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Live 8 a Roma... dalla tribuna stampa

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  • Live 8 a Roma... dalla tribuna stampa

    Quasi 700 mila persone hanno partecipato ieri al Live8 di Roma e "vissuto" la contemporanea mondiale in 9 differenti città, per chiedere agli stati industrializzati che si riuniranno per il G8 di Edimburgo, il prossimo 6 luglio, di venire incontro alle esigenze dell'Africa. Un evento epocale, che non aveva luogo dal 1985, quando Bob Geldof organizzò lo storico Live Aid.

    Lo show si è aperto a sorpresa alle 14.30, quando Fiorello è entrato in scena e ha annunciato una performance fuori programma di Francesco De Gregori. Il grande cantautore ha proposto tre dei suoi grandi successi, L'Agnello di Dio, La Donna Cannone e La Storia: un regalo per i già 10mila presenti, che tra i brividi dell'emozione e il sole cocente hanno salutato l'artista con uno scroscio di applausi.

    Alle 15.00 una carrellata di immagini dalle varie città del mondo ha aperto ufficialmente le danze, quando Bono e Paul McCartney hanno dato il via al concerto londinese intonando "Sergent Pepper's Lonely Heart Club Band" e Fiorello ha accennato la prima strofa di "Il mio canto libero", di Lucio Battisti, per poi lasciare la scena alla prima parte vera e propria dello show.

    Una sequenza iniziale che lascia pensare a un tendenza al revival anche in campo musicale, e non solo di fashion, se si pensa che Zucchero, il primo a esibirsi, ha puntanto su una triade di brani classici, tra cui Overdose d'Amore e Diavolo in me, seguito a ruota dagli intramontabili Duran Duran. Inizialmente decisi a far brillare i brani del loro ritorno, come Sunrise e Ordinary World, i quattro hanno poi preferito salutare il pubblico con un'insolita versione acustica di Wild Boys, non senza aver cantato, come al Live Aid dell'85, la storica Save a prayer. La voce continua a non mancare alla band, ma per chi è cresciuto con la loro musica risulta quasi impossibile non far caso all'invecchiamento progressivo e inevitabile di Simon Le Bon, che nemmeno le diete riescono a tenere in forma, e al terribile doppio mento di John Taylor, un tempo idolo fashion delle teenager e oggi impietosamente inquadrato dalle telecamere, che nulla lasciano all'immaginazione. "Venti anni fa" ha ricordato Le Bon "pensavamo di avere l'occasione di salvare il mondo, ma non ci siamo riusciti. Ora ne abbiamo di nuovo la possibilità. Questa volta dobbiamo riuscirci".

    Grande onore per Elisa, che sale sul palco dopo gli inglesi e propone, a sua volta, brani classici come Luce e Una poesia anche per te: impressiona molto la scelta di look della giovane cantante, che sceglie un abbigliamento quasi da educanda, col volto completamente struccato, e affascina il pubblico con la magia della voce più che dell'aspetto. Ron attrae poco l'attenzione dei giovani di Roma, che dopo due ore di live sono ormai accaldatissimi: gli idranti che alle 15 hanno fatto la doccia a migliaia di persone sono scomparsi ai lati del Circo Massimo e alle 17 il sole si fa sentire.

    Sarà colpa del caldo, o forse dell'emozione della folla crescente: alle 17.15 i Gemelli Diversi si lanciano in evoluzioni che rendono più che evidente il playback, su Mary in particolare. Sarà forse per questo che i ragazzi non seguono particolarmente le loro evoluzioni, e attendono i Negramaro per lanciarsi nel ballo. Su Tutto Scorre si chiude la prima parte dell'evento, alle 17.45 circa.

    Alle 18.15, dopo alcuni spot toccanti che illustrano l'alta mortalità infantile in Africa e le difficoltà a reperire cibo in molti paesi sottosviluppati, salgono sul palco le due star americane tanto attese: Tim McGraw e Faith Hill. Sonorità incredibilmente diverse, per due artisti forse ancora poco conosciuti, che scaldano la platea soprattutto quando la Hill intona Piece of my Heart e passa poi la parola alle note travolgenti dei Planet Funk. Finalmente una triade che propone brani attuali e non ripescati da vecchi album: quando parte Stop me diventa chiara la differenza tra un concerto pomeridiano e l'apertura di una serata di musica.

    E' proprio alle 19.15, infatti, che prende la parola da Philadelphia Will Smith e apre il concerto serale americano. Le Vibrazioni sfoggiano un look molto anni '70, che ricorda abbondantemente John Lennon, ma del leader dei Beatles, purtroppo, non hanno la stessa eloquenza: convincono di più i pezzi suonati delle due frasi di Sarcina, i leader, rubate ai testi stessi delle proprie canzoni. Molto meglio, invece, lo show dei Negrita, sul palco insieme al grande trombettista Roy Paci. Chiude la seconda parte del live Irene Grandi: sempre rocker ma un poco più mamma.

    Nel frattempo, salgono a circa 60 le persone che la Croce Rossa ha dovuto accogliere nelle tende: tutti colpiti da insolazione. La Protezione Civile riprende a far funzionare gli idranti e raddoppia la fornitura gratuita di bottigliette d'acqua, che questa volta arrivano anche nell'assolata e cocente area stampa.

    Terza parte del concerto lasciata, alle 20 all'apertura di Tiromancino, accompagnati dall'amica Meg per il brano Nessuna certezza. Affascina poco Max Pezzali, che inizia a risentire degli anni e fa nuovamente pensare a un live di revival quando si lancia ne Hanno ucciso l'uomo ragno. Alex Britti risolleva le sorti della penultima fase del Live8 lanciandosi in tre brani completamente acustici, senza il sostegno di una band: il chitarrista per eccellenza fa notare le sue abbondanti doti artistiche tenendo tutti col fiato sospeso per quindici minuti filati.

    Il discorso di Bob Geldof, in mondovisione è il cuore toccante della serata: accanto a lui e a Madonna sale sul palco una bellissima ragazza africana, che 20 anni fa era la bimba quasi morta di fame dello spot del Live Aid. Un momento assolutamente toccante. Quando negli States inizia a cantare Madonna, in Italia arriva invece Cesare Cremonini, accompagnato dall'inseparabile Ballo (a torso nudo e truccato da indiano): corre lungo tutto il palco e, forse su suggerimento di Pezzali (!) decide di proporre anche lui un "evergreen" come 50 Special. Siamo ormai poco meno di 100.000 persone: Nek si lancia nei brani più famosi del suo repertorio e la chiusura trionfale del live prima del finale d'onore è lasciata a Piero Pelù. Più rock che mai, ricorda che "Il sopruso e violenza, e la violenza torna sempre indietro: meglio riuscire oggi a evitarla", per poi intonare Water water a cappella.

    Ultima, lunghissima pausa... Jane Alexander, timidissima, intrattiene il pubblico in attesa di Biagio Antonacci e Fiorella Mannoia, che si fanno desiderare. E' dopo di loro che sale la temperatura dello show, con i due artisti in assoluto più attesi di tutta la manifestazione: Ligabue e Jovanotti.

    Il rocker emiliano, che quest'anno si darà al pubblico in una sola data, a Reggio Emilia, scalda gli animi con pezzi davvero storici, come Non è tempo per noi e Urlando contro il cielo. Richiama sul palco Pelù e introduce lo show dell'amico Jovanotti, invitandoli per Il mio nome è mai più, e nell'aria si capisce che sta per succedere qualcosa di importante.

    Chiunque dei presenti può dire, senza dubbio, che il Live 8 poteva anche finire alle 22 con lo show di Jovanotti. Lorenzo si è portato i vinili, la consolle per mixare, eppure fa solo due pezzi: un inizio spettacolare e devastante, con La tribù che balla: l'artista scavalca le transenne di protezione del palco, allontana la security e si lancia in corsa tra la folla del Circo Massimo, che lo abbraccia calorosa. Si fa issare sulle spalle dei presenti, sventola gli striscioni che inneggiano alla cancellazione del debito, e torna sul palco solo per fare un discorso assolutamente profondo sul ruolo della politica nel perseguire la giustizia e l'assurdità dell'immensa spesa per gli armamenti, in confronto al minimo degli investimenti in aiuti umanitari. Poi, invita l'Orchestra di Piazza Vittorio, il Collettivo Sole Luna al completo e una band portata da Bahia: il palco diventa una grandissima festa, per un Ombelico del Mondo che dura quasi 10 minuti e trascina tutti nel canto e nel ballo, security compresa.

    Quando Lorenzo lascia il palco la folla è in estasi e chiede altri pezzi. I giornalisti, invece, si chiedono come potrà reggere il confronto Laura Pausini, che dovrebbe seguire: per quanto brava, la cantante non può avere di certo lo stesso impatto mediatico e personale. Infatti, lo staff decide di fare un'ulteriore pausa fuori programma, per poi chiudere in mezz'ora il concerto con le rapidissime (a confronto con le altre) performance di Laura Pausini, Claudio Baglioni, Renato Zero e Antonello Venditti.

    Alle 23.00 sul Circo Massimo cala il silenzio: ci sono grandi assenti che erano invece previsti sul line up, come Articolo 31, Pino Daniele e i tanto attesi Velvet.

    Fido non si spegneranno le luci, invece, sulle motivazioni sociali del Live8: per chi ha voglia di approfondire, senza dover donare denaro ma solo prestando anche la propria voce e il proprio nome alla "causa", l'appuntamento è su www.live8live.com e www.nientescuse.it.
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