Come premesso in un altro topic, mi accingo a parlare della nuova fatica della band di Gotheborg. Se si puo' parlare di fatica, poi......ma di questo discutero' dopo.
Premessa.
Mi chiedo perche ancora una volta mi sia fatto del male decidendo di comprare a scatola chiusa un'album degli In Flames, senza nemmeno aver ascoltato il singolo, dopo i due precedenti buchi. Ma si sa, l'amore e' cieco, e spesso porta a cocenti delusioni.
Parliamo ora di questo dischetto, (in)degno successore di Reroute to Remain, dell'anno scorso. La mia speranza che gli In Flames avessero abbandonato le sonorita' numetaleggianti che avevano intrapreso e' sparita dopo 30 secondi della prima traccia.
F(r)iend non presenta nulla di quello che ho amato degli IF, solo un accartocciato e granitico riff che pero' si perde ben presto fra improbabili tastiere e la solita schifosa voce di Anders Friden. Comunque la prima traccia e' fra le meno peggio del disco, e questo e' tutto un dire.
Seconda traccia, The Quiet Place. Dopo un'interessante intro tastieroso, parte la canzone, con le solite chitarre oramai sporche all'inverosimile, e' -sgomento, pessimismo, delusione e fastidio-questo pezzo assomiglia a una canzone dei The Rasmus!!!!! Non ci volevo credere, la ho riascoltata due-tre volte, e piu la ascoltavo piu la sensazione di deja-vu saliva in me. Ma i The Rasmus sono piu puliti nel suono, nelle voci, in tutto. Sale in me un misto fra delusione e incaz.zatura. Non parliamo del ritornello, tanto melodico da essere degno di radio Deejay.
Senza indugi passo alla track successiva, Dead Alone. Il titolo mi porta dolci ricordi (leggasi Dead ********), ricordi che muoiono subito. Altra traccia mista fra gli oramai inascoltabili urli di Friden e tastiere mescolate sapientemente (?) a chitarre. Lo dicevo sopra, questo disco e' l'esatto e perfetto proseguimento di Reroute to Remain.
Sempre piu desolato passo alla traccia 4, Touch of Red. Niente, identica a prima, come sopra, idem, uguale. Ma che hanno fatto in questo anno Stormblad e soci? Hanno preso le canzoni e hanno invertito gli accordi? E il ritornello e' il solito fastidioso polpettone melodico che sa di gia sentito (nelle tracce precedenti, intendo). Proseguiamo, che e' meglio.
Like You Better Dead e' forse una delle poche tracce che si fa ascoltare senza farmi piombare nello sconforto. Ricorda molto gli In Flames di Colony. Peccato per l'orrenda voce di Friden, oramai indegna e sbiadita fotocopia di quel tizio che cantava "I am the Moonshield".
My Sweet Shadow segue le precedenti senza lode e senza infamia. Il giro di tastiere sotto il muro di chitarre mi piace, e anche i riff sono potenti, e per una piccola frazione di secondo ho l'impressione di essere tornato a qualche anno fa. Il giro cadenzato e' di impatto, poi si stoppa tutto, e parte una piatta melodia su cui la solita voce oramai odiata di Friden canticchia qualcosa. La canzone si riprende nel pre, per poi affogare definitivamente nel solito ritornello melodico. Un groviglio di tasiere, chitarre, e strani effetti voce rendono la canzone discretamente incomprensibile. Passano i minuti, e lo sconforto e' sempre maggiore. Con lo sguardo mesto alzo la testa verso le pile di cd che tengo sulle mensole. Subito lo sguardo va alla costina rossonera di The Jester Race, e la tristezza affiora potente.
Incurante del dolore proseguo l'ascolto. Evil in a Closet, la ballad del cd. Ma poi, quante ballad hanno fatto gli In Flames degne di questo nome? Che mi ricordi io nessuna, se si esclude la semi-ballad Jester Script Trasnfigured, o la strumentale Timeless.
Dicevo, comunque, di questa ballad. Alla fine e' la piu riuscita del disco, perche e' ben strutturata, ha un buon refrain, e Friden fa meno schifo del solito, forse perche in una canzone cosi la sua voce straziante e straziata ci sta quasi a pennello.
In search for I mi fa gridare al miracolo. Un'apertura che ricorda abbastanza da vicino Graveland, altro piccolo capolavoro di Jester Race. Un piccolo sorriso affiora sul mio volto, mi compiaccio e ki godo questi secondi di vecchi sani, corposi In Flames. Questa e' buona, non posso dire nulla, ma distante anni luce dai fasti del gruppo.
La successiva Borders and Shading mi ricatapulta pero' in fretta alla realta'. Friden canta come il bellone dei The Rasmus, e, ancora una volta, sembra che i finnici abbiano ultimamente influenzato Jesper e soci.
Superhero of the Day sembra inizialmente un pezzo di punk californiano, quello che va forte ora, prima di rientrare nel solito tormentone cassa-batteria della strofa, ma la canzone non mi piace, non mi dice nulla, mi sa di vecchio. Proseguiamo che e' meglio.
Dial595-Escape fila via come le precedenti. Niente lode, niente infamia, solo un'altro pezzo mediocre e banale. Due riff, tastiere sparate qua e la, solita voce che comincio a non sopportare piu. Brutta.
E la conclusiva Bottled non e' da meno, anche se il riff iniziale mi ricorda vagamente (molto vagamente) gli Edge of Sanity, prima di ripiombare nel clichee del cd.
E' finito, lo tolgo dal lettore, lo ripongo nella custodia, lo metto insieme ai cd pacco che ogni tanto mi capita di comprare, quelli che oramai hanno sopra un dito di polvere. Anche questo fara' quella fine, ci scommetto.
Conclusioni finali.
Sento dire da piu parti che questo sara' il futuro del metal. Per carita', non mi ritengo uno coi paraocchi, ne uno chiuso a nuove sonorita', ma c'e' modo e modo. Anche i miei amatissimi Dark Tranquillity hanno inserito sonorita' un po pop ed elementi elettronici nei loro ultimi lavori, ma se permettete, la classe e' classe, e in questo ambito Stanne e soci gliele danno 10 a 0 agli In Flames. Se il futuro del metal sara' questo, mi terro' stretto i miei bei vecchi cd di melodic scandinavian death metal, e' brindero' ai bei tempi in cui questo genere aveva una identita' ben precisa. Amo ancora gli In Flames, sono uno di quei gruppi che si e' preso una parte del mio cuore e una parte della mia giovinezza, ma ora mi vedo costretto a buttargli addosso chili e chili di me*da, perche certi lavori rovinano tutto. E io mi disinnamoro di fronte a questo scempio commercial-nu-pop-metal.
Non mi importa quello che hanno fatto in precedenza. Se la mia morosa mi fa le corna, non mi interessa se mi e' stata fedele nei 10 anni passati. Mi ha deluso e basta.
Non voglio credere che le mani che hanno scritto questa robaccia siano le mani che hanno scritto Lunar Strain e Jester Race, mi rifiuto di farlo. Ve la ricordate la pulizia del suono, la precisione che aveva Jester Race? Scordatevela, qua non la troverete.
E a questo punto le cose sono 2. O a Jesper hanno fatto una lobotomia totale, o anche gli In Flames hanno abbassato le braghe di fronte al dio denaro.
Boh, sono molto deluso. Non credevo si sarebbe potuto fare peggio di Reroute.... Evidentemente al peggio non c'e' mai limite.
Il mio voto e' 2/10. Non compratelo, non buttate via 20 euro per un cd che non li vale.
Scusate la prolissita'.
Zender R. Velkyn
Premessa.
Mi chiedo perche ancora una volta mi sia fatto del male decidendo di comprare a scatola chiusa un'album degli In Flames, senza nemmeno aver ascoltato il singolo, dopo i due precedenti buchi. Ma si sa, l'amore e' cieco, e spesso porta a cocenti delusioni.
Parliamo ora di questo dischetto, (in)degno successore di Reroute to Remain, dell'anno scorso. La mia speranza che gli In Flames avessero abbandonato le sonorita' numetaleggianti che avevano intrapreso e' sparita dopo 30 secondi della prima traccia.
F(r)iend non presenta nulla di quello che ho amato degli IF, solo un accartocciato e granitico riff che pero' si perde ben presto fra improbabili tastiere e la solita schifosa voce di Anders Friden. Comunque la prima traccia e' fra le meno peggio del disco, e questo e' tutto un dire.
Seconda traccia, The Quiet Place. Dopo un'interessante intro tastieroso, parte la canzone, con le solite chitarre oramai sporche all'inverosimile, e' -sgomento, pessimismo, delusione e fastidio-questo pezzo assomiglia a una canzone dei The Rasmus!!!!! Non ci volevo credere, la ho riascoltata due-tre volte, e piu la ascoltavo piu la sensazione di deja-vu saliva in me. Ma i The Rasmus sono piu puliti nel suono, nelle voci, in tutto. Sale in me un misto fra delusione e incaz.zatura. Non parliamo del ritornello, tanto melodico da essere degno di radio Deejay.
Senza indugi passo alla track successiva, Dead Alone. Il titolo mi porta dolci ricordi (leggasi Dead ********), ricordi che muoiono subito. Altra traccia mista fra gli oramai inascoltabili urli di Friden e tastiere mescolate sapientemente (?) a chitarre. Lo dicevo sopra, questo disco e' l'esatto e perfetto proseguimento di Reroute to Remain.
Sempre piu desolato passo alla traccia 4, Touch of Red. Niente, identica a prima, come sopra, idem, uguale. Ma che hanno fatto in questo anno Stormblad e soci? Hanno preso le canzoni e hanno invertito gli accordi? E il ritornello e' il solito fastidioso polpettone melodico che sa di gia sentito (nelle tracce precedenti, intendo). Proseguiamo, che e' meglio.
Like You Better Dead e' forse una delle poche tracce che si fa ascoltare senza farmi piombare nello sconforto. Ricorda molto gli In Flames di Colony. Peccato per l'orrenda voce di Friden, oramai indegna e sbiadita fotocopia di quel tizio che cantava "I am the Moonshield".
My Sweet Shadow segue le precedenti senza lode e senza infamia. Il giro di tastiere sotto il muro di chitarre mi piace, e anche i riff sono potenti, e per una piccola frazione di secondo ho l'impressione di essere tornato a qualche anno fa. Il giro cadenzato e' di impatto, poi si stoppa tutto, e parte una piatta melodia su cui la solita voce oramai odiata di Friden canticchia qualcosa. La canzone si riprende nel pre, per poi affogare definitivamente nel solito ritornello melodico. Un groviglio di tasiere, chitarre, e strani effetti voce rendono la canzone discretamente incomprensibile. Passano i minuti, e lo sconforto e' sempre maggiore. Con lo sguardo mesto alzo la testa verso le pile di cd che tengo sulle mensole. Subito lo sguardo va alla costina rossonera di The Jester Race, e la tristezza affiora potente.
Incurante del dolore proseguo l'ascolto. Evil in a Closet, la ballad del cd. Ma poi, quante ballad hanno fatto gli In Flames degne di questo nome? Che mi ricordi io nessuna, se si esclude la semi-ballad Jester Script Trasnfigured, o la strumentale Timeless.
Dicevo, comunque, di questa ballad. Alla fine e' la piu riuscita del disco, perche e' ben strutturata, ha un buon refrain, e Friden fa meno schifo del solito, forse perche in una canzone cosi la sua voce straziante e straziata ci sta quasi a pennello.
In search for I mi fa gridare al miracolo. Un'apertura che ricorda abbastanza da vicino Graveland, altro piccolo capolavoro di Jester Race. Un piccolo sorriso affiora sul mio volto, mi compiaccio e ki godo questi secondi di vecchi sani, corposi In Flames. Questa e' buona, non posso dire nulla, ma distante anni luce dai fasti del gruppo.
La successiva Borders and Shading mi ricatapulta pero' in fretta alla realta'. Friden canta come il bellone dei The Rasmus, e, ancora una volta, sembra che i finnici abbiano ultimamente influenzato Jesper e soci.
Superhero of the Day sembra inizialmente un pezzo di punk californiano, quello che va forte ora, prima di rientrare nel solito tormentone cassa-batteria della strofa, ma la canzone non mi piace, non mi dice nulla, mi sa di vecchio. Proseguiamo che e' meglio.
Dial595-Escape fila via come le precedenti. Niente lode, niente infamia, solo un'altro pezzo mediocre e banale. Due riff, tastiere sparate qua e la, solita voce che comincio a non sopportare piu. Brutta.
E la conclusiva Bottled non e' da meno, anche se il riff iniziale mi ricorda vagamente (molto vagamente) gli Edge of Sanity, prima di ripiombare nel clichee del cd.
E' finito, lo tolgo dal lettore, lo ripongo nella custodia, lo metto insieme ai cd pacco che ogni tanto mi capita di comprare, quelli che oramai hanno sopra un dito di polvere. Anche questo fara' quella fine, ci scommetto.
Conclusioni finali.
Sento dire da piu parti che questo sara' il futuro del metal. Per carita', non mi ritengo uno coi paraocchi, ne uno chiuso a nuove sonorita', ma c'e' modo e modo. Anche i miei amatissimi Dark Tranquillity hanno inserito sonorita' un po pop ed elementi elettronici nei loro ultimi lavori, ma se permettete, la classe e' classe, e in questo ambito Stanne e soci gliele danno 10 a 0 agli In Flames. Se il futuro del metal sara' questo, mi terro' stretto i miei bei vecchi cd di melodic scandinavian death metal, e' brindero' ai bei tempi in cui questo genere aveva una identita' ben precisa. Amo ancora gli In Flames, sono uno di quei gruppi che si e' preso una parte del mio cuore e una parte della mia giovinezza, ma ora mi vedo costretto a buttargli addosso chili e chili di me*da, perche certi lavori rovinano tutto. E io mi disinnamoro di fronte a questo scempio commercial-nu-pop-metal.
Non mi importa quello che hanno fatto in precedenza. Se la mia morosa mi fa le corna, non mi interessa se mi e' stata fedele nei 10 anni passati. Mi ha deluso e basta.
Non voglio credere che le mani che hanno scritto questa robaccia siano le mani che hanno scritto Lunar Strain e Jester Race, mi rifiuto di farlo. Ve la ricordate la pulizia del suono, la precisione che aveva Jester Race? Scordatevela, qua non la troverete.
E a questo punto le cose sono 2. O a Jesper hanno fatto una lobotomia totale, o anche gli In Flames hanno abbassato le braghe di fronte al dio denaro.
Boh, sono molto deluso. Non credevo si sarebbe potuto fare peggio di Reroute.... Evidentemente al peggio non c'e' mai limite.
Il mio voto e' 2/10. Non compratelo, non buttate via 20 euro per un cd che non li vale.
Scusate la prolissita'.
Zender R. Velkyn
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