Corriere della Sera del 15-05-03
Sarà tutta italiana, il 28 maggio a Manchester, la finalissima di Champions League: la Juventus incontrerà il Milan, già qualificato dopo il doppio pareggio con l’Inter, grazie a una grande vittoria per 3-1 sul Real Madrid. Dopo un primo gol di Trezeguet e lo spettacolare raddoppio di Del Piero, il portiere bianconero Buffon (nella foto Penny/Richiardi) ha parato il rigore che avrebbe potuto riaprire la partita. Fuori il Deportivo (primo in campionato), fuori il Barcellona, fuori il Real Madrid costretto a deporre corona e scettro a Torino, nonostante la sua mirabile collezione di celeberrimi pedatori.
La Juve guerriera e operaia, con ampie spruzzate di talento, rivoluziona le gerarchie continentali, diventa la star dell’anno, restituisce col Milan (senza dimenticare Inter e Lazio) al nostro calcio l’onore compromesso in Corea. Legittimando quelle proteste per i torti subiti. Liberi gli idolatri del calcio spagnolo di andarsene al cinema pur di non vedere il 28 Juve-Milan. Tanto gran parte del mondo si collegherà con Manchester. Ma la scuola italiana non era superata, allo sbando, in retroguardia? Partita splendida, vittoria trionfale.
Nel primo tempo la Juve assedia il Real e gli impartisce una lezione di gioco, consentendosi persino un po’ d’accademia. Alla faccia di chi l’accusava di non fare spettacolo. L’assenza di Makelele e l’inserimento improduttivo di Cambiasso le consegnano il dominio del centrocampo. Zambrotta, Davids, Tacchinardi e Nedved imperversano. Vanno in gol Trezeguet (cross di Nedved, torre di Del Piero) ed Alex, autore di un autentico capolavoro. Trezeguet e Del Piero ne sprecano un altro intralciandosi. Solo due parate difficili per Buffon, su tiri di Guti e di Zidane. Nella ripresa entra Ronaldo e la Juve va in tilt.
Retrocede troppo, si fa mettere alle corde, pasticcia. Perde Birindelli infortunato. Ronaldo è una spina. Montero l’atterra: rigore. Anche i campioni possono sbagliare: Figo lo batte centralmente, Buffon para. Zambrotta (il migliore) apre un’autostrada al contropiede di Nedved: 3-0, partita chiusa. Dopo Shevchenko c’è il timbro di un altro uomo dell’Est: l’Unione europea si è proprio allargata. Ma il Real ha sette vite. Zidane rende meno amaro il suo ritorno a Torino andando in gol negli ultimi minuti. Meier ne dà ben 5 di recupero, dopo aver ammonito Nedved precludendogli la finale. La Juve tiene, firmando una delle più belle pagine di una storia leggendaria. Forse, non sarà dispiaciuta neppure a quegli esteti del calcio (come Cruyff) che la trovavano così brutta, noiosa, catenacciara.
15 maggio 2003
Sarà tutta italiana, il 28 maggio a Manchester, la finalissima di Champions League: la Juventus incontrerà il Milan, già qualificato dopo il doppio pareggio con l’Inter, grazie a una grande vittoria per 3-1 sul Real Madrid. Dopo un primo gol di Trezeguet e lo spettacolare raddoppio di Del Piero, il portiere bianconero Buffon (nella foto Penny/Richiardi) ha parato il rigore che avrebbe potuto riaprire la partita. Fuori il Deportivo (primo in campionato), fuori il Barcellona, fuori il Real Madrid costretto a deporre corona e scettro a Torino, nonostante la sua mirabile collezione di celeberrimi pedatori.
La Juve guerriera e operaia, con ampie spruzzate di talento, rivoluziona le gerarchie continentali, diventa la star dell’anno, restituisce col Milan (senza dimenticare Inter e Lazio) al nostro calcio l’onore compromesso in Corea. Legittimando quelle proteste per i torti subiti. Liberi gli idolatri del calcio spagnolo di andarsene al cinema pur di non vedere il 28 Juve-Milan. Tanto gran parte del mondo si collegherà con Manchester. Ma la scuola italiana non era superata, allo sbando, in retroguardia? Partita splendida, vittoria trionfale.
Nel primo tempo la Juve assedia il Real e gli impartisce una lezione di gioco, consentendosi persino un po’ d’accademia. Alla faccia di chi l’accusava di non fare spettacolo. L’assenza di Makelele e l’inserimento improduttivo di Cambiasso le consegnano il dominio del centrocampo. Zambrotta, Davids, Tacchinardi e Nedved imperversano. Vanno in gol Trezeguet (cross di Nedved, torre di Del Piero) ed Alex, autore di un autentico capolavoro. Trezeguet e Del Piero ne sprecano un altro intralciandosi. Solo due parate difficili per Buffon, su tiri di Guti e di Zidane. Nella ripresa entra Ronaldo e la Juve va in tilt.
Retrocede troppo, si fa mettere alle corde, pasticcia. Perde Birindelli infortunato. Ronaldo è una spina. Montero l’atterra: rigore. Anche i campioni possono sbagliare: Figo lo batte centralmente, Buffon para. Zambrotta (il migliore) apre un’autostrada al contropiede di Nedved: 3-0, partita chiusa. Dopo Shevchenko c’è il timbro di un altro uomo dell’Est: l’Unione europea si è proprio allargata. Ma il Real ha sette vite. Zidane rende meno amaro il suo ritorno a Torino andando in gol negli ultimi minuti. Meier ne dà ben 5 di recupero, dopo aver ammonito Nedved precludendogli la finale. La Juve tiene, firmando una delle più belle pagine di una storia leggendaria. Forse, non sarà dispiaciuta neppure a quegli esteti del calcio (come Cruyff) che la trovavano così brutta, noiosa, catenacciara.
15 maggio 2003
anzi si ...
..... Juve assedia il Real e gli impartisce una lezione di gioco, consentendosi persino un po’ d’accademia.
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