Titolo: Il Nome della Rosa
Autore: Umberto Eco
Pubblicato nel: Ottobre 1980
All'improvviso alcuni clamori si levavano dalla parte del portale settentrionale. Mi domandai come mai i servi, preparandosi al lavoro, disturbassero così le sacre funzioni. In quel punto entrarono tre porcai, col terrore sul viso, e si appressarono all'abate sussurrandogli qualcosa. L'Abate dapprima li calmò con un gesto, come se non volesse interrompere l'ufficio: ma altri servi entrarono, le grida si fecero più forti: "E' un uomo, un uomo morto!" diceva qualcuno, e altri "Un monaco, non hai visto i calzari?"
Gli oranti tacquero, l'Abate uscì precipitosamente, facendo cenno al cellario che lo seguisse. Guglielmo andò dietro a loro, ma ormai anche gli altri monaci abbandonavano i loro stalli e si precipitavano fuori.
Il cielo era ora chiaro, e la neve per terra rendeva ancora più luminoso il pianoro. Sul retro del coro, davanti agli stabbi, dove dal giorno innanzi troneggiava il grande recipiente col sangue dei maiali, uno strano oggetto di forma quasi cruciforme spuntava dal bordo dell'orcio, come fossero due pali infitti al suolo, da ricoprire di stracci per spaventare gli uccelli.
Erano invece due gambe umane, le gambe di un uomo ficcato a testa in giù nel vaso di sangue.
Questo brano è tratto da uno dei primi capitoli del romanzo di Umberto Eco "Il Nome della Rosa", e racconta del rinvenimento del prima di una serie di cadaveri che animeranno il corso delle vicende.
Il romanzo è sotto forma di un manoscritto redatto da Adso da Melk, il giovane apprendista di un frate molto acuto e intelligente, abile investigatore, di nome Guglielmo da Bascavilla. Le vicende sono ambientate verso la fine dell' anno del Signore 1327, così come lo stesso Adso precisa all'inizio del manoscritto.
Il romanzo parla degli accadimenti che ruotano intorno ad un'Abbazia in cui Adso e Guglielmo vengono ospitati. Ben presto degli stranissimi enigmi cominceranno ad avvolgere l'apparente quieto clima religioso che per anni ha imperato tra quelle mure, portando sempre più giovani monaci a morire per mano di uno (o più?) squilibrato assassino. Guglielmo si metterà sulle tracce della verità, ma troverà molti ostacoli lungo la sua strada, spesso interrotta da avvenimenti del tutto inaspettati.
Il Tribunale della Santa Inquisizione impegnato a condannare per eresia esimii monaci di quell'Abbazia, alti prelati del tutto folli e ormai divorati dalla pazzia, o dalla lussuria, e dediti alla sodomia o al più vile sfruttamento dei corpi femminili, un Abate che sembra avere tutto da nascondere e una antica libreria che appare irraggiungibile e impenetrabile, un vecchio monaco cieco in preda ai deliri dell'età, tutto contribuisce a rendere ancora più difficile il cammino del povero Guglielmo.
Ma cosa hanno davvero da nascondere quei monaci? Qualcosa che Guglielmo non deve scoprire, a nessun costo...
Un romanzo di Umberto Eco in cui la perizia del suo stile e i suoi enormi studi sul medioevo hanno ampiamente dato i loro frutti, calando il lettore effettivamente nel clima di un'abbazia del quattordicesimo secolo.
Quale sarà la conclusione di questi enigmi? E soprattutto, quale sarà il significato del titolo del libro? A voi la scelta se leggelo o meno...
Voi lo avete letto questo romanzo? E se lo avete letto, cosa avete da dire a riguardo?
Se non lo avete fatto, ve lo consiglio caldamente perchè è estremamente interessante e avvincente. Cosa ne pensate di Umberto Eco come scrittore?
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