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Terroni o non terroni
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Originariamente inviato da KoroshiyaIchi Visualizza il messaggioDai un'occhiata al 3D sulla DC se vuoi davvero spaventarti sulla storia.Randy Warlord [M|A]
Randy Warlord[AoT]
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28/09/2010 Roma
Mozione del Senato Accademico
Il Senato Accademico nella seduta di ieri pomeriggio ha adottato la seguente mozione:
Il Senato
“Abbiamo fatto tutto il possibile: abbiamo ridotto i Dipartimenti del 40%, le Facoltà del 60%, riordinato la governance, decentrando tutti i poteri gestionali di ricerca e didattica ai Dipartimenti con organi centrali e Facoltà che hanno funzione di valutazione premiale delle attività. La responsabilità è ora del Governo e del Parlamento che debbono dare risposte concrete sui finanziamenti ormai drammaticamente insufficienti (l’università italiana è ultima in Europa) e sullo stato giuridico che i ricercatori attendono da 30 anni.
La Sapienza ha operato per razionalizzare, risparmia e riprogettare in funzione della qualità. Se dalla politica non ci saranno risposte, soprattutto finanziare, avremo una didattica da terzo mondo e una ricerca in dissoluzione. In tali condizioni non saremo in grado di iniziare l’anno accademico 2010-2011”.
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Originariamente inviato da Randywarlord Visualizza il messaggio
io oltre ad averci mezza famiglia laggiù, ogni tanto ci vado(ci sono stato un mese l'anno scorso per esempio, e ci torno 3 mesi ora a metà ottobre) e ti posso assicurare che molte delle cose che sento in italia sull'america(compreso quello che dici tu) sono cazzàte.
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Originariamente inviato da KoroshiyaIchi Visualizza il messaggioLa crisi, la crisi, questo soggetto impalpabile, la crisi ha fatto questo, la crisi ha fatto quello, ma una vaga idea di cosa sia davvero questa crisi, ce l'avete?
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Originariamente inviato da KoroshiyaIchi Visualizza il messaggioPotresti anche farlo, ma dimostreresti per l'ennesima volta di non aver compreso cosa realmente è successo e perchè basta con questa "crisi".
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Originariamente inviato da s_12 Visualizza il messaggioNon ci sono stato, ma mi sorge un dubbio... O tutti i giornali del mondo dicono cazzate e quindi tu porti la verità assoluta. O lì veramente la crisi ha fatto disastri e c'è gente che ha perso la casa. (e non parlo di calamità naturali)
spiegare MINUZIOSAMENTE tutte le conseguenze che ha avuto la crisi finanziaria in america, è impossibile sia per me che per te. e anche per quegli orrori, chiamati giornali.
gli usa sono formati da 52 stati sparsi su un territorio più grosso dell'europa, popolato da 300 milioni di persone, e con l'economia più vasta e complessa del mondo. un'analisi globale e dettagliata richiederebbe secoli.
però possiamo restringere ulteriormente il campo di discussione.
per esempio, io ti posso dire qual'è la situazione in california. la california è stata colpita dalla crisi, ma quasi solo a livello di MACROeconomia. i cittadini comuni, ne hanno risentito minimamente. certo, qualcuno ha perso la casa(ma è successo anche in europa), e qualcuno ha perso il lavoro, ma in generale le conseguenze sulla vita reale sono state minime se non nulle. certo, la california è un pò un'oasi felice, data la presenza della Sylicon Valley, che è una miniera d'oro inesauribile anche durante le crisi più nere(e che offre lavoro a milioni di persone), ma ti assicuro che quando ci sono stato nel 2009(anno peggiore della crisi) di gente a piangere miseria ce ne stava poca o nulla, e l'auto più usata continuava ad essere la Mustang GT Turbo, come in tempo di boom economico. il mercato del lavoro era sempre in grandissimo movimento, tantè che l'unica conoscente dei miei zii, a perdere lavoro in quel momento, ne ha trovato uno anche migliore dopo una sola settimana.
in generale, crisi o non crisi, li la gente continua a stare benone, a guadagnare 3 volte quello che guadagnano tuo padre e mio padre messi insieme, e ad avere la qualità dei servizi invariati.Randy Warlord [M|A]
Randy Warlord[AoT]
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Originariamente inviato da KoroshiyaIchi Visualizza il messaggioLa crisi, la crisi, questo soggetto impalpabile, la crisi ha fatto questo, la crisi ha fatto quello, ma una vaga idea di cosa sia davvero questa crisi, ce l'avete?.
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Clan SPAMMER - Severi ma giusti.
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Originariamente inviato da s_12 Visualizza il messaggioForse non lo hai capito tu e lo dimostri non volendo parlare di quella banca.
Ora io, per sistema mentale, differenti qualità o diversi difetti, quando vedo qualcosa che non va, non sono solito domandarmi di chi è la colpa, bensì chi ci guadagna.
Quindi ho storto il naso alla storia delle banche e del mercato immobiliare, tesi che a quanto mi è parso di capire tu hai, invece, sposato in pieno, c'è un colpevole e via.
Comunque, dicevo, mi è sembrata una storiella piuttosto semplicistica, non la favoletta eh, per carità, ma un'analisi pur seria della questione, solo che si poneva le domande sbagliate, anche se a quelle domande magari rispondeva nel modo esatto.
Mi raccomando, non fraintendermi, qualora anche io avessi avuto una cultura sommaria, probabilmente avrei accettato di buon grado quello che tu hai accettato, ma vuoi per fortuna o caso o qualunque cosa sia le mie esperienze mi hanno formato "a tutto tondo", quindi riesco ad avere una visione d'insieme forse più lucida.
Ma torniamo a noi, inutile, superfluo, demagocio, populista, qualunquista è parlare della Lehman Brothers, ma chi se ne frega della Lehman Brothers? Le cause, o almento quelle più evidenti della "crisi" sono state chiarite: la creazione di ricchezza fasulla, di una montagna di carta straccia timbrata come moneta o certificato di credito, poi rivenduto e tutte quelle cose lì.
E allora?
E sticazzi?
Una volta che abbiamo il colpevole che si fa?
La verità è che non ce ne deve fregare un càzzo di chi è stato o di come sia successo, quello che dobbiamo chiederci è perchè diavolo è stato permesso?
Qui, la cosa si complica, perché esiste un legame fra le guerre degli ultimi decenni e la cosiddetta crisi finanziaria.
Per capire le ragioni profonde ed importantissime di questa crisi, ma io direi di questa punta dell’iceberg, potremmo partire all’incirca dall’anno di Grazia 1500, quando Cabral sbarca sulle coste del Mozambico e fonda le prime colonie portoghesi.
I secoli seguenti vedono l’affermazione dapprima commerciale, poi decisamente coloniale, dell’Occidente: le Compagnie delle Indie ed i vicerè nelle colonie sono carte dell'identico mazzo.
Ancora nell’800, le cannoniere americane di Perry "aprirono" le porte del Giappone, mentre quelle francesi servirono identica "portata", con la battaglia navale di Fu-Chan, nel 1884, alla Cina.
La prima metà del '900 non muta lo scenario, mentre la seconda inizia con qualche sussulto: nel 1953, per convincere il riottoso Primo Ministro iraniano Mossadeq ad accettare le generose offerte delle compagnie petrolifere occidentali, Eisenhower invia un emissario speciale, il generale Norman Schwarzkopf, il quale riesce, con un colpo di stato abilmente diretto da Washington, a cancellare ogni anelito d'equità nella ripartizione delle risorse iraniane.
Nel 1948 nasce Israele, il quale, oltre ad una serie di ragioni ben note relative al sionismo, ha il compito di sentinella per il Canale di Suez e per gli sviluppi del sistema d'approvvigionamento petrolifero, in questo coadiuvato dalla famiglia regnante degli Al Saud.
Il sistema neocoloniale ancora tiene: le piccole caravelle di Cabral continuano a segnare il tempo ed a riproporre la prassi dell’appropriazione, spesso truffaldina, delle risorse altrui. Ma i giorni passano.
La lunga guerra in Vietnam rivela, per la prima volta, che gli USA non sono invincibili, ma non è questo il giro di boa. Lentamente, l’Oriente si risveglia: in Occidente si ride, alla comparsa sulle bancarelle dei mercati rionali, delle bamboline in legno e pezza mad in China.
Ma guarda 'sti cinesi.
Nel 1991, un altro Norman Schwarzkoft jr, il figlio del precedente, guida la "Felicissima Armada" che convince Saddam Hussein a mollare il Kuwait, e tutto sembra continuare come sempre: se alzi la testa, l’Occidente, unito, spara.
Ora tu, caro Stefano, potresti dire: arriva l'11 settembre.
No, non c'entra un càzzo.
Arrivano, invece, computer dalla Cina e software house dall’India: poi, tutto precipita. Dal Brasile all’Iran, dalla Malesia alla Russia, il non occidente si mette a fabbricare ed a commercializzare di tutto: elettronica, energia, meccanica, chimica.
Le caravelle di Cabral s'arenano e, con esse, cinque secoli di predominio mercantile e militare sul Pianeta.
La risposta?
Secondo copione, partono le cannoniere, ma ottengono ben poco: per comprendere in qual basso stato siano giunte le armi occidentali, basti pensare che quando a Kabul hanno dato l’assalto al palazzo presidenziale. Karzai s’è salvato per miracolo, mentre l’Iraq è oramai un affare chiuso: un fallimento che attende solo l’Ufficiale Giudiziario.
La forza dell’Occidente, per questi cinque secoli, è stata sorretta da due aspetti: denaro e cannoni. I quali, se manca il denaro, servono a poco. E allora? Se non possiamo più stampare vagoni di carta moneta a ufo, creiamo ricchezza finanziaria fasulla! Non trovi? La Lehman Brothers
Nel volgere di mezzo secolo, gli USA sono passati dal controllare il 50% del commercio mondiale al 20%, oggi forse ancora meno, e l'Europa non ha certo colmato quei vuoti.
Li stanno colmando legioni di uomini d’affari cinesi, indiani, brasiliani che vendono di tutto, di tutto di più. Vendono perché fabbricano, fabbricano perché progettano, progettano perché studiano: noi, siamo ridotti a creare truffe.
Domandiamoci, allora, la natura di questa crisi partendo da tre ipotesi di scuola marxista, probabilmente l'unica seria.
- Una crisi ciclica del capitalismo.
- La crisi terminale del capitalismo.
- Una crisi d'assestamento verso nuovi equilibri internazionali.
Ho distinto le ipotesi 1 e 3, anche se presentano molti punti in comune, sulla base delle cause: endogene, ossia crisi di ristrutturazione degli apparati produttivi nel primo caso e cause geopolitiche nel terzo, pur se mi rendo conto che esistono parecchi aspetti interdipendenti fra i due fenomeni.
Un secondo aspetto, da approfondire, concerne l’analisi tecnica degli eventi, ossia le evoluzioni parallele dei fenomeni in atto, se confrontate con altri sconquassi economici del passato.
La crisi del 1929 ben si presta perché è vicina a noi, gli attori portano, a volte, quasi gli stessi nomi, gli Stati coinvolti pure e, soprattutto, poichè consente d'analizzare gli eventi utilizzando i parametri dell’economia contemporanea.
Ci sono, ovviamente, delle differenze: ad esempio, all’epoca era ancora in vigore l’ancoraggio all’oro di parecchie monete, ma non è questo il fatto saliente.
Una crisi, se analizzata partendo dagli effetti puramente economici può condurre a parallelismi che non hanno ragion d'essere poichè, come avviene per la diagnosi di una malattia, effetti simili o addirittura perfettamente sovrapponibili possono derivare da cause molto diverse. E' questo il caso.
La crisi del 1929 non fu minimamente catalizzata da eventi esterni all’Occidente: nessuno, all’epoca, era in grado d'impensierire il commercio internazionale gestito dalle potenze dell’epoca. Tutti i Paesi, oggi emergenti, erano colonizzati od asserviti oppure, come l'URSS, alle prese con infiniti guai interni. Grandi Paesi come la Cina od il Brasile, nel commercio mondiale, valevano pressoché zero.
La crisi del 1929 rivelò i rischi di un capitalismo lasciato galoppare senza freni, le bolle finanziarie spadroneggiarono anche allora, ma era il contesto economico reale, ossia la potenzialità di ricchezza, la possibilità d'espansione economica ad essere diversa rispetto all'oggi.
Per questa ragione, ebbero successo le politiche keynesiane. Oggi, un ipotetico piano per Silicon Valley sarebbe improponibile perché Silicon Valley, nel nostro tempo, è in Cina, India, Malesia, qui sbaglia anche Randy, forse ancora preso dal "mito americano".
Queste premesse, ci portano a concludere che l’attuale crisi del capitalismo non è una crisi terminale, proprio perchè da qualche esistono aree che possono ricevere nuova industrializzazione, incrementare e incrementare i consumi.
Sull'altro versante, un simile spostamento di ricchezza, produzione, conoscenza, ricerca, non può perdere cinque secoli di predominio, è un trauma equivalente alla caduta di un impero dell'antichità.
La fiaba, raccontata in tutte le salse, della produzione diversificata e globalizzata e, dall'altra, di una finanza accentrata in poche mani occidentali, sta svanendo come neve al sole.
Ancor più drammatico, è capire quale potrà essere il futuro di vecchie signore, un tempo padrone del pianeta che oggi si ritrovano con le pezze al culo. Premere sull'acceleratore dell’innovazione tecnologica?
Non si può certo rifiutare lo sforzo per la conoscenza, ma aspettarci grandi frutti da queste politiche è incerto, perchè bisogna fare i conti con la novità: non siamo più in testa, stiamo inseguendo.
Quindi caro Stefano, se hai avuto la pazienza o non ti è esploso il cervelletto e sei arrivato fino a qui, non perdere altro tempo per analizzare, per spaccare il capello in quattro e conoscere finalmente il nome di colui che stampava carta straccia, e nemmeno se può essere più affidabile del suo socio: domani, potrebbero semplicemente scambiarsi la scrivania. Il passaggio storico è di quelli da far rizzare i capelli, questo è da tenere in primo piano.
Non sono stati i trucchi di quattro banchieri a generare il disastro: c’era già prima.
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