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Per Saperne di più: Marte

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  • Per Saperne di più: Marte

    Ormai le diverse missioni che si sono avvicendate su Marte hanno contribuito a decifrarne la morfologia superficiale. Tanto che sono state elaborate mappe molto dettagliate che riportano i rilievi e le depressioni con un elevato grado di definizione.



    Gli ultimi rilevamenti di Mars Express sono stati ricchi di nuove e inaspettate sorprese, soprattutto nel campo dei depositi ghiacciati di acqua e di una più recente attività vulcanica di tipo esplosivo, che indicherebbe che Marte non è quel pianeta geologicamente inerte al giorno d'oggi come precedentemente si assumeva.
    Marte si è sempre opposto ad una sua radiografia accurata. Molti problemi sono derivati dal fatto che non c'è una corrispondenza diretta fra Albedo e altimetria. In genere le regioni più rialzate riemettono con maggiore intensità la luce mentre le depressioni no. Le prime risultano quindi più chiare e le seconde più scure.
    Questa regola, tranne che per le depressioni più profonde e le vette più alte non vale per Marte.
    Il colore rossastro del pianeta deriva direttamente dal grado di ossidazione dei minerali ferrosi in superficie. Un maggior grado di ossidazione rende la regione corrispondente più colorata e un minor grado si risolve in una macchia più scura. Analogamente una diversa natura e composizione chimica delle lave fuoriuscite può contribuire ad alterare il colore della superficie.
    Inoltre la fitta coltre di polvere che riveste Marte e che può essere movimentata dalle grandi tempeste di sabbia contribuisce a modificarne l'aspetto. Alcune rocce sono esposte all'atmosfera altre sono coperte da strati e dune di polvere.
    Per di più nelle grandi depressioni in alcune stagioni si possono addensare vaste nubi di anidride carbonica che contribuiscono ad un maggior potere riflettente della regione che appare quindi biancastra.


    I due emisferi



    La prima cosa che salta agli occhi è una stravagante differenza fra l'emisfero Nord e quello Sud. Il pianeta è diviso in due emisferi che hanno caratteristiche molto diverse e sembrano essere stati sottoposti a differenti forze modellative. La suddivisione non corrisponde esattamente all'equatore marziano ma è inclinata di 35° rispetto ad esso.
    Per determinare l'altimetria del pianeta, data l'assenza di distese d'acqua come avviene sulla terra dove ci si riferisce al livello del mare, si è scelto per convenzione di riferire le quote ad una superficie complessa che unisce i punti in cui la pressione atmosferica media corrisponde a 6.1 millibar, (l'atmosfera marziana è estremamente rarefatta; nonostante ciò può variare in maniera drammatica da 1 a 9 millibar).


    L'emisfero Sud



    L'Emisfero Sud è in media più elevato di quello Nord (1 a 3 Km rispetto alla media).
    E' una regione antica e fortemente craterizzata. I crateri mostrano di aver subito un'intensa attività erosiva ad opera del vento, ma anche di imponenti masse d'acqua. A uniformare il terreno probabilmente ha contribuito la fuoriuscita di grandi colate di lava mafica direttamente dal mantello attraverso le fratture della crosta dovute agli imponenti impatti.
    Due principali depressioni sono riconoscibili e dovute a impatti con corpi celesti di notevoli dimensioni.
    Il bacino di Hellas che ha un diametro di 1800 Km e una profondità di 5 Km e il bacino di Argyre che ha un diametro di 800 Km e una profondità di 3 Km.
    Attorno agli 80° di latitudine sud la craterizzazione diminuisce e l'aspetto è tipico di quello formato da grandi colate di lava basaltica probabilmente generatasi nelle prime fasi di sviluppo del pianeta.


    L'emisfero Nord



    L'emisfero Nord rispetto a questa superficie è mediamente una grande depressione. Fanno eccezione il grande scudo di Tharsis, i terreni craterizzati rilevati tra 30° e 270° di longitudine, e la regione vulcanica di Elisium.
    Tharsis si estende per 4000 km ed è sopraelevata ad una quota media di 10 km. Nella regione sono presenti un gruppo di vulcani fra i quali svetta il monte Olympus.
    L'altopiano di Tharsis è relativamente di recente formazione. Non è craterizzato e la sua origine è vulcanica. Sebbene si estenda in uno spazio limitato la sua formazione ha sconvolto l'intero emisfero Nord. Il suo sollevamento ha probabilmente distorto e appesantito la crosta marziana e ha provocato il gigantesco sistema di fratture e depressioni ad esso adiacenti che tagliano il pianeta lungo il proprio equatore.
    Adiacente all'altopiano di Tharsis c'è infatti un sistema di corrugamenti e fratture disordinate denominato Labirynthus Noctis. Da questo poi si diparte il sistema di canyon e depressioni denominato Valles Marineris: i canyon della Valles Marineris raggiungono i 200 Km in larghezza e i 7 Km di profondità. Quindi non sono per nulla analoghi ai canyon terrestri generati dall'erosione fluviale.
    Viceversa un sistema di canali che si diparte in senso longitudinale dalla Valles Marineris avrebbe origine per erosione glaciale e fluviale, dovuto probabilmente ad una imponente movimentazione di masse d'acqua, precedentemente immagazzinate in forma di depositi ghiacciati e sciolte per azione di riscaldamento dovuta all'attività vulcanica o a cambiamenti climatici.
    Ancora più ampia è la regione fortemente craterizzata, sebbene ad un'altezza media inferiore rispetto a Tharsis, che contiene alcuni fra i più vasti crateri marziani, fra i quali ricordiamo il cratere Schiaparelli (470 Km di diametro) e il cratere Cassini, ma di recente formazione rispetto a quelli presenti nel'emisfero Sud.
    Raffaele Lepore

  • #2
    La storia geologica

    Marte ha sviluppato una struttura nucleo, mantello e crosta analoga a quella della terra.
    Nel primo periodo la crosta era sottile e l'attività vulcanica diffusa su tutto il pianeta con vaste colate che si raffreddarono in distese compatte e rugose. L'emisfero Sud ha questo tipo di formazione ed è quindi molto più antico dell'altro emisfero.
    Marte, come tutti gli altri pianeti e satelliti, ha subito però due lunghi periodi di intenso bombardamento meteorico agli albori della nascita del sistema solare, da 4.5 miliardi di anni fa a 3.5 miliardi di anni fa, e altri bombardamenti isolati nel corso di tutta la sua storia. L'emisfero Sud con una superficie molto antica è quindi costellato da un enorme quantità di crateri di grandi e piccole dimensioni.
    I crateri sono slabbrati ed erosi per l'azione del vento e dell'acqua liquida che in determinati periodi si è liberata sulla superficie del pianeta. I crateri da impatto più grandi dell'emisfero Sud sono il bacino di Hellas e di Argyre.
    L'emisfero Nord si è dimostrato più attivo. Prima di tutto il suo abbassamento rispetto alla quota media della superficie potrebbe essere il risultato di un gigantesco impatto che ha interessato l'intera metà superiore del pianeta. Ha anch'esso estese regioni craterizzate ma anche altre di recente formazioni del tutto libere da crateri da impatto.
    L'attività vulcanica in questo emisfero è proseguita per molto tempo, sebbene in precisi distretti particolarmente attivi e si è arrestata solo qualche centinaio di miloni di anni fa. Le due regioni attive dal punto di vista vulcanico sono, in ordine di anzianità, l'Elisium e Tharsis. Il vulcano più alto e giovane di Marte, e a tutt'oggi il maggior rilievo dell'intero sistema solare è il monte Olympus (oltre 25 Km di altezza e 600 Km di diametro alla base).
    Sebbene la maggior parte di attività vulcanica sia stata di tipo mafico effusivo, in queste regioni dell'emisfero Nord sono state abbastanza comuni anche imponenti eruzioni di tipo esplosivo felsico. Questo rende conto anche della differenze nella composizione rocciosa fra i due emisferi.
    Gli ultimi rilevamenti di Mars Express stanno però rimettendo un po' in discussione il modello finora accettato. Sono state trovate tracce di attività esplosiva relativamente recente (350 milioni di anni) anche in vulcani molto antichi come Hecates Tholus. Inoltre sono stati individuati piccoli coni vulcanici anche al polo Nord di Marte. Queste strutture sembrano relativamente recenti e potrebbero rimettere in discussione l'attività interna del pianeta rosso.
    Raffaele Lepore

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    • #3
      La conquista del pianeta anni 60/70

      Il decennio dal 1960 al 1970 segnò una corsa folle per dimostrare la propria supremazia nello spazio e nel progresso della missilistica da parte delle due superpotenze: Unione Sovietica e Stati Uniti d'America. Mentre i tentativi americani erano pubblici quelli sovietici venivano fatti in gran segreto e la loro storia è stata ricostruita solo anni dopo.
      Il periodo sinodico di Marte, in poche parole il cambiamento ciclico della sua posizione rispetto alla terra, consente di avere il pianeta "a portata favorevole di tiro" più o meno ogni due anni (780 giorni). E questa è grosso modo la cadenza delle missioni che si sono succedute nel corso degli anni, con periodi pieni di lanci e periodi in cui il pianeta è stato completamente dimenticato.

      La sfortunata Mars 1
      fonte N.A.S.A. I sovietici iniziarono la loro avventura con le sonde Mars, Sputnik e Zond. Gli Americani risposero con le sonde Mariner.
      1960 - I sovietici erano in vantaggio rispetto agli statunitensi, ma la loro frenesia e una buona dose di sfortuna decretò l'insuccesso della maggior parte delle loro missioni su Marte. Il maggior esperto di missilistica Korolev aveva sviluppato razzi a 4 stadi per ottenere la spinta necessaria a raggiungere il pianeta rosso. Le sonde Marsnik 1 e Marsnik 2 lanciate il 10 ottobre e il 14 ottobre non riuscirono nenache a sottrasi al campo gravitazionale terrestre a causa di un malfunzionamento del terzo stadio.
      1962 (ottobre - novembre) - I Sovietici ritentarono con ben tre missioni: Sputnik 22 e Sputnik 24 ebbero problemi questa volta con il quarto stadio. Invece la sonda Mars 1 riuscì probabilmente nel suo tentativo, ma interruppe le comunicazioni con la terra a metà del viaggio (21 Marzo 1963). L'intento era un passaggio a 11000 Km di quota: la sonda era stata equipaggiata per fotografare la superficie e misurare principalmente campo magnetico e parametri atmosferici.
      Mariner 4 prima sonda a sorvolare
      con successo Marte
      fonte N.A.S.A. 1964 - Cercando di fare tesoro dei problemi di comunicazione riscontrati con la Mars 1 i sovietici riuscirono nel lancio della Zond 2 (ex mars 2) con la quale persero però i contatti un mese dopo l'inizio del viaggio.
      Gli americani nel frattempo stavano rapidamente colmando il divario tecnico e di preparazione. La prima sonda Mariner 3 fallì il lancio ma la Mariner 4 riuscì a sorvolare Marte. Prima missione coronata dal successo (primo contatto 14 luglio 1965). Purtroppo la sonda riuscì a scattare foto solo della porzione fortemente craterizzata del pianeta e Marte deluse le aspettative rivelando, erroneamente, un aspetto simile al panorama lunare.

      1965 - La Zond 3 cessò le comunicazioni dopo sette mesi di viaggio.

      1966 - 1969. Le due superpotenze cambiarono le loro strategie di approccio al pianeta. Iniziarono a studiare missioni più audaci e a lungo raggio che dovevano basarsi su una prima fase di raccolta dati per concretizzarsi infine nell'atterraggio su Marte.

      Mariner 6/7 sonde gemelle lanciate
      nel 1969 con successo su Marte
      fonte N.A.S.A. Con questi intenti si cominciarono a pianificare missioni pluriennali: 1969 migliorare la conoscenza del pianeta - 1971 - mappare parte della superficie ed individuare un sito di atterraggio ottimale - 1973 - atterrare sul pianeta.
      1969 - Le missioni esplorative americane furono coronate da un discreto successo. Le due sonde Mariner 6 e 7 lanciate nel febbraio e nel marzo riuscirono nel loro scopo di più passaggi ravvicinati per raccogliere dati e inviare immagini. La prima fotografò una regione lunare in tutto e per tutto simile a quella ripresa dal Mariner 4. La seconda invece riuscì a fotografare il polo Sud coperto da ghiaccio secco. Finalmente Marte dimostrava di avere un aspetto ben più complesso di quello del nostro satellite.
      Le missioni sovietiche furono un completo fallimento. tanto che costrinsero i russi ad accelerare i tempi e ad accorpare più missioni nella finestra di lancio del 1971. Le sonde esplorative sovietiche Mars1969A e B, che avevano il più ambizioso scopo di entrare in orbita regolare intorno a Marte infatti fallirono la missione in fase di lancio.

      Gli anni 70 e i primi manufatti umani sul suolo marziano

      Mars 2/3 sonde gemelle lanciate
      nel 1971 con successo su Marte
      fonte N.A.S.A. 1971 - Nel maggio del 1971 si assistette al lancio di ben 5 missioni su Marte: 3 sovietiche e due americane.
      Gli americani tentarono con la Mariner 8 che fallì il lancio. La Mariner 9 invece il 14 novembre 1971 raggiunse Marte ed entrò in orbita stabile, e ancora oggi ruota attorno al pianeta sebbene le sue funzioni siano cessate nel 1972. Un'amara sorpresa però la attendeva. Una delle tempeste di polveri globali che interessano l'intero pianeta durante i cambiamenti stagionali che impedì di cogliere particolari della superficie per tutto il mese di novembre e dicembre. Comunque mariner 9 riuscì nella sua missione scattando migliaia di foto e coprendo l'intera superficie di Marte. Per la prima volta gli astronomi potevano accedere ad immagini dettagliate dei vulcani dei monti Tharsis e del sistema di canyon della Valles Marineris. Raccolse informazioni sui venti, la gravità e sulle tempeste di polveri.
      I russi non furono altrettanto fortunati. Avevano una missione più ambiziosa. Immettere in orbita dei satelliti ma soprattutto far scendere sul pianeta dei moduli d'atterraggio. Delle tre missioni il Cosmos 419 fallì il lancio. Purtroppo il satellite doveva fornire un supporto informativo per le due missioni successive la Mars 2 e la Mars 3 lanciate comunque qualche giorno dopo.
      Mars 2 e Mars 3 riuscirono ad agganciarsi ad un'orbita stazionaria e continuarono a trasmettere dati fino al 1972. I loro moduli di atterraggio invece non ebbero un destino favorevole. Quello della Mars 2 si schiantò al suolo mentre quello della Mars 3, dopo un atterraggio perfetto cessò di funzionare 20 secondi dopo l'atterraggio probabilmente a causa della tempesta di polveri. Comunque i due satelliti fornirono una gran mole di informazioni: composizione chimica degli strati esterni dell'atmosfera, temperatura di superficie, pressione atmosferica, concentrazione del vapore acqueo, campo gravitazionale e magnetico. Come già su Venere i russi erano arrivati comunque per primi sul suolo del pianeta (magra consolazione).

      1973 - Mentre gli americani saltarono la finestra di lancio per preparare a dovere le missioni Viking del 1975, i russi lanciarono ben quattro missioni tra luglio e agosto del 1973, due satelliti orbitanti e due moduli di atterraggio separati. Purtroppo nessuno dei due satelliti orbitanti, Mars 4 e Mars 5 riuscì nello scopo, sebbene Mars 5 riuscì ad effettuare una serie di passaggi e a trasmettere dati interessanti. In questo modo i due moduli di atterraggio furono costretti ad operare senza supporto informativo. Mars 7 si perse nello spazio e Mars 6 riuscì a scendere sul pianeta inviando nella discesa dati in situ sull'atmosfera marziana ma venne perso subito dopo l'atterraggio.


      Sito di atterraggio del Viking 2
      atterrato nel 1976 con successo su Marte
      fonte N.A.S.A.
      1975 - Le missioni Viking: Viking 1 e Viking 2, due navicelle costituite da un satellite ed un modulo di atterragio ciascuna, furono lanciate il 20 agosto 1975 e il 9 settembre 1975, per raggiungere rispettivamente Marte il 19 giugno 1976 e il 7 agosto 1976. Il modulo di atterraggio Viking 1 atterrò nella piana di Chryse e il Viking 2 nella piana di Utopia. I due punti di atterraggio erano stati scelti anche perché erano possibili siti di presenza di acqua ghiacciata. Uno degli scopi dei moduli di atterraggio dei Viking era proprio quello di risolvere definitivamente il problema della presenza di depositi di acqua permanenti sul pianeta e soprattutto di possibili tracce di vita (presente o più probabilmente passata). Inutile dire che le due sonde non risolsero assolutamente il dilemma, anche perché il discorso è ancora combattuto oggi dopo i formidabili risultati di Spirit, Opportunity e Mars Express.
      Comunque sia i lander che gli orbiter riuscirono nell'impresa di accumulare dati che avrebbero tenuto occupati gli scienziati per moltissimi anni. I due satelliti diedero finalmente un'immagine completa e dettagliata della complessa morfologia della superficie del pianeta. Vulcani a scudo, depositi di colate laviche, canyon...
      i due moduli di atterraggio seppur non trovarono tracce evidenti di vita e di depositi di acqua persistenti riuscirono ad analizzare i fenomeni atmosferici e i parametri fisico-chimici del pianeta, finalmente in situ

      Un modulo orbitante funzionò fino al 1980 mentre un modulo di atterraggio addirittura fino al 13 novembre 1982 (Viking 1). Aveva potuto registrare senza interruzioni, e inviare sulla terra i parametri ambientali e climatici di Marte per 6 anni e mezzo. In questo modo gli scienziati poterono costruire modelli attendibili dell'atmosfera e del clima di Marte, della sua stabilità e delle sue improvvise e sconvolgenti variazioni. Dati indispensabili per il successo delle missioni successive per le quali però occorrerà attendere più di un decennio.

      Raffaele Lepore

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      • #4
        La conquistadel pianeta dagli anni 80 ad oggi

        Le missioni Viking, coronate da un completo successo, curiosamente sembrarono arrestare la sete di conoscenza delle due superpotenze per il pianeta rosso. L'aspetto di Marte non era quello sognato da generazioni di scienziati, astronomi e romanzieri.
        Negli anni '80 gli americani abbandonarono quasi completamente le esplorazioni dei pianeti e ripresero solo nel 1989 con la missione Magellano verso Venere e Galileo verso Giove.
        I sovietici invece, particolarmente attivi, concentrarono i loro sforzi sullo studio di Venere, missioni Venera da 13 a 16 (1981-1983) e con missioni combinate verso Venere e verso la cometa di Halley: Vega1 e Vega2.
        Il successo e i risultati soddisfacenti li stimolarono a riprendere le esplorazioni di Marte e dei suoi due satelliti.

        Le ultime missioni spaziali sovietiche

        Phobos 1 e 2
        fonte N.A.S.A. Phobos 1 e Phobos 2: possiamo annoverarle come le ultime missioni dell'Unione Sovietica prima della sua disgregazione. Lanciate nel 7 luglio e nel 12 luglio del 1988, le sonde gemelle Phobos miravano allo studio di Marte e del suo satellite più grande dal quale hanno adottato il nome. La missione si proponeva il raggiungimento di una serie di obiettivi:
        - il primo gruppo riguardava Marte e il suo satellite: studio della superficie e atmosfera del pianeta e della composizione della superficie del satellite.
        - il secondo gruppo comprendeva l'analisi dello spazio interplanetario e osservazioni del sole.
        Phobos 1 interruppe i contatti prima di fornire dati utili. Phobos 2 invece riuscì nella raccolta dei dati ma fallì nel rilascio di due piccole stazioni sulla superficie del satellite.

        L'Unione Sovietica si dissolse tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90. L'ultima missione su Marte, l'ultima in definitiva dell'ex-impero sovietico, fu quindi approntata dalla sola Russia. Era una missione ambiziosa nella quale la Russia cercò di coinvolgere altre nazioni nello sviluppo delle strumentazioni.
        MARS 96 avrebbe dovuto raccogliere un insieme di apparecchiature in grado di sviscerare ogni aspetto possibile del pianeta rosso, fino alla sua evoluzione. Nel progetto iniiziale erano previsti infatti una stazione orbitante, moduli di atterraggio, due penetratori in grado di perforare la crosta del pianeta, un pallone orbitante e un veicolo mobile. Ma il progetto era troppo ambizioso e la Russia attraversava un diffficle periodo di crisi politica ed economica, tanto che, dopo una serie di ridimensionamenti, MARS 96 fu comunque lanciato il 16 novembre del 1996, ma non riuscì neanche a sfuggire all'attrazione gravitazionale terrestre. Quest'ultimo fallimento segnò la fine dell'avventura sovietica nel sistema solare.

        Le missioni americane degli ultimi anni
        Ben diverso fu il cammino degli americani.

        Dopo un primo fallimento con il lancio di MARS OBSERVER, lanciato nel 1992 e perso proprio nel momento dell'inserzione in orbita marziana, gli americani ripensarono il modo di affrontare il problema. Piuttosto che concentrare in una singola missione diversi tipi di sonde e una gran quantità di strumentazione scientifica, adottarono un piano pluriennale; un vero e proprio programma di una serie di approcci differenziati a costo e rischio ridotto, in grado di svolgere pochi compiti in un ambito ristretto.

        Primo progetto fu il Mars Global Surveyor (MGS) lanciato il 7 novembre 1996. Stazione che si inserì correttamente in un'orbita molto ravvicinata nel settembre 1997. Da questo vantaggioso punto di vista lo MGS ha permesso di costruire una dettagliatissima mappa della superficie e della topografia del pianeta, misurare l'entità del campo gravitazionale e magnetico, e segnalare la presenza di acqua ghiacciata e segni inequivocabili della passata presenza di acqua allo stato liquido. MGS è ancora in funzione oggi.

        Sojourner al lavoro
        fonte N.A.S.A. Immediatamente dopo MGS fu lanciata la missione Pathfinder, 4 dicembre 1996. Pathfinder non comprendeva comonenti orbitanti ma solo un modulo di atterraggio fisso e un piccolo veicolo mobile: il Sojourner. Anche questa missione aveva come scopo primario dimostrare la fattibilità di missioni a basso costo e soprattutto collaudare i sistema di controllo a distanza del veicolo mobile dalla terra: infatti il Sojourner sebbene in grado di risolvere piccoli problemi di assetto era interamente radiocomandato da terra. La missione ebbe pieno successo e Sojourner girovagò sul suolo del pianeta per ben 4 mesi. Durante questo periodo analizzò rocce e suolo marziano.
        La stazione fissa nel frattempo approfondiva l'analisi atmosferica e meteorologica del pianeta in previsione di future missioni.

        il penetratore deep space 2
        fonte N.A.S.A. MGS e Pathfinder avevano dimostrato l'efficacia delle "piccole" missioni a basso costo. Gli americani si preparano a inviare con la successiva finestra di lancio altre due missioni: Mars Climate Orbiter e Mars Polar Lander; quest'ultima comprendeva anche il rilascio di due penetratori, Deep Space, in prossimità del polo sud marziano per testare la presenza di ghiaccio e le sue eventuali caratteristiche e modalità di formazione. Ma evidentemente gli americani operarono troppo in economia in quanto di entrambe le missioni si persero i contatti.

        siti di atterraggio delle stazioni di superficie
        fisse o mobili su Marte
        fonte N.A.S.A. L'ultima stazione orbitante al momento lanciata dagli americani è la Mars Odissey, data di lancio 7 aprile 2001, che è ancora pienamente funzionante. La stazione ha integrato la stumentazione e le funzioni del MGS. L'appoggio logistico delle due stazioni orbitanti ha agevolato le successive missioni sulla superficie: i due veicoli mobili Spirit (Mars Exploration Rover A) e Opportunity (Mars Exploration Rover B) lanciati nel giugno e luglio 2003, atterrati e ancora apprentemente funzionanti sul suolo marziano.
        Gli scopi scientifici delle due sonde mirano a stabilire definitivamente i parametri geologi e climatici del pianeta, fra questi è fondamentale determinare l'entità delle riserve di acqua, per consentire un futuro approccio diretto umano allo studio di Marte. Sono suddivisi in 7 campi:
        opportunity su Marte
        fonte N.A.S.A.1) ricerca e caratterizzazione di rocce e suolo che possano contenere indizi di presenza di acqua sulla superficie nel passato;
        2) determinare la distribuzione e composizione di minerali, rocce e suolo attorno ai siti di atterraggio
        3) determinare quali processi geologici hanno modellato il terreno e ne hanno influenzato la composizione chimica
        4) complementare e confermare le osservazioni delle stazioni orbitanti con un approccio diretto in situ
        5) cercare minerali contenenti ferro e composti ferrosi che possano essersi formati in presenza di acqua
        6) Caratterizzare la composizione mineralogica e la trama delle rocce e del suolo per dedurre i processi alla base della loro formazione
        7) Attraverso tutte le informazioni raccolte nei punti precedenti ipotizzare se la presenza di acqua nel passato e le condizioni ambientali abbiano permesso in qualche momento della storia di Marte la possibilità di sviluppo di forme viventi.
        I due "rover" avrebbero dovuto funzionare per circa 3 o 4 mesi. in realtà hanno dimostrato una vitaità insospettata tanto che ancora oggi sembrano attivamente funzionanti, sebbene con periodi di buio.

        l'arrivo dell'ESA - agenzia spaziale europea

        La sonda europea Mars express
        fonte N.A.S.A. Contemporaneamente alla partenza di Spirit, e Oppostunity, anche l'ESA, l'agenzia spaziale europea, mise sulla rampa di lancio una missione verso Marte: Mars Express. La missione prevedeva una stazione orbitante e un modulo di atterraggio, Beagle 2, del quale però si sono perse le tracce durante le fasi di avvicinamento alla superficie.
        Nonostante l'insuccesso del lander la stazione orbitante Mars Express, grazie alla sua sofisticata strumentazione, sta fornendo una mole di dati e scoperte senza precedenti: mappatura mineralogica e geologica ad alta risoluzione (100m), mappatura della composizione atmosferica, studio della morfologia della superficie, circolazione atmosferica globale, interazioni tra atmosfera e superficie e tra atmosfera e mezzo interplanetario.
        Mars Express con continui aggiornamenti e scoperte sta rimettendo in discussione molte delle certezze cnoslidate in tutti questi anni di osservazioni del pianeta rosso.
        Se è certo che acqua allo stato liquido ha rimodellato il pianeta anche nella sua storia recente e che strati di permafrost sono distribuiti sotto la superficie, Mars Express ha dimostrato la presenza di laghi ghiacciati anche in prossimità dell'equatore marziano (Nature 434 17 Mar 2005), e un'attiva e recente formazione di ghiacciai anche alle medie latitudini ad indicare che il pianeta è più dinamico di quanto si pensasse relativamente ai cambiamenti climatici (Nature 434 17 Mar 2005). Probabilmente non conosciamo ancora il vero volto di Marte.

        le missioni future
        L'interesse per il pianeta rosso si è quindi ampiamente riacceso e molte missioni sono programmate per gli anni a venire (ovviamente man mano che andiamo nel futuro le missioni in programma subiranno certamente delle variazioni):
        Agosto 2005 - Mars Reconnaisance Orbiter - Stazione orbitante con lo scopo di approfondire clima e depositi di acqua di Marte. Parte della strumentazione è fornita dalla Agenzia Spaziale Itaiana - ASI.
        2007 - MARS 2007 - satellite di comunicazione italiano di supporto alle varie missioni - Phoenix, lander statunitense - stazione orbitante francese?
        2009 - MARS SCIENCE LABORATORY - Veicolo Mobile che dovrà effettuare esperimenti specifici sulle possibilità di vita del pianeta in relazione alle condizioni ambientali e alla presenza di acqua.
        Altre missioni per le successive finestre di lancio, dal 2011 in poi, sono ancora in fase di progetto.

        Raffaele Lepore

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        • #5
          Descrizioni e osservazioni più complete di Marte

          Marte è un pianeta di tipo roccioso. Il quarto per posizione partendo dal sole e il settimo per diametro. Il suo raggio è pressappoco la metà di quello terrestre e anche la sua densità è sensibilmente inferiore a quella del nostro pianeta. L'atmosfera di Marte è molto rarefatta, circa un centesimo di quella terrestre. Marte è un pianeta noto sin dall'antichità ed è stato oggetto di intense e febbrili osservazioni, dai primi mezzi ottici fino all'ausilio dei più potenti telescopi.
          Molti astronomi hanno disegnato, a partire dalla metà del seicento, rappresentazioni e mappe della superficie del pianeta sempre più dettagliate. La loro fantasia e frenesia li ha spesso portati a conclusioni avventate ed affrettate, tanto da riconoscere in un groviglio di forme e corrugazioni addirittura costruzioni artificiali.
          Sicuramente su Marte nel corso della sua storia passata ci sono stati depositi di acqua superficiale e ruscellamenti nonostante la bassa attrazione gravitazionale e pressione atmosferica favorisca l'immediata evaporazione. Acqua ghiacciata su Marte ormai è assodato che ci sia nei poli e nel suolo sotto forma di permafrost, ma non si esclude la possibilità di larghi depositi sotterranei di acqua allo stato liquido.
          Il pianeta ha avuto una attività tettonica che oggi sembra terminata, come pure l'attività vulcanica. La presenza di forme di vita, sicuramente inferiori e unicellulari, è ancora da dimostrare ma non esclusa.
          Marte possiede due satelliti, poco più che due pezzi di roccia: Deimos e Phobos. Quest'ultimo, il più vicino, è destinato a precipitare, fra qualche milione di anni, sulla superficie (o a frammentarsi nell'avvicinamento).
          I parametri rotazionali di Marte sono simili a quelli terrestri. Il giorno marziano ha praticamente la stessa durata di quello terrestre. La rivoluzione attorno al sole si compie in un tempo più o meno doppio di quello terrestre. Il suo asse ha un'inclinazione simile a quella dell'asse terrestre, ma le stagioni sono determinate quasi esclusivamente dalla sua posizione rispetto al sole e non dall'inclinazione dei raggi come avviene sul nostro pianeta. La temperatura media su Marte è estremamente bassa. Bisogna considerare però che risente dell'effetto delle stagioni. L'effetto serra, dovuto principalmente all'anidride carbonica, è insufficiente a riscaldare il pianeta (poco si sa su quello che è accaduto in passato, ci potrebbero essere stati periodi di maggior riscadamento).
          Storia delle osservazioni di Marte
          Marte e Ares sono i nomi latino e greco del dio della guerra. Probabilmente il pianeta si è meritato questo appellativo per via del suo colore rossastro che evoca il sangue versato in battaglia.
          E' il primo pianeta superiore, per cui la sua osservazione non è ostacolata dal disco solare come succede per Venere e Mercurio. Ogni 780 giorni circa marte si allinea con la terra dallo stesso lato rispetto al sole (opposizione) e i due pianeti per un po' di tempo viaggiano ravvicinati. L'orbita di Marte è altamente eccentrica per cui un'opposizione sarà particolarmente favorevole se il pianeta è nel suo punto di minor distanza dal sole (perielio) e prossimo all'orbita della terra. Quando si verificano condizioni particolarmente favorevoli di una vicinanza perdurante per molto tempo tra Marte e Terra, più rare ma particolarmente attese dagli astronomi - circa ogni 21 anni -, si parla di Grandi Opposizioni.
          Galileo Galilei nel 1610 iniziò le osservazioni di Marte ma non disponeva di strumenti ottici abbastanza potenti per cogliere particolari della superficie.
          Christiaan Huygens, astronomo olandese, nel 1655 iniziò a riportare sulla carta alcuni dettagli della superficie del pianeta e utilizzò quei punti di riferimento per calcolarne il periodo di rotazione.
          Gian Domenico Cassini ampliò gli studi di Huygens e stimò il periodo di rotazione in 24 ore e 40 minuti, straordinariamente preciso considerando i mezzi che aveva a disposizione. Andò oltre e nel 1672 stimò la distanza fra Marte e Terra e, per estrapolazione utilizzando le leggi di Keplero, calcolò con altrettanta precisione la distanza Sole - terra, circa 140 milioni di Km. Identificò le calotte polari del pianeta l'osservazione delle quali fu ampliata da Maraldi negli anni successivi.
          William Herschel nel diciottesimo secolo contribuì a raffinare, con un difetto di soli 13 secondi rispetto al valore odierno, il periodo di rotazione; determinò l'angolo di inclinazione dell'asse marziano e dedusse che le calotte polari erano coperte di ghiaccio e che l'estensione della massa ghiacciata variava con il variare di stagioni proprio come avviene sulla terra. Il diciannovesimo secolo fu un'era febbrile di osservazioni di Marte, anche perché crebbe la convinzione che Marte potesse essere abitato da esseri intelligenti: idea abbandonata solo con l'avvento del ventesimo secolo.
          Iniziamo con Jakob Beer e Johaan Henrich Madler, astronomi tedeschi, i primi a tentare un mappatura completa del pianeta tra il 1830 e il 1840. Non immaginiamo una vera a propria cartografia, ovviamente. Iniziarono a riportare sulla carta le aree scure e chiare che osservavano al telescopio e che sembravano stabili tanto da poterle considerare formazioni superficiali e non aberrazioni atmosferiche. Nel 1837 furono i primi testimoni delle tempeste di polveri che periodicamente sconvolgono il pianeta e ne ostacolano l'osservazione.Il primo a parlare di canali marziani, e oceani mari e fiumi, e ad azzardare l'ipotesi che su Marte fosse presente acqua allo stato liquido fu padre Angelo Secchi nel 1858.
          Nel 1867 fu tracciata una prima mappa di Marte da Richard Anthony Proctor sulla base delle osservazioni di William Rutter Dawes. Questa mappa molto più ricca e dettagliata mandò in cantina le mappe di Beer e Madler. Per la prima volta vennero dati dei nomi alle formazioni osservate e non si lesinarono pericolose e fuorvianti analogie con le strutture geomorfologiche terrestri: continenti, oceani, mari, terre...
          La cartografia più metodica e rigorosa del tempo si deve però ad un piemontese: Giovanni Virginio Schiaparelli che lavorò all'ossevatorio di Brera e iniziò e sue osservazioni nel 1877 per concluderle nel 1898. Schiaparelli affrontò i problema con maggior rigore scientifico e si impegnò in vere e proprie misure delle aree osservate sistemandole in una precisa griglia di riferimento. Adottò la prassi di denominare mari le regioni più scure, depressioni, e terre le più chiare, rilievi; convenzione già in uso nella osservazione della luna. Ma questa scelta sommata all'utilizzo di termini topografici prettamente terrestri, (stretti, canali, isole continenti...), e ad una nomenclatura in analogia con i nomi geografici propri del nostro pianeta, (Hellas, olimpo, Adriatico...) alimentarono l'ossessione di dimostrare che Marte fosse un pianeta con caratteristiche, clima e abitabilità analoghe alla Terra. Molta della nomenclatura introdotta da Schiaparelli, sebbene semplificata, è ancora adottata oggi.
          Ben presto l'attenzione degli osservatori si concentrò sui cosidetti "canali" descritti da Schiaparelli: strutture sinuose che solcavano molte aree chiare del pianeta e che potevano a ragione essere considerati corsi d'acqua o addirittura strutture artificiali.
          La tesi dei canali fu portata avanti da Percival Lowell. Nei suoi disegni i canali diventavano sempre più netti e geometrici, qualsiasi formazione poteva essere spiegata in termine di analogie con la terra o con l'azione artificiale di creature simili a noi. Anche le minuscole variazioni stagionali nell'estensione delle macchie scure potevano essere il risultato di cambiamenti nella copertura vegetativa. Stava diventando un'ossessione e una moda e ci si allontanava sempre più da una osservazione scientifica.
          Comunque molti altri scienziati non erano per nulla d'accordo con le conclusioni affrettate e viziate di Lowell, tra cui lo stesso Schiaparelli a dire il vero. Dapprima Edward Maunder e Vincenzo Cerulli avanzarono delle opposizioni sulla capacità risolutrice dei telescopi e su come spesso un'astrazione azzardata potesse trasformare una serie di minuti particolari in strutture regolari e geometriche. Occorreva attenersi ad un maggior rigore evitando per quanto possibile estrapolazioni, interpretazioni e pericolose semplificazioni.
          Occorre aspettare il 1909, un anno particolarmente favorevole all'osservazione del pianeta, affinché la febbre dei canali abbia finalmente termine. Eugéne Michael Antoniadi dotato di acuta capacità di osservazione e incredibile abilità nel disegno dall'osservatorio di Parigi iniziò lo studio del pianeta. Si rese conto che nessuno dei disegni, di Schiaparelli ma soprattutto di Lowell, rendeva conto della complessità del panorama di Marte. Non era possibile riconoscere canali ed altre strutture regolari ma solo un insieme complesso di macchie scure, sfumature, contorni irregolari, aree chiare che non potevano assolutamente accordarsi con le conclusioni di Lowell e alcune delle semplificazioni di Schiaparelli.
          Nonostante tutto fino agli anni '60 il sogno dei canali marziani, di un pianeta bagnato dall'acqua e rivitalizzato dalla vegetazione resistette. Poi i primi dati sulla temperatura e sull'atmosfera di Marte spensero anche gli ultimi entusiasmi. Tanto che Marte è sicuramente il pianeta più visitato dagli scrittori di fantascienza. Non credo che esista un autore classico di fantascienza a non avere ambientato almeno un romanzo o un racconto su Marte o come colonia adatta alla vita dei terrestri o, soprattutto, come patria dei cosiddetti marziani che nell'immaginario collettivo sono diventati lo stereotipo della vita extraterrestre.
          Raffaele Lepore

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