuriero russo Kolkov.
Nei diari di Kolkov era scritto che sotto le mura di Khara Kota si ergeva un’altra città, Uighur, capitale del regno dei mongoli, il cui stemma era la lettera greca M, inscritta in un cerchio diviso in quattro settori.
Secondo Churchward, Uighur era solo una colonia del più vasto continente di Mu. Il territorio occupato dalla antica civiltà comprendeva le attuali isole Fiji, le Marianne, le Hawaii e persino l’isola di Pasqua ed ospitava circa sessantaquattro milioni di persone.
Si diceva che vi abitassero molte razze, di cui la bianca era predominante. La civiltà scomparve per opera di un disastroso maremoto, che la sommerse sotto le acque del Pacifico dodicimila anni fa.
Nella seconda metà del XIX secolo anche il mondo scientifico aveva iniziato ad occuparsi della questione, formulando molte ipotesi sull’esistenza di Mu.
L'avvento della teoria darwiniana aveva posto agli scienziati la questione circa l’origine geografica di alcune specie viventi simili.
Come potevano animali diffusi in Africa ritrovarsi anche in India?
La risposta più immediata fu formulare la tesi che esistesse un istmo di terra oggi sommerso.
Confermando le analogie nell’evoluzione biologica e ambientale delle coste dell’Africa, dell’India e della Malesia, lo zoologo inglese, Philip L. Slater, sostenne l’esistenza di un continente-ponte, che aveva ribattezzato “Lemuria”: i lemuri, infatti, erano le proscimmie presenti in tutti gli altri territori comuni.
La tesi di Slater, confutata dalla più moderna teoria della Deriva dei Continenti, incontrò un entusiastico consenso nell’ambiente intellettuale di fine Ottocento, intriso di romanticismo e di occultismo.
Accadde così che dalle ipotesi scientifiche sull'antica terra di Lemuria si passò agli intriganti e fantasiosi resoconti della storia di Mu.
Nel 1888 Madame Helena Blavatsky, spiritista russa e co-fondatrice della Società Teosofica, scrisse di avere scoperto una biblioteca antichissima e segreta, i cui libri testimoniavano che Lemuria sorgeva nel Pacifico.
La Blavatsky sosteneva che la stessa Atlantide era stata una provincia del più antico impero di Mu e che i suoi abitanti, gli Atlantidi, erano stati i discendenti diretti dei Lemuriani.
Per il mitologo scozzese Lewis Spence la razza bianca governava a Lemuria, tenendo tutte le altre in stato di sottomissione.
Sulla scia delle idee diffuse dalla Slavatsky altri teosofi elaborarono una visione via via più precisa del mondo perduto di Lemuria-Mu.
Nel libro "Storia di Atlantide e del continente perduto di Lemuria", William Scott-Elliott scriveva che i Lemuriani erano alti più di quattro metri, avevano visi appiattiti, senza fronte ma con mascelle sporgenti.
Avevano gli occhi così distanti da godere di una vista laterale oltre che frontale e potevano camminare anche all’inverso grazie ai lunghi talloni.
La storia di Lemuria-Mu viene descritta come una evoluzione progressiva verso una civiltà molto avanzata, dotata degli incredibili poteri della immortalità e della reincarnazione.
Il disastro ecologico impedì a Mu di crescere ancora di più, sommergendola sotto le acque degli Oceani.
Dalle ceneri di Mu sorse un’altra civiltà molto progredita, ancorché destinata anch’essa all’estinzione: Atlantide.
“Il Giardino dell’Eden non era in Asia, ma in un continente ora sommerso nell’Oceano Pacifico.
La storia biblica della creazione, l’epica narrazione
dei sette giorni e delle sette notti, non nacquero tra
le genti del Nilo e della valle dell’Eufrate, ma a Mu,
la Madreterra dell’Uomo.
Queste mie affermazioni trovano riscontro nelle complesse testimonianze che scopersi sia sulle dimenticate tavole sacre in India, sia su documenti di altri paesi”.
Così parlava nel 1920 James Churchward, ex-colonnello inglese in pensione, nel suo best-seller
“Mu, il continente perduto”.
L’autore racconta di essere stato iniziato al segreto di Mu da un sacerdote di un tempio indiano, che gli avrebbe insegnato a decifrare delle scritture
incise su tavolette segrete.
Le tavolette erano custodite nella Biblioteca Segreta dei Nacaal, “una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze”. Purtroppo Churchward non dice dove si trovasse esattamente la biblioteca.
Della misteriosa civiltà di Mu si era cominciati a parlare con la scoperta di Khara Kota, città emersa dalle sabbie del Deserto di Gobi grazie all’avventuriero russo Kolkov.
Nei diari di Kolkov era scritto che sotto le mura di Khara Kota si ergeva un’altra città, Uighur, capitale del regno dei mongoli, il cui stemma era la lettera greca M, inscritta in un cerchio diviso in quattro settori.
Secondo Churchward, Uighur era solo una colonia del più vasto continente di Mu. Il territorio occupato dalla antica civiltà comprendeva le attuali isole Fiji, le Marianne, le Hawaii e persino l’isola di Pasqua ed ospitava circa sessantaquattro milioni di persone.
Si diceva che vi abitassero molte razze, di cui la bianca era predominante. La civiltà scomparve per opera di un disastroso maremoto, che la sommerse sotto le acque del Pacifico dodicimila anni fa.
Nella seconda metà del XIX secolo anche il mondo scientifico aveva iniziato ad occuparsi della questione, formulando molte ipotesi sull’esistenza di Mu.
L'avvento della teoria darwiniana aveva posto agli scienziati la questione circa l’origine geografica di alcune specie viventi simili.
Come potevano animali diffusi in Africa ritrovarsi anche in India?
La risposta più immediata fu formulare la tesi che esistesse un istmo di terra oggi sommerso.
Confermando le analogie nell’evoluzione biologica e ambientale delle coste dell’Africa, dell’India e della Malesia, lo zoologo inglese, Philip L. Slater, sostenne l’esistenza di un continente-ponte, che aveva ribattezzato “Lemuria”: i lemuri, infatti, erano le proscimmie presenti in tutti gli altri territori comuni.
La tesi di Slater, confutata dalla più moderna teoria della Deriva dei Continenti, incontrò un entusiastico consenso nell’ambiente intellettuale di fine Ottocento, intriso di romanticismo e di occultismo.
Accadde così che dalle ipotesi scientifiche sull'antica terra di Lemuria si passò agli intriganti e fantasiosi resoconti della storia di Mu.
Nel 1888 Madame Helena Blavatsky, spiritista russa e co-fondatrice della Società Teosofica, scrisse di avere scoperto una biblioteca antichissima e segreta, i cui libri testimoniavano che Lemuria sorgeva nel Pacifico.
La Blavatsky sosteneva che la stessa Atlantide era stata una provincia del più antico impero di Mu e che i suoi abitanti, gli Atlantidi, erano stati i discendenti diretti dei Lemuriani.
Per il mitologo scozzese Lewis Spence la razza bianca governava a Lemuria, tenendo tutte le altre in stato di sottomissione.
Sulla scia delle idee diffuse dalla Slavatsky altri teosofi elaborarono una visione via via più precisa del mondo perduto di Lemuria-Mu.
Nel libro "Storia di Atlantide e del continente perduto di Lemuria", William Scott-Elliott scriveva che i Lemuriani erano alti più di quattro metri, avevano visi appiattiti, senza fronte ma con mascelle sporgenti.
Avevano gli occhi così distanti da godere di una vista laterale oltre che frontale e potevano camminare anche all’inverso grazie ai lunghi talloni.
La storia di Lemuria-Mu viene descritta come una evoluzione progressiva verso una civiltà molto avanzata, dotata degli incredibili poteri della immortalità e della reincarnazione.
Il disastro ecologico impedì a Mu di crescere ancora di più, sommergendola sotto le acque degli Oceani.
Dalle ceneri di Mu sorse un’altra civiltà molto progredita, ancorché destinata anch’essa all’estinzione: Atlantide.
Commenta