Tutto il nostro desiderio di dolcezza e zucchero sarebbe nascosto in un unico gene. La capacità incredibile, che disgusta amici e parenti, di ingurgitare montagne di caramelle, di versare innumerevoli cucchiaini di zucchero in tè o caffè, di gustare dolci e confetti senza averne mai abbastanza... Tutto in una piccola variazione genetica. È quanto sostiene uno studio canadese della University of Toronto, pubblicato on-line sulla rivista Physiological Genomics. Il gene in questione è il trasportatore di glucosio di tipo due (Glut2), quel gene che controlla l'ingresso dello zucchero nelle cellule, influisce sull'apporto degli zuccheri e può spiegare il perché della predilezione per pasticcini e affini. Chi possiede una particolare variante di questo gene è portato ad assumere più zucchero (qualsiasi tipo di zucchero) rispetto agli altri. I ricercatori hanno coinvolto 825 persone nella loro ricerca e le hanno divise in due gruppi: un gruppo di persone sovrappeso agli stadi inziali di diabete non sottoposti ad alcuna cura e un gruppo di persone considerate in buone condizioni generale. Ad ogni partecipante è stato chiesto di registrare le proprie abitudini alimentari di un “mese tipo”, dopodiché sono stati sottoposti ad un'analisi genetica per determinare la presenza o meno della variante genetica in studio. I dati hanno mostrato che, in entrambi i gruppi, quelli che assumevano una maggiore quantità di zuccheri erano proprio quelli che presentavano la variante in esame. Una giustificazione genetica alle scorpacciate di torte, cioccolata, confetti e gelatine... ma attenzione, perché questo legame riguarda solo lo zucchero, nessuna relazione infatti è stata individuate con il consumo di amido, proteine e grassi.
Fonte: Eny KM, Wolever TMS et al. "Genetic variant in the glucose transporter type 2 is associated with higher intakes of sugars in two distinct populations." Physiol Genomics 2008; 33:355-360.
Sbawy sbawy
Fonte: Eny KM, Wolever TMS et al. "Genetic variant in the glucose transporter type 2 is associated with higher intakes of sugars in two distinct populations." Physiol Genomics 2008; 33:355-360.
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