ROMA --Famiglie inglesi avrebbero chiesto di collocare dei chip sotto la pelle dei figli in funzione antisequestro.
Nella sua Relazione 2002 il Garante della privacy, Stefano Rodotà, segnala il rischio del corpo trasformato in "password", con la possibilità di chip inseriti sotto la pelle o nei prodotti di largo consumo, in funzione di veri e propri "guinzagli elettronici".
"L'intreccio tra elettronica, biologia e genetica ha già aperto scenari nuovi, insieme promettenti e inquietanti".
Il guinzaglio elettronico che assimila il corpo umano "ad un qualsiasi oggetto in movimento, controllabile a distanza con una tecnologia satellitare" confligge, precisa Rodotà, con la dignità della persona.
Il garante della privacy afferma in particolare che le derive tecnologiche assumono tratti particolarmente inquietanti. "Le finalità di identificazione, sorveglianza, sicurezza delle transazioni - osserva - possono davvero giustificare qualsiasi utilizzazione del corpo umano resa possibile dall'innovazione tecnologica?".
Nella relazione annuale viene citato il caso di chip che alcune famiglie inglesi avrebbero chiesto di collocare sotto la pelle dei figli per poterne verificare la localizzazione in funzione antisequestro.
Mentre alcuni gestori Tlc offrirebbero dei chip da inserire in qualsiasi prodotto, in risposta all'interesse "di un mondo imprenditoriale che vuole seguirne la circolazione e attraverso questa ricostruire anche i comportamenti di acquirenti e utilizzatori".
Rodotà segnala così, dopo la questione della videosorveglianza utilizzata spesso impropriamente da parte dei Comuni, una nuova frontiera della tutela dei dati personali, quella della "tracciabilità" resa possibile dai microchip.
Importante anche la sfera dei dati sanitari, nel cui ambito il Garante sottolinea la difesa di fondamentali diritti democratici nel nome del fondamentale principio dell'uguaglianza tra cittadini.
"Se ad esempio - spiega - si costituissero banche dati contenenti tutte le prescrizioni mediche con l'indicazione nominativa delle persone, si creerebbe - avverte - un sistema ad alto rischio sociale - al quale potrebbero sottrarsi soltanto coloro i quali decidessero di non utilizzare il sistema sanitario nazionale e di pagare direttamente i farmaci".
Nella sua Relazione 2002 il Garante della privacy, Stefano Rodotà, segnala il rischio del corpo trasformato in "password", con la possibilità di chip inseriti sotto la pelle o nei prodotti di largo consumo, in funzione di veri e propri "guinzagli elettronici".
"L'intreccio tra elettronica, biologia e genetica ha già aperto scenari nuovi, insieme promettenti e inquietanti".
Il guinzaglio elettronico che assimila il corpo umano "ad un qualsiasi oggetto in movimento, controllabile a distanza con una tecnologia satellitare" confligge, precisa Rodotà, con la dignità della persona.
Il garante della privacy afferma in particolare che le derive tecnologiche assumono tratti particolarmente inquietanti. "Le finalità di identificazione, sorveglianza, sicurezza delle transazioni - osserva - possono davvero giustificare qualsiasi utilizzazione del corpo umano resa possibile dall'innovazione tecnologica?".
Nella relazione annuale viene citato il caso di chip che alcune famiglie inglesi avrebbero chiesto di collocare sotto la pelle dei figli per poterne verificare la localizzazione in funzione antisequestro.
Mentre alcuni gestori Tlc offrirebbero dei chip da inserire in qualsiasi prodotto, in risposta all'interesse "di un mondo imprenditoriale che vuole seguirne la circolazione e attraverso questa ricostruire anche i comportamenti di acquirenti e utilizzatori".
Rodotà segnala così, dopo la questione della videosorveglianza utilizzata spesso impropriamente da parte dei Comuni, una nuova frontiera della tutela dei dati personali, quella della "tracciabilità" resa possibile dai microchip.
Importante anche la sfera dei dati sanitari, nel cui ambito il Garante sottolinea la difesa di fondamentali diritti democratici nel nome del fondamentale principio dell'uguaglianza tra cittadini.
"Se ad esempio - spiega - si costituissero banche dati contenenti tutte le prescrizioni mediche con l'indicazione nominativa delle persone, si creerebbe - avverte - un sistema ad alto rischio sociale - al quale potrebbero sottrarsi soltanto coloro i quali decidessero di non utilizzare il sistema sanitario nazionale e di pagare direttamente i farmaci".
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