In Inghilterra, in Francia, in Svizzera… e in Italia.
Non è più uno scoop giornalistico: mucca pazza ha colpito ancora e colpirà anche tra 10 anni.
Che garanzie ci sono e che metodi di sicurezza si applicano per salvaguardare la salute pubblica?
Noi vegetariani ovviamente non temiamo mucca pazza perché la nostra scelta alimentare ci tutela. Ma viviamo su questa terra e conoscere quello che ci sta intorno è un nostro dovere. E non possiamo rimanere insensibili davanti alla sofferenza degli animali, umani e non.
Per poterlo fare è indispensabile conoscere. I due articoli di approfondimento che presentiamo, tratti dal numero 6 del supplemento de L’Idea Vegetariana, numero interamente dedicato a questo argomento, ci aiuteranno a capirne un po’ di più sia da un punto di vista prettamente scientifico, sia a comprendere meglio gli enormi interessi economici che hanno favorito l’attuale situazione.
Nessuno sa come è nato. Nessuno sa come finirà. Nessuno sa quante persone eventualmente moriranno per questo. Questi sono alcuni dei paurosi misteri che gli scienziati stanno scoprendo sulla malattia della “mucca pazza”, o BSE, la forma bovina dell’encefalopatia spongiforme trasmissibile. La malattia può insorgere da qualunque parte e rimanere silente per anni, come il gruppo di studio ufficiale inglese ritiene sia successo in Inghilterra. Forse inizialmente una sola mucca ha sviluppato spontaneamente la malattia. Perché divenisse un’epidemia era necessaria la presenza di un amplificatore, che in Inghilterra è stato la pratica di alimentare gli erbivori con i resti macinati di animali della stessa specie.
[…]
La prospettiva dello sviluppo di un patogeno subdolo, letale e in gran parte sconosciuto, spaventa gli scienziati di tutta Europa. L’allarme mucca pazza ha provocato una reazione di panico fra le persone che consumano carne, ma il fatto più inquietante è che molte persone potrebbero essere state infettate, perché le proteine note come prioni, diventate in qualche modo aberranti, erano in agguato nelle loro pappe o nei loro hamburger molti anni prima.
Il danno per l’umanità, dicono gli scienziati, è che il livello generale della possibile infezione può aumentare potendosi più facilmente presentarsi nelle generazioni future. La minaccia è illustrata dalla velocità con cui la BSE bovina si è diffusa fra le mucche in pochi anni i Inghilterra. Vi sono stati fino a ora più di 180.000 casi, con molti altri dubbi non rilevati fra le 4.800.000 mucche selezionate e soppresse dal 1996 nel tentativo di controllare la malattia. Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature stimò che 750.000 mucche infette sono entrate nelle scorte alimentari.
[…]
Il patogeno che cancella memoria, personalità e funzioni fisiche è straordinariamente tenace. Resiste al calore, all’alcool, alla bollitura, agli ultravioletti e alle radiazioni ionizzanti. Gli strumenti chirurgici che entrano in contatto con esso rimangono contaminati dopo le normali disinfezioni e i ricercatori difendono il corpo prima di prenderli in mano. Il patogeno può sopravvivere anni seppellito nel suolo, cosa preoccupante poiché le mucche morte vengono spesso interrate.
[…] Secondo gli scienziati inglesi una mucca può contagiarsi di BSE mangiando 1 g di materiale infetto delle dimensioni di un granello di pepe di un’altra mucca. Se permane anche una minima traccia di materiale infetto nella carne o nel midollo osseo l’assunzione delle proteine ricavate dalle carcasse può infettare le mucche. Il Comitato Scientifico Permanente dell’Unione Europea afferma che “la dose minima infettante considerata utile per gli animali può essere applicata agli esseri umani”. Nessuno sa cos’è una dose minima ma gli scienziati inglesi hanno scoperto che un pezzo di filo metallico che è stato in contatto con il patogeno per 5 minuti diventa infettivo come una soluzione fatta con cervello infetto.
[…]
La possibilità che un animale possa essere infetto senza manifestare sintomi (ndr.: portatore sano) pone la questione se questo possa avvenire anche nell’uomo. Gli scienziati temono, ad esempio, che un portatore sano sottoposto a intervento chirurgico per una malattia diversa, possa trasmettere ad altri la malattia attraverso gli strumenti chirurgici. Poiché nessuno conosce il tempo medio di incubazione della malattia nell’uomo, i servizi trasfusionali di molti paesi come USA e Canada rifiutano il sangue di donatori che hanno vissuto in Gran Bretagna anche se non è sicuro che i prioni difettosi possano trasmettersi attraverso il sangue.
[…]
Neanche il più rigoroso vegetariano può evitare i prodotti del bestiame che entrano in una vasta gamma di beni, dal filtro delle sigarette al sapone. Il sego derivato dal grasso animale è usato in oggetti di uso corrente dai tappeti al televisore. In generale solo circa da un terzo a metà dell’animale viene mangiato. “Il vero mercato è nei sottoprodotti -ha detto Paola Colombo, un funzionario della Commissione dell’Unione Europea- cosmetici, prodotti farmaceutici, borsette, questo si ottiene dallo scarto animale”.
Dalla bistecca ai vaccini
Le persone si truccano il viso con creme anti-invecchiamento estratte da materiali bovini leggermente trattati, un pericolo davvero indefinibile, ma il coreografo George Ballanchine è morto per la malattia di Creutzfeld-Jacob dopo aver usato un prodotto a base di ghiandole bovine per conservare il suo aspetto giovanile.
La prima vittima francese della variante Creutzfeldt-Jacob era un cultore di body-building che aveva usato un preparato per far crescere i muscoli del tipo ancora venduto senza limitazioni nei negozi di cibi per la salute degli USA. Un preparato contiene “cervello fresco di bovino essiccato, milza, ipofisi e tessuto oculare”, disse Michael Hansen, microbiologo di una associazione di consumatori statunitense, “è quasi una mucca in pillole”.
Discutibili prodotti del bestiame sono entrati nell’alimentazione dei bambini, nel cibo per animali, preparati di bellezza e nei vaccini. Solo nell’ultimo mese gli inglesi hanno ritirato dal commercio le scorte dei vaccini antipolio dopo aver scoperto che erano coltivate da siero bovino inglese prodotto quando la malattia della mucca pazza era al suo apice. 11 milioni di bambini e viaggiatori hanno ricevuto il vaccino orale. Anche i vaccini contro il morbillo, la parotite, la varicella, la difterite e la pertosse furono fatti a partire da materiali bovini inglesi fino almeno al 1993. Il governo ha detto che il rischio di contrarre la variante della malattia di Creutzer-Jakob da vaccini era “incalcolabilmente basso”, ma questo non è quello che era stato detto dall’autore del primo e più importante rapporto inglese sulla mucca pazza, Sir Richard Southwood. Egli ammonì in un memorandum interno che il pericolo di infezione da vaccini era “moderatamente alto”. Egli raccomandò che la rimozione del materiale bovino dai vaccini avrebbe dovuto essere un’area d’azione prioritaria. Se sono sconosciuti e neppure conoscibili il numero di persone esposte e forse anche infettate dai prioni, il numero delle persone che potrebbero morire verrà conosciuto solo più in là nel tempo. Le vittime soffriranno di insonnia, perdita della memoria, depressione, ansietà e paura ed infine perdita di coordinazione, incontinenza e cecità. Le previsioni di eventuali morti per malattia di Creutzfeld-Jakob variano dalle “poche dozzine” del segretario francese alla salute Dominique Gillot, fino a 250.000 in un recente studio del governo inglese. “Potremmo vedere un’epidemia che coinvolge centinaia di migliaia di persone” ha detto John Collinge del comitato di consulenti inglesi sulle encefalopatie spongiformi. “Speriamo che non sia il caso, ma è ancora possibile. Dobbiamo guardarci dal falso ottimismo e dal pensare secondo i nostri desideri che hanno confuso il nostro settore per troppo tempo.”
Non è più uno scoop giornalistico: mucca pazza ha colpito ancora e colpirà anche tra 10 anni.
Che garanzie ci sono e che metodi di sicurezza si applicano per salvaguardare la salute pubblica?
Noi vegetariani ovviamente non temiamo mucca pazza perché la nostra scelta alimentare ci tutela. Ma viviamo su questa terra e conoscere quello che ci sta intorno è un nostro dovere. E non possiamo rimanere insensibili davanti alla sofferenza degli animali, umani e non.
Per poterlo fare è indispensabile conoscere. I due articoli di approfondimento che presentiamo, tratti dal numero 6 del supplemento de L’Idea Vegetariana, numero interamente dedicato a questo argomento, ci aiuteranno a capirne un po’ di più sia da un punto di vista prettamente scientifico, sia a comprendere meglio gli enormi interessi economici che hanno favorito l’attuale situazione.
Nessuno sa come è nato. Nessuno sa come finirà. Nessuno sa quante persone eventualmente moriranno per questo. Questi sono alcuni dei paurosi misteri che gli scienziati stanno scoprendo sulla malattia della “mucca pazza”, o BSE, la forma bovina dell’encefalopatia spongiforme trasmissibile. La malattia può insorgere da qualunque parte e rimanere silente per anni, come il gruppo di studio ufficiale inglese ritiene sia successo in Inghilterra. Forse inizialmente una sola mucca ha sviluppato spontaneamente la malattia. Perché divenisse un’epidemia era necessaria la presenza di un amplificatore, che in Inghilterra è stato la pratica di alimentare gli erbivori con i resti macinati di animali della stessa specie.
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La prospettiva dello sviluppo di un patogeno subdolo, letale e in gran parte sconosciuto, spaventa gli scienziati di tutta Europa. L’allarme mucca pazza ha provocato una reazione di panico fra le persone che consumano carne, ma il fatto più inquietante è che molte persone potrebbero essere state infettate, perché le proteine note come prioni, diventate in qualche modo aberranti, erano in agguato nelle loro pappe o nei loro hamburger molti anni prima.
Il danno per l’umanità, dicono gli scienziati, è che il livello generale della possibile infezione può aumentare potendosi più facilmente presentarsi nelle generazioni future. La minaccia è illustrata dalla velocità con cui la BSE bovina si è diffusa fra le mucche in pochi anni i Inghilterra. Vi sono stati fino a ora più di 180.000 casi, con molti altri dubbi non rilevati fra le 4.800.000 mucche selezionate e soppresse dal 1996 nel tentativo di controllare la malattia. Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature stimò che 750.000 mucche infette sono entrate nelle scorte alimentari.
[…]
Il patogeno che cancella memoria, personalità e funzioni fisiche è straordinariamente tenace. Resiste al calore, all’alcool, alla bollitura, agli ultravioletti e alle radiazioni ionizzanti. Gli strumenti chirurgici che entrano in contatto con esso rimangono contaminati dopo le normali disinfezioni e i ricercatori difendono il corpo prima di prenderli in mano. Il patogeno può sopravvivere anni seppellito nel suolo, cosa preoccupante poiché le mucche morte vengono spesso interrate.
[…] Secondo gli scienziati inglesi una mucca può contagiarsi di BSE mangiando 1 g di materiale infetto delle dimensioni di un granello di pepe di un’altra mucca. Se permane anche una minima traccia di materiale infetto nella carne o nel midollo osseo l’assunzione delle proteine ricavate dalle carcasse può infettare le mucche. Il Comitato Scientifico Permanente dell’Unione Europea afferma che “la dose minima infettante considerata utile per gli animali può essere applicata agli esseri umani”. Nessuno sa cos’è una dose minima ma gli scienziati inglesi hanno scoperto che un pezzo di filo metallico che è stato in contatto con il patogeno per 5 minuti diventa infettivo come una soluzione fatta con cervello infetto.
[…]
La possibilità che un animale possa essere infetto senza manifestare sintomi (ndr.: portatore sano) pone la questione se questo possa avvenire anche nell’uomo. Gli scienziati temono, ad esempio, che un portatore sano sottoposto a intervento chirurgico per una malattia diversa, possa trasmettere ad altri la malattia attraverso gli strumenti chirurgici. Poiché nessuno conosce il tempo medio di incubazione della malattia nell’uomo, i servizi trasfusionali di molti paesi come USA e Canada rifiutano il sangue di donatori che hanno vissuto in Gran Bretagna anche se non è sicuro che i prioni difettosi possano trasmettersi attraverso il sangue.
[…]
Neanche il più rigoroso vegetariano può evitare i prodotti del bestiame che entrano in una vasta gamma di beni, dal filtro delle sigarette al sapone. Il sego derivato dal grasso animale è usato in oggetti di uso corrente dai tappeti al televisore. In generale solo circa da un terzo a metà dell’animale viene mangiato. “Il vero mercato è nei sottoprodotti -ha detto Paola Colombo, un funzionario della Commissione dell’Unione Europea- cosmetici, prodotti farmaceutici, borsette, questo si ottiene dallo scarto animale”.
Dalla bistecca ai vaccini
Le persone si truccano il viso con creme anti-invecchiamento estratte da materiali bovini leggermente trattati, un pericolo davvero indefinibile, ma il coreografo George Ballanchine è morto per la malattia di Creutzfeld-Jacob dopo aver usato un prodotto a base di ghiandole bovine per conservare il suo aspetto giovanile.
La prima vittima francese della variante Creutzfeldt-Jacob era un cultore di body-building che aveva usato un preparato per far crescere i muscoli del tipo ancora venduto senza limitazioni nei negozi di cibi per la salute degli USA. Un preparato contiene “cervello fresco di bovino essiccato, milza, ipofisi e tessuto oculare”, disse Michael Hansen, microbiologo di una associazione di consumatori statunitense, “è quasi una mucca in pillole”.
Discutibili prodotti del bestiame sono entrati nell’alimentazione dei bambini, nel cibo per animali, preparati di bellezza e nei vaccini. Solo nell’ultimo mese gli inglesi hanno ritirato dal commercio le scorte dei vaccini antipolio dopo aver scoperto che erano coltivate da siero bovino inglese prodotto quando la malattia della mucca pazza era al suo apice. 11 milioni di bambini e viaggiatori hanno ricevuto il vaccino orale. Anche i vaccini contro il morbillo, la parotite, la varicella, la difterite e la pertosse furono fatti a partire da materiali bovini inglesi fino almeno al 1993. Il governo ha detto che il rischio di contrarre la variante della malattia di Creutzer-Jakob da vaccini era “incalcolabilmente basso”, ma questo non è quello che era stato detto dall’autore del primo e più importante rapporto inglese sulla mucca pazza, Sir Richard Southwood. Egli ammonì in un memorandum interno che il pericolo di infezione da vaccini era “moderatamente alto”. Egli raccomandò che la rimozione del materiale bovino dai vaccini avrebbe dovuto essere un’area d’azione prioritaria. Se sono sconosciuti e neppure conoscibili il numero di persone esposte e forse anche infettate dai prioni, il numero delle persone che potrebbero morire verrà conosciuto solo più in là nel tempo. Le vittime soffriranno di insonnia, perdita della memoria, depressione, ansietà e paura ed infine perdita di coordinazione, incontinenza e cecità. Le previsioni di eventuali morti per malattia di Creutzfeld-Jakob variano dalle “poche dozzine” del segretario francese alla salute Dominique Gillot, fino a 250.000 in un recente studio del governo inglese. “Potremmo vedere un’epidemia che coinvolge centinaia di migliaia di persone” ha detto John Collinge del comitato di consulenti inglesi sulle encefalopatie spongiformi. “Speriamo che non sia il caso, ma è ancora possibile. Dobbiamo guardarci dal falso ottimismo e dal pensare secondo i nostri desideri che hanno confuso il nostro settore per troppo tempo.”
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