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  • Ai delargisti

    Siccome mi sono rotto i coglioni di gente che appena gli tocchi berlusconi invoca il politically correct e la par condicio copio-incollo i provvedimenti giudiziari (passati e presenti) dei vari tizi di sinistra.

    Massimo D'alema:

    Tangentopoli
    Nei primi mesi del 1993, quando l'inchiesta di Mani Pulite iniziava ad occuparsi delle cosiddette tangenti rosse al PCI-Pds, D'Alema definiva spregiativamente il pool «il soviet di Milano».
    Il 5 marzo 1993, il governo di Giuliano Amato approvò il decreto Conso, con cui il parlamento cercava una "soluzione politica" a Tangentopoli. Il decreto fu contestato da gran parte della popolazione, non fu firmato dal presidente Scalfaro e fu criticato dal PDS. Questo episodio fu causa di attrito fra D'Alema e Amato: il presidente del consiglio accusò il PDS di aver tenuto un comportamento ambiguo.

    Finanziamento illecito
    Nel 1985 Massimo D'Alema ricevette 20 milioni di lire da parte del miliardario barese Francesco Cavallari, che fu in seguito condannato per concorso esterno in associazione mafiosa[8]. I soldi erano destinati al Partito Comunista Italiano, di cui D'Alema era all'epoca segretario regionale pugliese. Per questo finanziamento illecito D'Alema è stato inquisito ma, a causa dello scadere dei termini di prescrizione nel 1995, il procedimento è stato archiviato dal gip Concetta Russi. L'episodio è stato ammesso dallo stesso D'Alema quando il reato era destinato a cadere in prescrizione.

    Concorso in aggiotaggio nella scalata alla BNL
    Per D'Alema è stato ipotizzato dal GIP Clementina Forleo il concorso in aggiotaggio nell'ambito della scalata alla BNL organizzata dalla Unipol di Giovanni Consorte. Il giudice Forleo richiese nel 2007 al Parlamento italiano la possibilità di utilizzare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche che coinvolgevano D'Alema e Consorte nel procedimento a carico degli scalatori, procedimento che peraltro non vede D'Alema tra gli indagati.
    Secondo il Parlamento Europeo - chiamato dal Parlamento italiano a pronunciarsi in materia, in quanto D'Alema era parlamentare europeo all'epoca dei fatti - i testi delle telefonate tra D'Alema e Consorte non potranno essere utilizzati in quanto già esistono agli atti elementi di prova sufficienti a suffragare l'accusa nei confronti degli autori della scalata, peraltro già rinviati a giudizio.

    L'appartamento romano
    Nel 1995 D'Alema rimase coinvolto in Affittopoli, uno scandalo scoperto da Il Giornale: enti pubblici davano in locazione a VIP appartamenti a prezzi agevolati. Dopo una dura campagna mediatica D'Alema lasciò l'appartamento per comprare casa a Roma, ma solo dopo essersi presentato alla trasmissione di Rai 3 condotta da Santoro, dal titolo Samarcanda, in cui ha giustificato la cosa affermando che aveva bisogno della casa degli enti perché versava metà del suo stipendio di parlamentare al partito (all'epoca consistente in circa 12 milioni di Lire al mese).

    La passione velica
    Appassionato di vela D'Alema è stato proprietario di una prima barca a vela, la Ikarus, e successivamente - con i proventi della vendita della stessa integrati dalla vendita di una casa nel frattempo ereditata dal padre e da un leasing ha acquistato, in comproprietà, una nuova barca a vela, la Ikarus II, lunga 18 metri, che è stata pagata la metà del prezzo originale: i cantieri "Stella Polare" di Fiumicino gliel'avrebbero regalata per questioni di pubblicità ma lui ha voluto comunque almeno pagarne la metà.


    E se qualcuno ancora scriverà che starne a discutere non serve a nulla, oh beh, che vada decisamente a farsi fottere.
    Ultima modifica di pietreppaolo; 09-04-2009, 16:47.
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    Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare...
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  • #2
    Romano Prodi:

    Romano Prodi è stato coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari.
    In uno di essi risulta indagato per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta "Why not" portata avanti dal procuratore (allora in carica) della Repubblica di Catanzaro Luigi De Magistris. Pare che dalle intercettazioni telefoniche risulti solo un "rapporto di amicizia" tra l'imprenditore calabrese Saladino ed il Presidente del Consiglio e quindi non risulterebbe essere implicato nel "comitato d'affari" che gestiva illegalmente i fondi europei. A fronte di ciò la procura di Roma, dopo aver avocato l'indagine a De Magistris, ha ritenuto opportuno fare istanza di archiviazione per l'ex Presidente del Consiglio.
    Negli altri casi è stato riconosciuto non colpevole dalle accuse e non si è andati oltre le udienze preliminari: in alcuni casi è stata disposta l'archiviazione, in un caso si è prodotta sentenza, dichiarando il «non luogo a procedere» perché «il fatto non sussiste».

    Presidenza dell'IRI e vendita della SME
    Romano Prodi e l'allora Ministro per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Luigi Granelli, subito dopo la firma dell'accordo IRI-CNR.
    Le vicende riguardanti la vendita, risalente al 1993, da parte dell'IRI delle proprie società alimentari, facenti capo principalmente alla finanziaria SME, sono state oggetto d'indagini da parte della magistratura, quindi Romano Prodi, in quanto presidente dell'IRI durante la privatizzazione, è stato oggetto d'investigazione, insieme al consiglio d'amministrazione dell'IRI.
    L'IRI, durante il primo mandato di Prodi, nel 1985 fallì nell'intento di cedere la SME a privati. Dopo aver ottenuto per l'intero assetto della società solo l'offerta d'acquisto della Buitoni di Carlo De Benedetti, con essa siglò una intesa preliminare, da far approvare dal proprio Cda e dal governo. L'accordo prevedeva la vendita dell'intera partecipazione dell'IRI, pari al 64% del capitale, della SME e la cessione della Sidalm, a un prezzo in linea con quanto stabilito dalle perizie effettuate su richiesta dell'ente pubblico a soggetti terzi[16]. Tale accordo non portò però ai suoi effetti. Nonostante l'approvazione all'unanimità del consiglio dell'IRI, fermamente intenzionata ad uscire dal settore alimentare, decisione appoggiata anche dal Comitato interministeriale per la Politica Industriale (CIPI), quanto stabilito saltò perché, alla fine, venne meno l'appoggio del governo, presieduto allora da Bettino Craxi, che vedeva come ministro per le Partecipazioni statali Clelio Darida, con cui il presidente dell'IRI aveva fino alla stipula dell'accordo relazionato sulla vicenda. Vi fu così un primo rinvio della decisione, causato dall'arrivo di una offerta anonima superiore del 10% di quella di De Benedetti poco prima dei termini a disposizione, seguita da una ulteriore offerta, da parte di Barilla, Berlusconi e Ferrero, davanti un'altra scadenza e da quelle di altri imprenditori. De Benedetti volle portare la questione con l'IRI in tribunale perché si sentì discriminato e pensò di poter far valere come contratto l'accordo firmato con Prodi. Dalla sentenza di primo grado, che diede torto alla Buitoni, scaturì il Processo SME, che vede imputati Silvio Berlusconi e altri per corruzione di giudici. Ciò nonostante, la sentenza in appello venne confermata, seppur criticandone le motivazioni addotte, e così anche in cassazione.
    Toccata da problematiche giudiziarie, da dispute politiche e senza un esplicito assenso governativo, la questione della privatizzazione della SME venne nei successivi anni messa completamente da parte, nel 1988 un nuovo intervento del CIPI riconsiderò strategico il mantenimento del gruppo.
    A distanza di molto tempo Berlusconi, nel corso del suo processo per corruzione di magistrati, durante il suo mandato di presidente del Consiglio, è intervenuto in sua difesa con delle dichiarazioni spontanee che hanno richiamato l'attenzione di Prodi. Qui ha sostenuto di aver fatto un'opera meritoria con il suo intervento, risparmiando allo Stato un cattivo affare, introducendo dubbi sulla correttezza della cessione a De Benedetti e al valore reale della partita. Ciò ha portato a una reazione di Prodi, allora presidente della Commissione, con la pubblicazione di comunicati stampa e documentazione in difesa del suo operato.
    La vendita della SME avvenne solo tra il 1993 e il 1996, senza essere venduta per intero, ma suddivisa in varie parti. I procedimenti giudiziari che hanno coinvolto Prodi sono stati quattro, in tre è presente l'ipotesi di reato d'abuso d'ufficio. Il primo è iniziato dalle denunce contro ignoti di Giovanni Fimiani, un imprenditore condannato per bancarotta, che ha attribuito il fallimento delle proprie imprese al comportamento assunto dall'IRI. Richiamante l'intesa preliminare del 1985 per la cessione della SME dall'IRI alla Buitoni, venne archiviato nel 1997, ritenendo i magistrati privi di attendibilità le accuse di complotto ai suoi danni e i motivi avanzati dal denunciante sottostanti al fallimento delle proprie aziende. Per la vendita della Italgel alla Nestlé i magistrati convengono nell'archiviazione (1999), il reato ipotizzato viene escluso e si riconosce che il prezzo pagato dal compratore sia stato determinato secondo le procedure richieste.

    Gli ultimi due casi riguardano la cessione della Cirio-Bertolli-De Rica e di parte di questa dalla Fisvi all'Unilever, che portò a una sentenza d'assoluzione nell'udienza preliminare, e delle consulenze che Prodi avrebbe svolto per Goldman Sachs e General Electric durante il mandato all'IRI, indagini seguite in conseguenza di un articolo della stampa, che parlava anche di evasione fiscale, di cui la magistratura conviene nel disporre l'archiviazione nel 2002.
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    • #3
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      (Sempre Prodi)Il caso Cirio
      Nell'ambito delle indagini per la vendita della Cirio-Bertolli-De Rica, Romano Prodi era indagato per abuso d'ufficio. Prodi era stato nel 1990 advisory director della Unilever NV (Rotterdam) e della Unilever PLC (Londra), gruppo che secondo le indagini aveva gestito la trattativa attraverso la Fisvi. Secondo l'accusa quindi Prodi avrebbe favorito la Fisvi, sebbene questa non avesse i mezzi finanziari per acquistare la Cirio-Bertolli-De Rica, in modo da agevolare indirettamente l'Unilever, aggirando così l'obbligo di conseguimento del miglior prezzo previsto dalle direttive CIPE.
      L'inchiesta fu nota dal 23 febbraio 1996 e portò a una sentenza di non luogo a procedere nell'udienza preliminare il 22 dicembre 1997, con la più ampia formula di proscioglimento «perché il fatto non sussiste». Il GUP Eduardo Landi citò nelle motivazioni anche la riforma dell'abuso d'ufficio, varata pochi mesi prima (il 10 luglio) su iniziativa dell'Ulivo e votata anche dalla coalizione avversaria.
      La riforma dell'abuso di ufficio era prevista nei programmi di tutte le forze politiche presentatesi alle elezioni del 1996. Il lavoro su questo argomento era già stato avviato da diversi gruppi parlamentari e dal Governo Dini fino alle elezioni dell'aprile '96. Il provvedimento nasceva quindi non per iniziativa governativa ma per iniziativa parlamentare. La riforma, fu, fin dal maggio del '96, oggetto di un confronto con i sindaci di tutti gli orientamenti politici che sollecitavano provvedimenti tesi a far superare difficoltà, resistenze e ostacoli che appesantivano il lavoro delle amministrazioni locali.
      L'abuso di ufficio, così com'era allora configurato, conferiva ai giudici un ampio potere discrezionale di giudizio nei confronti delle scelte degli amministratori locali, determinando sovente rallentamenti anche molto rilevanti delle attività delle amministrazioni, per questo la necessità di provvedere a questa riforma raccoglieva il consenso unanime degli amministratori locali sia di centrodestra sia di centrosinistra.
      Il giudice pronunciò una sentenza di non luogo a procedere con la più ampia formula di proscioglimento (il fatto non sussiste) e con l'acquisizione di una perizia d'ufficio che accertò la congruità del prezzo di vendita della parte della SME ceduta. La sentenza confermò la regolarità del procedimento seguito per la vendita ed il Giudice ha inoltre accertato che Prodi non aveva avuto rapporti con Unilever e aveva comunque già cessato il proprio rapporto con Goldman Sachs nel periodo in cui è avvenuta la cessione di CBD a favore di Fisvi, cui è seguita quella parziale per il settore "olio" in favore di Unilever.
      Alcuni hanno criticato tale riforma e la sua relazione con l'indagine su Prodi. I giornalisti Peter Gomez e Marco Travaglio definiscono «per certi versi imbarazzante» il fatto che tra le motivazioni ci sia un riferimento alla legge varata dall'Ulivo, ma riconoscono che tale riferimento «non fu affatto decisivo per quella sentenza» in quanto Prodi fu prosciolto perché il fatto non sussisteva. Secondo Silvio Berlusconi invece «Prodi s'è salvato grazie all'amnistia e alla modifica dell'abuso d'ufficio. Quelle sì che furono leggi ad personam, quando lui doveva rispondere davanti ad un GIP dei finanziamenti che le sue partecipazioni statali davano alla DC» (21 gennaio 2006). Tuttavia Romano Prodi non ha usufruito dell'amnistia e non è stato indagato per finanziamento illecito.

      Consulenze Nomisma
      In seguito alla sua prima elezione alla presidenza IRI nel 1982, a Prodi venne contestato di non aver abbandonato il ruolo di dirigente in Nomisma, configurando un potenziale conflitto di interessi.
      Negli anni successivi l'IRI stipulò alcuni contratti di consulenza con la società, che portarono a dubitare sulla trasparenza dell'operazione: in un primo processo, concluso nel 1988, Romano Prodi venne assolto con formula piena in quanto alla luce delle indagini non si configurava reato nel suo comportamento.
      Il giudice Francesco Paolo Casavola che lo assolse dichiarò::«L'idea che le commesse siano state affidate perché a richiederle erano il presidente dell'Iri e il suo assistente alle società collegate è verosimile, ma non assume gli estremi di reato».
      Una seconda questione venne sollevata riguardo ad alcune consulenze nel settore Alta Velocità svolte da Nomisma tra il 1992 e il 1993. Prodi era stato scelto a partire dal 16 gennaio 1992 come "Garante del Sistema Alta Velocità" dai vertici delle Ferrovie dello Stato, con il compito di effettuare le valutazioni di impatto economico e ambientale legate alla costruzione della nuova rete TAV italiana. Una seconda commissione ("Comitato Nodi") composta dal professor Carlo Maria Guerci, da Giuseppe De Rita e dall'architetto Renzo Piano e presieduta da Susanna Agnelli, venne incaricata di elaborare un piano di riqualificazione delle strutture e dei servizi delle Ferrovie.
      Prodi lasciò l'incarico di Garante il 20 maggio 1993 per tornare alla presidenza dell'IRI su richiesta dell'allora Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi. Nel 1996 un'inchiesta sulla questione portò a una serie di 40 perquisizioni della Guardia di Finanza e al sequestro di numerosi documenti riguardanti la TAV, operazione disposta dal PM di Roma Giuseppa Geremia, e ad un'imputazione per concorso in abuso d'ufficio verso Ercole Incalza (ex amministratore della TAV) ed Emilio Maraini (ex-dirigente Italfer). Prodi non venne coinvolto direttamente in questa seconda inchiesta. In seguito ad un articolo polemico apparso sul Daily Telegraph in data 4 maggio 1999, a firma Ambrose Evans-Pritchard, l'Unione Europea ritenne di dover precisare la posizione di Prodi sulla questione, dichiarando che « Il Sig. Prodi non ebbe ruolo decisionale nell'assegnazione dei contratti a Nomisma. Inoltre, il Sig. Prodi non aveva alcun interesse, finanziario o altro, in Nomisma. Non era azionista e non copriva alcun ruolo operativo o decisionale nella compagnia. Era semplicemente il presidente del comitato scientifico della compagnia. »
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      • #4
        Valter Weltroni

        Aspetti controversi (niente provvedimenti giudiziari qui)

        Pur avendo militato per anni nel PCI, ed essere anche stato eletto a consigliere comunale di Roma nelle sue liste, in più di un'occasione ha ammesso pubblicamente di non essere mai stato veramente comunista: una delle sue dichiarazioni più famose infatti dice «Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così» (1995). In un'intervista di Gianni Riotta al quotidiano La Stampa (1999) dichiarò «Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Questa è la grande tragedia dopo Auschwitz». E ancora: «Io ero un ragazzo, allora, ma consideravo Brežnev un avversario, la sua dittatura un nemico da abbattere».

        Secondo il libro di Michele De Lucia,"Il Baratto",Walter Veltroni,come responsabile Comunicazioni di massa del PCI e seguendo la linea del partito all'epoca,avrebbe aiutato a ratificare nel 1985 il decreto di Craxi che permetteva a Silvio Berlusconi di aggirare la decisione di tre pretori nel 16 ottobre 1984 di procedere al sequestro nelle loro regioni di competenza del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese di tre canali televisivi. Questo in cambio,sempre secondo il libro,di Rai3 al PCI.

        Ospite della trasmissione Che tempo che fa (8 gennaio 2006) Veltroni dichiarò che, in caso di rielezione a sindaco di Roma, avrebbe concluso la sua carriera politica alla fine del mandato nel 2011[17], riconfermandolo nuovamente l'8 ottobre 2006.

        In un'intervista del settembre 2007 alla trasmissione televisiva Le invasioni barbariche, all'affermazione della conduttrice che a Treviso le strade sono più curate che a Roma, Veltroni rispose: «Sì, ma per niente al mondo scambierei il concetto di integrazione che c'è a Treviso con quello che abbiamo a Roma». Questa critica rivolta alla provincia veneta, prima in Italia nel 2006 in fatto di integrazione razziale secondo la Caritas, provocò reazioni bipartisan tra i politici locali: il presidente della provincia Leonardo Muraro invitò Veltroni a scusarsi, mentre alcuni esponenti del Partito Democratico fecero notare che la frase, pur sbagliata fuori contesto, era evidentemente riferita alla classe dirigente leghista, in particolare al vicesindaco Gentilini, fautore della tolleranza zero.

        La scelta di Veltroni e della classe dirigente del Partito Democratico di non allearsi con l'area della sinistra radicale per le elezioni del 2008, è stata oggetto di critiche da parte della sinistra radicale stessa, che ha attribuito la responsabilità della propria scomparsa dal Parlamento e della sconfitta del centrosinistra al cosiddetto "isolazionismo" di Veltroni. D'altronde, la classe dirigente del Partito Democratico non era disposta a rischiare una coalizione che non fosse basata su un accordo programmatico di governo. Parole di fuoco contro la sinistra massimalista e radicale sono state espresse da Eugenio Scalfari, secondo cui l'accusa contro Veltroni sarebbe «ai confini dell'assurdo». Lo stesso Romano Prodi, che nel dicembre 2007 aveva lanciato un ultimatum a Franco Giordano e a Paolo Ferrero, esponenti di spicco di Rifondazione Comunista, una settimana prima delle elezioni, si disse favorevole alla linea politica di Veltroni di "correre da soli". A due giorni dal voto Prodi osservò come i responsabili principali della caduta del suo governo, i partiti della sinistra radicale e l'UDEUR, fossero rimasti spazzati via dalle elezioni e commentò il fatto con le parole «si dorme nel letto che si è preparato».

        La linea politica, voluta e sostenuta da Veltroni, di dialogo con le forze di maggioranza anche su temi come la giustizia è stata spesso percepita all'interno della sinistra radicale come troppo debole: in particolare il movimento dei girotondini ha criticato la linea politica perseguita da Veltroni, accusata di essere eccessivamente accondiscendente con Berlusconi. A tali critiche si sono associate voci autorevoli della sinistra, come Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais, Pancho Pardi e Umberto Eco.

        Per questi motivi, è stato più volte definito da Beppe Grillo "il miglior alleato di Berlusconi". D'altronde, sondaggi riportati dal Corriere della Sera già nel settembre 2007 sembrerebbero confermare che il clima protestatario innescato dal V-Day organizzato dal comico genovese avrebbe danneggiato l'immagine del governo guidato da Romano Prodi e dell'intero centrosinistra. Secondo il quotidiano milanese, Silvio Berlusconi, riferendosi ai sondaggi, avrebbe ripetuto a più riprese ai suoi collaboratori «Grillo ci aiuta», «Grillo ci fa bene». In particolare, un effetto riscontrato nei sondaggi citati, sarebbe stato l'aumento significativo dell'astensionismo tra gli elettori del centrosinistra (Grillo stesso, in più occasioni, ha del resto invitato gli elettori a non recarsi alle urne).

        Anche Giulietto Chiesa, che dalle colonne de il Manifesto aveva esortato la sinistra massimalista ed antagonista a coalizzarsi contro il Partito Democratico ed aveva poi fondato all'uopo il partito politico denominato Per il Bene Comune, commentò l'esito delle elezioni evocando la fine della democrazia in Italia ed attribuendone la principale responsabilità a Veltroni ed ai banchieri italiani che ne avrebbero sostenuto la campagna elettorale.
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        • #5
          cosa c entrano prodi e veltroni con la sinistra?

          + un uomo e' gretto + le sue affermazioni sono assolute
          Parla in modo sensato ad uno stupido e questi ti chiamerà stupido.
          Accetto qualunque critica ma non accetto insulti
          3. È VIETATO scrivere messaggi senza contenuto (SPAM - solo puntini, emoticons etc..) o fuori argomento, con l'intento, volontario o involontario, di creare flame ed appesantire le discussioni.

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          • #6
            Originariamente inviato da xvaso Visualizza il messaggio
            cosa c entrano prodi e veltroni con la sinistra?
            Poco, in effetti avrei dovuto postare le malefatte dei compagni.
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            • #7
              Originariamente inviato da xvaso Visualizza il messaggio
              cosa c entrano prodi e veltroni con la sinistra?
              Parole sante.
              The chain remains, the gang is intact
              The name is mine, I'll take blame for that
              The pressure's on, but guess who ain't gonna crack?
              Ha ha, pardon me, I had to laugh at that
              How could you falter when you're the Rock of Gibraltar?
              I had to get off the boat so I could walk on water
              This ain't no tall order, this is nothin' to me
              Difficult takes a day, impossible takes a week
              I do this in my sleep
              I sold kilos of coke, I'm guessin' I can sell CD's
              I'm not a businessman; I'm a business, man!
              Let me handle my business, damn

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              • #8
                Originariamente inviato da pietreppaolo Visualizza il messaggio
                Valter Weltroni
                ICQ : 266-267-262
                MSN : gladius88@hotmail.com

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                • #9
                  Originariamente inviato da pietreppaolo Visualizza il messaggio
                  .
                  Si vede che non scopi eh ?

                  BOLLYWOOD
                  SUPERIOR

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                  • #10
                    Originariamente inviato da _Silas_ Visualizza il messaggio
                    Si vede che non scopi eh ?
                    Non hai idea di quanto non ho un cazzo da fare.
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