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Citando insieme a casa di Ichi

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  • #61
    Da qualche parte sulla rotta verso Port-Vila nelle Nuove Ebridi, per il
    mio ultimo pasto, servo la cena come ho sempre sognato.
    Chiunque imburri il pane senza tagliarlo nel mezzo, giuro che lo uccido.
    Chiunque beva il proprio beveraggio con il cibo ancora in bocca, sarà
    ucciso anche lui.
    Chiunque venga sorpreso a sbrodolarsi, sarà ucciso.
    Chiunque venga sorpreso senza il tovagliolo sulle cosce...
    Chiunque venga sorpreso a usare le dita per prendere il cibo...
    Chiunque inizi a mangiare prima che siano stati serviti tutti gli altri...
    Chiunque soffi sul cibo per raffreddarlo...
    Chiunque parli con la bocca piena...
    Chiunque beva il vino bianco tenendo il bicchiere per la coppa o beva
    vino rosso tenendo il bicchiere per lo stelo...
    Riceverà, ognuno di voi, una pallottola in testa.
    Siamo a 30.000 piedi sopra la terra, a una velocità di 732 chilometri al-
    l'ora. Siamo al culmine della conquista umana, e mangeremo questa cena
    come esseri umani civilizzati.

    Survivor.

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    • #62
      Originariamente inviato da Scynth Visualizza il messaggio
      Survivor.
      Dammi più info che la googlata è gelida

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      • #63
        Chuck Palahniuk

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        • #64
          libro così così, ma quel pezzo, che è il penultimo capitolo, mi ha fatto felice come la prima volta che lessi pet sematary

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          • #65
            L'amore. Certo, l'amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta.

            Giuseppe Tomasi Di Lampedusa - Il Gattopardo
            [Amdir]Firma Irregolare[/Amdir]

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            • #66
              Mi venne a trovare di nascosto, ero ammalato. Sbolliva addosso una qualche febbre spessa, prepotente. Aprendo la porta mi sono tenuto forte alla maniglia. Mi ha preso stretto, come abbracciare inverno, brividi battenti, marmo dentro i piedi. Non c' era riscaldamento, ma me ne sono accorto in quel momento. Il corpo era duro di freddo, mentre avrei voluto nelle vene più cioccolata che sangue. Mi tenne nel suo cappotto di pelle di montone foderato a lana. Chiuse la porta col tacco e mi spinse all' indietro verso il letto senza allentare l' abbraccio. Mi stese, poi si tolse i panni lasciandosi una veste bianca, lieve. Entrò nel buio delle coperte e mi coprì tutto il corpo col suo. Stavo sotto di lei a tremare di felicità e di freddo. Le nostre parti combinavano una coincidenza, mano su mano, piede su piede, capelli su capelli, ombelico su ombelico, naso a fianco di naso a respirare solo con quello a bocche unite. Non erano baci, ma combaciamento di due pezzi. Se esiste una tecnica di resurrezione lei la stava applicando. Assorbiva il mio freddo e la mia febbre, materie grezze che impastate nel suo corpo tornavano a me sotto peso di amore. Il suo teneva sotto il mio e il mio reggeva il suo, come fa una terra con la neve. Se esiste un' alleanza tra femmina e maschio, io l' ho provata allora. Durò un' ora, di più di ogni per sempre. Prima di andare rise della camicia al muro. E' la mia crocifissione abbottonata. Non glielo dissi che dentro c' era lei. Non venne più. L' inverno ci staccava. Era venuta per lasciarmi e invece s' era stesa a guarirmi. Le cose migliori dell' amore accadono per caso, si capiscono dopo. Credevo che quella visita era inizio per noi di più vasta vita insieme, era termine invece. Credevo al dopo ed era il prima. Mi sbattevano in testa a colpi di campana le sillabe del poeta spagnolo: "Per andare al nord, andò al sud./ Pensò che il grano era acqua/si sbagliava./ Pensò che il mare era cielo/ e la notte la mattina./ Si sbagliava./ Che le stelle erano rugiada/ e il caldo una nevicata/ si sbagliava". Un cantante da noi aveva messo sotto musica questi versi. La musica, come il sale, conserva meglio. Mi sbagliavo e guarivo dalla felicità. Mi abituavo alla città che perdeva amore da tutte le fontane. La attraversavo con gli occhi che avrò di nuovo da vecchio: Villa Ada era piena di bambini e di madri che non mi riguardavano. A quel tempo gli operai della mensa universitaria e gli studenti avevano deciso che chiunque poteva andare e mangiare, anche senza tesserino. Con trecento lire ero al riparo. La febbre e il digiuno erano finiti, mi nutrivo a via De Lollis insieme ai molti che inventavano diritti nuovi, togliendoli ai poteri. La città era messa in discesa per noi che scendevamo in piazze di centro e di periferie, circondati da truppe che non temevamo più. A qualche manifestazione, dentro mucchi di noi, l' ho rivista qualche volta. Si era sposata presto. Diventava una donna, una, e ne aveva contenute molte e io le avevo conosciute. Avevo amato le molte ragazze che si provavano i vestiti da donna nell' anno dei baci. Più tardi ho amato qualche altra ragazza con lo sbaglio che fosse ancora lei. Pretendevo quello sbaglio per potermi innamorare. Me ne andai di corsa da quella stanza qualche anno dopo senza portarmi dietro neanche una mutanda. La camicia inchiodata ai polsi restò lì, di nessuno. E forse è giusto andarsene così, svelti, come inseguiti. Ma questo fu dopo, quando s' induriva l' odio civile e i sangui nostri e altrui non facevano in tempo a seccarsi. Assorto in quelli, dimenticai la ragazza che mi aveva tenuto dritto nel suo cappotto, che si era staccata da me per diventare una donna. Roma era piena di guerra. Chi dice ch' era inventata, l' ha invece disertata. Non era obbligatorio battersi, ma c' era di che. Quella generazione dei molti non bandiva arruolamenti, si bastava. Non aspirava a maggioranze, spostava il carico con strappi di minoranza. Non mi manca perché non si è mai tolta dai pensieri. Né mi manca quell' ora di resurrezione sotto il corpo della ragazza amata. Io l' ho avuta quell' ora sconfinata. Io l' ho avuta.

              Erri De Luca

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              • #67
                Ma che meraviglia.


                Clan Spammer Severi ma giusti.

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                • #68
                  Dopo alcune discussioni su questo forum ho prestato molta più attenzione a questo argomento preso in esame anche dal Mao:

                  <<Molti, appena arrivati, proclamano il loro parere; dopo un’occhiata in superficie o a qualche dettaglio si mettono a gesticolare dicendo che questo non va, che quello pure è sbagliato, ecc. Questo modo puramente soggettivo di “dire un mucchio di sciocchezze” è veramente il più detestabile, rovina tutto... Come si imbattono in un problema difficile non fanno che sospirare, non sanno risolverlo. Questo è un parlare da pusillanimi.
                  Muovetevi, andate in ogni zona e settore di vostra competenza, imparate da Confucio che “si informava di ogni cosa” e, per quanto limitate siano le vostre capacità, riuscirete lo stesso a risolvere il problema; questo perché prima di andare a fare inchiesta la vostra testa è vuota, ma al ritorno non lo è più, è piena di tutto il materiale necessario per risolvere il problema: così il problema è bell’e risolto.>>

                  Mao Nigger-tung

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                  • #69
                    Ecco, io mi sento un po' come Confucio. Solo un po' meno "Maestra!Voglio venire alla lavagna!" e un po' piu' "Maestra! Maestra! Non hai capito niente".

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                    • #70
                      Qui, non ci urlavano addosso, certo, ci parlavano perfino con dolcezza, per tutto il tempo non ci parlavano d’altro che di morte, ma la nostra condanna figurava tuttavia bella chiara nell’angolo di precauzioni che prendevano nei nostri confronti: Medaglie… Braccialetti… Il minimo permesso… Qualunque consiglio… Ci sentivamo contati, spiati, numerati nella grande riserva dei partenti di domani. Allora per forza, tutto il mondo civile e l’ambiente sanitario avevano l’aria molto più leggera di noi, al confronto. Le infermiere, ‘ste troiette, non lo condividevano mica, loro, il nostro destino, loro non pensavano per contrasto che a vivere a lungo, e molto più a lungo ancora e ad amare, era chiaro, ad andare a passeggio e a fare e rifare l’amore mille e diecimila volte. Ciascuno di quegli esseri angelici si teneva il suo piccolo bossolo nel perineo, come i forzati, per più tardi, il piccolo bossolo amoroso, per quando saremmo crepati, noi in un fango qualunque e dio sa come!
                      Allora quelle vi farebbero dei sospiri commemorativi speciali di tenerezza che le renderebbero ancora più attraenti, evocherebbero in silenzi commossi i tragici tempi di guerra, gli scomparsi… «Ve lo ricordate il piccolo Bardamu, direbbero all’ora del tramonto pensando a me, quello che era così difficile fargli passare la tosse? Aveva sempre il morale a terra, quello, poverino… Come sarà finito?»
                      Qualche rimpianto poetico piazzato al punto giusto sta bene a una donna quanto certi capelli vaporosi sotto i raggi della luna.

                      Louis-Fucking-Ferdinand Céline

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                      • #71
                        Ora ditemi come si fa a finire un brano così, così. Bisogna essere matti.

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                        • #72
                          Céline... senti come te la articola; cosa sono gli altri scrittori messi a confronto?
                          Impossibile appassionarsi ad altre letture dopo che sei passato in lui.

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                          • #73
                            Io una cosa così riesco a scriverla in 20 righe e poi non ho più nulla da dire per due mesi. Lui ci ha scritto per anni. Mi fa incazzare.

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                            • #74
                              He felt strongh enough to clear out the whole office single handed. His body ached to do something, to rush out and revel in violence. All the indignities of his life enraged him... Could he ask the cashier privately for an advance? No, the cashier was no good, no damn good: he wouldn't give an advance... He knew where he would meet the boy: Leonard and O'Halloran and Nosey Flynn. The barometer of his emotional nature was set for a spell of riot.

                              James Joyce - The Dubliners
                              [Amdir]Firma Irregolare[/Amdir]

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                              • #75
                                Celine me lo impugna.


                                Clan Spammer Severi ma giusti.

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