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Rishi e opportunità dopo il voto

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  • Rishi e opportunità dopo il voto

    Il dato fondamentale dei risultati elettorali delle amministrative è ovvio e viene in questi giorni rilevato da molti commentatori: essi segnano l'inizio della fine del berlusconismo. Si può facilmente pronosticare la caduta del governo Berlusconi e la sua sostituzione con un governo sostenuto (anche) dal centrosinistra. È più difficile prevedere con precisione i tempi e i modi di questo processo, e la forma precisa del governo che sostituirà l'attuale (governo tecnico? Governo di unità nazionale? Con la Lega o senza?).

    Ma è chiaro ciò che il prossimo governo sarà chiamato a fare: gestire la fase finale della distruzione di quel poco che resta in Italia di Stato sociale, secondo le durissime direttive economiche che l'Europa ci impone.
    La sinistra non si tirerà naturalmente indietro, continuando l'opera di distruzione dell'economia pubblica, dei beni comuni, della scuola pubblica, dei diritti dei lavoratori, svolta nei periodi in cui ha governato.

    L'attacco generalizzato ai livelli di vita della maggioranza della popolazione, necessario per adempiere alle direttive europee, produrrà un ulteriore e drammatico impoverimento, e questo a sua volta proteste e tensioni sociali. Il rischio è di vedere tali proteste egemonizzate da qualche “frammento” dell'attuale destra. Magari molto peggiore di Berlusconi.

    In questo non ci sarebbe nulla di nuovo. Dal 1996 in poi, ogni vittoria della sinistra ha generato una rivincita della destra, che è tornata al potere più incarognita di prima. Questo non è un caso ma discende dalla natura stessa di destra e sinistra nell'attuale fase storica. Destra e sinistra sono diventate semplici etichette prive di contenuto, il cui ruolo è quello di creare l'illusione del cambiamento affinché lo scontento generato dalla parte al governo venga raccolto dalla parte all'opposizione e non divenga mai realmente pericoloso per il sistema.

    Un discorso a parte, in questa tornata elettorale, può essere fatto per la vittoria di Luigi De Magistris a Napoli, e solo per lui. Questo perché De Magistris, rifiutando l'apparentamento con il PD al ballottaggio, ha in effetti introdotto un elemento concreto di novità: la sua maggioranza nel Consiglio comunale non dipende dai voti dei consiglieri PD. Questo non è un fatto casuale ma traduce una effettiva radice di diversità di De Magistris.

    Nel suo lavoro da magistrato egli si è scontrato con alcuni nodi reali del potere in Italia: infatti, la questione della legalità è in Italia fondamentale perché nel nostro paese l'illegalità è divenuta sostanza del potere reale, molto più che in altri paesi. Chi combatte seriamente per la legalità finisce inevitabilmente per contrastare i poteri reali che governano questo paese. Il lavoro di De Magistris a Napoli va dunque seguito con attenzione.

    Per tornare al discorso iniziale, l'indicazione politica fondamentale è quella di preparare le condizioni politiche affinché la protesta contro il massacro sociale che il governo post-berlusconiano dovrà portare avanti non sia egemonizzata da schegge dell'attuale ceto politico e non sia canalizzata verso soluzioni autoritarie. Il rafforzamento di una forza antisistemica come Alternativa, in radicale opposizione all'intero ceto politico di centro, destra e sinistra, è una di tali condizioni politiche.

    Marino Badiale
    La vista delle condizioni dell'Isola intera senza distinzione di provincie, ispira un profondo sconforto. L'animo prova una continua vicenda di sdegno e di pietà verso i vari elementi che vanno cozzandosi ciecamente in quella disperata confusione, prova uno smarrirsi e un confondersi di tutti quei criterii e concetti di buon governo che nelle università e nei libri si è imparato a ritenere per sicuri, e un dubbio doloroso che tutti quei principii di giustizia e di libertà, nei quali si era abituati a credere quasi come in una religione, non siano altro che discorsi bene architettati per coprir magagne che l'Italia è incapace di curare, una vernice per lustrare i cadaveri.

  • #2
    Intanto pensate ai Referendum del 12 e 13 Giugno e andate a votare, una volta tanto che abbiamo l' opportunità di decidere in prima persona.

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