da laStampa.it
Il giornalista interviene a da Fazio: «Schifani frequentava mafiosi». La Rai si dissocia, Cappon: «Pronti a intervenire»ROMA
Renato Schifani? «Ora lo applaudono tutti, ma è un uomo che ha avuto rapporti con noti mafiosi e con persone poi condannate per mafia». Marco Travaglio torna a colpire, e lo fa a «Che tempo che fa», ospite di Fabio Fazio. Dal centrodestra partono subito le polemiche, e sono durissime.
Insorge il Pdl
Il più pronto è il capogruppo del Popolo delle libertà al Senato, Maurizio Gasparri: «Le offese al presidente Schifani troveranno la giusta risposta nelle sedi giudiziarie». E ancora: «Il problema investe i vertici della Rai e in particolare il direttore generale (Claudio Cappon, ndr), il cui mandato per fortuna cessa tra venti giorni. La vergognosa utilizzazione diffamatoria della Rai non può proseguire».
Fazio: "Mi scuso per quanto successo"
«La trasmissione "Che tempo che fà" ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti, evidentemente anche quando non se ne condividono le opinioni, come ho esplicitamente sottolineato in diretta ieri sera a proposito di alcune affermazioni fatte nel corso della puntata. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L’offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi». Il consuttore del programma aggiunge: «Desidero ribadire che, se e quando lo riterrà opportuno, Schifani sarà il benvenuto».
Cappon: "Deprecabile, l'azienda è pronta a prendere iniziative"
«Profondo rincrescimento e vivo rammarico» per le parole di Marco Travaglio contro il presidente del Senato Renato Schifani. Un episodio «deprecabile» e un comportamento «inescusabile», quello del giornalista, di fronte al quale sono stati presi già «contatti con le strutture aziendali per le iniziative del caso». È la reazione del direttore generale di Viale Mazzini Claudio Cappon che fa sapere di condividere le parole con le quali il direttore di Raitre Paolo Ruffini si era dissociato.
Il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini si dissocia
Già nella serata di ieri il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini si è dissociato dalle affermazioni di Marco Travaglio «e bene ha fatto Fabio Fazio - ha detto - a dissociarsi anche lui immediatamente. In un malinteso concetto di libertà - ha precisato Ruffini - Travaglio ha gratuitamente offeso la seconda carica dello Stato. L’esercizio della libertà di opinione non può mai sconfinare nell’offesa personale».
Finocchiaro: «Inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi»
E anche dal Pd si levano pareri contrari al giornalista. Anna Finocchiaro critica la condotta di Travaglio: «Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio».
Di Pietro rilancia le accuse di Travaglio
Il leader dell'Italia dei valori ha pubblicato sul suo sito la "carta d'identità" di Schifani tratta dal libro del giornalista "Se li conosci li eviti". La scheda riporta le accuse di collusione con la mafia e Di Pietro ricorda che il presidente del Senato e l'onorevole Enrico La Loggia, citato nel testo, hanno sporto querela. Interviene anche Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21: «Il presidente del Senato può chiedere e ottenere il diritto di replica, ma attenzione: niente processi a Travaglio».
Ecco il video incriminato:
YouTube - Travaglio a CheTempoCheFa (10maggio2008)
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Da DiPietro.it:
Oggi Marco Travaglio ha ricevuto delle durissime critiche, sia dalla maggioranza che da quella che dovrebbe essere l'opposizione, per aver citato dei fatti su Renato Schifani, presidente del Senato.
Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perché ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti.
Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all’altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato.
Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio. Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro.
Il cronista racconta come sono andati i fatti e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore.
E sempre dal blog di DiPietro ecco la carta d'identità di Schifani:
Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe: Nato a Palermo l'11 maggio 1950.
Curriculum: Laurea in Giurisprudenza; avvocato; dal 2001 capogruppo di FI al senato; 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Segni particolari: Porta il suo nome, e quello del senatore dell'Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le "cinque alte cariche dello Stato" (anche se le altre quattro non avevano processi in corso). La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004. L'ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani "il principe del Foro del recupero crediti", anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta:
il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonio Mandalà con La Loggia. L'operazione avrebbe previsto l'assegnazione dell'incarico ad un loro progettista di fiducia, l'ingegner Guzzardo, e l'incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà [il figlio di Antonino che per un paio d'anni ha curato gli spostamenti e la latitanza di Bernardo Provenzano, nda], in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate.
Schifani, che effettivamente è stato consulente urbanistico del comune di Villabate, e La Loggia hanno annunciato una querela contro Campanella.
Il giornalista interviene a da Fazio: «Schifani frequentava mafiosi». La Rai si dissocia, Cappon: «Pronti a intervenire»ROMA
Renato Schifani? «Ora lo applaudono tutti, ma è un uomo che ha avuto rapporti con noti mafiosi e con persone poi condannate per mafia». Marco Travaglio torna a colpire, e lo fa a «Che tempo che fa», ospite di Fabio Fazio. Dal centrodestra partono subito le polemiche, e sono durissime.
Insorge il Pdl
Il più pronto è il capogruppo del Popolo delle libertà al Senato, Maurizio Gasparri: «Le offese al presidente Schifani troveranno la giusta risposta nelle sedi giudiziarie». E ancora: «Il problema investe i vertici della Rai e in particolare il direttore generale (Claudio Cappon, ndr), il cui mandato per fortuna cessa tra venti giorni. La vergognosa utilizzazione diffamatoria della Rai non può proseguire».
Fazio: "Mi scuso per quanto successo"
«La trasmissione "Che tempo che fà" ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti, evidentemente anche quando non se ne condividono le opinioni, come ho esplicitamente sottolineato in diretta ieri sera a proposito di alcune affermazioni fatte nel corso della puntata. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L’offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi». Il consuttore del programma aggiunge: «Desidero ribadire che, se e quando lo riterrà opportuno, Schifani sarà il benvenuto».
Cappon: "Deprecabile, l'azienda è pronta a prendere iniziative"
«Profondo rincrescimento e vivo rammarico» per le parole di Marco Travaglio contro il presidente del Senato Renato Schifani. Un episodio «deprecabile» e un comportamento «inescusabile», quello del giornalista, di fronte al quale sono stati presi già «contatti con le strutture aziendali per le iniziative del caso». È la reazione del direttore generale di Viale Mazzini Claudio Cappon che fa sapere di condividere le parole con le quali il direttore di Raitre Paolo Ruffini si era dissociato.
Il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini si dissocia
Già nella serata di ieri il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini si è dissociato dalle affermazioni di Marco Travaglio «e bene ha fatto Fabio Fazio - ha detto - a dissociarsi anche lui immediatamente. In un malinteso concetto di libertà - ha precisato Ruffini - Travaglio ha gratuitamente offeso la seconda carica dello Stato. L’esercizio della libertà di opinione non può mai sconfinare nell’offesa personale».
Finocchiaro: «Inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi»
E anche dal Pd si levano pareri contrari al giornalista. Anna Finocchiaro critica la condotta di Travaglio: «Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio».
Di Pietro rilancia le accuse di Travaglio
Il leader dell'Italia dei valori ha pubblicato sul suo sito la "carta d'identità" di Schifani tratta dal libro del giornalista "Se li conosci li eviti". La scheda riporta le accuse di collusione con la mafia e Di Pietro ricorda che il presidente del Senato e l'onorevole Enrico La Loggia, citato nel testo, hanno sporto querela. Interviene anche Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21: «Il presidente del Senato può chiedere e ottenere il diritto di replica, ma attenzione: niente processi a Travaglio».
Ecco il video incriminato:
YouTube - Travaglio a CheTempoCheFa (10maggio2008)
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Da DiPietro.it:
Oggi Marco Travaglio ha ricevuto delle durissime critiche, sia dalla maggioranza che da quella che dovrebbe essere l'opposizione, per aver citato dei fatti su Renato Schifani, presidente del Senato.
Esprimo solidarietà a Marco Travaglio perché ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti.
Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all’altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato.
Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio. Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro.
Il cronista racconta come sono andati i fatti e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore.
E sempre dal blog di DiPietro ecco la carta d'identità di Schifani:
Schifani Renato Giuseppe (FI)
Anagrafe: Nato a Palermo l'11 maggio 1950.
Curriculum: Laurea in Giurisprudenza; avvocato; dal 2001 capogruppo di FI al senato; 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Segni particolari: Porta il suo nome, e quello del senatore dell'Ulivo Antonio Maccanico, la legge approvata nel giugno del 2003 per bloccare i processi in corso contro Silvio Berlusconi: il lodo Maccanico-Schifani con la scusa di rendere immuni le "cinque alte cariche dello Stato" (anche se le altre quattro non avevano processi in corso). La norma è stata però dichiarata incostituzionale dalla consulta il 13 gennaio 2004. L'ex ministro della Giustizia, il palermitano Filippo Mancuso, ha definito Schifani "il principe del Foro del recupero crediti", anche se Schifani risulta più che altro essere stato in passato un avvocato esperto di questioni urbanistiche. Negli anni Ottanta è stato socio con Enrico La Loggia della società di Villabate, Nino Mandalà, poi condannato in primo grado a 8 anni per mafia e 4 per intestazione fittizia di beni, e dell'imprenditore Benny D'Agostino, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il pentito Francesco Campanella, negli anni Novanta:
il piano regolatore di Villabate, strumento di programmazione fondamentale in funzione del centro commerciale che si voleva realizzare e attorno al quale ruotavano gli interessi di mafiosi e politici, sarebbe stato concordato da Antonio Mandalà con La Loggia. L'operazione avrebbe previsto l'assegnazione dell'incarico ad un loro progettista di fiducia, l'ingegner Guzzardo, e l'incarico di esperto del sindaco in materia urbanistica. In cambio, La Loggia, Schifani e Guzzardo avrebbero diviso gli importi relativi alle parcelle di progettazione Prg e consulenza. Il piano regolatore di Villabate si formò sulle indicazioni che vennero costruite dagli stessi Antonino e Nicola Mandalà [il figlio di Antonino che per un paio d'anni ha curato gli spostamenti e la latitanza di Bernardo Provenzano, nda], in funzione alle indicazioni dei componenti della famiglia mafiosa e alle tangenti concordate.
Schifani, che effettivamente è stato consulente urbanistico del comune di Villabate, e La Loggia hanno annunciato una querela contro Campanella.
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