Il virus può trasmettere l'infezione anche per 18 ore
Nel corso delle normali attività quotidiane, una persona raffreddata trasferisce i suoi virus al 35 per cento delle superfici che tocca. È quanto risulta da una ricerca coordinata dall’Università della Virginia presentata alla Conferenza sugli agenti antimicrobici in corso a San Francisco, in California. I rinovirus così “abbandonati”, inoltre, sono in grado di infettare un’altra persona che tocchi la superficie incriminata anche a 18 ore di distanza. Le superfici più frequentemente contaminate risultano essere le maniglie, le penne per scrivere e, a scendere, interruttori della luce, telecomandi, rubinetti e telefoni. A sorprendere i ricercatori è stato il fatto che fra le superfici meno contaminate vi erano quelle della toilette. Lo studio è stato svolto chiedendo la collaborazione dei clienti, ai quali all’ingresso dell’albergo veniva chiesto di sottoporsi a un tampone per l’identificazione dell’eventuale infezione da rinovirus. Successivamente, alla partenza della persona venivano controllate minuziosamente le stanze di un albergo trasformato per l’occasione in laboratorio conteggiando, dall’esterno, il numero di volte che veniva accesa la luce, usato il telecomando e via discorrendo.
La ricerca era stata sollecitata dalle autorità sanitarie statunitensi, dopo aver constatato che per le banali malattie da raffreddamento negli Stati Uniti vengono ogni anno persi 20 milioni di giornate lavorative e 21 milioni di giorni di scuola. Fra gli sponsor vi era peraltro anche una delle più grandi case produttrici di salviette disinfettanti.
Nel corso delle normali attività quotidiane, una persona raffreddata trasferisce i suoi virus al 35 per cento delle superfici che tocca. È quanto risulta da una ricerca coordinata dall’Università della Virginia presentata alla Conferenza sugli agenti antimicrobici in corso a San Francisco, in California. I rinovirus così “abbandonati”, inoltre, sono in grado di infettare un’altra persona che tocchi la superficie incriminata anche a 18 ore di distanza. Le superfici più frequentemente contaminate risultano essere le maniglie, le penne per scrivere e, a scendere, interruttori della luce, telecomandi, rubinetti e telefoni. A sorprendere i ricercatori è stato il fatto che fra le superfici meno contaminate vi erano quelle della toilette. Lo studio è stato svolto chiedendo la collaborazione dei clienti, ai quali all’ingresso dell’albergo veniva chiesto di sottoporsi a un tampone per l’identificazione dell’eventuale infezione da rinovirus. Successivamente, alla partenza della persona venivano controllate minuziosamente le stanze di un albergo trasformato per l’occasione in laboratorio conteggiando, dall’esterno, il numero di volte che veniva accesa la luce, usato il telecomando e via discorrendo.
La ricerca era stata sollecitata dalle autorità sanitarie statunitensi, dopo aver constatato che per le banali malattie da raffreddamento negli Stati Uniti vengono ogni anno persi 20 milioni di giornate lavorative e 21 milioni di giorni di scuola. Fra gli sponsor vi era peraltro anche una delle più grandi case produttrici di salviette disinfettanti.
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