da "Il sole 24 ore" di oggi:
Il leader libico Muammar Gheddafi alza i toni e lancia un appello invitando il popolo musulmano alla jihad (guerra santa) contro la Svizzera, “colpevole” di aver sancito, con un referendum, il divieto di costruzione di minareti sul proprio territorio. «La jihad - ha detto il colonnello intervenendo a Bengasi a una cerimonia per la commemorazione della nascita del profeta Maometto - deve essere proclamata contro l’infedele e apostata Svizzera, che distrugge le case di Allah». Gheddafi ha poi aggiunto che «la jihad contro la Svizzera, contro il sionismo, contro l’aggressione straniera, non è terrorismo». Rivolgendosi al Comando popolare islamico internazionale, da lui stesso presieduto, ne ha ammonito i membri, diffidandoli dall’intrattenere relazioni con il “nemico” svizzero. «Ogni musulmano nel mondo che abbia a che fare con la Svizzera - ha detto - è un infedele, è contro l’Islam, contro il profeta Maometto, contro il Corano». A sentirlo e applaudirlo una folla di migliaia di persone. In una delirante escalation di autoesaltazione, il leader libico, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale libica “Jana”, ha poi detto che «se la Svizzera fosse stato un nostro Paese confinante le avremmo dichiarato guerra». E ancora, l’esortazione a tutti i musulmani: «Boicottate la Svizzera: boicottate i suoi prodotti, i loro aerei, le loro navi, le loro ambasciate, boicottate questa razza miscredente, apostata, che aggredisce la case di Allah. Bisogna che i musulmani si mobilitino in tutti i Paesi del mondo islamico». Le minacce di Gheddafi non sono state commentate dalle autorità svizzere, che l’altro giorno, in una dichiarazione avevano affermato che «solo la Libia è responsabile di questa situazione e delle sue conseguenze».
Molto cauta la posizione della diplomazia italiana, quasi timorosa di “infastidire” Gheddafi. «Non vi è né un interesse dell’Europa né un interesse dell’Italia a creare condizioni che inaspriscano i toni e la situazione» afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Non c’è molto da commentare. C’è semplicemente da dire - sostiene il titolare della Farnesina - che auspichiamo una soluzione immediata del contenzioso che riguarda la Svizzera con la Libia. Si tratta di un contenzioso bilaterale, che speriamo sia rapidamente risolto e ovviamente continuiamo con le nostre posizioni molto chiare: l’Europa continua a negoziare con la Libia un accordo globale per la sicurezza, per l’immigrazione e per lo sviluppo». «Al tempo stesso, evidentemente,- aggiunge Frattini - chiediamo alla Libia il rispetto di tutti gli impegni internazionali, con riferimento ad esempio al trattamento dei prigionieri e auspichiamo che il cittadino svizzero che è ancora detenuto in Libia venga poi perdonato, come tutti sperano». Secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni «se non si risolve rapidamente il contenzioso tra la Libia e la Svizzera temo ci possano essere conseguenze molto negative per l’Italia e gli altri Paesi europei nel controllo dell’immigrazione clandestina e anche sul fronte dell’esistenza di sistemi di controllo come l’area Schengen, che finora hanno funzionato bene ma che l’iniziativa svizzera rischia di mettere in discussione».
Il leader libico Muammar Gheddafi alza i toni e lancia un appello invitando il popolo musulmano alla jihad (guerra santa) contro la Svizzera, “colpevole” di aver sancito, con un referendum, il divieto di costruzione di minareti sul proprio territorio. «La jihad - ha detto il colonnello intervenendo a Bengasi a una cerimonia per la commemorazione della nascita del profeta Maometto - deve essere proclamata contro l’infedele e apostata Svizzera, che distrugge le case di Allah». Gheddafi ha poi aggiunto che «la jihad contro la Svizzera, contro il sionismo, contro l’aggressione straniera, non è terrorismo». Rivolgendosi al Comando popolare islamico internazionale, da lui stesso presieduto, ne ha ammonito i membri, diffidandoli dall’intrattenere relazioni con il “nemico” svizzero. «Ogni musulmano nel mondo che abbia a che fare con la Svizzera - ha detto - è un infedele, è contro l’Islam, contro il profeta Maometto, contro il Corano». A sentirlo e applaudirlo una folla di migliaia di persone. In una delirante escalation di autoesaltazione, il leader libico, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale libica “Jana”, ha poi detto che «se la Svizzera fosse stato un nostro Paese confinante le avremmo dichiarato guerra». E ancora, l’esortazione a tutti i musulmani: «Boicottate la Svizzera: boicottate i suoi prodotti, i loro aerei, le loro navi, le loro ambasciate, boicottate questa razza miscredente, apostata, che aggredisce la case di Allah. Bisogna che i musulmani si mobilitino in tutti i Paesi del mondo islamico». Le minacce di Gheddafi non sono state commentate dalle autorità svizzere, che l’altro giorno, in una dichiarazione avevano affermato che «solo la Libia è responsabile di questa situazione e delle sue conseguenze».
Molto cauta la posizione della diplomazia italiana, quasi timorosa di “infastidire” Gheddafi. «Non vi è né un interesse dell’Europa né un interesse dell’Italia a creare condizioni che inaspriscano i toni e la situazione» afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Non c’è molto da commentare. C’è semplicemente da dire - sostiene il titolare della Farnesina - che auspichiamo una soluzione immediata del contenzioso che riguarda la Svizzera con la Libia. Si tratta di un contenzioso bilaterale, che speriamo sia rapidamente risolto e ovviamente continuiamo con le nostre posizioni molto chiare: l’Europa continua a negoziare con la Libia un accordo globale per la sicurezza, per l’immigrazione e per lo sviluppo». «Al tempo stesso, evidentemente,- aggiunge Frattini - chiediamo alla Libia il rispetto di tutti gli impegni internazionali, con riferimento ad esempio al trattamento dei prigionieri e auspichiamo che il cittadino svizzero che è ancora detenuto in Libia venga poi perdonato, come tutti sperano». Secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni «se non si risolve rapidamente il contenzioso tra la Libia e la Svizzera temo ci possano essere conseguenze molto negative per l’Italia e gli altri Paesi europei nel controllo dell’immigrazione clandestina e anche sul fronte dell’esistenza di sistemi di controllo come l’area Schengen, che finora hanno funzionato bene ma che l’iniziativa svizzera rischia di mettere in discussione».
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