«No ai fan dello stupro su Facebook»
Ma la pagina ha un solo iscritto
Appello di tutti i partiti contro la community apparsa sul social network. Ma non si può parlare di «fenomeno»
MILANO - L'indignazione è bipartisan. Gabriella Carlucci (Pdl) parla di «indecenza» e chiede un'immediata «regolamentazione» di Facebook. Walter Veltroni fa diramare una nota ufficiale dal Partito democratico: «Una vergogna, quel gruppo va chiuso immediatamente». Gianpiero D'Alia (Udc) si scaglia contro il social network più famoso del mondo: «Ormai è una giungla che si sta rendendo complice di ogni genere di nefandezza». Interviene anche l'associazione "Articolo 21": «Siamo contro ogni forma di censura nell'informazione. Ma quella community è offensiva e vergognosa».
STUPRO DI GRUPPO - A scatenare la nuova ridda di polemiche e dichiarazioni politiche è una pagina apparsa su Facebook e che incita allo "stupro di gruppo". Vergognosa. Assolutamente vergognosa. Soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca. Ma alle 16 e 30 del 26 gennaio, la pagina in questione aveva un solo fan. Uno. I commenti pubblicati in bacheca sono durissimi. Non ce n'è uno che appoggi l'iniziativa, o mostri tolleranza. Mentre sono centinaia le persone che si sono iscritte ai vari gruppi nati immediatamente per chiedere al social network di intervenire. Un'altra pagina simile ("Libertà allo stupro"), presente in Rete da alcune settimane, ha raggiunto invece quota 20 iscritti. Molti di loro si sono però registrati solo per attaccare gli amministratori: «Questo gruppo è una vera e propria istigazione al reato».
LE REAZIONE - Il popolo della Rete, insomma, ha messo in moto da sé i propri anticorpi. Eppure la questione è finita addirittura in Parlamento. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha accolto l'invito di alcuni senatori e ha chiesto di segnalare al governo «la delicatezza della questione di gruppi che su siti internazionali inneggiano alla violenza sulle donne o di sostegno a personaggi della mafia». E tutti i partiti, a ruota, hanno rilanciato l'allarme: dai Comunisti italiani all'Italia dei valori, dal Pdl al Pd. Con D'Alia (Udc) che è arrivato a proporre «la cancellazione di massa da Facebook». Barbara Saltamartini, deputata del Pdl e Responsabile delle Pari opportunità, riferendosi alla pagina "stupro di gruppo" parla di «indegna cassa di risonanza». Eppure, se si fanno due conti, sono molti di più i politici che ne parlano che gli iscritti. Anche se, pian piano, i fan rischiano di aumentare. Dichiarazione dopo dichiarazione.
Germano Antonucci
26 gennaio 2009
che ne pensate?
Ma la pagina ha un solo iscritto
Appello di tutti i partiti contro la community apparsa sul social network. Ma non si può parlare di «fenomeno»
MILANO - L'indignazione è bipartisan. Gabriella Carlucci (Pdl) parla di «indecenza» e chiede un'immediata «regolamentazione» di Facebook. Walter Veltroni fa diramare una nota ufficiale dal Partito democratico: «Una vergogna, quel gruppo va chiuso immediatamente». Gianpiero D'Alia (Udc) si scaglia contro il social network più famoso del mondo: «Ormai è una giungla che si sta rendendo complice di ogni genere di nefandezza». Interviene anche l'associazione "Articolo 21": «Siamo contro ogni forma di censura nell'informazione. Ma quella community è offensiva e vergognosa».
STUPRO DI GRUPPO - A scatenare la nuova ridda di polemiche e dichiarazioni politiche è una pagina apparsa su Facebook e che incita allo "stupro di gruppo". Vergognosa. Assolutamente vergognosa. Soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca. Ma alle 16 e 30 del 26 gennaio, la pagina in questione aveva un solo fan. Uno. I commenti pubblicati in bacheca sono durissimi. Non ce n'è uno che appoggi l'iniziativa, o mostri tolleranza. Mentre sono centinaia le persone che si sono iscritte ai vari gruppi nati immediatamente per chiedere al social network di intervenire. Un'altra pagina simile ("Libertà allo stupro"), presente in Rete da alcune settimane, ha raggiunto invece quota 20 iscritti. Molti di loro si sono però registrati solo per attaccare gli amministratori: «Questo gruppo è una vera e propria istigazione al reato».
LE REAZIONE - Il popolo della Rete, insomma, ha messo in moto da sé i propri anticorpi. Eppure la questione è finita addirittura in Parlamento. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha accolto l'invito di alcuni senatori e ha chiesto di segnalare al governo «la delicatezza della questione di gruppi che su siti internazionali inneggiano alla violenza sulle donne o di sostegno a personaggi della mafia». E tutti i partiti, a ruota, hanno rilanciato l'allarme: dai Comunisti italiani all'Italia dei valori, dal Pdl al Pd. Con D'Alia (Udc) che è arrivato a proporre «la cancellazione di massa da Facebook». Barbara Saltamartini, deputata del Pdl e Responsabile delle Pari opportunità, riferendosi alla pagina "stupro di gruppo" parla di «indegna cassa di risonanza». Eppure, se si fanno due conti, sono molti di più i politici che ne parlano che gli iscritti. Anche se, pian piano, i fan rischiano di aumentare. Dichiarazione dopo dichiarazione.
Germano Antonucci
26 gennaio 2009
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che ne pensate?
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