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I Simpson e la filosofia

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  • I Simpson e la filosofia

    "È possibile che Bart Simpson rappresenti la perfetta incarnazione dell’ideale nichilista di Friedrich Nietzsche? Che il comportamento di Marge sia la realizzazione concreta della classificazione aristotelica delle virtù? Che la mentalità di Springfield sia frutto di un approccio decostruzionista al reale?
    Quanti filosofi ci vogliono per scrivere un libro sui Simpson? Con tutta evidenza, venti per scriverlo e tre per curarlo. Ma non va poi così male, se si tiene presente che, per realizzare un singolo episodio della serie, sono impegnate trecento persone.
    "



    Ed è proprio sui venti filosofi, autori di questo saggio, che vi suggerirei di prestare, in primo luogo, attenzione. Per una volta iniziate un libro dalle ultime pagine e precisamente dalla 326 alla 330. Troverete una sintetica biografia degli autori che si sono impegnati, a quanto pare molto piacevolmente, ad analizzare la famosa serie di cartoni animati I Simpson creata da Mat Groening, serie che da ormai diversi anni viene trasmessa anche nel nostro paese, con un alto numero di ascolti e con un importante seguito di affezionati fans.

    I termini di paragone, ai quali si sono riferiti gli autori, non sono certo nomi da poco: Socrate, Sartre, Spinosa, Tommaso d’Aquino, Simone de Beauvoir e Confucio sono solo alcuni nomi dei pensatori, alla luce del pensiero filosofico dei quali sono partite le riflessioni ed i ripensamenti su una figura approssimativa di padre, come quella di Homer, egoista ed edonista nei confronti sia del prossimo che di Dio, sulla madre Marge, intrappolata da una vita familiare e di provincia che pare, nonostante tutto, le piaccia; per non parlare dei loro tre marmocchi: Bart il guastatore, Lisa l’intellettuale e la piccola e silenziosa (per età o forse… per comodo) Maggie.

    "Siamo seri: non abbiamo altro da fare che scrivere su programmi televisivi?", si sono chiesti gli studiosi interpellati a condurre la loro riflessioni su questa strampalata (ma non troppo) famiglia tutta gialla.
    Tutti concordi, hanno detto di sì. O meglio hanno detto: "La risposta breve è sì, abbiamo altro da fare, ma nello scrivere questi saggi ci siamo divertiti e speriamo che voi facciate altrettanto leggendoli."

    In effetti le considerazioni e le conseguenti conclusioni sono interessanti. I paradossi e le esagerazioni attraverso le quali Mat Groening, l’autore di questa fortunata serie, conduce i suoi personaggi alla rappresentazione della loro vita quotidiana, non sono molto lontane dagli episodi che ogni giorno apprendiamo dai giornali, o molto più verosimilmente constatiamo lungo l’arco delle tappe della nostra vita.


    Siamo proprio sicuri di poter disinvoltamente ridere di questi personaggi, dei loro affetti, del loro opportunismo, dei loro controsensi, dei loro sogni, pur anche della loro cattiveria senza riconoscerci in loro, qualche volta?
    Perché allora non approfittare della capacità degli autori per rifarci con più sincerità qualche domanda, che da troppo tempo aspetta forse una risposta intellettualmente corretta, per confrontarci con questi personaggi, che pur vivendo bizzarre, assurde e rocambolesche situazioni, non sembrano molto lontani dalle nostre problematiche, dalle nostre ansie e dai nostri disagi esistenziali.

    Provocazione per provocazione, potremmo trasformare il tutto in un gioco di società, che ci metta nelle condizioni di scoprire come evitare i trabocchetti di un conformismo eccessivo o di un tentativo magari patetico di cambiare la realtà, a costi troppo alti per chi poi li dovrà pagare.
    Occorre ricordare che in qualsiasi occasione, anche in un cartone animato, come nel caso non certo sempre “politically correct” di quello in questione, si può - anzi forse si deve - imparare qualcosa.

    Traduzione di P. Adamo ed E. Nifosi.


    Le prime pagine

    Homer e Aristotele
    di Raia Halwani


    Se lo si valuta dal punto di vista morale, Homer Simpson non se la cava affatto bene. Questo è anche più vero se ci concentriamo sul suo carattere invece che sulle sue azioni (non che in quest’ultima categoria lui sia esattamente un brillante). Eppure, in qualche modo, in Homer resta comunque qualcosa che è eticamente ammirevole. E ciò suscita la seguente domanda: se Homer Simpson se la cava pittusto male dal punto di vista morale, come fa a essere ammirevole? Indaghiamo sulla questione

    I tipi di carattere di Aristotele

    Aristotele ci ha fornito una categorizzazione logica di quattro tipi di carattere. Grosso modo, e lasciando da parte i due tipi estremi di carattere, il superuomo, la bestia, il virtuoso, il continente, l’incontinente e il vizioso. Per capire meglio ognuno di questi tipi, compariamoli tra loro ,come si manifestano sotto forma di azioni, decisioni e desideri. Inoltre, prendiamo come esmpio una specifica situazione e vediamo come ogni carattere reagisce nel contesto. Supponiamo che qualcuno, chiamiamola Lisa, stia camminando per strada e trovi un portafoglio che contiene parecchi soldi. Ora, se Lisa fosse virtuosa, non solo deciderebbe di consegnare il portafoglio alle autorità competenti, ma lo farebbe volentieri. I desideri di Lisa andrebbero di pari passo con la sua giusta decisione e la sua giusta azione.

    Passiamo adesso a Lenny, che è continente: se fosse Lenny a trovare il portafoglio, sarebbe capace di decidere nel modo giusto - cioè di restituire il portafoglio intatto – e sarebbe capace di dare seguito con l’azione alla sua decisione, ma lo farebbe andando contro i suoi desideri. E’ questa la caratteristica del continente: per fare la cosa giusta deve lottare contro i suoi desideri.

    Le cose peggiorano con l’incontinente e il vizioso. L’incontinente è capace di formulare la decisione corretta su cosa fare, ma la sua volontà è debole. Nel caso del portafoglio, e supponendo che il nostro incontinente sia Bar, soccomberebbe al proprio desiderio di tenersi il portafoglio e quindi non agirebbe in modo adeguato, anche se sa che tenersi il portafoglio è sbagliato. Per quanto riguarda il vizioso, non abbiamo invece né lotta contro i propri desideri, né debolezza di volontà. Questo perché la decisione del vizioso è moralmente sbagliata e i suoi desideri l’assecondano pienamente. Se Nelson fosse vizioso, deciderebbe di tenersi il denaro (gettando via il portafoglio o restituendolo mentendo sul suo contenuto), seguirebbe pienamente il suo desiderio di farlo e lo farebbe sul serio.

    Guardiamo più da vicino ciò che rende virtuosi.
    È virtuoso chi possiede le virtù e le esercita. Tuttavia le virtù sono condizioni (o tratti) del carattere che dispongono ,chi le possiede, ad agire nel modo giusto e a reagire emozionalmente nel modo giusto. Dati questi elementi, comprendiamo quindi perché Aristotele abbia tanto insistito sul fatto che le virtù sono condizioni del carattere che riguardano sia l’azione che il sentimento (Etica Nicomachea, libro II, in particolare 1106b15-35). Per esempio, se una persona ha la virtù della benevolenza, allora sarà disposta a mostrarsi caritatevole verso le persone nelle giuste circostanze. Non darebbe soldi al primo che glieli chiedesse. Il virtuoso deve sapere che il suo beneficato ha bisogno di denaro e che lo userà correttamente. Inoltre, anche la reazione emozionale del virtuoso è appropriata alla situazione. Ciò vuol dire che il benevolo del nostro esempio darà il denaro volentieri, non rimpiangerà di averlo dato e sarà spinto a darlo dalla situazione precaria del suo beneficato. Di contro, il continente non si separerebbe dal suo denaro con tanta felicità, e ciò non perché ne abbia bisogno e non possa cederlo, ma perché è incline all’avidità o perché sovrastima il bisogno che potrebbe avere in futuro del denaro in questione.

    Gli autori

    William Irwin, è assistant professor di filosofia al King’s College in Pensylvania. Ha pubblicato articoli sulla teoria dell’interpretazione e sull’estetica.
    Mark T. Canard, è uno scrittore di narrativa, un filosofo e un lupo nella steppa che dimora a Philadelphia: ha pubblicato scritti su Kant e Nietzsche.
    Aeon J. Skoble, è visiting assistant professor di filosofia alla United States Military Accademy di West Point. Scrive su argomenti vari tra cui morale, politica e teoria sociale.


    articolo di Iaia Barzani (grande donna ) - wuz.it (28 Luglio 2006 - old -_-)

  • #2



    onestamente penso che parecchi aspetti dei simpson vengano effettivamente sopravvalutati, del resto sarà interessante da leggere

    grazie a mbare evilrox per la firma

    vulcanello!

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    • #3
      Originariamente inviato da MalKav
      "È possibile che Bart Simpson rappresenti la perfetta incarnazione dell’ideale nichilista di Friedrich Nietzsche?
      No.

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