Life was like a fantasy / Taken by reality / Does anyone remember me / You once knew me
Flashes of the day / I knew I was here to stay / But no one stays the same
Lo Spambollino fa FIGO
Membro del W.A.M. (War Against Mediaset) e presidente del M.A.I. (Musicians Against Ibanez)
È possibile che uno stupido cartone animato sia riuscito a rovinare la carriera di uno dei gruppi più bravi dell'ondata Hair Metal di fine anni '80? La risposta purtroppo è sì. Questo infatti è quello che accadde ai grandissimi Winger per colpa di Beavis & Butthead. Sembrerebbe quasi impossibile ma le continue prese in giro via cavo perpetrate dai due deficienti in questione costrinsero questo talentuoso quartetto a rinunciare forzatamente al discorso successo. Eppure i nostri avevano dalla loro tre album di ottimo Hard Rock contraddistinti dalla classe dei musicisti Rod Morgenstein (Dixie Dregs), Reb Beach (Alice Cooper, Dokken) e Paul Taylor, e coadiuvati dall'estro compositivo e vocale di Mr. Paul Winger, ma questo alla gente di allora non bastò ad ignorare il fatto che i Nostri venivano ripetutamente fatti oggetto di scherno da un popolare cartone animato che sancì la prematura fine di un gruppo che tanto aveva ancora da offrire. Comunque mettiamoci una pietra sopra e passiamo a parlare di ciò che più conta: la musica!
Questo disco è una degna anticipazione a quelli che sono i due veri capolavori del gruppo: "In The Heart Of The Young" e "Pull", ma vive senz'altro di vita propria e contiene tutta l'energia e la freschezza che ogni debutto dovrebbe avere. Sono pezzi come l'iniziale e ritmata "Madeleine", l'abusata (almeno nel titolo) "Hungry" e l'anthemica "Seventeen", a dare quel tocco di classe al disco, senza farci dimenticare i problemi degli innamorati di tutti i tempi con "Without The Night". Una perla è senz'altro la riproposizione di "Purple Haze" (che se non avete vissuto su Marte negli ultimi trent'anni dovreste saper benissimo a chi appartiene).
Questo lavoro si avvicina di più ad un mix di gruppi quali gli XYZ del secondo disco, i primi Firehouse, i Poison di "Flesh & Blood" o del bistrattato "Native Tongue", tanto per farvi capire. Un album suonato da ottimi strumentisti, impreziosito dalle tastiere di Paul Taylor che danno alle composizione il giusto risalto, e caratterizzato da arrangiamenti tanto cari all'AOR di classe che un amante dell'Hard Rock americano anni 80/90 non può assolutamente ignorare.
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