C'è la crisi, Bisogna Ingegnarsi...Nel passato esistevano molti
mestieri popolari di quartiere ormai dimenticati e in disuso.
Potremmo noi riprenderci cuei mastieri?
Ecco perchè vorrei stillare una lista dei Lavori ormai perduti
Iniziando da un mestiere veramente insolito, forse il padre
della statua vivente che oggi giorno invade le nostre Piazze.
’O PAZZARIELLO:
Un Pazzariello Napoletano, figura di imbonitore e banditore popolare in alta uniforme d’ispirazione borbonica, accompagnato da ottavino, grancassa e rullante. A vostra completa disposizione per promuovere a gran voce qualsiasi tipo di prodotto o iniziativa… e per intrattenere con gag e lazzi il pubblico ed i passanti.
‘O Pazzariello è un mestiere, che veniva esercitato a Napoli negli anni che vanno dalla fine del ‘700, per tutto l ’800 e fimo agli anni 50 del ‘900.
‘O Pazzariello era un mestiere ambulante, saltuario e l’esercitava chi senza un lavoro, pur di guadagnare quel poco per vivere o per arrotondare, si vestiva bizzarramente con abiti del tipo da Generale Borbonico, (ossia indossava una marsina con bordi argentati, una camicia con svolazzi nascosta da un panciotto di color rosso fuoco, da brache colorate a strisce bianche e nere, che a mezza gamba poggiavano su calzettoni, color rosa, sgargianti, calzava, poi, scarpe con ghette e per copricapo portava una feluca inghirlandata e per darsi un po’ di tono sul petto della marsina aveva appuntato patacche senza valore, come fregi.)
‘O Pazzariello si presentava in pubblico impugnando in una mano un bastone dorato e nell’altra, bene in vista, un fiasco di vino, o altri prodotti di prima necessità
(pane, pasta) che andava pubblicizzando per conto di una
nuova “Cantina” (Osteria) o di una nuova "Puteca" (negozio alimentare).
In realtà il vecchio Pazzariello fu l’antesignano degli attuali imbonitori pubblicitari e si può definire un banditore, che, vestito di variopinte uniformi, per le vie della città informava il popolo dell’apertura di nuovi negozi recitando e cantando filastrocche, accompagnato da una sua piccola banda di suonatori, generalmente, un tamburino, un putipù, uno scetavajasse e un triccheballacche.
Per avere una idea precisa chi era ‘O Pazzariello, basta vedere o rivedere il film ideato da Vittorio De Sica, che trasse dal libro del grande scrittore Marotta “ L’oro di Napoli”, dove il personaggio del Pazzariello fu interpretato magistralmente da quell’artista che fu Antonio De Curtis, in arte (Totò).
Oggi lo si può ancora incontrare non più come banditore di prodotti, ma come una sorta di posteggiatore, quale questuante, che appare in estate di sera nei ristoranti all’aperto di piazza Sannanzaro o nei pressi degli chalet del lungomare di Mergellina, offrendo agli avventori qualche filastrocca in cambio di qualche moneta.
La tradizione vuole che il mestiere veniva tramandato da padre in figlio, poiché ‘o pazzariello oltre a saper recitare e cantare doveva anche saper ballare al ritmo della musica, che emetteva la sua banda,composta dai suonatori di Putipù, Triccheballacche, Scetavajasse, e tammore, ritmati dal suono di un tamburello.
Alcuni di essi si possono incontrare nelle feste paesane e s’improvvisano in venditori d’asta di prodotti, messi all’asta, ricevuti come doni da contadini o dai negozi della zona, per incrementare l’entrate degli organizzatori della
festa o della sagra (i cosiddetti Maste ’e Festa).
Ma quando in napoletano si dice “chille è pazzariello”
sta a significare che è un burlone, è scherzevole, è un festevole
a cui piace scherzare e far sorridere.
mestieri popolari di quartiere ormai dimenticati e in disuso.
Potremmo noi riprenderci cuei mastieri?
Ecco perchè vorrei stillare una lista dei Lavori ormai perduti
Iniziando da un mestiere veramente insolito, forse il padre
della statua vivente che oggi giorno invade le nostre Piazze.
’O PAZZARIELLO:
Un Pazzariello Napoletano, figura di imbonitore e banditore popolare in alta uniforme d’ispirazione borbonica, accompagnato da ottavino, grancassa e rullante. A vostra completa disposizione per promuovere a gran voce qualsiasi tipo di prodotto o iniziativa… e per intrattenere con gag e lazzi il pubblico ed i passanti.
‘O Pazzariello è un mestiere, che veniva esercitato a Napoli negli anni che vanno dalla fine del ‘700, per tutto l ’800 e fimo agli anni 50 del ‘900.
‘O Pazzariello era un mestiere ambulante, saltuario e l’esercitava chi senza un lavoro, pur di guadagnare quel poco per vivere o per arrotondare, si vestiva bizzarramente con abiti del tipo da Generale Borbonico, (ossia indossava una marsina con bordi argentati, una camicia con svolazzi nascosta da un panciotto di color rosso fuoco, da brache colorate a strisce bianche e nere, che a mezza gamba poggiavano su calzettoni, color rosa, sgargianti, calzava, poi, scarpe con ghette e per copricapo portava una feluca inghirlandata e per darsi un po’ di tono sul petto della marsina aveva appuntato patacche senza valore, come fregi.)
‘O Pazzariello si presentava in pubblico impugnando in una mano un bastone dorato e nell’altra, bene in vista, un fiasco di vino, o altri prodotti di prima necessità
(pane, pasta) che andava pubblicizzando per conto di una
nuova “Cantina” (Osteria) o di una nuova "Puteca" (negozio alimentare).
In realtà il vecchio Pazzariello fu l’antesignano degli attuali imbonitori pubblicitari e si può definire un banditore, che, vestito di variopinte uniformi, per le vie della città informava il popolo dell’apertura di nuovi negozi recitando e cantando filastrocche, accompagnato da una sua piccola banda di suonatori, generalmente, un tamburino, un putipù, uno scetavajasse e un triccheballacche.
Per avere una idea precisa chi era ‘O Pazzariello, basta vedere o rivedere il film ideato da Vittorio De Sica, che trasse dal libro del grande scrittore Marotta “ L’oro di Napoli”, dove il personaggio del Pazzariello fu interpretato magistralmente da quell’artista che fu Antonio De Curtis, in arte (Totò).
Oggi lo si può ancora incontrare non più come banditore di prodotti, ma come una sorta di posteggiatore, quale questuante, che appare in estate di sera nei ristoranti all’aperto di piazza Sannanzaro o nei pressi degli chalet del lungomare di Mergellina, offrendo agli avventori qualche filastrocca in cambio di qualche moneta.
La tradizione vuole che il mestiere veniva tramandato da padre in figlio, poiché ‘o pazzariello oltre a saper recitare e cantare doveva anche saper ballare al ritmo della musica, che emetteva la sua banda,composta dai suonatori di Putipù, Triccheballacche, Scetavajasse, e tammore, ritmati dal suono di un tamburello.
Alcuni di essi si possono incontrare nelle feste paesane e s’improvvisano in venditori d’asta di prodotti, messi all’asta, ricevuti come doni da contadini o dai negozi della zona, per incrementare l’entrate degli organizzatori della
festa o della sagra (i cosiddetti Maste ’e Festa).
Ma quando in napoletano si dice “chille è pazzariello”
sta a significare che è un burlone, è scherzevole, è un festevole
a cui piace scherzare e far sorridere.
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