Le spugne della specie Halisarca caerulea crescono in profonde e oscure cavità al di sotto delle barriere, e il 90 per cento della loro dieta è costituito da carbonio organico disciolto, che viene convertito in cellule cenocitiche utilizzabili da tutte le specie marine
Le barriere coralline supportano uno degli ecosistemi più diversificati del pianeta, e possono vivere anche in una sorta di “deserto marino”. Ma come fanno a sostenere una tale abbondanza di vita?
Ora il biologo marino Fleur Van Duyl del Regio istituto olandese per la ricerca marina ha analizzato il “budget” energetico che supporta le barriere coralline in un ambiente altrimenti molto povero.
Insieme al collega Jasper De Goeij, ha così scoperto che le spugne della specie Halisarca caerulea crescono in profonde e oscure cavità al di sotto delle barriere, e che il 90 per cento della loro dieta è costituito da carbonio organico disciolto, che risulta invece non sfruttabile dalla maggior parte delle specie residenti nelle barriere coralline.
In particolare, secondo le misure dei due ricercatori, queste spugne dal colore vivo consumano ogni giorno una quantità di carbonio pari alla metà del loro peso e hanno una proliferazione cellulare estremamente veloce, verificata grazie a una complessa marcatura del DNA con una sostanza denominata 5- bromo-2′-deossiuridina (BrdU), anche se non crescono affatto.
Ulteriori studi hanno consentito di verificare che le spugne rilasciano un gran numero di cellule cenocitiche nell’ambiente circostante, che entrano nella catena alimentare delle specie che vivono nelle barriere coralline.
“Halisarca caerulea è la grande ‘centrale di riciclaggio’ dell’energia della barriera corallina, poiché riesce a convertire ciò che nessun’altra specie utilizza, il carbonio organico disciolto, in energia universalmente utilizzabile: i cenociti che scarta”, ha concluso De Goeij, che firma in proposito un articolo sulla rivista "Journal of Experimental Biology".
Da lescienze.it
Le barriere coralline supportano uno degli ecosistemi più diversificati del pianeta, e possono vivere anche in una sorta di “deserto marino”. Ma come fanno a sostenere una tale abbondanza di vita?
Ora il biologo marino Fleur Van Duyl del Regio istituto olandese per la ricerca marina ha analizzato il “budget” energetico che supporta le barriere coralline in un ambiente altrimenti molto povero.
Insieme al collega Jasper De Goeij, ha così scoperto che le spugne della specie Halisarca caerulea crescono in profonde e oscure cavità al di sotto delle barriere, e che il 90 per cento della loro dieta è costituito da carbonio organico disciolto, che risulta invece non sfruttabile dalla maggior parte delle specie residenti nelle barriere coralline.
In particolare, secondo le misure dei due ricercatori, queste spugne dal colore vivo consumano ogni giorno una quantità di carbonio pari alla metà del loro peso e hanno una proliferazione cellulare estremamente veloce, verificata grazie a una complessa marcatura del DNA con una sostanza denominata 5- bromo-2′-deossiuridina (BrdU), anche se non crescono affatto.
Ulteriori studi hanno consentito di verificare che le spugne rilasciano un gran numero di cellule cenocitiche nell’ambiente circostante, che entrano nella catena alimentare delle specie che vivono nelle barriere coralline.
“Halisarca caerulea è la grande ‘centrale di riciclaggio’ dell’energia della barriera corallina, poiché riesce a convertire ciò che nessun’altra specie utilizza, il carbonio organico disciolto, in energia universalmente utilizzabile: i cenociti che scarta”, ha concluso De Goeij, che firma in proposito un articolo sulla rivista "Journal of Experimental Biology".
Da lescienze.it