Le cause della morte non sono state prese in considerazione nello studio
Rispetto ai romanzieri, ai drammaturghi e ad altri scrittori, i poeti muoiono più giovani. È la conclusione di una ricerca pubblicata sulla rivista "Journal of Death Studies", per la quale James Kaufman del Learning Research Institute della California State University di San Bernardino ha preso in considerazione 1.987 scrittori defunti di diversi secoli e nazionalità, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Turchia all'Europa dell'est.
Il ricercatore ha classificato gli scrittori in categorie: poeti, drammaturghi, autori di fiction e di saggistica. Non ha studiato le cause della morte. Ma i risultati potrebbero essere spiegati in molti modi: per esempio, con il fatto che i poeti sarebbero più tormentati e inclini all'auto-distruzione, oppure che diventerebbero famosi da giovani e pertanto le loro morti premature verrebbero maggiormente notate. "Fra gli scrittori americani, cinesi e turchi - scrive Kaufman - i poeti muoiono a un'età significativamente minore rispetto agli autori di saggi. Nell'intero campione, muoiono prima sia dei romanzieri che degli storici".
Poiché Kaufman ha considerato anche scrittori vissuti centinaia di anni or sono, è impossibile confrontare la loro età media con quella della popolazione in generale. Kaufman ha però studiato anche il rapporto fra poeti e malattie mentali, scoprendo che c'è un legame soprattutto fra le donne. "Ho scoperto che le poetesse hanno molte probabilità di soffrire di malattie mentali, e cioè di essere ricoverate, tentare o commettere suicidio, rispetto a ogni altro tipo di scrittore". Questo risultato è stato battezzato "effetto Sylvia Plath".
Rispetto ai romanzieri, ai drammaturghi e ad altri scrittori, i poeti muoiono più giovani. È la conclusione di una ricerca pubblicata sulla rivista "Journal of Death Studies", per la quale James Kaufman del Learning Research Institute della California State University di San Bernardino ha preso in considerazione 1.987 scrittori defunti di diversi secoli e nazionalità, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Turchia all'Europa dell'est.
Il ricercatore ha classificato gli scrittori in categorie: poeti, drammaturghi, autori di fiction e di saggistica. Non ha studiato le cause della morte. Ma i risultati potrebbero essere spiegati in molti modi: per esempio, con il fatto che i poeti sarebbero più tormentati e inclini all'auto-distruzione, oppure che diventerebbero famosi da giovani e pertanto le loro morti premature verrebbero maggiormente notate. "Fra gli scrittori americani, cinesi e turchi - scrive Kaufman - i poeti muoiono a un'età significativamente minore rispetto agli autori di saggi. Nell'intero campione, muoiono prima sia dei romanzieri che degli storici".
Poiché Kaufman ha considerato anche scrittori vissuti centinaia di anni or sono, è impossibile confrontare la loro età media con quella della popolazione in generale. Kaufman ha però studiato anche il rapporto fra poeti e malattie mentali, scoprendo che c'è un legame soprattutto fra le donne. "Ho scoperto che le poetesse hanno molte probabilità di soffrire di malattie mentali, e cioè di essere ricoverate, tentare o commettere suicidio, rispetto a ogni altro tipo di scrittore". Questo risultato è stato battezzato "effetto Sylvia Plath".